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Autore Colpo d'occhio
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 23-03-2008 09:52  
Trama: Adrian Scala è uno scultore rampante di belle speranze che senza troppi scrupoli ruba la giovane compagna di un critico d'arte rimonato, Pietro Lulli. Dopo la fuga dei due amanti e una tragica notizia, improvvisamente le strade dei tre si incrociano di nuovo, e quando sembra che il passato sia ormai definitivamente seppellito i suoi fantasmi riaffiorano violentemente. Adrian improvvisamente diventa un rinomato artista, ma ...



Commento: Sergio Rubini torna alla regia (dopo La terra del 2006) e alla contemporanea recitazione nello stesso film, con un dramma thriller che sembra estrapolato dal nuovo corso londinese di Woody Allen. Similitudini alleniane davvero evidenti, con l'utilizzo di ridondanti musiche camerali (davvero poco azzeccate in alcune situazioni, in altre perfette), una notevole precisione nell'inquadrare ambienti ed interni, cercare di creare dei personaggi femminili di forte impatto emotivo sulla vicenda (peccato che la riesumata da chissà dove ex soubrette Paola Barale non valga nemmeno un unghia della Scarlett Johansson e la Rivombrosiana Vittoria Puccini sia decisamente sottotono per il ruolo sfaccettato, concedendosi a dei veloci nudi integrali). La trama è una sorta di occulta torbida vendetta dopo il torto, dove il bel scultore Adrian Scala (Scamarcio) vuole salire i gradini della fama a tutti i costi, conquistando Gloria (la Puccini), sentimentalmente riconoscente al ricco ed affermato critico d'arte Pietro Lulli (Rubini). Apparentemente sembra che passato del tempo a Lulli, dopo la fuga degli amanti ed essere stato tradito, non interessi più di Gloria, ma strani avvenimenti fanno presagire davvero il contrario.
Rubini è attentissimo ai particolari tanto quanto Allen : fa tornare dopo la notizia di una tragedia in scena un personaggio mostrando la macchia sulla piazza identica a quella di casa sua fatta quando era ancora presente, chiude il film con una iconografia che sembrava solo transitoria vista prima, mette l'arte al centro del film e ci gioca attorno con frasi sibilline di come alla fine importi di più quanto si guadagni con essa che di quanto si voglia dire al pubblico eseguendola. Ci mostra un dvd di Ordet, capolavoro di Carl Theodor Dreyer, come film supremo da salvare in caso di apocalisse e simbologia del potere divino sulle sorti dell'uomo, sempre che Dio voglia intervenire, riferendosi al fatto che esiste comunque un grande burattinaio che governa tutto e tutti a suo piacimento.
Rubini poi introduce l'importanza dei piccoli oggetti nel film (la collana, il modellino della palla con la mano dipinta e incisa sopra), delle cose semplici che per i vizi del fato possono essere determinanti (sempre come nel caso di Allen).
Tutto il film è pervaso da una sorta di senso dell'oppressione, dell'insicurezza della coppia in fuga dal passato, benissimo instillata nella vicenda da Rubini che mette progressivamente in giusta dose i nuovi elementi che cambiano lo scenario. Girato tra Lazio, Piemonte, Abruzzo e a Berlino, ha dalla sua la ricercata finezza di inquadrare benissimo gli ambienti ed i locali da suggestive prospettive che il luciferino Lulli sembra dominare.
Aspetti negativi del film sono il ritmo molto incostante, la vicenda a volte ristagna in leziosi sipari, la mancanza, come si diceva, di una vera affascinante protagonista femminile di peso e talento, un finale decisamente poco suggestivo e in fondo abbastanza telefonato nella soluzione.
Nota di merito parziale per l'interpretazione di Scamarcio, finalmente fuori dagli innocui ruoli adorati dalle teen, che dopo Mio fratello è figlio unico, cerca di dare nuova linfa vitale alla sua carriera recitativa per ora solo luminosa nel portafoglio. Il film comunque tutto sommato tiene bene, si fa vedere senza problemi particolari se non si hanno pretese impegnative da richiedere, anche se non è sicuramente l'opera di Rubini che vogliamo ricordare in assoluto.
in definitiva un film di stampo e derivazione profondamente Alleniana, che non riesce a convincere in pieno per una presenza scenica femminile non ben improntata, dalla successione di eventi un po' incostante e ripetitiva, ma la trama di fondo è affascinante per il sottobosco di perfidia e arrivismo che la permea, dimostrando la bravura di un attore/regista nostrano anche se qui non è alla sua prova migliore, che riesce a rendere quasi convincente un attore come il volonteroso Scamarcio in evidente voglia di togliersi di dosso i panni remunerativi ma scomodi da idolo delle teen che film precedenti gli hanno affibbiato.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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