| Autore |
The prestige |
lumbreras
 Reg.: 26 Feb 2006 Messaggi: 1400 | Inviato: 04-01-2007 17:00 |
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Ma sono l'unica che ha trovato the prestige una grande cagata di una pesantezza inesauribile???
_________________ La differenza tra me e i surrealisti sta nel fatto che io sono un surrealista (S.Dalì) |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 05-01-2007 00:15 |
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quote: In data 2007-01-01 23:59, vietcong scrive:
boh, io batman begins l'ho trovato affascinante a tratti, e considerando anche che si tratta di un blockbuster con supereroe, lo considero un successo. The Prestige è molto fico, la grandezza effettiva dovrei misurarla a una seconda visione, ma è uno di quei film gustosi che ti riempiono e ti fanno uscire dalla sala contento (anche se qualche taglio in più non avrebbe nuociuto: si potrà auspicare in un "producer cut" con venti minuti in meno?). In effetti mi sono piaciuti tutti i film di Nolan che ho visto, e manco poco.
Quanto a cronenberg, non so cosa sia un cinema "scanalato", non credo che The Prestige sia più disonesto di tanti altri film, e soprattutto non vedo la ragione di trattare il tema del film a "parole e introversione"... poi, trattandosi di un duello fra prestigiatori mi sembra perfetto che la storia stessa proceda per piccoli e grandi giochi di prestigio. Non sento tutto questo bisogno di psicologia in un film che si basa su tutt'altri elementi..
| "Scanalature" in quanto solide basi di conseguenze anche spettacolari, anche godibilissime, come è giusto e lecito che siano. Ma le fondamenta della storia e dei personaggi devono essere almeno (ri)disegnate sullo sfoggio del "poi", in modo da non apparire così fragili e futili da non giustificarlo. Io credo che la prima parte del film abbia un carattere talmente preparatorio all'azione ed al prestigio, da risultare invece nella sua pretesa sentimentale e mortifera completamente vana. Perciò il carattere didascalico della stessa preannuncia un prestigio prevedibile, ribadito dal continuo alternarsi di vendette che hanno visto la loro scintilla in qualcosa di profondamente umano e psicologico come il senso di vendetta, che qui tramuta l'amore in odio. Quindi questo elemento propedeutico rivela tutta la sua plasticità e il suo dover essere "per forza" movente di prestigi e meraviglie. Che vi sono anche, ben inteso, ma che pesano talmente tanto, in numero e durata, da non poter essere rette da tutto ciò che pretendeva spiegare il senso di rivalità, competizione, maceramento, ambivalenza, ecc. ecc. Tutti temi profondamente umani trattati con mani grosse e sensibili solo al tatto e alla vista, che devono stupire, intrattenere, ma che a mio avviso sfruttano e bistrattano temi nobili dell'uomo come l'amore e la morte, che qui auspicano solo a nuova sorpresa e suspence soltanto presunta, facilissima e banalizzata dalla "suspence" che sta già tutta nel contesto contenutistico.
Credo che i tanti elogi raccolti da Nolan con questo film siano merito di un tema aprioristicamente avvincente, e che basti imbastirlo di ammenicoli per farlo sprofondare in un anonimato da cui è stato ingiustamente sfrattato.
Credo anche che la lunghezza sia un motivo altrettanto determinante per un giudizio negativo di questo film, che diversamente potrebbe essersi invece arricchito di un'ossatura più misteriosa che risolutiva.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 05-01-2007 03:14 |
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quote: In data 2007-01-05 00:15, Cronenberg scrive:
Quindi questo elemento propedeutico rivela tutta la sua plasticità e il suo dover essere "per forza" movente di prestigi e meraviglie ... temi profondamente umani trattati con mani grosse e sensibili solo al tatto e alla vista, che devono stupire, intrattenere, ma che a mio avviso sfruttano e bistrattano temi nobili dell'uomo come l'amore e la morte ... che qui auspicano solo a nuova sorpresa e suspence soltanto presunta, facilissima e banalizzata dalla "suspence" che sta già tutta nel contesto contenutistico.
