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Le vite degli altri di Florian Henckel Von Donnersmarck |
gatsby
Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 03-04-2007 22:52 |
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Riscrivo qui quanto già riportato qui sul blog e su filmup su questo film.
Da ormai qualche anno la Germania sta facendo i conti col proprio passato attraverso il cinema: "Goodbye Lenin" , "La rosa bianca - Sophie Scholl", "La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler" e ora "Le vite degli altri", premiato oltretutto agli Oscar 2007 come migliore film straniero. A Berlino est, nel 1984, il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Muhe) è un agente della Stasi specializzato in interrogatori e sorveglianza di sospettati politici. Il suo credere fermamente nel socialismo però vacillerà quando gli toccherà controllare la vita di una coppia di artisti: l'autore teatrale Georg Dreyman (Sebastian Koch visto recentemente in Black Book) e l'attrice Christa Maria Sieland (Martina Gedeck)...
Il giovane regista tedesco (dell'ovest, ma con genitori fuggiti dall'est) Florian Henckel Von Donnersmarck, scrive e dirige una storia di dramma e spionaggio che è anche un piccolo pamphlet sui regimi autoritari (quello comunista nello specifico) che usano il controllo totale come forma di soffocamento delle idee. E così non solo il pensiero, ma anche lo "spazio" diventa proprietà dello Stato, annullando di fatto qualsiasi "intimità" (sia essa mentale o anche di oggetti) del cittadino. Non c'è tortura, ma semplice logoramento dell'uomo affinché desista da qualsiasi proposito sovversivo e chiuda gli occhi davanti le ingiustizie.
In un mondo in cui si è indottrinati a pensarla in un certo modo, solo negli ambienti dell'arte e della cultura si riesce a sviluppare uno spirito critico. Ed è infatti venendo a contatto con questo che Gerd Wiesler comincia a perdere la fede nel "sistema". Le vite sono altro, sono amore e non distruzione, passione e non razionalità, sono quelle "degli altri" e non la sua, a questo punto sacrificabile.
Ne emerge sicuramente una critica all'impostazione dello Stato della DDR("E gente come lei ha governato questo Paese?"), ma Von Donnersmarck, nell'ultima scena ambientata dopo la caduta del muro, inquadrando una libreria intitolata a Karl Marx, il padre del comunismo e quindi di tutto quello che è venuto dopo, ricorda come la Germania sia sempre stata e continui ad essere una cosa sola: il passato dell'est appartiene anche all'ovest.
Un film profondo, intenso, importante tanto a livello sia storico che artistico, che si avvale delle grandi performance del terzetto di protagonisti. Su tutti Ulrich Muhe: intenso, duro e al contempo fragile nel sul lento cambiamento. La sua seconda moglie fu al tempo, una collaboratrice della Stasi. In Germania alla presentazione del film, gli hanno chiesto come si fosse preparato per il suo personaggio. La sua risposta è stata: "Ho ricordato"
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Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere
[ Questo messaggio è stato modificato da: gatsby il 04-04-2007 alle 10:41 ] |
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badlands
Reg.: 01 Mag 2002 Messaggi: 14498 Da: urbania (PS)
| Inviato: 03-04-2007 23:37 |
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goodbye lenin non ha vinto l'oscar.mi pare non fu nemmeno nominato,pur partendo da gran favorito
ciao! |
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gatsby
Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 04-04-2007 10:41 |
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bunch311
Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 430 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-04-2007 23:17 |
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un tony servillo sarebbe stato perfetto.bel film che deve tantissimo alla conversazione coppoliana
_________________ "tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio |
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Granvia
Reg.: 24 Nov 2002 Messaggi: 203 Da: Salamanca Spagna (es)
| Inviato: 17-04-2007 09:32 |
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Visto ieri sera, al cinema Massimo di Torino...che gran bel film!
