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Autore Encounters at the end of the world
ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2008 16:05  
Nuovi eroi spaziali vengono a popolare il catalogo herzoghiano di esploratori dei lembi estremi dell’universo. Questa volta siamo dislocati nelle lande desolate dell’Antartide, con, sotto i nostri piedi, cinque metri di ghiaccio e poi il mare di Ross brulicante di vita, negli stessi luoghi in cui la nave di Shackleton, quasi cento anni fa, venne fermata e poi stritolata dall’inesorabile mano del gigante ghiacciato. Con la stessa tecnica già vista in “The wild blue yonder” (il nuovo film inizia in immersione sub glaciale, proseguendolo idealmente), le immagini in bianco e nero del 1914 sono giustapposte, ironicamente, alle riprese attuali. Shackleton è ovviamente “fra l’anime più nere”: orgoglio imperiale e nazionalista, talento per lo spettacolo, spirito da recordman, l’esploratore inglese vale, agli occhi del tedesco, quanto i pazzoidi che vogliono essere i primi a saltellare sui trampoli a molla fino al polo sud o a fare la distanza più lunga mai percorsa con una bottiglia di latte sulla testa… Altra è l’umanità a cui Herzog ha deciso di dare voce e volto. Sono gli scienziati della base americana Antartica, anzitutto, ciascuno in marcia sul pack in una direzione diversa, alla ricerca di neutrini da catturare con palloni sonda guidati dagli spiriti delle native isole Hawaii; biologi che studiano le componenti del latte materno delle foche o seguono i movimenti dei pinguini nel panorama uniforme e smisurato. Quando un nuovo cromosoma è stato mappato, l’evento viene festeggiato dai genetisti della base con una sbrindellata jam session sul tetto della capanna – rifugio nel bel mezzo del nulla.
Le storie più interessanti sono però quelle dei contractors, i “salariati dell’assurdo” che guidano i pullman ed i trattori rompighiaccio nella città più a sud del mondo, saldano le tubature o coltivano pomodori all’interno delle serre antartiche. Cosa li ha portati lì, quali drammi personali o quale desiderio di assoluto li ha condotti tanto lontano dalle rotte più battute? E soprattutto, sono questi dei semplici deracinés, che, secondo la dimostrazione di geometria sferica fornita da uno di questi, a forza di allontanarsi dai propri simili, si sono ritrovati, tutti insieme, nel punto in cui i meridiani e i paralleli finiscono, o sono invece l’occhio e l’orecchio dell’universo, attraverso cui il cosmo diventa cosciente della propria perfezione, e senza i quali il dispiegarsi di tanta magnificenza sarebbe inutile? Ironico e rispettoso, con il suo inglese spigoloso, l’Herzog narratore non cerca risposte definitive che spieghino compiutamente i mondi altrui. Alcuni personaggi si dilungano compiaciuti su traversie familiari o spirituali; altre volte il tragico mistero appare troppo doloroso per essere raccontato, lo spettatore lo deve intuire dal contenuto dell’inseparabile zaino di uno degli abitatori della città: venti chili di tendina, sacco a pelo, pagaia smontabile (e la canoa? una grossa busta di nylon da gonfiare con la bocca) e vari altri kit che dovrebbero assicurare la salvezza non si sa bene in quale cataclisma prossimo venturo.
Eloquenti anche più dei discorsi, le riprese (di macchine, di uomini, di lisergici fondali subacquei, di silhouettes che si addentrano nel camino di un vulcano). Combinate con le ricercate musiche religiose, toccano il cuore e fanno correre brividi di piacere lungo la spina dorsale. Fra i pezzi migliori, l’incontro in campo lungo del pinguino disorientato con lo studioso, la carrellata in avanti nel corridoio cavernoso del cargo addormentato con cui si apre il film e la “battaglia spaziale” nel canyon sottomarino, dove i crostacei guizzano come intercettori dell’Impero Galattico nel blu siderale. Molto pregnante, infine, l’addestramento alla sopravvivenza dei nuovi arrivati, obbligati ad orientarsi muovendosi in una cordata ubriaca, con volti d’occasione disegnati sui contenitori che ricoprono le loro teste (“potrà un cieco guidarne un altro o cadranno insieme nel fosso?”): metafore di una umanità inquieta, febbricitante, alla ricerca della visione salvatrice (o forse già bruciati da questa).

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"Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?"

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Hias84

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 1262
Da: Serravalle Pistoiese (PT)
Inviato: 22-01-2008 16:08  
Immagino che tu abbia avuto la fortuna di assistere all'anteprima a Torino... quanto ti invidio!!!!
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Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta... (F.W.Nietzsche)

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