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Sostanzialmente d'accordo, quoto in particolare questo sostanziale stralcio.
E' in quel "per forza" lo snodo... e nel resto; nella banalizzazione del tema della morte, fondamentale, che sfugge ai più, come anche da me ipotizzato in un precedente post. Suspense e sorpresa scadono in quanto il gioco della messinscena non è teso e filmineo, sorprendente, capace di creare tensione, dal momento che ciò che andiamo scoprendo via via durante la proiezione è solo il perfezionamento tecnico e narrativo, mi riferisco al meccanismo del trucco, del prestigio, con tutti gli anessi e connessi, ingarbugliamenti tramici, ecc, per quanto curiosi, e perchè no?, a tratti affascinanti, o solo piacevoli.., di ciò che ci è dato "concettualmente" scoprire fin da subito, in maniera grossolana, didascalica, prevedibile, scontata.
Il girato, il linguaggio.., a fasi alterne, nulla di nuovo o di sorprendente, molto sopra le righe, ecc.., già detto.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 05-01-2007 alle 03:19 ] |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 05-01-2007 09:59 |
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siete entrambi irrecuperabili |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 05-01-2007 11:17 |
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quote: In data 2007-01-02 14:50, gatsby scrive:
quote: In data 2007-01-01 10:22, Cronenberg scrive:
questo film non mi è assolutamente piaciuto, credo che il blasone di Nolan, a partire dal pessimo Batman Begins, abbia perso di senso, un film così mi ricorda il "miglior" Pitof, pieno d'artifizi mistificatori di un qualcosa che non c'è dietro, che si arrabatta con i soliti clichè sentimentali, le solite espressioni contrite e "piene di risorse" studiate a tavolino. Personaggi così piatti sono tipici del cinema blockbuster più ruffiano, che strizza l'occhio con battute fulminee, soluzioni impreviste e intuizioni geniali, che insomma da corpo ai personaggi attraverso l'azione, l'obbiettivo e non certo la psicologia, che è fondamentale. Oltre ai due protagonisti così svettano professori che si comportano da alteri professori, vallette da fatali vallette, albergatori da imprescindibili albergatori e così via. L'azione si risolve in quella solita macrospazialità e macrosocialità che più volte ha nascosto il vuoto nel cinema di Nolan (i grandi spostamenti in Batman Begins) e che ora compie di nuovo il suo compito ingannatore, il suo prestigio. Tema accattivante a prescindere, poi edulcorato ai minimi livelli d'interesse grazie a vendette, sospetti, tradimenti, colpi di scena, che luccicano come le attrazioni del luna park. Frastornante perchè non c'è un minimo di pausa, è tutto un capitolare di accadimenti, flashback pretestuosi e personaggi miseramente tratteggiati.
Ancora una volta, quello di Nolan è fumo negli occhi, e interessante è pensare come questa artificiosa storia che mette in scena sia frutto di una vendetta, che da un cinema onesto e scanalato sarebbe stata affrontata a parole e introversione. Qui sembra che i protagonisti ci prendano gusto, mentre le lungaggini si accavallano e il leitmotiv non cambia...
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Scusa Cronenberg ma non ho capito, dal tuo post, cosa critichi al film. Personaggi stereotipati?Punti di vista, dipende da quel'è lo stereotipo. E se anche fosse, bisogna sempre partire, per una corretta valutazione sulla validità della realizzazione, il "se". Ovevro se sono funzionali al racconto e al motore che lo muove. Mi pare, ma magari mi sbaglio, che tu critichi abhce una certa "falsità",, riconducible alla voglia continua di stupire, così come la pretestuosità dei falshback. Ma come già eè stato scritto pagine addietro, è stato già detto ocme i tre momenti di flashback si rifanno essis stessi, al discorso dei tre movimenti del prestigio. Così come il finale a chive non è falso, visto hce per tutto il film NOlan ccerca di lasciare che lo spettatore sia solo spetattore e non cjhe non si impersoni con nessuno dei due protagonisti (pochissime se non inesistenti mi paiono ad esempio anche le soggettive). Ecco quindi che non c'è un gioco "nascosto" furtivamente agli occhi dell'osservatore, ma un preseguimento su quella strada strutturale che lo stesso film si preoccupa in più punti di ribadire come sua componenente essenziale.
