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Autore Seta
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 27-10-2007 11:28  
Hervè, militare di carriera, torna in licenza al suo paese e sposa la splendida Helene: abbandonate le armi, inizia a lavorare per il proprietario di tre filiere - che commercia in seta - per conto del quale inizia lunghi viaggi in cerca delle migliori uova di bachi. Nelle sue peregrinazioni arriva fino in Giappone, dove si invaghisce, corrisposto, della donna di un capo villaggio; comincerà così un impossibile triangolo amoroso, che logorerà i tre protagonisti fino alle conseguenze più impensabili...
La chiave di lettura del film di Girard sta nel titolo: la seta. Proprio a quella sensazione visiva, tattile e quasi temporale tende l'autore, in una ricerca minuziosa e perfezionista che fa di Seta una pellicola dai tempi rarefatti, soffusi, rallentati; scelta stilistica audace, che non è sostenuta da una sostanza adeguata a riempire un contenitore così pomposo e magniloquente.
Tratto da un’inconcludente storia di Baricco, il film non ha molto da dire, ma lo dice con un incredibile sforzo di mezzi e un’altrettanto inutile dilatazione dei tempi: si assiste così a un opera vuota, pomposa, che porta lo spettatore a spasso fra inutili silenzi intervallati da un abuso della voce fuori campo. Eppure l'idea di fondo è interessante perché - in un’epoca in cui la globalizzazione era un lontano miraggio - il concetto di un amore a distanze siderali, alimentato solo dal ricordo e da una segreta passione che brucia nel fondo del cuore, ha senza dubbio molto fascino. Ma lo spunto iniziale non viene suffragato da un’intelaiatura sufficiente a strutturare una storia, a farla poggiare su basi minimamente solide; tutto rimane sul piano delle idee, su un’eterea associazione di immagini e suoni già di per sé inconcludenti, che subiscono anche le scelte estetiche della messa in scena che, come già detto, tende a rallentare i tempi e a sfumare i colori della fotografia.
Così Seta risulta semplicemente un film noioso, autocompiaciuto, che ha poco da dire, ma che ha bisogno di due lunghissime ore per dirlo. Non aiuta nemmeno un Pitt che recita sottotono, quasi sempre sottovoce, bilanciato a malapena da Alfred Molina, in un ingrato ruolo di contorno: tutto lo scalpore generatosi attorno a questo film, provocato quasi esclusivamente dalla derivazione letteraria “baricchiana”, a conti fatti pare ingiustificato.


già pubblicata qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 27-10-2007 18:27  
Trama :1861. La stagione dei bachi da seta in un paese della Francia è decisamente difficile e compromessa, le uova sono malate e le larve deboli appena nascono e poi muoiono prima di poter fare i preziosi bozzoli da poter filare. Per cercare di risolvere il problema e salvare l’economia della filanda il giovane Hervé Joncour si allontana dalla amata Helen e si reca con un lungo e tortuoso viaggio nelle lontane lande del Giappone dove vi sono le migliori uova di bachi da seta. Ma l’arrivo nel paese orientale gli farà incontrare una giovane e misteriosa donna che gli rapirà cuore ed emozioni mettendolo in crisi …

Commento: Dal libro di Baricco, Franceus Giraud (autore di Il violino Rosso) dirige con mano delicata questo melodramma sospeso tra Francia e Giappone, giocando tutto sul respiro emotivo di un grande amore totale apparentemente inattaccabile ( i due coniugi sono interpretati da Keira Knightley e Michael Pitt) che invece viene messo in discussione dalla ricerca del misterioso e dell’esotico inaspettato. Film praticamente privo di azione, quasi camerale anche nelle scene aperte tanto tutto è privo di vera violenza visiva nelle reazioni e nelle constatazioni delle difficoltà, girato con ricercatezza delle immagini più che nella voglia di rendere il racconto meno lineare. Di fatto la storia è semplicissima, non si ingarbuglia o si complica mai, e lascia che siano le situazioni paesaggistiche di un Giappone retrò lontano dalla industrializzazione di oggi, e i giardini della casa di Helen, a farla da padrone, qualcosa di più di una cornice, ma quasi una scrittura visiva che ci fa capire come mai il giovane (e paradossalmente innamoratissimo) Hervé Joncour si perda per inseguire un sogno impossibile.
