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Autore L'uomo medio + medio
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 22-07-2007 10:49  
Se la distribuzione italiana, storpiando incredibilmente i titoli dei film, riesce a provocare involontarie risate piuttosto che un'attonita perplessità, vuol dire che qualcosa nella localizzazione è andata veramente storta. Il materiale messo a disposizione per la stampa, infatti, reca come frontespizio la locandina del film, sulla quale è stampigliato per bene il titolo italico dell'ultima opera di Pierre-Paul Renders, L'uomo medio + medio, che non vuole fare il verso all'ormai celeberrimo Scemo e più Scemo (o forse sì?), ma che alluderebbe ad un uomo, il protagonista del film per l'appunto, che dovrebbe incarnare l'interprete delle abitudini, dei gusti e dei pensieri della popolazione intera. Ma, sfogliando le pagine dello stesso plico, ci si imbatte in un'intervista allo stesso regista, che inizia testualmente così:
Domanda: "Come ha avuto l'idea di raccontare la storia di un francese medio?"
Risposta: "Aspetti un momento: Jalil (questo il nome del protagonista n.d.r.) non è affatto un francese medio, anzi direi che è esattamente l'opposto…"
E via discorrendo.
Ora, oltre che per la disorganicità, il titolo si rileva fuorviante anche rispetto alla fruizione di un prodotto che vuole mettere all'indice la miopia delle indagini di mercato, attraverso un 'catalizzatore' umano di tutte quelle che sarebbero le tendenze di costume e di consumo della popolazione, il più medio tra tutti gli uomini medi, ovviamente.
Ma, come giustamente fa notare il regista, non si fanno i conti con il fattore umano considerato, che manderà all'aria aspettative e ricerche, pronto a riaffermare, in modi bizzarri, la propria autonomia e la propria singolarità.
Il soggetto che Renders mette in scena ha sicuramente un certo suo fascino, che disperde tutto il proprio potenziale lungo la storia. L'effetto sorpresa di un personaggio così particolare si stempera dopo poco, e non perfettamente congegnati sono i meccanismi che si susseguono, dalla descrizione della semplice routine quotidiana (una sorta di grande fratello ad personam), agli sviluppi imprevedibili dell'ultima parte della pellicola.
Così L'uomo medio + medio, si rivela alla lunga un film piatto e faticoso, che non sfrutta appieno tutte le proprie potenzialità, condizionato da un ritmo soporifero e da tanti buoni spunti lasciati inesorabilemte cadere.

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 28-07-2007 15:33  
Trama: Jalil, considerato l'uomo medio per eccellenza, viene usato come una sorta di cavia del gusto popolare da degli studiosi di marketing che lo osservano tutto il giorno di nascosto con delle microcamere. Jalil sceglie un tipo di cibo e quello viene messo in commercio, Jalil sceglie delle scarpe e quelle vengono messe in commercio e via dicendo. Si arriva addirittura a costruirgli una fidanzata ad hoc per poter avere il suo gusto rispetto agli oggetti prettamente femminili. Ma un giorno tutto questo potrebbe saltare perchè addirittura i suoi gusti che rappresentano l'uomo medio vorebbero essere usati per costruire la carriera presidenziale di un politico ...

Commento: questa nuova commedia francese diretta da Pierre-Paul Renders (suo l'interessante Thomas in love) esce dai canoni della commedia degli equivoci per entrare nella derivazione del film regolato stile Grande Fratello e con un antesignano molto famoso nella idea di base come The Truman Show. La vicenda di Jalil (Khalid Maadour, che ha fatto solo una parte in un film del 2005, Marock) si muove su binari decisamente (almeno nella parte iniziale) coinvolgenti, presentando un timido maestro di scuola infantile usato e manovrato a loro piacere da degli affaristi senza scrupoli, ma purtroppo dimostra un fiato tremendamente corto e che non riesce a svilupparsi bene per chiudere in maniera convincente l'arco narrativo.
Il film produce una vicenda decisamente becera in cui si viene manovrati (e la sensazione di poter essere nello stesso pericolo è decisamente brutta per noi spettatori portandoci al coinvolgimento che si diceva prima) per raggiungere degli obbiettivi, mostrando il pericolo di dimenticare le libertà di base dell'individuo e incanalando le sue scelte con un ventaglio di possibilià restrittive (addirittura influenzandone la psiche con la pubblicità che vede solo lui in tv), venando così la commedia in una sorta di amara riflessione. Anche il personaggio della fidanzata costruita non è affatto male (la interpreta l'affascinante Caroline Dhavernas che ha fatto recentemente The breach-l'infiltrato), ma dopo che il film vira verso una nuova direzione ogni fascino si sgonfia, ci sono discutibili scelte di sceneggiatura nel far diventare la vittima prima buona e indifesa (al limite della ingenua stupidità quasi stucchevole) una sorta di palinsesto vendicativo del passato, cercando di arrivare a una soluzione che non fosse scontata e poco credibile, ma purtroppo il bersaglio fallisce e ci troviamo nelle mani un film incompleto, che dopo un assunto di base ben mostrato anche visivamente (fenomenali i momenti iniziali e gli interludi con le percentuali scritte sullo schermo) porta il suo messaggio come una sorta di "ci abbiamo provato ma dopo l'idea di base non sapevamo come concludere".
Di fatto un opera monca, che ha troppe derivazioni ispiratorie da altri film e che pecca di mancanza di fantasia in troppi punti (le scene nell'albergo per ultraricchi sono stereotipi appesantenti e non arricchenti).
Non la cosa più brutta tra le tante cose brutte di questi tempi, peccato che con un pizzico di coraggio in più avrebbe potuto rendere il suo messaggio molto meno innocuo.
Da consigliare per spunto e non conclusione di riflessione dato che si ferma a metà, non cercate risate liberatorie perchè qui si ride amaro, andateci anche per evitare prodotti del tutto privo di qualsiasi merito che invece questa novella dell'uomo qualunque ma tanto importante quanto lui non lo sa, possiede.
Nel cast presente un simpatico caratterista delle commedie francese, che fa la parte del presidente possibile futuro privo di scrupoli, come Thierry Lhermitte (La cena dei cretini)

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