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Autore Nove tendenze nel cinema di casa nostra?
oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 21-03-2006 09:28  
Diffusi i dati del 2005. A chiusura del primo anno della riforma Urbani emerge un dato contraddittorio: meno produzioni, ma maggiore incasso. Siamo a una svolta?

La definizione – contraddittoria in termini - che il cinema sia un’industria di prototipi trova conferma nei dati diffusi dall’Anica sul cinema italiano per quanto riguarda il 2005 (periodo: 1° Gennaio/ 31 Dicembre).

Un anno in chiaroscuro, come lo definisce Paolo Ferrari che dell’Anica è il presidente.
Che il 2005 sarebbe stato cruciale e avrebbe fatto tremare i polsi a qualcuno se lo aspettavano tutti, per via della riforma Urbani del Gennaio 2004 che ha ridisegnato il sistema di finanziamento pubblico alle opere cinematografiche.
Ma il primo anno di bilancio della riforma si apre all’insegna di due dati apparentemente discordanti.

Il primo: c’è stato un forte (ed atteso) calo della produzione. Il secondo: il film nazionale in sala è andato molto meglio (e questo era un po’ meno atteso).

Sul fronte della produzione si registra dunque un pesante segno negativo. Si è passati infatti dai 136 film prodotti nel 2004 (co-produzioni comprese) ai 98 del 2005. Con dei distinguo da fare. A crollare sono i titoli ritenuti “di interesse culturale nazionale”. Sono 26 in meno quelli del 2005 con una contrazione delle spese sostanziale: dai circa 84 milioni di Euro del 2004 si è passati ai 22 del 2005 (-62). Non ne hanno risentito le opere prime e seconde, rimaste a quota 9, segno che il temuto tracollo per i giovani talenti non si è verificato. Aumenta invece l’investimento di capitali privati che aumenta del 16,3% portandosi da 114 milioni ai 130, grazie anche ai primi timidi segnali di investimento su produzioni nazionali da parte delle major statunitensi presenti (soprattutto nella distribuzione) nel nostro mercato. L’assenza dell’intervento statale si è fatta sentire: l’investimento nelle produzioni è complessivamente sceso di quasi il 24%.

Invece dal fronte della sala la tendenza va nella direzione opposta. Nel 2005 il cinema italiano ha guadagnato il 4% in più facendo registrare un +15% sull’incasso. La quota di mercato del cinema di casa nostra è dunque un ragguardevole 24,7% contro il 20,3 del 2004. Significa che 1 spettatore su 4 ha visto un film italiano, per un totale di 2 milioni e mezzo di presenze. Non è poco, specie se si considera che complessivamente le sale hanno incassato il 7% in meno, seguendo una tendenza europea generale dovuta, per motivi congiunturali economici, ad un calo complessivo delle spese per l’intrattenimento.

Apparentemente dunque ci si trova davanti ad un ossimoro che potrebbe far imboccare la strada di due errori: il primo sarebbe quello di scambiare i dati del 2005 per una tendenza ormai consolidata (bisognerà aspettare almeno un triennio per capire gli aggiustamenti da fare alla riforma Urbani); il secondo è di pensare che un abbassamento della produzione abbia fisiologicamente coinciso con un innalzamento della qualità premiata dal pubblico. E sarebbe marchiano mettere le due cose in relazione.

Non si sa se è per la fame che ha aguzzato l’ingegno, o se è per averci messo soldi propri, ma sta di fatto che i dati 2005 confermano il ritorno sulla scena di una figura, assente da diversi anni nel sistema cinema Italia, cioè il produttore, o per meglio dire ‘i’ produttori che nella scelta dei titoli da finanziare sono tornati al ruolo di ‘editori del cinema’ e non più di mediatori tra quattrini pubblici e Registi.
Va da sé che se la china intrapresa è questa (e indietro non si torna, come più volte sottolineato dall’On. Colasio della Margherita agli incontri di Reset) e le sorti del cinema italiano tornano in buona parte nelle mani del capitale privato, sarà necessario –come auspicato dallo stesso Ferrari- attivare al più presto quelle leve di agevolazione fiscale di cui si parla da anni.

Le elezioni incombono e sarebbe interessante sapere quali sono le proposte degli schieramenti politici in campo. Ma forse questo è un altro discorso.

Antonio Valenzi
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JerichoOne

Reg.: 06 Mar 2006
Messaggi: 3171
Da: Frittole (FI)
Inviato: 23-03-2006 00:14  
Ma sbaglio o solo 9 tra opere prime e seconde è un po' pochino?
Tra l'altro ricordo che il centrodestra aveva reso paricolarmente difficile l'accesso ai finanziamenti per i nuovi autori, non vorrei che questa cifra così bassa di nuovi autori fosse dovuta a questo...

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