Autore |
LA NOIA di Damiano Damiani |
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 26-02-2008 17:31 |
|
Film del 1963 (l'anno di 8 e mezzo) tratto dal romanzo omonimo di Moravia del 1960 in realtà se ne distacca abbastanza nettamente nel finale.
Purtroppo il film soffre di questa indecisione se tradire totalmente il libro o restarne fedele, alla fine come Cecilia si concede a vari uomini (senza amarne veramente nessuno) così il regista si allontana dalla materia che narra, strizzando a volte l'occhio allo spettatore vojeur, a volte solleticando lo pseudo intellettuale con dialoghi fon troppo cerebrali (e un poco fuori posto in bocca a certi personaggi).
In questa alternanza narrativa, resta comunque qualche piccola cosa da ricordare: la scena della Spaak (giovanissima Lolita italiana a quei tempi) nuda sul letto e ricoperta di banconote e gli occhioni di Bette Davis che sprizzano fiele e risentimento verso il figlio degenere.
Canzone insopportabile di Rita Pavone che ritorna martellante per tutto il film
Attore protagonista (Horst Bucholtz) fuori parte
Preferisco Il giorno della Civetta.
_________________
Dopo di me il diluvio
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hegel77 il 26-02-2008 alle 17:33 ] |
|
roccomedia
Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 26-02-2008 20:58 |
|
E' il film più intimista di Damiano Damiani prima della svolta di impegno politico-sociale che arriverà con "Quien Sabe?" (il primo western che tratta il tema della "Rivoluzione" negli anni della Contestazione). Volutamente sciatto e svogliato, ha la sua forza soprattutto nella bellezza sfacciata e impudica di Catherine Spaak, già sfruttata abbondantemente ne "La voglia matta" di Salce, "I dolci inganni" di Lattuada e naturalmente ne "Il sorpasso" di Risi. Un cast comunque di prim'ordine: Bette Davis nel pieno della sua seconda giovinezza artistica, forse poco sfruttata e l'ex dei "Magnifici Sette" di Sturgess Horst Bucholz. |
|
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 26-02-2008 22:24 |
|
Sarà il film più intimista, ma mi sembra tra i meno riusciti di Damiano Damiani (di cui preferisco il cinema a denuncia sociale).
Sembra una imitazione un pò maldestra di certo cinema post esistenzialista.
La Spaak è comunque notevole e davvero provocante.
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
|
AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 26-02-2008 23:50 |
|
quote: In data 2008-02-26 20:58, roccomedia scrive:
E' il film più intimista di Damiano Damiani
|
Un film molto bello. Rivisto con grande piacere non molto tempo fa, a mio avviso ha più che degnamente superato la prova del tempo, pur con alcune comprensibili ingenuità (il "leitmotif" di Rita Pavone, del tutto funzionale alle atmosfere ed anche alle "espressioni" di certi affetti d'epoca, rappresentava allora, per il film, quel che rappresentano oggi le canzoni dei nostri giorni nel film dei nostri giorni, nè più, nè meno; sarà invecchiata quella, come invecchieranno queste).
Ho anche pensato: se ne girassero ancora di film così in Italia.
Fu un caso cinematografico di quegli anni '60 dell'italietta (felice ma già "corrotta".., soprattutto intellettualmente corrotta) del boom economico che, dopo le urgenze della guerra e dopoguerra, in cui si pensava più alla sopravvivenza, al pezzo di pane quotidiano, alle cose più pratiche, sempici ed "urgenti".., cominciava a (ri)scoprire - a pancia piena e con ben maggiori garanzie democratiche - la dimensione esistenzial(ista)e (giusto Hegel, se post o ante non saprei, ma ci sono dei buoni contenuti in linea con quella "filosofia", con tocchi di nouvelle vague), tutte le nevrosi, i tick, le frustrazioni, la NOIA, delle società industriali, nei dissidi che venivano dicotomicamente a crearsi tra le contrapposte esigenze di intellettualità e di "sensualità", dove in ultima analisi vince la forza primordiale del corpo e dell'istinto non sovrastrutturati come invece lo sono spesso la cultura e il sapere "borghesi". Ancora una volta il tema dell'anarchia (e) dell'eros che scardina(no) violentemente le false sicurezze e le arroganze di quel "potere" culturale, accusato di "colonizzare", corrompere la spontaneità e la poesia in quanto "nemici" del suo narcisistico ed autoreferenziale onanismo. E' un po' il tema del già citato Lolita, ma anche di Sunana di Bunuel.., dove una "puttana" piena di vita e di voglia di vivere in libertà e pienezza la propria sessualità, da lezioni di vita ai borghesi putrefatti. La sensualità selvaggia della Spak è davvero travolgente, qualcosa che non si è ripetuta spesso.., nel nostro cinema, fino ad oggi. Per questi motivi, ed altri su cui non mi soffermerò per farla breve, credo che La Noia sia un film fondamentale della nostra storia cinematografica, così ricco di invenzioni plastico-figurative e testuali, in cui c'è, e come la "denuncia sociale", con momenti in cui da' "scandalo".., anche se (non troppo) di riflesso, anche se tale aspetto non viene mai ostentato, imposto come accade con i film a tesi. La noia è un film molto toccante, offre diversi spunti di riflessione, ed ha un finale aperto, niente affatto consolatorio.
