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Autore l'anno mille
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 26-04-2008 08:15  
Trama: L'anno mille e l'anno duemila si intersecano in una sorta di fusione di avvenimenti che potrebbero avvenire contemporaneamente senza logiche di successione, collegati da una porta magica apparentemente ora chiusa. Mentre il principe Valerio e la principessa Altea combattono il temibile mago Alchimista nell'era passata, nell'era moderna due medici con lo stesso nome sono alle prese con un problema di droghe. A collegamento dei due mondi diversi/uguali il gigante Herrmugnen imprigionato nelle vesti di un barbone, che vive nel parco in cui è situata la porta magica.



Commento: Bisognerebbe chiedere a chi li attribuisce di cambiare i parametri per cui un film viene considerato "d'interesse culturale nazionale" (se esistono, viste le opere cinematografiche davvero di basso livello che si sono viste insignite di tale titolo) dato che di interessante questo ignobile filmetto non ha davvero nulla, e non possiamo certo pensare che possa aver raggiunto tale traguardo prima citato solo per aver ripreso senza ne lode ne merito il castello di Sermugnano vicino a Todi.
Partorito probabilmente per utilizzare dei costumi che i vari "Medieval Times" d'Italia (i locali a tema dove si beve e si mangia nello stile dei tempi guardando un torneo finto e guidato, nel risultato, di cavalieri) hanno rifiutato, questo Anno Mille vive la sua pallidissima esistenza scimmiottando Stargate e Timeline, raccontandoci senza il minimo coinvolgimento emotivo di come i tempi possano vivere paralleli senza entrare in collisione temporale. Il principe Valerio (Marco Bonini, che come gli altri viene da interpretazioni televisive) deve salvare la principessa Altea (Giada Desideri, a dir poco ignobile la sua presenza sullo schermo) dalle grinfie del temibile mago Alchimista (un Franco Oppini capitato sul set per caso e reclutato), e l'unica salvezza sembra essere data dal gigantesco cavaliere Herrmugnen , che però è intrappolato da un sortilego nell'anno duemila, alcoolizzato e reso un barbone, che dorme perennemente nel parco di fronte alla porta magica a Roma situata in piazza Vittorio, ponte ideale tra i due millenni, da cui è stato sbalzato. Ad aiutare per dipanare la sistuazione potrebbero intervenire due volonterosi medici che si chiamano come gli eroi del passato (e che ovviamente sono anche qui la coppia Bonini/Desideri). Quanto di peggio si può vedere sullo schermo, qui lo trovate presente. Un regista come Diego Febbraro (nato a Todi, per cui omaggia le sue terre natie) che definire esperto sarebbe azzardato, ma neppure alla prima prova, avendo già diretto qualcosa dal 1991 con Agnieska come primo film, si perde in continui campi e controcampi, fa primi piani scellerati su volti a dir poco comici nella recitazione (vedere per credere) e la sceneggiatura sembra fatta nei ritagli di tempo per hobby, ricca come è di incongruenze, stupidaggini e deviazioni di trama prive di ogni attrattiva specifica, che puzzano di falso lontano chilometri realizzate con una banalità disarmante.
Non si capisce davvero perchè spendere soldi e risorse in progetti di questo tipo privi di ogni merito logico, che sarebbero stretti anche in un ottica televisiva. Scusare il film come se fosse un piccolo tentativo di scostarsi dai soliti temi per il mercato italiano è pretestuoso, comunque vengano fatte le riprese devono avere una logica costruttiva di base e non solo il fatto di saper accendere la camera e filmare qualunque cosa ci sia nella sua traiettoria, come dimostrano le vergognose scene di lotta tra eserciti (parola davvero troppo grossa) dove ci sono gli attori che sembrano si parlino prima di eseguire il movimento.
In definitiva un film italiano dai meriti nulli che non prende valore solo perchè si discosta dalle tematiche solite, recitato, sceneggiato e diretto malissimo, che solo alla fine ci fa uscire dal sonno solo prechè presenta una bella costruzione architettonica dei tempi che furono nel finale, bollato di meriti artistici nella facciata del tutto inesistenti.
La frase "evitare con cura" è quanto mai d'obbligo.

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