| Rimandandoti alla risposta di poco sopra a Viet per una valutazione più circostanziata del film, credo che sugli stereotipi e i personaggi non proprio immedesimativi vi sia parecchio da ridire. Lo spettacolo a cui assiste lo spettatore deve essergli sfuggente come la comprensione del prestigio, ma avvolgente per l'impatto estetico tutto luccicante e magico. In realtà credo che la storia di vendette, amori e sentimenti di rivalsa debba essere ad altezza e dimensione uomo, per farlo identificare e poi stupire del suo personale potenziale illusionistico.
Ad ogni modo ho trovato i personaggi da me definiti "stereotipati" dei gigioni alquanto machiettistici, che anche per il motivo strutturale che hai descritto devono libbrarsi sulla coerenza e regolarià dei protagonisti per far funzionare il sorriso sui visi degli spettatori. Io questo lo trovo parecchio "falsificante" e poco aderente a una realtà comunque frequentata da "storie di ordinaria umanità", come quelle dei protagonisti traditi e disillusi. Quindi i personaggi di contorno distraggono da un argomento già abbastanza distraente, ma la vena che imprimono è tutto fuorchè innovativa, dato che il ribadirsi delle caratteristiche "vezzeggiative" di ognuno porta la narrazione ad arenarsi un momentino a prender fiato, in un arsenale umano che il cinema americano da anni ha ormai creato perchè vi si attinga sempre di più (gli ultimi personaggi monocromi interpretati da Christopher Walken).
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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marteXY
 Reg.: 15 Giu 2003 Messaggi: 63 Da: monteroni (LE)
| Inviato: 05-01-2007 12:23 |
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quote: In data 2006-12-27 14:58, Ayrtonit scrive:
SPOILER
secondo me invece l angier originale, che poi è il lord, vive fino alla fine, infatti confessa "non sapevo se sarei stato io a finire nella botola"..invece a quanto pare si è sempre salvato, uccidendo pgni volta il clone!
poi, anche io pensavo che bolden si fosse clonato con la macchina di tesla, per diversi motivi. anzitutto quando tesla fa la dimostrazione a londra tutti scappano tranne bolden che resta ad ascoltarlo..può darsi quindi che sia stato il primo seguace di tesla. in secondo luogo che motivo aveva di scegliere tesla come chiave del suo diario di segreti? cosi, a caso?
per chi, come gatsby dice che blden aveva un gemello, mi sembra forzato anzitutto perchè un illusionista che avesse un gemello talmente identico lo avrebbe sfruttato fin dall inizio carriera, e poi allora tu come spieghi la parola chiave tesla?
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se fossero stati la stessa persona avrebbero amati entrambi una sola persona.mentre il fatto che nelle passioni amavano persone diverse pur ricoprendo lo stsso ruolo dimostra ke nn eran cloni
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marteXY
 Reg.: 15 Giu 2003 Messaggi: 63 Da: monteroni (LE)
| Inviato: 05-01-2007 12:25 |
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quote: In data 2006-12-27 15:24, AlZayd scrive:
Con tutte queste parole che si hanno da sprecare, nello speculare su cosa si è capito e cosa no, se il dritto è il rovescio e/o viceversa, cloni, gemelli, illusioni, orpelli, cappelli a cilindri, conigli arrosto o alla cacciatora..., ecco perchè dicevo che nel frattempo: adios suspense! Che è una cosa fulminea, da provare, non da capire.
Il cinema dovè? Torniamo a parlare di cinema.
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nella botola
_________________ Io non so perché [il Nexus-6] mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l'avesse mai amata. Non solo la sua vita, la vita di chiunque, la mia vita. (Rick Deckard in "Blade Runner") |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 05-01-2007 13:44 |
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Riporto la puntuale analisi di Luca Pacilio de Gli Spietati, un altra voce fuori dal coro.