Ricordo che a suo tempo imperversò una polemica nata negli ambienti dei critici e degli intellettuali (quel che dicevo sopra.., interventi castranti, onanistici, a cui potremmo sicuramente dare torto) per il (solo) fatto che il film di Damiani non "rispettava" l'omonimo romanzo di Moravia. Aspetto a mio avviso di nessuna importanza, di per sè e a maggior ragione visto che il film è in grado di dire compiutamente ed autonomamente la sua, dove allo spettatore è dato "godere" e riflettere, che abbia letto o meno il libro dello scrittore scomparso.
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 26-02-2008 alle 23:58 ] |
|
AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 27-02-2008 00:19 |
|
Ho trovato qualcosa nel tubo
Questa sequenza, molto trasgressiva quando correva l'anno 1963
E quella famosa dei soldi
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
|
roccomedia
Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 27-02-2008 14:39 |
|
quote: In data 2008-02-26 23:50, AlZayd scrive:
Fu un caso cinematografico di quegli anni '60 dell'italietta (felice ma già "corrotta".., soprattutto intellettualmente corrotta) del boom economico che, dopo le urgenze della guerra e dopoguerra, in cui si pensava più alla sopravvivenza, al pezzo di pane quotidiano, alle cose più pratiche, sempici ed "urgenti".., cominciava a (ri)scoprire - a pancia piena e con ben maggiori garanzie democratiche - la dimensione esistenzial(ista)e (giusto Hegel, se post o ante non saprei, ma ci sono dei buoni contenuti in linea con quella "filosofia", con tocchi di nouvelle vague), tutte le nevrosi, i tick, le frustrazioni, la NOIA, delle società industriali,
|
In questo senso "La Noia" è quasi un manifesto del Post-Moderno, avanti di 20 anni rispetto alla generazione a cui appartiene. Riesce ad assestare le prime feroci critiche ad una classe sociale che nel pieno degli anni del "Miracolo economico" non poteva che essere incensita. In un certo qual modo è anche speculare a "Le mani sulla città" di Rosi, che si sofferma però sugli aspetti più manifesti e "pubblici" dei vizi borghesi mentre Damiani indaga una dimensione più intimista ed esistenziale alle radici dello "Spleen", dell'alienazione umana di fronte ai mali borghesi della società industriale.
Checchè se ne dica, penso sia uno dei suoi lavori migliori proprio per quella sua essenza così spuria e anarchica, un'opera assolutamente singolare nella filmografia del regista che vanta comunque grandi perle come il già citato "Il giorno della civetta" o "Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica". |
|
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 27-02-2008 20:11 |
|
Mi sembra una sopravvalutazione del film.
Addirittura avanti di 20 anni e precorritore del post moderno?
Mi sembra una visione molto parziale che esclude tutta una serie di altri autori di ben diversa caratura.
Anche perchè su questi temi i termini di paragone devono essere cercati con ben altre opere, ne cito due a caso:
La Dolce Vita di Fellini e L'Avventura di Antonioni (entrambi del 60 e quindi antecedenti a La Noia.
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
|
roccomedia
Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 27-02-2008 20:40 |
|
quote: In data 2008-02-27 20:11, Hegel77 scrive:
Mi sembra una sopravvalutazione del film.
Addirittura avanti di 20 anni e precorritore del post moderno?
Mi sembra una visione molto parziale che esclude tutta una serie di altri autori di ben diversa caratura.
Anche perchè su questi temi i termini di paragone devono essere cercati con ben altre opere, ne cito due a caso:
La Dolce Vita di Fellini e L'Avventura di Antonioni (entrambi del 60 e quindi antecedenti a La Noia.
|
Ma "La Noia" è figlia di "Un Dio Minore" (ma manco poi tanto...) è per questo mi ispira molto più simpatia dei capolavori dei grandi Maestri. |
|
AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 28-02-2008 17:45 |
|
quote: In data 2008-02-27 20:11, Hegel77 scrive:
Mi sembra una sopravvalutazione del film.
