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"Tropa de elite" di José Padilha |
kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 07-06-2008 12:53 |
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Trama : Il bope è lo squadrone speciale d'assalto della polizia brasiliana, che viene chiamato ad agire contro i trafficanti delle favelas nelle condizioni di maggior pericolo e difficoltà. Uomini determinati e decisi, costruiti dopo un addestramento durissimo, hanno consacrato la loro vita al battaglione, e ne escono soltanto quando le condizioni di famiglia mutano : cioè quando gli nasce un figlio e non se la sentono più di rischiare la vita ogni giorno, ma prima devono trovare e formare un valido sostituto. Nel 1997, prima della visita del Papa, il capitano delle truppe d'elite Roberto Nascimento ci racconta la sua storia ...
Commento: Davvero strano il destino di questo film di Josè Padilha (aveva diretto solo un film dal titolo Bus 174 ma è al primo vero esordio significativo), che in Brasile parecchi avevano visto molto prima di uscire al cinema, colpa di alcuni addetti ai lavori che avevano divulgato copie pirata. Quando poi fu presentato al festival di Berlino scorso, la sorpresa fu ancora maggiore in quanto gli fù assegnato l'Orso d'oro.
Tropa de Elite (in italia gli hanno messo il sottotitolo Gli squadroni della morte che potrebbe far pensare a una sorta di appendice del potere governativo per eliminare i nemici politici, ma invece è una divisione speciale della polizia brasiliana di Rio de Janerio e l'unica priva di corruzione, anche se utilizza metodi brutali) racconta la storia, narrata da lui in prima persona, del capitano Nascimento (Wagner Moura) che sta per avere un figlio dalla compagna Rosana, e decide di abbandonare la squadra speciale. Per farlo però deve prima compiere un ultima azione (catturare un piccolo boss di quartiere, Bayano, che spaccia droga nelle favelas) e istruire a sua immagine e somiglianza un altro soldato per sostituirlo.
Mentre la lotta ai trafficanti è resa ancora più difficile dalla corruzione di alcuni poliziotti della normale divisione, che oltre a lasciar andare alcuni traffici ne prendono anche il controllo, Nascimento si trova in mano anche un autentico problema di sicurezza perchè il Papa Giovanni Paolo II (il film si svolge nel 1997) decide di visitare e risiedere nella zona vicina alle favelas, cosa pericolosissima che richiede un coordinamento particolare per controllare un territorio tanto esplosivo e tormentato. Intanto i candidati alla sua sostituzione sono due : Neto Gouveia (interpretato da Caio Junqueira) e André Matias (André Ramiro) due giovani poliziotti idealisti, il primo impulsivo e l'altro riflessivo, delusi dal comportamento dei loro colleghi.
Padilha utilizza la tecnica della camera a mano per introdurci in maniera più determinata nell'azione, sporcando la fotografia e utilizza la voce del capitano come narratore e sottofondo dell'esplicazione del suo pensiero, costruendo un film forte e cruento nelle immagini (le scene di tortura e le sparatorie nelle povere strade a cui il battaglione non si sottrae dal compiere sono del tutto esplicite) e criticando anche le decisioni del Papa di voler a tutti i costi esponenziare un rischio già alto venendo a visitare una zona tanto critica.
La polizia agisce in un clima di assoluto stallo con i trafficanti, sembra sia impossibile riuscire ad esercitare la legge per natura e per costrizione, e chi si esenta dall'essere corrotto ed è idealista viene minacciato e costretto ai margini (come la scena della cucina dimostra). Il regista affida ai discorsi di Matias la sua personale protesta, che mostra cme non bisogna fare di un erba un fascio, la polizia ha la corruzione in sè ma non è del tutto sporca, il popolo è informato con superficialità, e i ricchi spinellati e piccoli spacciatori sono i primi ipocriti ad alimentare i narcotraffici e poi a fare i moralisti per i comportamenti delle forze dell'ordine. L'unica soluzione sembra la lotta dura e pura, usando mezzi ancora peggiori di quelli dei criminali ma efficaci. Il capitano Nascimento lo crede fermamente, non ne può più di questa altalena tra dovere e giustizia che lo strazia (dolore calmato con le pillole) ma essendo di principi totalitari decide di chiudere la partita solo dopo che il suo seme sia diventato pianta, per poi uscire definitivamente dalla scena diretta dell'anticrimine. Un messaggio decisamente feroce ma alquanto deciso, senza mezzi termini come è tutto lo spirito del film che colpisce direttamente senza mai indecisioni, schierandosi dalla parte della giustizia condannando una parte del suo bracico armato ed esaltando l'altro. Per mostrare ancora meglio quanto sia duro essere del Bope c'è una parte di addestramento significativa, dove si cerca di epurare ogni cellula indegna con la forza precorrendo la filosofia successiva del modo in cui essa va applicata in strada (ci sono ampie inquadrature delle case fatiscenti e dei vicoli delle favelas ad iconizzarne la povertà). Il fine giustifica i mezzi qualunque essi siano, anche se a volte la misisone diventa cieca e si esagera tanto che anche alcuni componenti della truppa di elite non resistono e fanno dietro front.