_________________ Cià,Dav. |
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honeyboy
Reg.: 12 Apr 2007 Messaggi: 15 Da: torino (TO)
| Inviato: 17-04-2007 18:43 |
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devo assolutamente vederlo nel week-end ne parlano bene in molti |
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kubrickfan
Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 19-04-2007 04:31 |
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Trama: Berlino Est, 1984. Il capitano Gerd Wiesler è un abile e inflessibile agente della Stasi, la polizia di stato che spia e controlla la vita dei cittadini della DDR. Dovendo controllare tramite microfoni una coppia di artisti, lui scrittore e lei attrice, Christa-Maria Sieland e Georg Dreyman, l'inflessibile Gerd trova modo di riflettere su tante cose che la società del tempo oppressiva e dispotica rende difficili, come la libertà di pwnsiero e la conseguente impossibiltà di denunciare angherie intellettuali che portano spesso al suicidio chi le subisce. come reagire a questa tempesta di emozioni ? deve uscire l'uomo o l'ufficiale ?
Commento: premiato all'ultima serata degli Oscar come miglior film straniero, questa pellicola diretta da Florian Henckel von Donnersmarck ( opera prima ) si colloca come il film della settimana ( ma anche del mese e forse più ) che non si deve perdere a tutti i costi in quanto pieno di straripante potenza emotiva, oltretutto esplicata con una facilità di linguaggio decisamente fruibile, anche dallo spettatore poco disposto a una visione d'impegno, per chiarezza, nonostante sia carico di simbologie e frasi da interpretare come delle icone di pensiero.
Il film si svolge nella ex DDR prima della "Glasnot", cioè la trasparenza, voluta da Gorbaciov per rivitalizzare l'immagine, ma sopratutto l'economia, dei paesi dellì'Est agli occhi del mondo.
Dovendo vivere in un paese che li controlla e li opprime nella possibilità di esprimersi ( una semplice barzelletta satirica diventa un pericolo per chi la dice, e il nome della polizia di controllo la dice lunga, Stasi ), la percentuale dei suicidi è molto alta ma dal 1977 la dirigenza evita di fornire delle cifre al proposito anche se propina statistiche di tutto per dimostare il suo pieno controllo.
Come sempre in questi casi, sono gli artisti a dover cercare di rompere il cerchio della chiusura mentale usando la loro capacità di creare emozioni nei vari campi, ed è per questo che il regime li controlla da vicino notte e giorno con un sistema di microfoni. Ma anche gli artisti che dovrebbero erigersi a primi difensori hanno i loro difetti, provocando una sorta di resa dell'animo, quando invece dovrebbe sostenerli il coraggio, se gli si paventa di non poter più eseguire le loro opere. Figlio de " La conversazione" di Coppola, sin dal manifesto con in primo piano il volto e la testa con sopra le cuffie, questo ottimo film ci parla di amore tradito a cui basta un bagno per sentirsi discolpati, di ammirazione e conglobazione, dove un servitore dello Stato ( convinto della giustezza della sua posizione ) man mano che segue le vite degli altri assorbe le stesse e ne prende i lati migliori, paradossalmente estraendo succo non dalle loro opere ma da loro stessi, non dai prodotti magari finti o edulcorati della loro arte ( cesoiati anche da una censura ignobile ), prendendo insieme alle sensazioni di una notte d'amore la coscienza. Non esistono poi veri cattivi, ma solo burattini in uno Stato simile, come dimostra il collega del capitano che sa fare un rapporto sentito senza neppure accorgersi di trasmettere emozioni.
Il vero messaggio in effetti è quello di tirare fuori il meglio di noi stessi capendo e aiutando il prossimo, perchè solo essendoci degli altri diversi potremo migliorare le nostre vite che in solitario sarebbero squaliide anche se ci sembrano perfette, perchè dopotutto ferme.
