kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 22-08-2007 19:52 |
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non sono d'accordo con la critica iniziale così distruttiva, tensione decente nel centro e inizio e finale così così...
Trama: un gruppo di amici si ritrova cinque anni dopo il loro ultimo incontro a fare una gita in mare con uno yacht di lusso di proprietà di uno di loro. Saliti sulla barca con uan giornata meravigliosa di sole, il mare calmo li convince a fare un bagno ristoratore, se non che un terribile incosciente azzardo li catapulta in una situazione terribile...
Commento: una volta tanto la distribuzione italiana ha azzeccato un titolo, abbandonando ogni collegamento, come invece recita il tittolo originale, come sequel diretto (di fatto in questo film inesistente, i personaggi e le situazioni sono del tutti diversi) con Open water del 2003 realizzato da Chris Kentis. Rispetto a questa pellicola, di sicuro però ispiratoria, Hans Horn (opera prima) utilizza un sistema di regia più sicuro e meno artigianale, dove la ripresa è stabile e non si ha quell'effetto mal di mare che c'era nel lavoro sopracitato, aumenta il numero dei protagonisti in balia dei flutti da due a sette (compresa una bimba), e differenza sostanziale, la salvezza è beffardamente irraggiungibile ma davanti agli occhi, a pochi metri, invece di essere lontana come nel lavoro di Kentis. La produzione recluta sei ardimentosi e muscolosi attori, tre donne e tre uomini, (che in pratica per tutto il film stanno a mollo e nuotano incessantemente per stare a galla cercando una soluzione al terribile problema) e senza perdersi in chiacchere, dopo un piccolo prologo con pellicola rovinata e immagini girate con una vecchia cinepresa, che ci permette di conoscere gli inevitabili antefatti e piccoli screzi del gruppo di amici, catapulta lo spettatore in un autentico incubo di ansia e di pathos per la sorte dei protagonisti. La difficoltà di un film di questo tipo, che praticamente vive in 15 metri di inquadratura sempre uguale senza spostarsi, (barca e zona del mare) è di trovare delle soluzioni diverse per non annoiare lo spettatore, cosa resa ancora più complicata dal fatto che i sei in mare non hanno praticamente nulla in fatto di attrezzatura. Open Water finiva per girare su se stesso annoiando, questo invece riesce a creare una suspance incredibile, una sorta di impotenza che i muscoli e il coraggio sembrano non poter vincere nella quale lo spettatore si riesce ad immergere (scusate il gioco di parole) in pieno, chiedendosi continuamente come potranno uscire da una situazione tale dato che sembra assolutamente senza via d'uscita. In mezzo all'alternare di goffi tentativi per la salvezza a scaramucce verbali di persone sempre più sfiduciate, il regista si concede di fare anche delle ottime riprese subacque, con colori vividi e in prospettive (da sopra e sotto il mare) sempre diverse. Alcuni punti della sceneggiatura non sono poi validissimi, la causa scatenante di tutto sembra davvero una imprudenza assurda (il film è liberamente ispirato a una storia vera, come Open water, ma è diffiicle da credere che sia successo quello che vediamo), e nel finale il primo pensiero che ci viene è "Come hanno fatto a non pensarci prima?", ma quello che avviene nel resto dello scorrere della pellicola è assolutamente coinvolgente, mette uno stato di ansia particolare aiutato dall'immensità vuota dell'oceano che rende il tutto opprimente e minaccioso. E nel finale ci godiamo anche una bella ripresa notturna durante un forte temporale realizzata davvero bene. In definitiva un film non originalissimo, che non necessita per sua costituzione logica delle recitazioni complesse, ma che in questo agosto desolato di film decenti si segnala come una buona alternativa alle pellicole magari più sfavillanti ma povere di veri meriti, brillando per valore di coinvolgimento pur in una semplicità di base.
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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