E'un buon film di denuncia senza particolari giri di parole, ma decisamente ci sembra sopravvalutato per meritare encomi particolari dato che di film che trattano il tema così se ne sono già visti e questo si disperde parecchio nel flettere i muscoli (come ambientazioni consigliamo l'ottimo City of God di Fernando Meirelles), condensando le frasi esplicative ed allungando l'azione (e qualche volta in maniera ripetitiva, come le torture con la busta tutte uguali). L'intervento massiccio dei Weinstein in produzione potrebbe aver condizionato la gestione del film per renderlo più appetibile, preferiamo dare il beneplacito dell'autore imperfetto al regista per un tentativo almeno d'effetto senza particolari storture di fondo. Gli attori (praticamente tutti degli sconosciuti per noi) reggono bene la scena nella parte di vittime o carnefici.
In definitiva un film di denuncia di grande impatto visivo per le violente scene d'azione e tortura, che ci mostra la realtà nuda e cruda senza romanzature troppo sopra le righe, ma che data l'ottima ambientazione poteva anche fornire un prodotto finale più profondo e magari fornire anche qualche altro spunto di lettura che coinvolgesse meglio la realtà sociale e del perchè nelle favelas gli spacciatori a vari livelli non sembrano avere altra possibilità di attività di commercio. Sentiamo di consigliarlo tranquillamente perchè rappresenta un modo di fare cinema duro e spietato che non può non coinvolgere. La camera a mano (non in visuale diretta stile Rec o Cloverfield) dopo un inizio frenetico segue i personaggi con maggior calma, per cui chi teme questo tipo di riprese non abbia motivo di preoccuparsi.
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 07-06-2008 13:22 |
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io per Filmup.com ho scritto questo:
Il film più costoso della storia brasiliana (grazie anche alla co-produzione dei fratelli Weinstein, gli ex capi Miramax), nonché Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino, è una storia forte e spettacolare destinata a dividere in due in pubblico. Alcuni critici stranieri lo hanno definito un film "fascista", in Brasile, al di là dell’enorme successo di pubblico (si calcola ad esempio che il dvd contraffatto, uscito ancor prima della distribuzione in sala, sia stato visto da 3 milioni di persone) ha suscitato diverse polemiche.
Il perché è presto detto: la "tropa de elite" del titolo, ossia i corpi scelti della polizia che qui sono protagonisti, sono rappresentati come uomini ben lontani dai normali agenti di giustizia brasiliani famosi per la propria corruttibilità, ma come veri e propri militari iper-addestrati che non rispettano i diritti più elementari dell’uomo (leggasi tortura) pur di far rispettare l’ordine. E’ dal loro punto di vista che assistiamo alle innumerevoli retate avvenute nel 1997 in una favela di Rio de Janeiro nei mesi precedenti alla venuta del Papa. Ecco quindi le polemiche: da una parte le vere "tropa de elite" che lamentano esagerazioni, dall’altra le critiche di chi vede in questo film una glorificazione di un modus operandi violento quasi quanto la criminalità che si dovrebbe combattere.
