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LE TRE SCIMMIE |
ines49
 Reg.: 15 Mag 2004 Messaggi: 376 Da: PADOVA (PD)
| Inviato: 18-09-2008 23:22 |
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E' il secondo film di Nuri Bilge Ceylan che ho visto (il primo, Uzak, trasmesso in tv per merito del solito Ghezzi ) ed ho avuto quindi conferma della bravura del regista turco. Film molto intenso sul dramma vissuto da una famiglia, padre, madre e figlio, tra falsità, adulterio,omicidio e con un finale amaramente ironico.
Film lento ma mai pesante, molto intenso e recitato molto bene. Mi sono leggermente stupita nel vedere alcune scene con amplessi e la parziale nudità della protagonista,( ovviamente escludendo Ozpetek che ormai si può considerare italiano o quasi) se pensiamo che la Turchia sta diventando un paese sempre meno laico |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-09-2008 01:08 |
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Le mie impressioni su questo "strano" film.
Il titolo italiano del film diretto dal pluripremiato cineasta turco Nuri Bilge Ceylan (Nuvole di maggio; Uzak; Il piacere e l’amore) titolo originale Üç Maymun, premio per la miglior regia a Cannes 2008, si riferisce evidentemente alla nota “icona” delle tre scimmie del “non vedo, non sento, non parlo”. Verità nascoste, lacerazioni all’interno di una normale famiglia turca (specchio di una società globale sempre più distante dal “sé” e lontana dalle ragioni dell’etica, del sentimento e del dialogo), vengono raccontate in quest’opera “circolare” che inizia e finisce, in maniera speculare, con due episodi che esemplarmente chiudono l’intero ciclo tramico e “filosofico” disseminato di silenzi rinunciatari, di grida quasi sempre soffocate sul nascere, nelle continue deroghe di responsabilità.
Fin dalla prima sequenze Ceylan sfodera una maestria stilistica che ricorda la “scuola” cinematografica mediorientale, quel minimalismo formale e narrativo, sperimentale, attento ai dettagli, alle atmosfere intese come riflesso poetico, al respiro interno del visibile, meno interessato alla costruzione di ciò che convenzionalmente potremmo chiamare azione. Abbiamo così lunghe inquadrature fisse - parsimoniosi i movimenti di macchina, episodici i campo/controcampo -, entro cui entrano ed escono i personaggi nell’alternanza di a fuoco e fuori fuoco. Suoni, rumori di fondo sottolineano la staticità delle immagini, il respiro della città indifferente (una Istanbul raggelante, tutt’altro che da cartolina), il sentimento sordo, cieco e muto dei protagonisti, assente la musica, con una sola canzonetta d’amore proveniente dalla suoneria di un telefono cellulare, in una scena volutamente ironico-grottesca, l'unica all’interno di un film dolente e monolitico. Dialoghi ridotti all’osso; silenzi; sguardi; primi e primissimi piani dei volti, insistiti, “impudichi”; ampi squarci panoramici degli uggiosi esterni; fotografia contrastata, satura, granulosa, sporca, iper-realista, quasi sur-reale, virata al grigio, con cieli stranianti e nuvole gonfie di grigiore che si specchiano melanconicamente sulla superficie metallica del mare.
Questi sono gli ingredienti di base di un film di pregevole fattura, con alcuni sprazzi di surrealità, quasi di orrore suggerito dalle inquietanti “apparizioni” di una “presenza” sorda, muta e cieca.., che resta inesplicata (tra le cose migliori del film), e che tuttavia lascia si ammirati, ma anche distanti, tiepidamente coinvolti. Rarefatta ed elegante, la struttura formale di Le tre scimmie sicuramente affascina, ma ci è sembrata di una bellezza studiata, fin troppo altera e ricercata, forse compiaciuta, quasi elemento a se stante e distraente, dove solo a spazzi è dato assistere alla perfetta congiunzione/compenetrazione tra stile e contenuti ('corpo e anima'), tra l’umanissimo sentimento e la (quasi esorbitante, forse anche invadente) perizia tecnica.
Un film che sembra cedere paradossalmente proprio su quegli elementi formali che avrebbero dovuto rappresentare i suoi punti di forza - stando al premio di Cannes e alle prime e più promettenti sequenze -, che si dilunga inoltre più del necessario, e che, ciò nonostante, abbiamo apprezzato, quantunque non amato, per il suo coraggio, per il rigore morale e sentimentale, per essere cinema che fugge le mode, le convenzioni e i compromessi.
Pubblicato qui e my blog
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-09-2008 01:24 |
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quote: In data 2008-09-18 23:22, ines49 scrive:
Mi sono leggermente stupita nel vedere alcune scene con amplessi e la parziale nudità della protagonista,( ovviamente escludendo Ozpetek che ormai si può considerare italiano o quasi) se pensiamo che la Turchia sta diventando un paese sempre meno laico
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Però non mi sono sembrate così audaci o scandalose le scene di nudo, ecc, ed anche se la Turchia vive un conflitto tra modernità e tradizione, non hanno mica l'anello al naso.
Negli primi anni '80, il regista turco Ylmaz Guney, maestro di Ceylan, in una Turchia molto più integralista di quanto non lo sia oggi, aveva osato molto di più, con Yol e Il gregge (due grandi capolavori) con scene di sesso e nudità, oltre che di critica sociale piuttosto pesante, decisamente più "imbarazzanti", crude e realistiche. Guney diresse queste due opere dal carcere turco, e all'epoca furono vietate in Turchia.
In fondo le scene di Ceylan sono molto più stilizzate, in maniera anche un po' stucchevole. E comunque questo film è una coproduzione turca, francese e italiana, ha vinto il premio della regia a Cannes, quindi non credo che in patria possa incontyrerebbe particolari problemi di distribuzione. Ma si tratterebbe di verificare... Proverò a informarmi.
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