There’s no time to analyse?
You're playing a part
Playing a part
And there's no time
There's no time
To analyse
Analyse - Thom Yorke
Come per Memento Nolan fonda The prestige su un’idea e una struttura forte (i livelli temporali inscatolati uno nell’altro, le deviazioni e le ipotesi narrative – la doppia versione dei fatti, si veda il primo incontro Johansson-Bale -, inganni&rivelazioni, il metacinema – il trucco-cinema truccato -): il guaio dei film di idea (e solo di idea) è che questa li esaurisce, l’opera le si asservisce e tralascia il resto. In The prestige si dimentica di dare sostanza all’adattamento (i dialoghi sono appena passabili, mediocri a tratti); si economizza sul disegno dei personaggi (la loro costruzione è limitata agli aspetti e alle situazioni che soccorrono la dimostrazione del teorema, sono paradigmi senza sangue – la moglie di Bale, per tutti -); si trascura la messinscena (piatta e senza un briciolo di inventiva: non si confonda la mancanza di idee con il rigore).
Non si nega certo l’acutezza dell’assunto (in iniziale didascalia: l’uccellino che viene ucciso per la riuscita del numero teorizza da subito il necessario sacrificio del sosia/dei sosia – cento, addirittura – sul palcoscenico come nella vita) ma l’idea del doppio illusorio la si intuisce quasi subito (altro che revisione del film: è tutto talmente palese che guardarlo è già riguardarlo – parafrasando lo Yorke dei titoli di coda: C’è tempo per analizzare, altrochè) e l’esperienza diventa ovviamente rivelatoria della precisione di un congegno che funziona a dovere, mutuato com’è dal romanzo di partenza, ma anche della rigida meccanicità delle istanze narrative, alla fine tutte denudate sotto una luce impietosa, di chiaroscuri non rivenendosi alcuna traccia. Il guaio di un film come The prestige è che la sua elementarità cinematografica diventa tanto più palese quanto più si dimostra complesso e costruito l’impianto narrativo, impianto che sorregge un solo singolo aspetto del lavoro, latitando, come sempre e soprattutto, il Nolan regista (lo stesso Batman begins era, come questo, un film impersonale e privo di stile – penso anche alle sue inerti scene d’azione [*] -, ripiegato com’era sulla sua aneddotica barbosa, sulla sua dolente ma accademica lettura metaforica) che non ci risparmia le enfatiche “entrate in scena” (si vedano le prime comparse di Johansson e Bowie), chiaro esempio (uno per tutti) di passivo ricorso allo standard, della limitata capacità di un regista che non ha una sua idea di cinema e che si rifà (senza alcuna ironia, si badi bene) a triti luoghi hollywoodiani, di un corretto mestierante che non è toccato neanche per sbaglio dal dubbio dell’originalità: se si punta alla storia e si scandagliano le acque pericolose della verità e dell’inganno, se in più si azzarda una riflessione sul cinema avvertendo lo spettatore dell’esistenza di un inganno e costringendolo di fatto ad accettare una sfida, allora non si può ristagnare nel rassicurante canone perché il film sta mettendo in discussione se stesso. Ma Nolan, in aggiunta a quanto sopra, è anche un tipo accorto: ad Hollywood, in fondo, si vive bene
Yawn.
[*] L’ossimoro è voluto.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 06-01-2007 02:59 |
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quote: In data 2007-01-05 13:44, Cronenberg scrive:
Riporto la puntuale analisi di Luca Pacilio de Gli Spietati, un altra voce fuori dal coro.