Emozioni, pathos, cambiamenti, vigoria delle intenzioni e raggiri sono perfettamente calibrati, e lo scrittore Georg Dreyman ( Sebastian Koch, recentemente visto in "Black Book", era il nazista consapevole della futura disfatta, guarda caso ) rende questi stati d'animo come una specie di specchio riflettente e propagante per l'ignoto ( per lui ) scrutatore della sua vita ( interpretato da Ulrich Mühe ) che assorbe il tutto per poi modellarlo a nuovo insegnamento, attratto anche dalla fascinosa compagna chiamata in codice Cms ( Martina Gedeck ), che lo strega perchè sa che lei tramette delle emozioni che lui solitario uomo non potrà avere. Tra l'altro come potrete vedere il rispetto dei sentimenti è talmente immenso che Wiesler non osa minimamente impedire il prosguimento dell'amore della coppia, anzi farà di tutto per preservarlo.
Si parlava dei simbolismi visivi e di frase, che sono eccezionali. Ce ne sono diversi, ma i migliori sono quelli riguardanti le posizioni contro il regime. Ad un certo punto al protagonista viene chiesto se non gli dispiace scrivere in rosso ( unico colore disponibile ), la risposta " cercherò di non fare errori ", è quanto mai al vetriolo.
Sempre Lazlo cerca di fare un nodo alla cravatta, ma non ci riesce ( simbologia della impossibilità di cadere vittima del suicidio intellettuale e della oppressione di pensiero ), non si adegua a farlo, mentre la vicina collaborazionista ci riesce benissimo senza sforzo. Nella sua casa poi è presente una opera d'arte che ritrae una libellula con 4 ali, simbolo della voglia di volare e del senso della libertà. Infine viene detto da un rappresentante del regime " Le promozioni te le guadagni con i risultati, non con i voti " riferimento al fatto che un cambiamento di fede non porta nessun beneficio.
L'azione poi dopo un inizio preparatorio si dipana in maniera sempre interessante, donando arricchimenti visivi e di pensiero come quelli detti sopra, mentre la casa controllata diventa una sorta di alveolo della comunicazione della propria arte e delle emozioni, una sorta di quadro d'insieme trasportante e che ci porta a capire quanto sia importante che ognuno di noi possa dire come la pensa. E il vero suicidio non è quello del corpo ma del fatto di non sapere dire altro, dove anche un bambino con una palla in mano può dirti verità che non vuoi sentire.
Recitazione misurata, che rende credibilissimi i mutamenti dello stato d'animo, regia precisa che sottolinea tutto senza pedanterie, fotografia con colori scuri che danno un giusto senso di grigio ed oppressione ( il sole praticamente non splende mai ) sono i punti di forza creativi dei vari comparti. Speriamo che la distribuzione, anche in virtù del premio acquisito, sostenga questo importante e ottimo bel film, e che il passaparola di chi lo ha visto sia una sorta di prosecuzione del pensiero di un oscuro microfonista, dicendo al prossimo di vederlo per conoscere aspetti che il cinema rende validi e pregni di significato. Una lezione da imparare, sopratutto se poi si resta nell'anonimato della dedica di un libro, mettendo su carta le emozioni consegnate e quindi non perse come per tutto il film.
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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AnnieHall
Reg.: 04 Nov 2005 Messaggi: 2375 Da: Firenze (FI)
| Inviato: 30-04-2007 14:02 |
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Visto ieri. Mi ha molto, molto colpita il protagonista, sua vita squallida e solitaria, un uomo cehsembra aver dedicato tutta la vita al servizio della DDR che si scopre solidale con le sue "vittime". E la critica al socialismo, il "compagno ministro" intoccabile, la finzione di una solidarietà in un sistema profondamente gerarchico. Veramente esemplare! Ho avuto l'impressione che pero' al film mancasse un po' di cuore, ma mi sono ricreduta dopo aver visto l'ultima scena, quando il protagonista, comprando il libro che gli è stato dedicato, alza gli occhi verso il commesso con uno sguardo pieno di umanità, forte della sua presa di coscienza.