Il regista e co-sceneggiatore del film, José Padilha in realtà non sembra voler prendere posizione. Molti passaggi narrativi, su tutti l’addestramento (che richiama un pò Full metal jacket), giocano sul filo dell’ironia. La stessa voce fuori campo del capitano Nascimiento mitiga più volte la crudezza delle immagini e degli atteggiamenti dei vari personaggi relazionando le sue azioni alla sua situazione personale (e cioè a quella di un poliziotto che vuole andarsene dal corpo perché aspetta un figlio e non vuol più rischiare la vita), anziché alla violazione del più normale senso dell’etica. La normalità con cui si presentano gli episodi tragici della vicenda lasciano da parte qualsiasi giudizio morale per diventare rappresentazione di una situazione ineluttabile. Se una critica c’è, è generale. Da una parte i criminali trafficanti, dall’altra i poliziotti o corrotti o esaltati, in mezzo una borghesia ipocrita che non fa autocritica. E’ senza dubbio vero che tra tutte queste figure lo spettatore medio tende ad immedesimarsi di più con gli squadroni di giustizia finendo col giustificare anche, in parte, i loro comportamenti, ma se ciò avviene è più per l’assenza di alternative che da una radicata convinzione che sia giusto fare così.
Con un ritmo sostenuto che nulla ha da invidiare ai più riusciti blockbuster d’oltreoceano, Tropa de morte riesce a ritrarre uno spaccato del Brasile già intravisto nel fino ad ora più importante film verdeoro di quest’inizio secolo, "City of god" (con il quale condivide anche lo sceneggiatore Bràulio Mantovani). Un film multistrato che piacerà a molti. Da evitare per i deboli di stomaco.
_________________ Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è |
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hitman
 Reg.: 22 Ago 2002 Messaggi: 1010 Da: Castiglione delle Stiviere (MN)
| Inviato: 16-06-2008 22:22 |
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Grande sorpresa dal cinema brasiliano, capace di regalarci una pellicola di ottima fattura, che nulla ha da invidiare alle migliori produzioni made in USA.
Film controverso, di forte impatto, che riporta alla ribalta l'insostenibile situazione delle favelas di Rio, vittime dello strapotere dei narcos e della corruzione dilagante tra le forze di polizia. In mezzo a tutto questo gli uomini del BOPE, unità d'assalto dai modi sbrigativi e assai poco ortodossi.
Ottima realizzazione tecnica, sceneggiatura coraggiosa e performance attoriali di prim'ordine. Definito da molti fascistoide e conciliante con le metodologie adottate dalle teste di cuoio brasiliane, da altri realistico e imparziale nel descrivere la triste realtà di Rio, "Tropa de elite", per i suoi contenuti estremi e provocatori, non lascia certo lo spettatore indifferente.
Da vedere possibilmente insieme a "City of God", l'altra faccia della stessa medaglia.
Voto: 7,5
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"Non credo in un destino che si abbatte sugli uomini indipendentemente dalle loro azioni; al contrario, credo in un destino che si abbatte sugli uomini se non agiscono."
G.K. Chesterton
[ Questo messaggio è stato modificato da: hitman il 16-06-2008 alle 22:27 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: hitman il 16-06-2008 alle 22:28 ] |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 16-06-2008 23:13 |
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hitman
 Reg.: 22 Ago 2002 Messaggi: 1010 Da: Castiglione delle Stiviere (MN)
| Inviato: 16-06-2008 23:50 |
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Si, l'ho notato. Mai viste tante case di produzione e società (Parmalat compresa) finanziare un solo film.
I Soldi li avranno pure messi gli Wenstein, ma per il resto è un prodotto al 100% made in Brazil.
Campione di incassi di sempre in patria, Orso d'oro al Festival di Berlino e sono certo che l'home video darà ottimi risultati anche all'estero.
A mio parere, tra le pellicole più interessanti di quest'ultimo periodo.
_________________ "Non credo in un destino che si abbatte sugli uomini indipendentemente dalle loro azioni; al contrario, credo in un destino che si abbatte sugli uomini se non agiscono."
G.K. Chesterton |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 17-06-2008 08:35 |
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il cinema brasiliano è molto in ascesa, gli investitori vengono da ogni parte ddel mondo, ma il vero cambio di passo c'è stato quando Teleglobo ha aperto una propria divisione per il cinema che normalmente lavora con la casa produttrice di Fernando Meirelles. Questo è il film nella storia brasiliana che ha incassato di più (se parliamo di "visto", allora siamo proprio su numeri strabilianti visto la storia del dvd piratato ancor prima l'uscita), ma davvero tutto il cinema verdeoro sta riscuotendo i favori del pubblico (solo in questo mese in Italia ci sono oltre a questo altri due film brasiliani in sala).