Omissis
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Grande Luca! Devono aver pubblicato la rece ieri o oggi.., davvero una delle poche voci fuori dal coro (anche nella redazione de Gli Spietati), ricordo l'abbraccio a Venezia dopo la proiezione di Children of man.., quando, senza aggiungere altro, dicemmo all'unisono (con l'orgoglio che a volte possono vantare solo le mosche bianche): che merda di film! |
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Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 06-01-2007 12:15 |
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Durante tutta la visione del film The prestige si ha la sensazione che il regista abbia lavorato (male) molto di più sui tempi filmici che non sugli strati temporali, che invece avrebbero dovuto essere la chiave di lettura, ottenendo un pasticcio mal confezionato (evidenti sono le sbavature, gli errori che paiono addirittura voluti tanto suonano ridicoli) e, cosa ben peggiore, estenuantemente prolisso. Che l'obiettivo di Nolan non fosse generare una storia colma di suspence e colpi di scena come suggerisce gazby direi che è evidente, anche se l'autore prova in tutti i modi a salvarsi anche in tal senso, con qualche "proiettile" sullo sfondo silenzioso. Ma la suspence da che mondo è mondo è solo la parte finale (citando il film, il terzo e ultimo poderoso atto) di un lavoro ben costruito, quello appunto di elaborare una tensione crescente, progetto che non trova presupposti in questa pellicola. Tanti, troppi i particolari lasciati al caso, a partire dalla volontà di puntare l'attenzione sul prestigio, sul frammento occulto-simbolico che può trovare mille spiegazioni razionali (buffe, peraltro, vedi espediente del gemello/clone che sia). Il film perde per questo il proprio valore filmico, la pellicola diventa un gigantesco catalogo stile ikea di trucchi e illusioni, e lo spettatore, meravigliato, si perde nel prestigio (il pubblico, citando il vecchio aiutante, non osserva bene, vuole essere ingannato, lo standard per cui migliaia di pseudo-capolavori cinematografici intortano le masse, the prestige non fa eccezione). E' però perdendosi nello stucchevole, nell'elegiaco espediente della macchina da presa, che il pubblico (non) si perde tutto quello che è lo scheletro della pellicola: la messa in scena (se ce n'è una) è scialba, arida e non offre spunti per la bencheminima descrizione dei personaggi (è troppo poco giostrare sempre il discorso descrittivo in favore della doppia identità, dell'ossessione, sbattendo in faccia gli stessi concetti per due ore) e gestendo l'impianto narrativo sulla ricerca estenuante della simmetria relazionale tra i due (o più, a quanto pare, tesla è riuscito a moltiplicare i pani e i pesci) interpreti. Scarno e francamente brutto, cupo a tutti i costi solo per evidenziare l'aspetto occulto della magia, il prestigio di Nolan ha la falla più grande proprio nel finale, sottintendendo il sottointeso, cercando disperatamente l'ultima, inutile, parola (l'inquadratura finale è la prova lampante di quanto questo The prestige abbia poco da dire).
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 06-01-2007 13:23 |
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quote: In data 2007-01-06 12:15, Kieslowski scrive:
Durante tutta la visione del film The prestige si ha la sensazione che il regista abbia lavorato (male) molto di più sui tempi filmici che non sugli strati temporali, che invece avrebbero dovuto essere la chiave di lettura, ottenendo un pasticcio mal confezionato (evidenti sono le sbavature, gli errori che paiono addirittura voluti tanto suonano ridicoli) e, cosa ben peggiore, estenuantemente prolisso. Che l'obiettivo di Nolan non fosse generare una storia colma di suspence e colpi di scena come suggerisce gazby direi che è evidente, anche se l'autore prova in tutti i modi a salvarsi anche in tal senso, con qualche "proiettile" sullo sfondo silenzioso. Ma la suspence da che mondo è mondo è solo la parte finale (citando il film, il terzo e ultimo poderoso atto) di un lavoro ben costruito, quello appunto di elaborare una tensione crescente, progetto che non trova presupposti in questa pellicola. Tanti, troppi i particolari lasciati al caso, a partire dalla volontà di puntare l'attenzione sul prestigio, sul frammento occulto-simbolico che può trovare mille spiegazioni razionali (buffe, peraltro, vedi espediente del gemello/clone che sia). Il film perde per questo il proprio valore filmico, la pellicola diventa un gigantesco catalogo stile ikea di trucchi e illusioni, e lo spettatore, meravigliato, si perde nel prestigio (il pubblico, citando il vecchio aiutante, non osserva bene, vuole essere ingannato, lo standard per cui migliaia di pseudo-capolavori cinematografici intortano le masse, the prestige non fa eccezione). E' però perdendosi nello stucchevole, nell'elegiaco espediente della macchina da presa, che il pubblico (non) si perde tutto quello che è lo scheletro della pellicola: la messa in scena (se ce n'è una) è scialba, arida e non offre spunti per la bencheminima descrizione dei personaggi (è troppo poco giostrare sempre il discorso descrittivo in favore della doppia identità, dell'ossessione, sbattendo in faccia gli stessi concetti per due ore) e gestendo l'impianto narrativo sulla ricerca estenuante della simmetria relazionale tra i due (o più, a quanto pare, tesla è riuscito a moltiplicare i pani e i pesci) interpreti. Scarno e francamente brutto, cupo a tutti i costi solo per evidenziare l'aspetto occulto della magia, il prestigio di Nolan ha la falla più grande proprio nel finale, sottintendendo il sottointeso, cercando disperatamente l'ultima, inutile, parola (l'inquadratura finale è la prova lampante di quanto questo The prestige abbia poco da dire).
| Finalmente cominciamo a ragionare. Ti sottoscrivo con quel che ho già scritto
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 06-01-2007 14:23 |
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quote: In data 2007-01-06 12:15, Kieslowski scrive:
Che l'obiettivo di Nolan non fosse generare una storia colma di suspence e colpi di scena come suggerisce gazby direi che è evidente, anche se l'autore prova in tutti i modi a salvarsi anche in tal senso, con qualche "proiettile" sullo sfondo silenzioso. Ma la suspence da che mondo è mondo è solo la parte finale (citando il film, il terzo e ultimo poderoso atto) di un lavoro ben costruito, quello appunto di elaborare una tensione crescente, progetto che non trova presupposti in questa pellicola.
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Concordo su tutto - noi "fuori dal coro" stiamo espremimendo più o meno le stesse argomentazioni - meno su quanto quotato, se non ti ho frainteso. A me è sembrato che l'intenzione del regista sia quella di ricorrere alla suspense e alla tensione, dunque alla sorpresa, a tutta una serie di "sorprese", durante l'intero srotolamento della pellicola. Ma poichè procede per accumuli, eccessi, enfasi, nel finale, dove - come giustamente dici - dovrebbe condersarsi ed esplodere la buona sostanza di tutto quanto "messo inscena", finisce per rappresentare una massa più o meno informe e compressa in un imbuto. Non transita.., nella coscienza e nel "profondo" dello spettatore (non in quello "fuori dal coro") poichè sa di trovarsi di fronte ad una materia giunta infine al fine stra-risaputa.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 06-01-2007 15:05 |
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quote: In data 2007-01-01 23:59, vietcong scrive:
boh, io batman begins l'ho trovato affascinante a tratti, e considerando anche che si tratta di un blockbuster con supereroe, lo considero un successo.
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Io non considero le differenze tra un blockbuster con supereroe e un non blockbuster con supereroe, e premesso questo devo dire che Batman Begins mi ha particolarmente annoiata, e mi spiace molto perchè Nolan mi piaceva moltissimo, fino a Insomnia.
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 06-01-2007 15:57 |
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quote: In data 2007-01-06 14:23, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-06 12:15, Kieslowski scrive:
Che l'obiettivo di Nolan non fosse generare una storia colma di suspence e colpi di scena come suggerisce gazby direi che è evidente, anche se l'autore prova in tutti i modi a salvarsi anche in tal senso, con qualche "proiettile" sullo sfondo silenzioso. Ma la suspence da che mondo è mondo è solo la parte finale (citando il film, il terzo e ultimo poderoso atto) di un lavoro ben costruito, quello appunto di elaborare una tensione crescente, progetto che non trova presupposti in questa pellicola.
