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Autore tre album
malebolgia

Reg.: 15 Gen 2003
Messaggi: 2665
Da: matelica (MC)
Inviato: 16-03-2004 00:36  
qui ogni tanto scriverò di qualche album che rispetto particolarmente.
magari con un occhio di riguardo verso opere non troppo rinomate nel nostro paese.

isis - "oceanic"

isolare e descrivere ognuno dei 9 brani sarebbe superficiale e inutile.
è invece d'uopo lasciarsi travolgere da questo album, ascoltarlo tutto d'un fiato, dall'inizio alla fine, riflettere, ricominciare.
l'ultima creatura di aaron turner e soci, supportata dalla produzione di patton e della sua ipecac, procede compatta, e per partecipare allo spettacolo che ci offre, per scorgere tutti i suoi movimenti, occorre un'attenzione particolare.
personalmente, dopo molti passaggi, non credo di essere ancora riuscito ad assimilare questo non semplice disco e quindi di goderne appieno.
coincisamente:
oceanic parla di sè, dell'oceano, un'atmosfera ovattata, un'immensa distesa acquatica senza nulla intorno; ci rapisce e ci culla quando racconta della calma che il mare trasmette, ci atterrisce quando ci ricorda della violenza degli elementi che gonfiano le acque che in un attimo potrebbero spazzare via qualsiasi cosa.
gli strumenti ad arco ipnotici, la ridondanza delle chitarre, la malata straziante voce di turner, quella dolcissima di ayl noar, la prolungata ripetitività delle sezioni ritmiche: tutto sembra essere come un'onda troppo grande da affrontare.
il flusso di stati d'animo estremamente sfuggevoli, i suoni spesso così distanti, a volte destrutturati per raggiungere un apparente impalpabile minimalismo, potrebbero scoraggiare l'ascoltatore meno abituato a certi tipi di escursioni musicali fuori dal solito banale tracciato.
con l'amaro in bocca potrebbe non cogliere, e quindi apprezzare, la vastità di intense emozioni che quest'opera è capace di trasmettere.
emozioni autentiche, suonate con gran proprietà di linguaggio dagli isis, ormai padroni di un certo tipo di sound che in oceanic trova la sua consacrazione.

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l'oligofrenia dovrebbe essere un diritto di tutti

[ Questo messaggio è stato modificato da: malebolgia il 24-08-2004 alle 23:20 ]

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ilaria78

Reg.: 09 Dic 2002
Messaggi: 5055
Da: latina (LT)
Inviato: 17-03-2004 21:20  
ho pensato a lungo a cosa dire in questo topico, perchè le canzoni dei suddetti, che il gran guru musicale malebolgico mi ha fatto sentire mi sono entrate dentro, e danno sensazioni fortissime, di cui lui ha già ampiamente parlato....quindi non posso aggiungere nulla di più....
in effetti potevo tacere...

direi che la sola cosa da aggiungere è di provare.

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...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere...

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13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 17-03-2004 22:09  
Mmmmmmmm...la canzone che mi ha passato l'ila, "The Other" mi pare, non mi è sembrata niente di che...
Pesante, grezza, con qualche interessante attacco chitarristico e una buona base ritmica, ma nulla di più...
Logico, si dovrebbe ascoltare tutto l'album, chissà... se la produzione è del buon vecchio Patton, magari c'è speranza...
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Rubare in Sardegna è il Male.

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ilaria78

Reg.: 09 Dic 2002
Messaggi: 5055
Da: latina (LT)
Inviato: 17-03-2004 22:14  
abysso...
pffffffffff

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malebolgia

Reg.: 15 Gen 2003
Messaggi: 2665
Da: matelica (MC)
Inviato: 24-08-2004 23:23  
ephel duath - "the painter's palette"

per dare una certa idea di ciò che si sta per affrontare apprestandosi ad ascoltare "the painter's palette", è per me importante che queste prime righe siano occupate dalle parole di davide tiso, fondatore e chitarrista degli ephel duath:
i differenti background dei nuovi elementi sono l'anima dell'album e del nostro nuovo sound. penso che la scelta più azzeccata sia stata la totale libertà d'espressione che ho lasciato ai miei nuovi compagni, proprio tenendo in considerazione che questi si muovevano su lidi che non conoscevano per nulla. quando il batterista "veniva incontro" ai miei riff di chitarra facendo un ritmica rockeggiante (il metal non sa nemmeno cosa sia) io gli dicevo di fare quello che gli venisse più spontaneo, ed allora nasceva una ritmica dai connotati più jazz in cui il basso poteva muoversi con ancora più libertà. tutto questo nasceva mantendo l'intensità e la pesantezza delle mie chitarra la cui matrice è sicuramente metal: questo è il segreto dell'album.
[...] nè loro sono venuti verso le mie esigenze (territori che tra l'altro non conoscono), nè io sono andato verso le loro, le cose si sono "solamente" fuse nel migliore dei modi. Loro hanno mantenuto le loro peculiarità, io le mie.

non scriverò di ogni singolo brano, perchè non sarprei da dove iniziare e di certo non sarei capace di descrivere con distacco e soprattutto "bene" ciò che rappresentano le 9 tracce del cd.

