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Autore Animanera
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 30-08-2008 13:00  
Trama: Una terribile serie di omicidi sta avvenendo in città. Un pedofilo violento e senza freno rapisce bambini, ne abusa e poi li massacra senza pietà, lasciando i loro resti tagliati e divisi in sacchi della spazzatura. Il commissario Masciandaro e la dottoressa Polito stanno cercando disperatamente di trovarlo, ma la cosidetta "bestia" è furba ed attenta : si nasconde dietro l'irreprensibile facciata di un amministratore di condominio che vive con la moglie sullo stesso piano della Polito. Mentre Masciandaro sfoga la sua rabbia violenta per gli insuccessi della ricerca su sospetti rivelatisi poi innocenti o non direttamente coinvolti, la Polito cerca di farne un quadro psicologico preciso per individuarlo. Intanto a correre i pericoli dopo l'ennesimo ritrovamento di un piccolo cadavere, è Andrea, un bimbo benestante ma poco curato dai genitori su cui il mostro ha messo gli occhi. Occorre davvero fare presto ...

Commento: Sospeso tra realtà televisiva e cinematografica nella sua modalità realizzativa, esce in questi ultimi scampoli di agosto uno dei film italiani più torbidi e truci nel tema (non nelle immagini) che ci parla del fenomeno della pedofilia (alla fine del film prima dei credits c'è una serie di cifre impressionanti e terribili) attraverso gli occhi di un apparentemente tranquillo amministratore di condominio che si rivela invece essere un autentico mostro senza pietà. Enrico Russo (questo il suo nome, interpretato ottimamente da un Antonio Friello double face) vive con la moglie Fabiana (Eljana Nikolova Popova), sottomessa e consapevole degli atti vergognosi e terribili del marito, sullo stesso piano dell'appartamento della dottoressa Anna Polito (Giada Desideri), la psicologa dedita a fare un quadro generale della bestia per poterla catturare.
Russo ha un sistema infallibile per adescare bimbi : li aspetta fuori dalla scuola, gli parla dolcemente per qualche volta oppure li studia nelle abitudini. Il commissario Masciandaro è anche lui sulle sue tracce (lo strepitoso doppiatore Luca Ward, che ama sempre più spesso apparire come attore al pari di Pannofino, il doppiatore di Kurt Russell e altri), ma non riuscendo a trovarlo è sempre meno paziente, e diversamente dalla collega Anna si lascia prendere dall'ira. Ma ora commissario e psicologa non hanno tempo per alterchi personali : un bimbo di nome Andrea, deluso da come i genitori, presi dalle occupazioni della vita, si approcciano a lui, sta per finire nelle mire di Russo, che complice le disattenzioni di Tamara, la governante che lo lascia a lungo solo fuori da scuola, sembra avere gioco facile.
Ragionamento o azione per trovarlo, l'importante è che si faccia al più presto qualcosa. Anche perchè le abitudini della "bestia" come lo chiama Masciandaro stanno modificandosi in maniera ancora più truce.
Senza pietà, privo di mezzi termini, tagliente e diretto come una lama e oltre il vacuo raccontare, il film sorpresa di Raffaele Verzillo (opera prima) è come il suo protagonista : non può di natura cercare troppi giri di parole ma arrivare al messaggio terribile e sconfortante.
Un bambino abusato, anche se vivo e salvo dalla barbarie, (notare il bel dialogo di centro film tra la Polito e Masciandaro) può in età adulta essere un mostro peggio di colui che l'ha corroso, diventato così senza poter aver nessun mezzo per combattere la sua psiche malata da contagio, anzi ancora più furbo e scaltro nel nascondersi come persona normale agli occhi della società, che l'innocenza che mostra coi bimbi è la parvenza di quella rubata nella sua pubertà.
Le foto delle piccole vittime (oltre che seviziate anche tagliate a pezzi) scorrono sullo schermo dalle mani del giudice, e ogni volto che passa ci porta al disagio di sapere che qualcuno lo copre (come la moglie che per paura di essere esclusa dalla sua posizione sociale e da un amore sinistro ma a suo modo sincero che le dona il marito non lo denuncia) oppure che in fondo la polizia non può fare nulla di concreto finchè lui non farà un errore magari stupido ( Masciandaro parla di caso per catturarlo, come una multa presa e non pagata). Il modus operandi del mostro è talmente perfetto che solo aspettando che esca dagli schemi venga scoperto, quasi fosse un impeccabile operaio o impiegato senza macchia. In effetti quando in lui scatta quella cosa in più (il sostituirsi alla famiglia e non solo effettuare abusi) perde la sua distorta connotazione possibile e viene inquadrato.
Ma il male non è solo Russo, che agisce scevro dal discorso economico, abilmente Verzillo ci mostra in modo laterale il mercato pedofotografico per guadagno e la follia di un professore (Luis Molteni) che incarna la "malattia" come un morbo derivato non da abusi subiti ma da autentica filosofia di vita ricercata quasi da boheme. Il discorso prende corpo e valore, il disagio entra in noi corporale e completo appena vediamo Friello agitarsi convulsamente nudo davanti ai bimbi terrorizzati (nessuna immagine diretta, solo inquadrature separate, l'integrità dei piccoli attori è completamente preservata) per far uscire il suo dolore che non trova pace. I ricordi dell'infanzia rubata di Russo sono fatti in punto di vista personale attraverso incubi, con la laida faccia del persecutore (Enzo Castaldo) che sovrasta lo schermo sbottando frasi perverse, e quindi idealmente il piccolo ne rimane schiacciato. Se Friello è ottimo, Ward (che giocherella sempre nervosamente con anelli d'acciaio per dita) è di maniera, peccato che Giada Desideri non sia all'altezza della situazione e risulti evanescente.
Un film comunque davvero ottimo, con un finale mozzafiato davvero incredibile e che nessun autore americano non indipendente avrebbe fatto, qua non c'è nessuno spazio per la speranza e per la possibilità di tornare indietro a ridare speranze che potrebbero solo avere il sapore del placebo inutile senza senso, cura palliativa per un male che si cura solo in un modo deciso e diretto perchè diventato una necessità come il respirare (lo dice il pedoprofessore a Ward ormai senza controllo per la rabbia).
In definitiva un film apparso nella maniera più inaspettata e da chi non credi, che affronta lo scabrosissimo tema con serietà estrema e senza nessuna condivisione per l'inutile o il possibile consolatorio, molto scuro e con la fotografia virata al verde che opprime, da vedere assolutamente per premiare un impegno scomodo di un lavoro senza alcuna ingerenza produttiva.
Peccato per il taglio televisivo che ne rovina la profondità e qualche recitazione non al livello di quella del protagonista deviato che fa sentire i personaggi meno veri, ma se l'immagine non è perfetta le parole sono come un maglio che ci colpisce senza pietà in una riflessione obbligatoria, forse qualche cosa che credevamo rispetto a persone tanto abbiette non era proprio totalmente corretta, in quanto il male che hanno dentro è l'ultima cosa che vogliono far uscire in superficie sperando in cure da parte della società.
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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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