kubrickfan
Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 17-03-2008 01:02 |
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Trama: New York 1988. Due fratelli, Joseph e Bobby, completamente diversi tra loro si trovano a confronto : il primo poliziotto di lungo corso, l'altro manager di un locale i cui affari vanno a gonfie vele. Un giorno la mafia russa si infiltra per commercializzare droga con la copertura del ritrovo notturno, e Joseph, con il padre, chiede al fratello di poter essere un informatore al servizio della polizia. Bobby, preoccupato solo di non rischiare di perdere la sensuale fidanzata e i suoi affari, rifiuta, ma un successivo tragico fatto è alle porte ...
Commento: il titolo originale "A noi appartiene la notte" (come quello italiano stavolta calzante) potrebbe far pensare che ci si riferisca alle bande di malviventi che scorazzano indisturbate sopratutto nelle ore dove vince la luna sul sole, invece la frase è un indicativo di una scritta che portano i poliziotti sulle casacche, dato che i difensori della città combattono il crimine sopratutto nelle ore notturne dove avvengono retate, arresti e azioni programmate. Di fatto in questo film di James Gray (ultima pellicola The yards del 2000) la notte è il momento culminante dei punti cardine che lo compongono, (tranne quello decisivo che segna il dominio totale sulle 24 ore), dove tutto avviene oscuramente con la città che dorme e sembra non accorgersene. Trama di forti derivazioni Scorsesiane, l'influenza del suo The Departed si nota molte volte in questo lavoro, che narra di due fratelli, Joseph (Mark Wahlberg, reduce dalla prova, ancora di poliziotto integerrimo, del film prima citato) che chiede al fratello Bobby (Joaquin Phoenix, il feroce cattivo de Il gladiatore) di fare l'informatore per la polizia del locale notturno che gestisce per debellare un traffico di droga che circola all'interno.
i due sono completamente diversi, uno poliziotto idealista, l'altro manager senza troppe remore che pensa solo a mantenere vizi costosi e sopratutto la stupenda fidanzata (una strepitosa nella bellezza Eva Mendes sensuale come non mai prima). Il dualismo non tarda a venire fuori, nonostante l'arcigno padre cerchi di portare la calma e la ragione (interpretato da un Robert Duvall finalmente al di fuori delle particine di contorno ma in un solido ruolo di non protagonista importante e decisivo, ago della bilancia delle incomprensioni tra i due fratelli).
il film è teso, duro, vibrante, non ha tantissimi inseguimenti in macchina (uno solo sotto la pioggia veramente al cardiopalma) o sparatorie (relegate sopratutto per chiudere gli archi narrativi magari anche con un unico semplice colpo di arma da fuoco), ma ha delle discussioni concitate intense, momenti in cui si legge la tensione e le insicurezze come se fossero una lama tagliente su cui camminare sopra, dato che le decisioni nonostante siano magari anche coraggiose, non sono mai completamente giuste. Qualcosa va sempre storto giocando con argomenti così difficili, non si ha mai la sicurezza che anche cose apparentemente inattaccabili vadano a buon fine, e le tante promesse non mantenute (di vario tipo) presenti confermano questa impossibilità di possedere non solo il tempo determinato (la notte appunto) ma il destino globale. Gray con Little Odessa si era già avvicinato al tema della mafia russa, e qui lo sviluppa come se fosse il cancro dei sogni di grandezza di Bobby il supermanager ("Voglio grandi figli e tanti palazzi") dato che per colpa loro rischia di perdere tutto quello che ha, dovendo prendere quella famosa decisione che farà da catalizzatore di tutti i guai successivi.
Ritmo molto alto, momenti di riflessione intensi, scene di confronto delle vite dei fratelli ottimamente iconizzate (rigida presenza familiare per Joseph, feste sfrenate per Bobby) ha il difetto di mancare di grandi momenti di sorpresa, di fatto gli avvenimenti sono un po'telefonati e qualcosa avviene senza molta logica (difficile essere sottoscorta in quella maniera tanto rigida e poter andar via quando si vuole, come fa la Mendes, senza che il poliziotto di guardia intervenga), la mafia russa vive di stereotipi nei personaggi, ma il livello di gradimento non cala mai davvero in quanto la vicenda rimane interessante, e vogliamo capire i come e i perchè occulti, a tutti i costi.
Il tutto immerso in un'atmosfera plumbea, la fotografia dai colori smorti e la ricostruzione di venti anni fa (più difficile di quanto si pensi, con l'evoluzione tecnologica che galoppa ad ostacolare la correttezza temporale degli oggetti negli ambienti, niente cellulari, niente schermi piatti, si rivedono le vecchie care macchine da scrivere e i pc con floppy disk) adeguata. Meglio la recitazione di Phoenix che quella di Walhberg, qua è un po' defilato e con una parte meno caratterizzata di quella (ottima) eseguita con Scorsese.
In definitiva un film che glorifica la polizia e il suo coraggio, si fa vedere in maniera più che soddisfacente per l'intensità delle situazioni, con una coprotagonista femminile davvero da togliere il fiato (la scena iniziale del film parla da se), non esagera mai nelle situazioni roboanti da action movie che avrebbero rovinato tutto, tratteggia bene i caratteri ma che manca della solidità registica necessaria per fargli fare il salto di qualità, unita a una sceneggiatura che avrebbe dovuto essere più robusta con vere originali soluzioni che qui in fondo mancano. Ma questi Padroni della notte danno davvero un buon soggiorno in sala per l'affitto che paghiamo, il regista affinando man mano le sue capacità potrà anche riuscire al prossimo giro a darci qualcosa di completo e diverso e non solo più che soddisfacente, dato che qualche numero di base si è visto.
Bello poi rivedere Tony Musante anche se in una parte di contorno.
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