Addirittura avanti di 20 anni e precorritore del post moderno?
Mi sembra una visione molto parziale che esclude tutta una serie di altri autori di ben diversa caratura.
Anche perchè su questi temi i termini di paragone devono essere cercati con ben altre opere, ne cito due a caso:
La Dolce Vita di Fellini e L'Avventura di Antonioni (entrambi del 60 e quindi antecedenti a La Noia.
|
Oltre il caso specifico di cui trattasi, senza soffermarci sulle date, anno in più, anno in meno.., su chi è arrivato prima o dopo, vale il fatto che im mezzo ai grandi registi, o prima, o subito dopo, si sono sempre situati i meno grandi.., i quali, grazie al loro lavoro di scavo più sotterraneo e meno appariscente, o anche meno "visto", e non per questo meno inportante, hanno contribuito a che i grandi registi diventassero tali.
Ceto che l'Avventura di Antonioni è superiore alla Noia di Damiani, ma entrambi i film, il primo sul versante colto e più d'elite, l'altro su quello più popolare, più accessibile, hanno detto molto su ciò che allora (e forse ancora oggi) c'era da dire, ciascuno con la propria carica poetica e intellettuale, cifra stilistica che possiamo anche vivisezionare al microscopio dello studioso, ma che non calmerà certamente la sete di curosità, l'ammirazione e la graditudine, in entrambi i casi, dello spettatore.
No.., perchè altrimenti dovremmo metterci a smontare Visconti che con Ossessione "copia" Renoir arrivando dopo costui a girare quel film di un "certo" genere.., cosa che, lo sappiano bene, non corrisponde al vero.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
|
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 28-02-2008 18:48 |
|
Beh ma mentre Visconti con Ossessione ha creato un vero e proprio capolavoro, Damiani con La Noia ha tirato fuori un film discreto e niente più.
Il mio giudizio si riferisce all'individuare questo film come manifesto del post moderno e vent'anni avanti rispetto a tutto il resto.
Non sono d'accordo perche La Dolce Vita è quarant'anni avanti, così come Rocco e i suoi Fratelli o Il Deserto dei Tartari o i Pugni in Tasca o Salò o Prima della Rivoluzione e via dicendo.
Non è solo un discorso di relatività temporale , è soprattutto un discorso di qualità.
La Noia resta un film discreto, nemmeno troppo originale, ma definirlo un caposaldo del cinema post moderno mi fa seriamente dubitare sulla definizione di post moderno.
Che poi mi piacerebbe sapere che cosa intende Roccomedia per post moderno, perchè sinceramente non s'è capito.
_________________
Dopo di me il diluvio
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hegel77 il 28-02-2008 alle 18:49 ] |
|
AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 28-02-2008 19:42 |
|
Ci perdiamo spesso dietro le definizioni, le parole altrui, non rusciamo a capire le nostre istanze di spettatori, di fronte a un film in quanto tale e non in funzione del confronto obbligato e diretto con altre pellicole.
La Noia non è un capolavoro, ma, grazie a Dio, il cinema non vive di soli capolavori. E così le altre arti. |
|
roccomedia
Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 28-02-2008 20:23 |
|
quote: In data 2008-02-28 18:48, Hegel77 scrive:
Che poi mi piacerebbe sapere che cosa intende Roccomedia per post moderno, perchè sinceramente non s'è capito.
|
Il post-moderno è lo stadio sociale evolutivo che viene dopo la società industriale almeno secondo la definizione che ne da Talcott Parsons. |
|
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 28-02-2008 20:49 |
|
Ah io invece mi riferisco alla definizione di cinema post moderno che è naturalmente tutt'altra cosa.
Fra l'altro la definizione di cinema post moderno che potremmo fare partire alla fine degli anni 80 (con Lynch e i Coen) per passare attraverso Tarantino e degeneri fino a ritornare ai Coen di Non è paese per vecchi (vera summa del cinema postmoderno) è proprio l'antitesi de La Noia di Damiano Damiani.
Un cinema fatto di caos e di nulla, di citazioni e humor grottesco, di stravolgimento dei ruoli e di abbattimento di autorità, di rimescolamento di generi e di cinico nichilismo, di scoppi improvvisi di violenza in situazioni solo apparentemente idilliache.
Se proprio vogliamo parlare di manifesto del post moderno ante litteram, allora citerei il cinema di Marco Ferreri, non certo il cinema di Damiano Damiani (ma anche qui la definire è limitare).
E' vero che il cinema è fatto anche di film che non sono capolavori.
