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Autore NOTTE E NEBBIA di Alain Resnais
Hegel77

Reg.: 20 Gen 2008
Messaggi: 298
Da: Roma (RM)
Inviato: 26-01-2008 23:15  
un documentario di soli trentadue minuti ma un condensato di mostruosità agghiaccianti che vanno oltre le nostre capacità di comprensione.
Le immagini a colori (con lente malinconiche carrellate) si alternano alle foto e ai filmini 'epoca girati dagli stessi ss.
Inguardabili quelle masse di corpi, di capelli, di ossa, di crani.
Incredibili gli strumenti di tortura e le sale operatorie artigianali.
Tutto programmata sin dalla metà degli ani trenta con lucida folle scientificità.
Il finale è un avvertimento: i nuovi carnefici potrebbero sederti accanto!
Grandissimo Resnais
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Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio

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Hegel77

Reg.: 20 Gen 2008
Messaggi: 298
Da: Roma (RM)
Inviato: 26-01-2008 23:58  
Vi riporto il bellissimo commento di Truffaut

"Partendo da documenti reali – brani d’attualità, foto, documenti d’archivio – e collegandoli con immagini filmate da lui lo scorso anno, Alain Resnais ci dà una lezione di storia, crudele ma meritata.
È quasi impossibile parlare di questo film con le parole della critica cinematografica. Non si tratta qui né di un documentario, né di una requisitoria, né di un poema, ma di una meditazione sul fenomeno più importante del XX° secolo. Nuit et brouillard tratta infatti del fenomeno concentrazionario con un tatto senza reticenze e un rigore pacato che ne fanno un’opera sublime e “incriticabile” per non dire indiscutibile. Tutta la forza di questo film a colori che si apre con immagini dell’erba rispuntata ai piedi delle torri di guardia, risiede in questo tono di una dolcezza terribile che hanno saputo trovare e conservare Alain Resnais e Jean Cayrol (che ha scritto il commento). Nuit et brouillard è precisamente una domanda che ci mette tutti in causa: non siamo forse tutti dei “deportatori”, non potremmo tutti diventarlo, per lo meno per complicità?
Il lavoro di Resnais, combinando un reportage a colori con documenti d’epoca in bianco e nero, è consistito nel depurarli della loro teatralità macabra, del loro orrido pittoresco al fine di obbligarci, noi spettatori, a reagire con il nostro cervello piuttosto
che con i nostri nervi. Dopo aver guardato questi strani prigionieri di trenta chili, comprendiamo che Nuit et brouillardè il contrario di quei film di cui si dice che ci si sente meglio dopo averli visti. Mentre la cinepresa di Alain Resnais scivola sull’erba rispuntata e “visita” i campi abbandonati, Jean Cayrol ci informa sul rituale concentrazionario e si interroga sordamente su “noi che fingiamo di credere che tutto questo sia di un solo tempo e di un solo paese e che non pensiamo di guardarci attorno, noi che non sentiamo più che si grida senza fine”.
Chilometri di pellicola sono impressionati ogni giorno negli studi di tutto il mondo: per una sera dobbiamo dimenticare la nostra qualità di critici o di spettatori. È l’uomo che noi siamo che è chiamato in causa, che deve aprire bene gli occhi e a sua volta interrogarsi. Nuit et brouillard cancella per qualche ora dalla nostra memoria tutti i film: bisogna vederlo, assolutamente.
Quando la luce si riaccende, non si ha il coraggio di applaudire, si resta senza voce davanti a questa opera, confusi dall’importanza e dalla necessità di questi mille metri di pellicola."
Da I film della mia vita, Milano, Edizioni CDE, 1975

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 27-01-2008 00:09  


stupendo. mi pare azzeccato il commento di truffaut sulla natura depurata da teatralità e pitoresco del film. Anche se il particolare tono individuato da Resnais per trattare la materia più intrattabile della storia contemporanea, è per certi versi un prolungamento della sua voce d'autore più pura; nell'offrirsi all'impegno morale del tema realizza un film perfettamente Resnaisiano: il rigore geometrico, l'attenzione ai luoghi e gli accumuli temporali (la terribile progressione che ci mette di fronte a orrori sempre maggiori). Almeno per quei pochi film che ho potuto vedere, ma ho rintracciato analogie soprattutto con altri documentari, in particolar modo Chant du Styrene e quello dedicato alla biblioteca di Parigi.


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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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