FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - Cous Cous
  Indice Forum | Registrazione | Modifica profilo e preferenze | Messaggi privati | FAQ | Regolamento | Cerca     |  Entra 

FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > Cous Cous   
Autore Cous Cous
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 21-01-2008 00:57  
Trama: Marsiglia. Slimane è un operaio portuale che perde il lavoro dopo 35 anni di onorato servizio. Diviso dalla sua numerosa famiglia da un divorzio, ora vive con una locandiera e la sua amorevole figlia Rym che lo adora nonostante non sia il suo genitore biologico. In preda a mille dubbi e sostenuto da Rym, Slimane non trova niente di meglio che organizzare il restauro di un peschereccio in disuso per adibirlo a ristorante viaggiante, dove il piatto principale è il cous cous che l'ex moglie Souad sa così ben cucinare. Con uno sforzo tremendo per affrontare le spese e le difficoltà burocratiche, l'anziano lavorante riesce a organizzare il tutto per la grande serata di apertura di prova coinvolgendo i figli tutti, ma purtroppo ...



Commento: Dopo gli ottimi Tutta colpa di Voltaire e La schivata il regista d’origine maghrebina Abdel Kechiche torna a raccontare il cinema che gli piace di più, cioè quello di esposizione etnica. La storia drammatica del sessantunenne Slimane (interpretato da Habib Boufares, trovato nei provini direttamente nei porti) si snoda su più fronti:dopo essere stato licenziato per non volersi adeguare alla flessibilità del lavoro, deve affrontare da padre divorziato anche i problemi che i suoi numerosi figli hanno, e nel contempo relazionarsi con la nuova compagna, sorretto solo dall'affetto sincero della figliastra Rym (interpretata magistralmente da Hafsia Herzi, che senza le esagerazioni dette dal regista nei paragoni con la Magnani, concede una prova davvero valida in intensità e partecipazione, sono sicuro che la rivedremo molto presto sugli schermi dopo essersi fatta notare in questo ruolo). L'unica soluzione che gli viene disperatamente in mente è quella di aprire una attività gastronomica a bordo di un peschereccio rimesso in uso stile ristorante. Ovviamente i troppi soldi che necessitano e le difficoltà burocratiche sembrano poter fermare il suo sogno, ma la bontà del cous cous cucinato tanto bene può fare miracoli.
Kechiche si concentra a creare uno spaccato di società musulmana ormai radicata all'interno della Francia, coinvolgendo come protagonisti attori di questa etnia che bianchi puri francesi che appaiono come contorno e più che altro per lanciare frasi salaci infastiditi dalla troppa emigrazione ("fa entrare il lupo nel pollaio e non riuscirai più a farlo uscire") e per mettere i bastoni tra le ruote al progetto del disperato Slimane con cavilli burocratici di ogni tipo (mentre tra l'altro uno dei figli dell'ex operaio copula con la moglie del futuro possibile sindaco).
Quello che impressiona di questo buonissimo lavoro è l'esposizione intensa delle emozioni che vengono a galla durante le varie fasi, dove il regista concentra lunghi comparti parlati che servono mettere in pentola quello che bollirà poi.
Vediamo l'ex famiglia numerosissima di Slimane vivere senza una vera unità e non sapendo bene come gestire le difficoltà, con la madre Souad (Bouraouia Marzouk) che per accomodare le cose si accontenta di riempire le pance evitando accuratamente di affrontare le cose ("non c'è nulla che un buon cous cous non possa accomodare").
Di contro a questa numerosa progenie in crisi di vario tipo (tra cui tradimenti e superstizioni) poco risoluta, abbiamo il micronucleo del padre che si è accasato con una donna nuova e sua figlia che si sono fatte da sole un piccolo alberghetto, gente decisa quindi ad affrontare le cose e non a lasciarle perdere (come sottolinea l'intenso dialogo tra Rym e la madre alla finestra). Slimane di fatto sembra voler lasciar parlare tutti senza mai curarsi di nulla in una sequela di espressioni assenti (nella fase finale una violenta, intensissima crisi di pianto non trova da parte sua il minimo pronunciare di parola ma rimane solo una sofferenza interna) badando a lavorare tutto il giorno per ultimare il suo progetto.
