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Autore The air I breathe
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 07-09-2008 10:45  
Trama: Felicità, tristezza, piacere e amore. Questi quattro sentimenti e stati d'animo accompagnano quattro personaggi senza nome che vivono esistenze solo apparentemente slegate. Felicità è un impiegato di una banca che cerca la fortuna in modo troppo azzardato, Piacere è un preveggente al servizio di "dita", un boss malavitoso, Tristezza è una starlette piena di problemi abbandonata dal suo manager, Amore è un medico che fa di tutto per salvare la donna che ama da sempre ma che è sposata con un altro. I fili tessuti dal destino all'interno della vita di queste quattro persone diventano molteplici ...


Commento: The Air I Breathe, (L'aria che respiro, in italiano), è una ripresa del tema cardine di altri tre film divenuti famosi, due del messicano Alejandro Gonzalez Inarritu (Babel e Amores Perros) e uno americano vincitore dell'oscar ad opera di Mike Haggis (Crash). I film citati avevano una curiosa e stimolante similitudine : storie apparentemente slegate tra di loro (e che magari avvenivano pure in continenti diversi) si incrociano più o meno brevemente negli eventi cardine influenzandosi tra di loro nel proseguo. Il regista debuttante Jieho Lee (tratti coreani ma nato a New York) si cimenta, con a disposizione un ottimo cast, in una operazione di questo tipo sopracitato, film tecnicamente definibile come ad episodi che si intersecano.
In tutti questi episodi (4) appare presente il grande burattinaio del gioco d'azzardo e del "pizzo", il boss malavitoso "Dita", detto così per la sua abitudine di tagliarle e spezzarle (interpretato da un cattivissimo ma poco convincente Andy Garcia). I frammenti, come si diceva non a compartimento stagno, sono quattro e seguono la dizione di un antico proverbio cinese che divide la vita in quattro momenti spirituali.
Il primo capitolo, la Felicità, è interpretato da un grandioso Forest Whitaker (grande attore di razza e il migliore in assoluto nel film) che fa un impiegato di banca (di nessuno dei protagonisti sapremo mai il nome) che cerca la fortuna con le corse dei cavalli. Appassionato di farfalle, gioca 50.000 dollari su un cavallo chiamato "butterfly", farfalla appunto, dato per sicuro vincente da una soffiata, ma si ritrova a dover saldare il debito con "dita". La cosa è un grandissimo problema, ma per la prima volta nella sua grigia esistenza da impiegato perfetto si trova a sentirsi davvero vivo e motivato, anche se terrorizzato. Il suo destino si interseca con il protagonista del secondo capitolo, Piacere (Brendan Fraser, in sosta dalla lotta con le Mummie, di cui vedremo il capitolo nr 3 il 26 settembre, decisamente poco espressivo) un preveggente al servizio di "dita", che ha il compito di vegliare sul nipote del boss (lo strepitoso Emile Hirsh del capolavoro Into the wild) che ha poca voglia di fare il suo lavoro di esattore del pizzo e tanta di abbandonarsi ai piaceri del sesso facile. Anche Tristezza, (Sarah Michelle Gellar, la Buffy televisiva ma presente anche negli scooby doo) interagisce con Piacere, lei è una starlette (nome d'arte Trista a cui viene chiesto più volte il vero nome ovviamente non rivelato) in gravi difficoltà dopo essere stata lasciata dal suo manager. Infine amore è Kevin Bacon (l'ex Footloose ormai in piena maturità), un dottore che fa di tutto per salvare l'amica, di cui è da sempre innamorato nonostante sia sposata con un altro, la donna è stata morsa da un serpente velenoso e abbisogna di una trasfusione.
Se dobbiamo mostrare sentimenti basilari della vita come questi, bisognerebbe cercare di scavare nell'anima dei personaggi, non solo mostrare le loro storie con tanta leggerezza, nei film ispiratori di questo la cosa era palpabile e credibile, qui purtroppo no e la lotta tra cattiveria e purezza si riduce al fatto che esista un potente con i soldi che governa indisturbato a più livelli del tutto estranei tra loro, sorta di un dio cattivo e prepotente che ostacola i nostri progetti per consolidare il suo potere.
La cosetta del mistero del nome non detto è abbastanza stupida, un vezzo privo di valore (cosa conta un nome?) e i bivi di racconto a volte prendono direzioni davvero poco valide (vedi la sparatoria dentro il bordello, per come nasce e si sviluppa).
Il personaggio puro è sicuramente Amore, mentre gli altri si macchiano bene o male, per disperazione oppure per il loro passato, di qualche colpa più o meno grave, per continuare il cammino devono espiare, ed infatti viene evidenziato se la salvezza dovesse arrivare (ma magari neppure giunge) è solo in considerazione e a seguito di un atto di bontà.
Peccato che purtroppo, nonostante un evidente sforzo di fondo, Jieho Lee non sia Haggis e neppure Inarritu, la vicenda non prende profondità di racconto, ci sono troppe forzature di stato poco credibili (come la preveggenza oppure certe scelte poco sagge dei personaggi) condite da tante frasi che sembrano uscite da un libro d'amore melenso ("le cicatrici sono la mappa dell'anima") che rendono il tutto vacuo al di là della stimolante ricerca del momento dell'intersecazione (il giochino di come è fatto il film si capisce da subito, come si capisce facilmente quali saranno i binari in cui avremo gli incroci).
Mentre Garcia fa il padrino vestito sempre in modo inappuntabile, senza particolare presenza scenica, gli altri, Whitaker escluso, sembrano lì tanto per cercare di fare un lavoro che dovrebbe essere di qualità (sopratutto la Gellar, sempre triste e Fraser, che era presente anche in Crash) ma invece finiscono per essere risucchiati dallo script, che non è assolutamente povero in quanto doverosamente (visto il tipo di film) multistrato ma poco affascinante.
La fotografia è stata sporcata e resa verso il grigio per accentuare il senso di oppressione dei personaggi, nota di demerito per le scene veloci di corsa o lotta con la camera a mano che praticamente non sono visivamente intelleggibili.
In definitiva un film che cerca di darsi un tono di valore che non ha, mostra i sentimenti come se fossero caramelle purtroppo non gustabili perchè esiste un grosso cattivone che ne impedisce di assaporare il gusto e sfrutta male il cast presente perdendosi in cose di poco conto. L'aria che respiriamo al cinema non è certo eccelsa, ma in fondo per una serata senza pretese all'insegna della ricerca del sentimento senza approfondimento, che va via veloce stile messaggio d'amore, possiamo anche accontentarci se siamo di bocca buona, peccato che questo non fosse certo l'intento del film di base.

pubblicata qui
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