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Autore baciami piccina
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 28-10-2006 22:38  
TRAMA: piena seconda guerra mondiale, Italia. Siamo nel periodo dove i partigiani stanno combattendo contro i nazi fascisti per ridare all'Italia la sua liberta' in attesa dell'arrivo degli alleati.
Umberto e' un carabiniere ligio al dovere ma un po' ingenuo e campagnolo , vive in una sperduta stazione dove l'eco della guerra e' lontano e un giorno gli viene commissionato di portare un truffatore , tal Nuvolini ( nome d'arte ) a un tribunale. Nel viaggio lo vuol seguire la dolce fidanzata desiderosa di fare esperienza e lasciare un po' il paesello ( si mette anche il vestito buono epr il viaggio ). I trasporti li lasciano ben presto a piedi e i tre incominciano un duro cammino per arrivare a destino nonostante intorno accadono cose ben piu' gravi e importanti...l'incontro con varia umanita' poi...

Sunto del commento per lettura veloce e antispoiler : un operina leggera con Salemme a fare da mattatore piu' per divertimento che per altro , l'insulso Marcore' e' meglio che torni in tv e ci rimanga , da vedere solo per nostalgia di vecchi abiti e mezzi d'epoca ( veramente incredibile la disponibilita' di questi rispetto al budget del film ) perche' il suo complesso filmico e' veramente povero e mai coinvolgente. Momenti di riflessione mischiati a dramma sono solo delle risibili punte di una trama assolutamente lineare e semplice. Oltretutto i nazisti sono tutt'altro che credibili e quasi cabarettistici anche quando non dovrebbero esserlo.

Osservazioni: Salemme ha voglia un po' di divertirsi e propone questo progetto che vorrebbe essere un nostalgico revival dei tempi , un po' scanzonato in una cornice drammatica, e per potersi concentrare su una recitazione teatrale chiama un giovane regista a eseguire i compiti affiancandosi un attore ( troppo buoni...) come Marcore' e una simpatica ragazza dolce e campagnol pulita per rendere la cosa piu' adeguata possibile a finalita'...quali? Questo film , che va comunque visto benevolmente come un lavoro tra amici volonterosi, alla fine difetta non tanto per il tono quanto piu' perche' non e' ne carne ne pesce , il contesto storico e' solo una scusa per dare una drammacita' che non si sente minimamente tanto e' edulcorata da una risibile messa in scena che tocca vertici di ilarita' involontaria nell'apparire dei nazisti.
Salemme fa il gigione divertente,abbiamo una ottima carrellata di vetture d'epoca ( probabilmente una facile disponibilita' di meravigliose auto e pullman , oltre che un treno del tempo,ha convinto la produzione di realizzare quanto si e' visto)ma e' veramente troppo poco e la noia regna sovrana,come quel finale bucolico biciclettaro quasi irridente verso un destino terribile ,oltretutto gia' incombente e minaccioso,e' addirittura uno dei piu' grandi fuori luogo degli ultimi tempi.
Che dire ? Nelle sale e' gia' sparito, in molte non e' neppure arrivato, stavolta non dobbiamo rammaricarci come in altri casi ben piu' meritevoli ...
Raramente certe volte la miopia distributiva ha un suo perche', e il fatto di produrre film tanto piccoli a volte confonde intasando soltanto.
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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 29-10-2006 02:22  
Ma che razza di uomini siete!? Non c'è nome che possa definirvi!"
Questo il doloroso, lancinante urlo di Raoul Nuvolini, piccolo truffatore e maneggino che entra in drammatico contatto con le divise grigie delle SS naziste. L'urlo spezza la pacatezza della campagna veneta, la leggerezza di un uomo che dell'ironia e della dotta citazione ha fatto il suo stile di vita.
Il panama sulle ventitré, la giacca bianca, Nuvolini, un bravo Vincenzo Salemme, si trova di colpo di fronte alla tragedia della vita. Il suo è un piccolo mondo antico, pieno di accortezze, usanze e modi di pensare di qualcuno che, nonostante tutto, cerca di cavarsela a buon mercato davanti al grande rullo compressore della storia.
Sulla canzone da cui il titolo, che è paradigmatica dell'universo di riferimento del personaggio (universo material-valoriale, non morale), si chiude amaramente l'avventura di una vita vissuta (poco) pericolosamente, ma che, nel momento del suo compimento, si assolutizza a paragone e a monito per tutti.
La penultima sequenza, quella descritta, e quella seguente, la conclusiva, sono il punto ingenuamente più alto di tutta la pellicola di Roberto Cimpanelli, al suo secondo film, che mette in scena tutta una serie di lunghe banalità e di incongruenze faticosa, per giungere a quel finale necessario.
Baciami piccina nasce da una illuminata idea di Sergio Citti, ma si sviluppa come un classico (nel senso deteriore del termine) film all'italiana. Una commedia che non fa ridere, un dramma che non porta a commuoversi. Il semplice e minimalista confronto tra due maschere del cinema italiano: il brigadiere tutto d'un pezzo, Neri Marcorè, che, alla vigilia dell'8 settembre parte da un paesino del Lazio per tradurre un arlecchino dal cuore buono e dalla citazione nobile (il già citato Salemme) al tribunale di Venezia. E che proseguirà indefessamente nonostante tutto, dopo l'armistizio badogliano, gli rovini addosso senza che nemmeno se ne accorga. E il truffaldino più per piacere che per necessità, che ama crogiolarsi nella spensieratezza e nella citazione elevata.
Un confronto che, con la melensa aggiunta di un'immancabile figura femminile, la fidanzata del brigadiere, non aggiunge nulla a quel che il cinema italiano ha sempre raccontato di quel periodo.
Fino a quel finale scarno e doloroso, reso quasi agghiacciante da una morbida voice-off femminile, che rivive retrospettivamente "gli anni belli della vita".
Una pulsione comunicativa così urgente poteva ben non essere ammantata da moine ed equivoci tipici della commedia all'italiana, che tra l'altro incidono assai blandamente sul già poco humor della pellicola.
Un incrocio poco riuscito di dramma all'italiana dai risvolti comici, che si incarta su due stereotipi di personaggio già ampiamente codificati dalla cinematografia nostrana.
Niente di nuovo sul fronte occidentale (anche se quel finale ha la violenza di una pallottola).

