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Autore Somers Town
Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 17-11-2008 22:57  
Dopo Katyn, ecco un altro titolo che a breve sarà "torinese"...
La località del titolo è il sobborgo di Londra in cui Shane Meadows ambienta il suo 7° lungometraggio (il 1° che non sceneggia, con lo script comunque nelle mani del suo abituale collaboratore Paul Fraser). Del regista inglese avevo già una certa conoscenza, grazie a Once upon a time in the Midlands (C’era una volta in Inghilterra, 2002, trascurabile), Dead man’s shoes (2004, molto bello) e This is England (2006, così-così); il ricordo di questa sua ultima prova - da cui oltretutto ha ripescato l’interprete principale (il 16enne Thomas Turgoose, faccia da apprendista hooligan) – non mi faceva partire particolarmente speranzoso. Ed invece...

Tomo, adolescente che dalle Midlands è arrivato in treno a Londra, viene derubato e picchiato da una gang di coetanei. Senza soldi né contatti, fa la conoscenza di Marek, figlio di un operaio immigrato dalla Polonia, ed i due daranno vita ad un’amicizia basata sulla comunanza di due solitudini e sull’infatuazione per la stessa ragazza, una cameriera francese (la bellissima Elisa Lasowski, già prostituta in Eastern promises di Carpenter).
Trama semplice al punto di rasentare l’esilità? Sì, ma raccontata in maniera gradevole ed azzeccata. Qua e là potrei dire anche non-raccontata: ad esempio non sappiamo quasi niente del background di Tomo, se non per vaghi riferimenti al fatto che viene dalle Midlands. Per il resto nulla ci viene detto sui suoi genitori, sugli amici, su cosa facesse prima di arrivare a Londra (o, alternativa meno affascinante, ci viene detto ed io l’ho perso per colpa del mio scarso inglese; ma dubito sia così). E del resto l’incertezza contraddistingue anche un finale sospeso, chiuso da una sequenza che è facile leggere come onirica non solo per la poetica implausibilità di ciò che accade ma anche perché è l’unica porzione di film girata a colori. Approfitto di questa notazione per citare, tra gli atout del film, la fotografia di Natasha Braier, che – se non mi era piaciuta in Glue di Alexis Dos Santos (2006), virtuosisticamente dominato da colori iper-saturi – qui invece alterna senza problemi l’8mm ed il 16, e soprattutto sfrutta splendidamente la sobrietà del b/n. Un’altra rapida citazione, quella del cantautorato leggero di Gavin Clark che punteggia la colonna sonora e stempera il tono della pellicola, può introdurre un’ulteriore considerazione positiva. Quella, cioè, che per quanto la materia narrata sia potenzialmente suscettibile di un trattamento in chiave decisamente drammatica (le peregrinazioni di Tomo per la città potrebbero portarlo a conseguenze più pericolose, il rapporto tra Marek ed il padre potrebbe essere più violento), apparentando in questo Somers Town al citato This is England, Meadows decide invece di giocare le sue carte diversamente, lasciando traumi e ferite spesso sotto traccia (mai però al punto di farli dimenticare del tutto) e privilegiando viceversa un tono da commedia. Un tono qua e là sopra le righe: i dialoghi sono a volte caratterizzati da un umorismo di grana grossa – ma non va dimenticato che i protagonisti sono due sedicenni – e talora l’ammiccamento allo spettatore è forse troppo esplicito (come quando, prima nella scena in cui Tomo si cambia e poi in quella in cui si chiude in bagno, il meccanismo “attesa-risoluzione comica della scena” diventa palese già prima di chiudersi). Ma il registro generale del film assorbe bene questi lievi picchi di ruffianeria, comunque funzionali a far scattare l’empatia nei confronti dei personaggi.
Visto che – pur essendo passato 2 anni fa alla Festa di Roma – This is England non è stato distribuito in Italia, è difficile che ci riesca Somers Town. alla luce di quanto detto sopra, però, non posso che augurarmelo.


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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

[ Questo messaggio è stato modificato da: Pythoniana il 17-11-2008 alle 22:58 ]

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