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Il Volto (1958) di Ingmar Bergman |
quentin84
Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 17-12-2007 20:14 |
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Metà Ottocento. La compagnia "medico-ipnotica" guidata dal misterioso e muto (ma sarà vero?) Albert Vogler (Max Von Sydow) è costretta ad offrire uno spettacolo di magia privato davanti ad una piccola platea di rappresentanti dell'ordine costituito: l'arcigno capo della polizia, il console e l'inquieta moglie, e sopratutto il dottor Vergerus, un freddo medico razionalista che detesta "l'inesplicabile" rappresentato da Vogler e vuole a tutti i costi smascherare i suoi trucchi, ma finirà per restarne vittima...
Realtà e illusione. Vero e falso, la maschera e il volto, la maschera teatrale di Vogler, la maschera razionalista di Vergerus destinata, sia pur per breve tempo, a cadere. In questo film nessuno è quel che dice di essere a partire da Aman, il giovane assistente di Vogler che si rivela ben presto essere in realtà sua moglie (bellissima Ingrid Thulin!).
Credo che questo sia un film sulla potenza dell'arte e la sua illusione destinata a scontrarsi con le convenzioni sociali, a scuoterle mostrandone la falsità (irresistibile l'ipnosi alla moglie del capo della polizia!).
Come ne Il Settimo Sigillo non mancano momenti ilari e c'è posto anche per l'amore tra Simson e la cameriera Sara, ma, nonostante il lieto fine, aleggia sempre la presenza della morte (il suicidio di Antosson) e l'insensatezza del vivere, il silenzio di Dio (indicativo il personaggio dell'attore ubriaco).
Insomma ho l'impressione che la parola chiave di questo film sia "illusione", quella dell' arte e quella, più dolorosa, del vivere.
La fotografia è estremamente suggestiva nel dosare la luce e l'ombra (chiare le influenze espressioniste) e moltissime sequenze sono idimenticabili: una per tutte l'inquietante sequenza in cui Vergerus è tormentato dal "fantasma", una sequenza di grande tensione giocata sulle atmosfere cupe (le luci, la colonna sonora) e anche (ovviamente!) i movimenti di macchina e il montaggio, insomma tutto concorre pefettamente a generare paura.
Molto significativi i primi piani degli attori, i loro volti, il loro mistero e la loro verità non possono non restare impressi nella memoria.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 17-12-2007 alle 20:32 ] |
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Jourdain
Reg.: 21 Set 2007 Messaggi: 179 Da: Vignate (MI)
| Inviato: 18-12-2007 15:32 |
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Ecco: la fragilità dell'uomo, che deve tenersi distante in ogni modo da ciò che non comprende, da ciò che non riesce a spiegarsi. Un tempo c'era la religione e Dio rappresentava ciò che si distanzia dal'uomo e che comunque è positivo ed innoquo, se ascoltato e venerato. Poi c'è la magia, il teatro: giunti nell'epoca della diffidenza nei confronti della religione, ecco che ciò che non si comprendre deve essere chiamato illusione, gioco di prestigio, magia o spettacolo teatrale. L'uomo ha bisogno della logica e dei nessi razionali. L'uomo non riesce a convivere con l'aspetto misterioso e sovrasensibile che c'è in lui. L'uomo non riesce a convivere con ciò che lo rende umano, con ciò che lo differenzia dall'essere un semplice meccanismo. Così, ciò che fa paura, viene messo a distanza, viene allontanato e visto come spettacolo, facendoci persino dell'ironia. Ma questo fantasma tenebroso, "quest'incomprensibile" ritorna, esso è impossibile da allontanare in quanto esiste in ogni uomo. C'è chi riesce a conviverci e chi no: il pericolo è che, se ci si abitua a chiudersi nella stanza della sola ragione, e d'un tratto si decide di guardare "il volto dell'incomprensibile", c'è il rischio d'impazzire e di vederlo come mostruoso, quando probabilmente è semplicemente umano.
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Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-02-2008 23:06 |
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un film che ha diversi livelli di lettura
l primo livello è rappresentato dalla impossibilità a ricavare la Verità che assume sempre maschere cangianti
L'unica verità sembra essere la Morte, che dipinge sul viso una maschera orrenda e non mutante.
Alla morte si contrappone L'amore, anche se a volte assume il tono della farsa grottesca.
L'altro livello di lettura è l'illusione della messa in scena, quindi la totale falsità della macchina dei sogni (la lanterna magica), ovvero il cinema, che diventa tout court una sorta di rappresentazione della "morte al lavoro" (con tutti i trucchi e i mascheramenti)
Le forze di potere sociale razionali (il medico, il capo della polizia) tendono a schiacciare le forze eversive della immaginazione.
Ma basta un editto del Re, a capovolgere la situazione.
La spiritualità non religiosa di Bergman qui sembra trovare un piccolo barlume di speranza nel riconoscimento ufficiale di un arte molto vicina alla magia.
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Dopo di me il diluvio
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hegel77 il 24-02-2008 alle 23:09 ] |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 24-02-2008 23:26 |
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Questo film ha alcuni importanti punti di contatto con Il Rito, sempre di Bergman, che ho rivisto recentemente.
Il Volto vorrei rivederlo (ho ancora il DVD incellofanato) prima lasciare un commento.
La volo, in entambi i film c'è la stessa idea "provocatoria", la contrapposizione tra la forza demoralizzatrice ed eversiva dell'arte che mette in crisi, "scandalizza" il castelletto delle false etiche e false morali della vita, le sue "autorità costituite", la prosaicità dei valori, l'assenza di immaginazione.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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