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ermejofico
Reg.: 17 Ago 2005 Messaggi: 662 Da: roma (RM)
| Inviato: 04-05-2007 15:56 |
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I meccanismi della suspense funzionano a dovere durante tutto il film e ci si abbandona facilmente al piacere infantile di chiedersi chi alla fine fregherà chi, come “i nostri eroi” se la caveranno in un dato frangente, in quale punto esatto i precari equilibrii fra le forze in gioco si romperanno portando l’intero sistema al collasso.
Tuttavia il cambiamento subito dal protagonista appare poco credibile, non vi si scorge, se non a fatica, nè una causa precisa né un’occasione particolarmente significativa e nemmeno una convincente progressione. E questo è davvero strano perché gli altri personaggi sono in genere ben tratteggiati nella loro personalità e nei loro moventi: il drammaturgo e l’attrice, in bilico fra ansie libertarie e gratificazione lavorativa; il ministro, un puro concentrato di appetiti primari ed infantile ferocia, per non parlare del colonnello che vive apparentemente per il puro piacere di manipolare gli altri e non riesce a trattenersi dal farlo neanche nella più sciocca delle occasioni, come nella scena deliziosa della barzelletta alla mensa. Una cura che non viene meno neppure per le figurette che appaiono un attimo: l’esperto di caratteri tipografici e l’agente che dà il cambio al protagonista nelle intercettazioni, così paciosi, candidamente soddisfatti della loro capacità operativa, desiderosi di “far bene” e totalmente indifferenti alla sorte delle esistenze che le loro azioni influenzeranno: genuini prodotti dei sistemi (di tutti i sistemi) oppressivi.
Ben più deficitaria è la regia, afflitta da simbologie un po’ fruste (l’intercettatore-ragno annidato al centro della sua tela di cavi, la sua abitazione disadorna ed impersonale come metafora del vuoto esistenziale, ecc… ) e, in generale, da scarsa originalità nella scelta delle inquadrature e dei movimenti di macchina. Anche dove la routine direttoriale viene interrotta, lo si fa sempre nel modo più ovvio, come nel tristo dolly-up verso le cime degli alberi, a suggerire qualcosa del tipo: “ora la sua anima ci guarda da un mondo più giusto”. Né mancano gli accademismi inutili ed i fronzoli inopportuni, come lo spostamento di fuoco e la panoramica usati in alternativa al raccordo campo controcampo - in maniera scontata e poco significativa - nel dialogo fra i due agenti.
Da non sottovalutare, invece, l’accurata ricostruzione ambientale (oggetti e soprattutto abiti della ex DDR), romantica attività da trovarobe, questa, che aveva fornito il soggetto ad un lavoro di ben altra temperatura emotiva (e forza documentaria) qualche anno fa.
_________________ "Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?" |
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EtaBeta
Reg.: 11 Nov 2003 Messaggi: 1493 Da: Roma (RM)
| Inviato: 04-05-2007 17:05 |
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Per essere un'opera prima è semplicemente strabiliante. Un film che ti azzanna alla pancia e non ti molla per un bel pò. Bello, profondo, crudele, disperato eppure, nonostante ciò, ottimista.