pubblicato anche qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 04-11-2006 10:30  
In questa rassegna stampa di recensioni, metto anhce la mia scritta per il nostro caro filmup(salto sinossi e preambolo):


....cari ignari spettatori...Pensate che il binomio Vincenzo Salemme-Neri Marcoré non possa che cercare di regalarvi risate ed invece eccoli che girovagano per la disastrata Italia del '43 dispensando aforismi e perle di saggezza popolare in un clima che non sarà certo drammatico (a parte la coda finale), ma non è neanche comico (come anche il titolo, quel "Baciami piccina" che cita la canzone di Alberto Rabagliati, lascerebbe presumere). Nulla di male, ci mancherebbe, se non fosse che questa commedia alla Pupi Avati che con il pretesto di un viaggio vorrebbe raccontarci come eravamo e quanto in un periodo così delicato fosse importante schierarsi e non lavarsi le mani di quanto accadeva, finisce col mancare entrambi gli obiettivi. Troppo stereotipati sono i tre protagonisti, vittime ognuno del proprio ruolo che li imprigiona in atteggiamenti senza futuro (solo nel personaggio di Marcoré c'è evoluzione, ma poco approfondita), troppo superficiale è il ritratto di un popolo disorientato dalla fuga del re e gli ex alleati, ora nemici, in casa propria. Chiaro che un poco si cerca di ripescare nella tradizione della commedia all'italiana, su tutti quel "La grande guerra" che metteva accanto Sordi e Gassman, ed effettivamente alcuni siparietti strappano il sorriso, ma tutto pare poco spontaneo (eppure l'idea di partenza era del compianto Segio Citti) così come la colonna sonora risulta invasiva ed eccessivamente didascalica

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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