Attacco la recensione che ho scritto tempo fa per Filmup:
Il film più costoso della storia brasiliana (grazie anche alla co-produzione dei fratelli Weinstein, gli ex capi Miramax), nonché Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino, è una storia forte e spettacolare destinata a dividere in due in pubblico. Alcuni critici stranieri lo hanno definito un film "fascista", in Brasile, al di là dell’enorme successo di pubblico (si calcola ad esempio che il dvd contraffatto, uscito ancor prima della distribuzione in sala, sia stato visto da 3 milioni di persone) ha suscitato diverse polemiche.
Il perché è presto detto: la "tropa de elite" del titolo, ossia i corpi scelti della polizia che qui sono protagonisti, sono rappresentati come uomini ben lontani dai normali agenti di giustizia brasiliani famosi per la propria corruttibilità, ma come veri e propri militari iper-addestrati che non rispettano i diritti più elementari dell’uomo (leggasi tortura) pur di far rispettare l’ordine. E’ dal loro punto di vista che assistiamo alle innumerevoli retate avvenute nel 1997 in una favela di Rio de Janeiro nei mesi precedenti alla venuta del Papa. Ecco quindi le polemiche: da una parte le vere "tropa de elite" che lamentano esagerazioni, dall’altra le critiche di chi vede in questo film una glorificazione di un modus operandi violento quasi quanto la criminalità che si dovrebbe combattere.
Il regista e co-sceneggiatore del film, José Padilha in realtà non sembra voler prendere posizione. Molti passaggi narrativi, su tutti l’addestramento (che richiama un pò Full metal jacket), giocano sul filo dell’ironia. La stessa voce fuori campo del capitano Nascimiento mitiga più volte la crudezza delle immagini e degli atteggiamenti dei vari personaggi relazionando le sue azioni alla sua situazione personale (e cioè a quella di un poliziotto che vuole andarsene dal corpo perché aspetta un figlio e non vuol più rischiare la vita), anziché alla violazione del più normale senso dell’etica. La normalità con cui si presentano gli episodi tragici della vicenda lasciano da parte qualsiasi giudizio morale per diventare rappresentazione di una situazione ineluttabile. Se una critica c’è, è generale. Da una parte i criminali trafficanti, dall’altra i poliziotti o corrotti o esaltati, in mezzo una borghesia ipocrita che non fa autocritica. E’ senza dubbio vero che tra tutte queste figure lo spettatore medio tende ad immedesimarsi di più con gli squadroni di giustizia finendo col giustificare anche, in parte, i loro comportamenti, ma se ciò avviene è più per l’assenza di alternative che da una radicata convinzione che sia giusto fare così.
Con un ritmo sostenuto che nulla ha da invidiare ai più riusciti blockbuster d’oltreoceano, Tropa de morte riesce a ritrarre uno spaccato del Brasile già intravisto nel fino ad ora più importante film verdeoro di quest’inizio secolo, "City of god" (con il quale condivide anche lo sceneggiatore Bràulio Mantovani). Un film multistrato che piacerà a molti. Da evitare per i deboli di stomaco.
_________________ Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 17-06-2008 10:14 |
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Lo voglio vedere dibbrutto!
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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ermejofico
 Reg.: 17 Ago 2005 Messaggi: 662 Da: roma (RM)
| Inviato: 28-06-2008 09:59 |
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La festa è al suo culmine: pazzi di droga e di musica, i ragazzi che si dimenano nella spianata non si accorgono neanche dei due fucili d’assalto che, nere sagome nel mare variopinto dei corpi, avazano sopra le teste della folla ripresa in campo lungo. L’episodio che apre il film vincitore dell’Orso d’oro occupa in realtà il centro della vicenda raccontata: secondo una tecnica ormai collaudata (da “Codice Swordfish” al recentissimo “La zona”), il proemio anticipa parte dell’intreccio fondendosi con l’inizio vero e proprio della storia, fino a quando il fiume della narrazione non torna ad inglobarlo in un momento successivo.