Ma è anche vero che sono i capolavori che lasciano il segno nella storia del cinema, come nella storia dell'arte.
E sono i grandi film che rendono il Cinema un pò più grande.
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
|
AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 02-03-2008 01:58 |
|
quote: In data 2008-02-28 20:49, Hegel77 scrive:
Ah io invece mi riferisco alla definizione di cinema post moderno che è naturalmente tutt'altra cosa.
Fra l'altro la definizione di cinema post moderno che potremmo fare partire alla fine degli anni 80 (con Lynch e i Coen) per passare attraverso Tarantino e degeneri fino a ritornare ai Coen di Non è paese per vecchi (vera summa del cinema postmoderno) è proprio l'antitesi de La Noia di Damiano Damiani.
Un cinema fatto di caos e di nulla, di citazioni e humor grottesco, di stravolgimento dei ruoli e di abbattimento di autorità, di rimescolamento di generi e di cinico nichilismo, di scoppi improvvisi di violenza in situazioni solo apparentemente idilliache.
Se proprio vogliamo parlare di manifesto del post moderno ante litteram, allora citerei il cinema di Marco Ferreri, non certo il cinema di Damiano Damiani (ma anche qui la definire è limitare).
E' vero che il cinema è fatto anche di film che non sono capolavori.
Ma è anche vero che sono i capolavori che lasciano il segno nella storia del cinema, come nella storia dell'arte.
E sono i grandi film che rendono il Cinema un pò più grande.
|
Ora però, a prescindere dalle definizioni, dalle etichette, anche i film minori, oramai "classici" (ma si potrebbe anche parlare del cinema dei (bei) tempi andati recuperando etichette tipo post moderno o meta... e qualcosa, a posteriori) hanno contribuito a fare, nel loro piccolo, pur con i loro limiti, la grande storia del cinema, spesso fungendo da "gregari" del grande cinema, come già detto nell'altro post. Per apprezzare questi film minori, che peraltro oggi fuggono le classificazioni e i paramentri valutativi semantico-critici che sono cambiati nel corso del tempo, tessere più o meno importante di un mosaico che prende forma da questi e dai capolavori, non serve a mio avviso mettersi a paragonare e misurare metro alla mano. Nessuno nega che Brahms al confronto fosse un gigante, ma non è che, nel suo piccolo, la musica di Grieg ci faccia schifo, tanto per fare un esempio. Credo che con questo approccio troppo analitico e speculativo, iper-strutturato - e col senno del poi, quando si tratta di film consegnati alla storia, quantunque tutt'altro che imbalsamati - tolga il piacere della visione, impedisca di cogliere e godere di tanti altri particoloari magari meno importanti rispettto alle geniali intuizioni di altre pellicole, però ugualmente significativi, importanti ai fini della creazione del linguaggio cinematografico. Questo senza voler negare a cesare ciò che è di cesare e a dio ciò che è di dio. |
|
Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 02-03-2008 14:12 |
|
A me il piacere della visione rimane comunque.
Ma è chiaro che ci sono film minori e film "minorati", sennò qualunque cosa va bene e si rischia di farsi piacere per forza qualunque porcheria.
Fatta questa premessa, non ho detto mai che il film La noia di Damiani sia una porcheria, anzi.
Ogni film, anche il più brutto, ha qualcosa che può renderlo unico, anche solo un'immagine, un movimento della mdp,un piano sequenza.
La Noia è un film discreto con dei momenti davvero molto interessanti (che ho già sottolineato) ma anche con degli squilibri abbastanza evidenti, abbastanza oggettivi e quindi indipendenti dalla mia distorsione soggettiva
Mi sembra abbastanza strano che si identifichi questo film come manifesto del cinema post moderno, quando ci sono altri autori (cito per tutti Ferreri) che sono stati davvero vent'anni avanti rispetto al proprio tempo.
Nessuno vuole appigliarsi alle definizioni e agli accademismi, ma se cominciamo a confondere certi termini, allora potremmo anche dire che "I bambini ci guardano" è l'emblema del cinema post moderno.
Capisco che lo spirito anarcoide si compiaccia nel criticare certi accademismi o certa critica pseudo intellettuale.
Per quanto mi riguarda ho sempre preso le distanze dalla infallibilità della critica ufficiale.
Ma non si può fare di tutte l'erbe un fascio e fare finta di non vedere il contesto e il panorama cinematografico che precede e sta attorno al film di Damiani.
Che rimane un film interessante ma niente più, fra l'altro lo stesso autore in una intervista non lo reputa tra le sue migliori cose, ma un'esperimento anche condizionato da esigenze produttive.
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
|
|