Film di questo tipo, autentiche palestre di sperimentazione visiva cercando il valore nelle immagini piuttosto che nella movimentazione delle storie, hanno ovviamente una caratteristica di lenta evoluzione, con lunghi pensieri, immagini fisse con i protagonisti quasi immobili, voci fuori campo che ci guidano nel raccontare il dolore e il disagio dello spirito interno e mai quello visibile ed esterno. Lo spettacolo, o meglio l’illustrato contemplativo, è davvero di prima scelta, con le scelte della nebbia (che si dirada quando arriva l’ancella del nuovo orizzonte spirituale amoroso) che offusca la mente e quelle stupende dei giardini prima incolti e poi rigogliosi che staziano a nuova vita non solo la coppia ma anche la loro esistenza emotiva di singoli, senza essere comunque mai pesante oppure criptico.
In paragone ad un budget non proprio faraonico, il film è contrariamente a quanto si potrebbe pensare a seguito dell’ambientazione e delle logiche di racconto, sfarzoso oppure scintillante. In linea con i suoi toni smorzati di racconto, i costumi sono pochi, anche se validi e crdibili, le scenografie prive di interni riccamente decorati (se si esclude il locale di madame Blance e il suo appartamento che comuqnue si vedono solo di sbircio) e anche le persone di contorno sono semplicemente agghindate.
Complimenti davvero alla Knightley di ricercare dei personaggi tanto scomodi e di codifica non proprio immediata da parte del grande pubblico (e con Espiazione e questo dimostra di dare corpo , oltretutto in questo caso in maniera defilata e quasi passiva, nella trama lei in fondo è solo la vittima che non reagisce neppure inconsapevole di tutto, a donne di un tempo andato in maniera affascinante), mentre Michael Pitt (che ha lavorato in The Dreamers con Bertolucci) risulta essere un credibile amante contrastato eroso dai suoi viaggi e i suoi segreti, che gli fanno del male nonostante siano difesi e ricercati con pervicace resistenza (erosione che si vede visivamente e iconoclasticamente mostrata con la barba incolta al ritorno dai suoi viaggi, tagliata alla partenza e lunga all'arrivo).
Il messaggio che ci viene proposto da questa Seta lentamente sfilata è chiaro, semplice ed univoco : non è la ricchezza dei soldi che ci porta la felicità, quanto più il mistero di trovare nel corpo che incarna i nostri desideri reconditi di completezza e purezza il vero nostro io. E la cosa bella è che non serve andare in capo al mondo per trovarlo ma basta guardarsi poco lontano se non accanto. Meditando su questo la lunga inquadratura finale sui giardini con la voce fuori campo ci indica la strada giusta, di chi vuole essere felici accanto a noi e che può capirci. (“Quella donna è lei” dice nel film Michael Pitt all’apice della sua consapevolezza)
A questo film si potrà imputare che manca di cercare qualcosa di più oltre a un racconto così lineare, di dover variare ritmi e situazioni invece di rimanere statico e qualche volta ripetitivo, ma come nei vecchi racconti dell’amor cortese non possiamo certo negare che il ribadire vuol essere un ossequiare il proprio amore infinito per rendere definitiva la cosa, anche se certe volte si crede di omaggiare di attenzioni qualcun altro e invece in fondo si ripete lo stesso monologo verso colei.
E se lo si fa con immagini tanto esplicative che molte volte sono prive di parola, ben vengano lavori così lontani dalla logica distributiva.
Gradevole presenza di Alfred Molina nella parte dell'allevatore di bachi e proprietario delle filande.
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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 31-10-2007 14:45  
Io aspetto "Setola"...
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