Conosciamo così i primi due poli della narrazione: sull’onda della musica violenta, giovani e giovanissimi banditi, AK 47 e ciabatte da mare, scambiano denaro ed armi con poliziotti corrotti. Nessun dubbio morale o paura di sanzione impensierisce i poliziotti: pagati pochissimo, ricavano, ad ogni livello della gerarchia, la maggior parte del loro reddito dalle tangenti che esigono dalle gang e dai commercianti cittadini. Nel resto del tempo la loro occupazione principale, spiega il regista con cinico umorismo, consiste nel far calare i numeri delle statistiche dei morti ammazzati, declassando gli omicidi (ad esempio, un morto con foro di proiettile in fronte diventa “annegato”, per l’ottima ragione che il corpo è stato rinvenuto sulla spiaggia...).
Le “pecore nere”, quelli che, come i tre poliziotti protagonisti, non accettano di tirare avanti in questo modo, sono disincentivati con punizioni varie che spaziano dai turni in cucina all’eliminazione fisica da parte dei colleghi. Alcuni di essi si convincono così ad entrare nelle forze speciali, che però si dimostrano un approdo illusorio: i corpi speciali della polizia, “il Bope”, sono poco di più di un gruppo di assassini esaltati. Scandalizzati sì dalla vigliaccheria e dalla collusione della polizia con la criminalità comune, ma anche sadici torturatori ed esecutori di sentenze di morte senza garanzie legali (esemplare il rispecchiamento fra le scene del sequestro e dell’esecuzione dei due attivisti ad opera dei gangster e quelle di cui si rendono artefici i corpi speciali alla ricerca del capobanda). La loro attività si riduce, oltre a soccorrere poliziotti rimasti imprigionati nei meandri delle favelas, ed escogitare sanguinose vendette nel caso vengano colpiti personalmente i membri dello squadrone, a realizzare improbabili bonifiche del territorio in occasione di soggiorni di capi di stato esteri. E’ disturbante – e forse questa è la miglior trovata del regista Padilha, essere costretti dalla voce narrante a leggere le vicende proprio attraverso gli occhi di uno dei capi di questi criminali legalizzati.
In un labirinto di violenza forsennata (si riesuma l’espediente dell’obiettivo schizzato di sangue de “i figli degli uomini” ma in realtà ben più antico) la sacrilità del corpo - del corpo freddo, del cadavere - sembra essere l’estremo residuo di civiltà. I cadaveri che complicano le statistiche di un distretto di polizia vengono infatti, in una delle pochissime scene ironiche del film, trasportati alla chetichella fuori dalla zona di competenza e – sorta di cinica gag – i poliziotti del distretto vicino li riconsegnano, sempre di nascosto, ai colleghi che li avevano trasferiti: marcando così un possibile estremo discrimine fra i “buoni” e gli empi. Uno snodo importante dell’intreccio (l’incontro del protagonista con le due promettenti ed incorruttibili reclute del Bope) è inoltre propiziato dalla ricerca di un cadavere che il poliziotto – indirettamente responsabile della morte - si è impegnato a restituire alla madre venuta a supplicarlo. Sopravviverà, questa primitiva, omerica pietas, ai terribili attacchi sull’asse che concludono l’ultima caccia all’uomo del film?
Alla bancarotta di una società non sono immuni i volontari delle ONG, vicini ai padroni del narcotraffico nelle favelas. Sicuri dei loro privilegi di ricchi studenti, i figli di papà si mescolano, con pretesti assistenziali, ai violenti (trascurando, nella loro superficialità, ad esempio, che il problema scolastico di uno dei loro protetti deriva da banali problemi di vista) e declamano acriticamente il mito della consapevolezza sociale delle gang. Fra mito della forza, vassoi di cocaina e buoni affari con i trafficanti, la probabile futura classe dirigente del Brasile non trova di meglio che rovistare, in ritardo di trent’anni, fra i residui della inapplicabile sociologia francese. C’est la faute à Foucault.
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oronzocana
 Reg.: 30 Mag 2004 Messaggi: 6056 Da: camerino (MC)
| Inviato: 28-06-2008 10:16 |
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questo è proprio bello. Nonostante sia anche un film d'azione è anche una testimonianza documentaristica.
_________________ Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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