cinque elementi e al loro fianco i propri tipici bagagli musicali, dunque cinque diversi modi di concepire, analizzare interpretare la musica.
musica dai contenuti progressive, fusion (e quant'altro si possa appiccicare alla parolona jazz che ingloba tutto con facileria di troppi), per la sezione ritmica composta da davide piovesan alle pelli e al basso da fabio fecchio.
due cantanti, davide tolomei per le parti pulite e da lucio lorusso, dagli evidenti trascorsi hardcore, allo screaming.
alla chitarra, che anch'egli definisce di matrice metal, davide tiso.
alcuni storceranno il naso credendo impensabile una fusione tra l'hardcore, il jazz, il metal estremo e quello progressivo; chi immagina un risultato pasticciato, un coacervo di suoni e parole divergenti, credo sia destinato a cambiare opinione dopo aver ascoltato con estrema attenzione ciò che sono stati capaci di creare i nostri.
tutti i brani, i passaggi, i cambi di ritmo, di tempo, gli accenti ritmici, nonostante la totale libertà lasciata al singolo e le diverse influenze di ognuno, rispecchiano la complicità, l'intesa e la sinergia creatasi tra i componenti che in diverse occasioni stupiscono per quanto sono a loro agio nel navigare verso lidi a loro sconosciuti. è davvero un piacere per me che in italia ci siano gruppi del genere capaci di poter magistralmente accomunare con eleganza, senza strafare, senza pacchianate, i tipi di musica che a me sono più cari.
naturalmente non è un disco immediato, credo siano necessari diversi ascolti per assimilare le particolarità e le ricercatezze stilistiche contenute nell'album, ma, c'è da crederci, dopo esser entrati nell'ottica dalla quale gli ephel duath osservano ciò che propongono, possiamo solo restare estasiati e soddisfatti.
certo, non che siano stati i primi ad esplorare determinati territori(i rimandi ai cynic non si possono non notare), ma, se il risulatato è simile a questo, spero con tutto il cuore che non siano gli ultimi.
ora sta a voi. chi è rimasto abbindolato dalle mie parole, faccia un buon ascolto.
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... e per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità

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malebolgia

Reg.: 15 Gen 2003
Messaggi: 2665
Da: matelica (MC)
Inviato: 16-09-2004 15:56  
fantomas - "the director's cut"

lo sto ascoltando in questo momento.
visto che scrissi tempo fa qualcosa al riguardo, ripropongo qui le mie impressione di allora, le stesse di oggi.

premessa:
quest'opera non dev' essere etichettata.
non è thrash metal, è rabbia.
non è noise core, è dolore trasmesso da grida penose.
non è doom, è un nodo alla gola.
non esistono passaggi di acid-jazz o blues, ci sono astute improvvisazioni per degli apparenti alleggerimenti.

e questo non è un panegirico.
è il "director's cut" dei fantomas.

PLAY
di primo acchito balzano in testa:schizofrenico, irragionevole.
vedi anche: geniale.
vedi anche: incomprensibile.
sono solo alcuni degli umori che un rapido e fugace rapporto con quest'opera, può lasciare in bocca. è riduttivo.
un fortunata jam session? non bastano scarse e distratte dosi per filtrare l'accozzaglia di suoni che investe il fortunato o l'incauto. non è così che può essere liquidato questo cupo e intenso omaggio.
l'essenza del "director's cut" è udibile solo quando ci estraniamo dal concetto di divertissement (per gli autori) e realizziamo di trovarci dinnanzi ad una dichiarazione di amore-odio unilaterale.
l'essenza del "director's cut" si cela dietro la dipendenza da esso.
è di soggezione psicologica che sto parlando.
sto parlando di chiara, semplice assuefazione.
l'album di cui scrivo non è solamente una rilettura di brani che sono arrivati a costituire un marchio a fuoco per le pellicole che accompagnano.
è un innesto, una protesi impiantata dai fantomas al singolo originale. è la ripresa di un percorso per raggiungere una nuova estrema concezione di angoscia che s'acquisisce ad ogni ascolto.
e ad ogni ascolto si dovrebbeo prendere coscienza del tipo lavoro che il gruppo ha confezionato.
è doveroso.
16 tracce, 39 minuti, un comune denominatore: tensione.
non c'è tregua, non c'è uno spiraglio che possa tradire un calo, come anelli di una catena, i brani sono sapientemente collegati tra di loro da mani esperte.
dall'inizio scandito dagli archi familiari de "il padrino (the godfather)", attraverso la
ninna-nanna davvero straziante di "rosemary's baby", giungendo fino al ritmo tribale e tortuoso di "charade", immediatamente non ci si rende conto di aver appena percorso in compagnia dei fantomas uno straniante viaggio sfiorando i più svariati stili di musica proposti con estrema naturalezza e padronanza dei mezzi.
il più grande merito che mi sento di attribuire al gruppo è quello di essere stato capace di rileggere autori del calibro di badalamenti, morricone, rota senza far rimpiangere le emozioni che trasmettono durante la visione delle pellicole accompagnate dal loro genio compositivo.
non scadrò infine in inutili paragoni.
sarebbe irrispettoso.
per gli uni e gli altri.
STOP

REW

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l'oligofrenia dovrebbe essere un diritto di tutti

[ Questo messaggio è stato modificato da: malebolgia il 16-09-2004 alle 15:59 ]

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