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Concordo su tutto - noi "fuori dal coro" stiamo espremimendo più o meno le stesse argomentazioni - meno su quanto quotato, se non ti ho frainteso. A me è sembrato che l'intenzione del regista sia quella di ricorrere alla suspense e alla tensione, dunque alla sorpresa, a tutta una serie di "sorprese", durante l'intero srotolamento della pellicola. Ma poichè procede per accumuli, eccessi, enfasi, nel finale, dove - come giustamente dici - dovrebbe condersarsi ed esplodere la buona sostanza di tutto quanto "messo inscena", finisce per rappresentare una massa più o meno informe e compressa in un imbuto. Non transita.., nella coscienza e nel "profondo" dello spettatore (non in quello "fuori dal coro") poichè sa di trovarsi di fronte ad una materia giunta infine al fine stra-risaputa.
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La tua ipotesi è tutto fuorchè fuori luogo. Mi spiego. Si vede che io non ho colto quella che secondo te è il pretesto principale (la "suspence") perchè non ne ho avuto la possibilità! Se il regista cerca di far sobbalzare lo spettatore, allora questo film è ancora di più un fallimento totale. Non avevo considerato a pieno quest'ipotesi perchè ritenevo l'elaborazione della tensione come elemento marginale alle vicende introspettive. Se invece dovessimo, come proponi giustamente, invertire i ruoli di queste intenzioni, verrebbe fuori un thriller intrigante come un puzzle di due pezzi. Per il finale "ad imbuto" siamo d'accordissimo, pensa però che c'è chi sostiene che sia stato fatto apposta per far capire allo spettatore come non ci fosse nessun trucco (il problema è che trucco o meno non cambia di una virgola le cose) e marcare ancora più a fondo quella "ossessione" identificata come chiave di lettura. Ripeto, anche con questa convinzione il film resta davvero banale e a maggior ragione poteva fare a meno di mille trucchi da illusionista per catalizzare l'attenzione ora lì ora là (a seconda dei punti di vista ovviamente).
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 06-01-2007 16:40 |
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quote: In data 2007-01-06 12:15, Kieslowski scrive:
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Si vede che io non ho colto quella che secondo te è il pretesto principale (la "suspence") perchè non ne ho avuto la possibilità! Se il regista cerca di far sobbalzare lo spettatore, allora questo film è ancora di più un fallimento totale. Non avevo considerato a pieno quest'ipotesi perchè ritenevo l'elaborazione della tensione come elemento marginale alle vicende introspettive. Se invece dovessimo, come proponi giustamente, invertire i ruoli di queste intenzioni, verrebbe fuori un thriller intrigante come un puzzle di due pezzi.
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a parte che la suspence non consiste nel far sobbalzare lo spettatore ma al massimo nel tenerlo sulle spine
personalmente trovo che questo non è ne un film di suspence ne un film di introspezione psicologica come sostieni tu
questo è un film basato sulla trama e sull'intreccio a cui il resto tutto viene subordinato.
è un puzzle in cui la goduria dello spettatore sta nel mettere piano piano i pezzi nel posto giusto, non capisco perchè poi sostieni che i pezzi siano solo un paio.
qualsiasi intreccio può ridursi a un paio di elementi base se si elimina il superfluo (che poi è ciò che permette al bravo prestigiatore di distrarre l'attenzione)
ma è nel particolare non necessario che sta il senso dell'intreccio
state sbrogliando un gomitolo di lana per scoprire che, udite udite, alla base c'è solo un filo
e non capisco perchè "voi fuori dal coro" state dissezionando questo film come si trattasse di un grande film d'autore dalle immense ambizioni invece che di un ottimo blockbuster di intrattenimento.
forse sopravvlutate il bravo Nolan.
certo siete destinati a rimanere delusi se vi cercate innovazione stilistica, profondità edipiche e concetti Kubrickiani
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[ Questo messaggio è stato modificato da: kagemusha il 06-01-2007 alle 16:40 ] |
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