_________________ "ci sedemmo dalla parte del torto poichè tutti gli altri posti erano occupati" B.Brecht
"una giornata senza sorriso è una giornata persa" C.Chaplin
You better let somebody love you
before it's too late |
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Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 03-06-2007 20:26 |
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Il film ci propone una spietata descrizione di come potere politico e servizi segreti possano non solo soffocare le singole coscienze ma influenzare assurdamente e cinicamente i percorsi di una società (in)civile. Per tutto il film aleggia il fantasma della libertà negata: viene perfino assassinata la facoltà del pensiero. L’unica via di fuga è il suicidio, o la utilitaristica assuefazione al potere per fini egoistici e carrieristici: il ministro, il tenente Colonnello della Stasi Anton Grubitz, la stessa Christa e, almeno all’inizio, lo scrittore Georg sembrano piegare e piegarsi alla Ragion di Stato per un semplice tornaconto personale. L’unico che sembra crederci veramente (credere al Partito, al Sistema), l’unico che sembra mosso da una fede incrollabile è proprio l’uomo 'buono'Gerd, spietato ma coerente con i dettami della 'sua' morale. Ma spiando le vite degli altri ci si accorge di quanto misera è la propria. Non sono semplicemente le conseguenze dell’amore (per l’arte in questo caso) a portare l’Innominato Gerd alla conversione: no, è la lucida consapevolezza di essere strumento di un Potere che per proteggere gli interessi di pochi si permette di umiliare la libertà di tutti. Il Capitano Gerd scopre di essere il burattino senza fili di una commedia senza nessuna arte, di una opera tragicamente buffa. Deve fare come il Galileo di Brecht, abiurare il sistema. Anche a rischio di finire i propri giorni ispezionando la posta altrui, anche a rischio di essere dimenticati, annullati, incompresi. E’ il sacrificio personale che riveste un significato Etico. Si sa, se ci sono molti Galileo, alla fine il Muro crolla.
APPROFONDIMENTO QUI |
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ermejofico
Reg.: 17 Ago 2005 Messaggi: 662 Da: roma (RM)
| Inviato: 04-06-2007 14:38 |
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quote: In data 2007-06-03 20:26, Schizobis scrive:
Deve fare come il Galileo di Brecht, abiurare il sistema. Anche a rischio di finire i propri giorni ispezionando la posta altrui, anche a rischio di essere dimenticati, annullati, incompresi. E’ il sacrificio personale che riveste un significato Etico. Si sa, se ci sono molti Galileo, alla fine il Muro crolla.
| Che cavolo significa? Galileo abiura per salvarsi la pelle, beccandosi la condanna di Brecht.
_________________ "Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?" |
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Janet13 ex "vinegar"
Reg.: 23 Ott 2005 Messaggi: 15804 Da: Cagliari (CA)
| Inviato: 04-06-2007 14:48 |
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Strano, credevo di aver lasciato almeno un "BELLO"...
E' un film toccante per la solidarietà che si instaura nonostante l'apparente solitudine, l'agente che come un fantasma si insinua nella vita dello scrittore e ne condiziona l'avvenire...Il cambiamento graduale eppure sensibile sia nell'espressione dell'agente (che è il personaggio più bello per la sua complessità) sia nelle sue azioni.
All'uscita dal cinema io e il mio amico (nboi) abbiamo avuto una discussione molto lunga:
- Bello...
- Già...
(Pausa)
- Bello, molto...
- Si...
...E così per almeno una mezz'oretta...
E' talmente profondo che per interiorizzarlo ci abbiamo impiegato davvero tanto tempo...
_________________ "Mi scusi ma... non m'ha già visto in qualche posto?"
"Ricordo il nome ma non la faccia" |
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bunch311
Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 430 Da: roma (RM)
| Inviato: 06-06-2007 14:40 |
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quote: In data 2007-06-04 14:38, ermejofico scrive:
quote: In data 2007-06-03 20:26, Schizobis scrive:
Deve fare come il Galileo di Brecht, abiurare il sistema. Anche a rischio di finire i propri giorni ispezionando la posta altrui, anche a rischio di essere dimenticati, annullati, incompresi. E’ il sacrificio personale che riveste un significato Etico. Si sa, se ci sono molti Galileo, alla fine il Muro crolla.
| Che cavolo significa? Galileo abiura per salvarsi la pelle, beccandosi la condanna di Brecht.
| e più che altro il sistema di galileo non è quello della chiesa,ma quello scientifico individuato secondo i suoi esperimenti.quindi è un paragone inesistente. |
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Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 07-06-2007 09:18 |
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Il concetto era questo: la sovversione di un sistema può avvenire dall'interno, facendo la mossa della abiura.
In realtà.... "eppur si muove"...
Avere citato Brecht può avere indotto alla misinterpretazione. |
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