La cosa incredibile di questo film (ricordiamo premiato con il premio del pubblico e della critica a Venezia, una sorta di consolazione e scusa della giuria per aver scelto il più conosciuto e artistico Ang Lee) è come dalle piccole cose se ne traggano scene di un pathos tremendo, ci mettono in ansia per vedere come si svolge il tutto, e perchè il protagonista deve affrontare un destino tanto difficile, lui uomo retto e probo lavoratore instancabile.
Era tanto che un dramma familiare non sfociava in maniera tanto emozionale, con punte di coinvolgimento totali, come nella lunghissima scena della megacena sul battello. Per tutto il film siamo ad attendere che il destino faccia giustizia dei mali e conceda un po' di respiro, invece implacabile la soluzione non arriva mai, assommando guai su guai, come se ci fosse un dettame detto da entità superiore che il troppo orgoglioso affrontare il fato inevitabile invece di accomodarlo deve essere considerato superbia da punire (come il discorso al bar degli amici vorrebbe mostrare in maniera occulta). Il clima generale comunque è quello del mostrare la famiglia in maniera genuina e ruvida attraverso la consumazione del cibo con mani sporche (concetto ed assorbimento di sensazione aiutato anche dalle riprese non propriamente perfette volutamente in continuo movimento per cercare a turno colui che parla), per rendere il lavoro completo come se fosse anche esso prodotto dagli sforzi di un volgo radicato in un paese straniero e che deve ancora ben conformarsi alle sue abitudini. Attorno al personaggio centrale di Slimane si muovono i destini e le coscienze di tutti, l'unico capace di riunire sotto una unica bandiera persone che convivono in maniera difficile, peccato che solo Rym sappia capire la lezione di testardaggine del patrigno e si muova decisionista per risolvere la situazione diventata insostenibile del destino del ristorante galleggiante.
Ci sono segni ed iconografie ben precise in questo lavoro, il canarino che una volta cantava e ora non lo fa più (l'immigrato che perde la sua identità nazionalpopolare), la pancia piena con cui si dorme bene e sicuri, la poca voglia di non stare più zitti della moglie continuamente tradita (quale non vi diciamo, ma è il sinonimo di non accettare più i torti per il quieto vivere), per finire con una danza del ventre (scena a dir poco strepitosa) di una pancia ben tonda che si è nutrita a dovere ma non per questo non agisce.
Ci sono punti del montaggio (nel finale sopratutto) davvero preziosi, che evidenziano in maniera perfetta le varie situazioni e le contraddizioni di cosa sta succedendo ai personaggi, impreziosendo ancora il tutto.
Kechiche dedica questo film al padre deceduto prima delle riprese (e che doveva fare lui Slimane) come si legge nella didascalia finale, omaggiando un ciclo di vita davvero perfetto che si conclude con un finale per nulla consolatore ma altamente significativo.
In definitiva un lavoro davvero ottimo, un film significativo, appassionante, che sfonda il concetto di base etnico per mostrare emozioni forti in maniera grandiosa, scegliendo scene semplici e nude, forse ancora più emozionanti perchè fuori di pelle come dei fili elettrici scoperti. E scopriamo che quando non arriva più energia dobbiamo cercarla nei modi e nei posti più impensati senza mai cedere.
Non fatevi spaventare dalla durata del film (151 minuti), questo cous cous è dannatamente buono e pieno di sapore non solo per lo stomaco ma sopratutto per il nostro intelletto troppe volte violentato da prodotti di cinema insipidi, e dato che è qualche settimana che stiamo mangiando bene con alcuni film davvero notevoli (non italiani purtroppo) non perdiamo l'abitudine al buono e fagocitiamocelo senza neppure pensarci.

_________________
non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

  Visualizza il profilo di kubrickfan  Invia un messaggio privato a kubrickfan    Rispondi riportando il messaggio originario
  
0.004924 seconds.






© 1999-2020 FilmUP.com S.r.l. Tutti i diritti riservati
FilmUP.com S.r.l. non è responsabile ad alcun titolo dei contenuti dei siti linkati, pubblicati o recensiti.
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Cagliari n.30 del 12/09/2001.
Le nostre Newsletter
Seguici su: