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Autore PERSONAL VELOCITY
Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 09-10-2006 12:09  
PERSONAL VELOCITY di Rebecca Miller 2002 (l’importanza di chiamarsi Miller)

“Perché non scrive come parla?”

La figlia del grande drammaturgo Arthur Miller si cimenta con la sua seconda regia adattando per lo schermo alcuni racconti della sua raccolta “Personal Velocity”.
Il cognome imponente le regala la immunità critica e una fiera sconcertante di banalità viene fatta passare per grande opera di cinema indipendente. Delle tre storie presentate, solo quella centrale, con la splendida Parker Posey Greta alle prese con un marito alquanto distratto e taciturno (ma terribilmente logorroico nella scrittura) raggiunge un minimo di credibilità. Le altre due storie, quella della operaia Delia e della giovane disadattata Paula, sono terribilmente false e caratterizzate da due pianti retorici e melodrammatici che starebbero bene in una sceneggiatura di Paul Haggis. Niente a che vedere con il pianto contenuto e disarmante di Greta, nella mattina in cui il momento della decisione è arrivato e si accinge finalmente a vivere fuori dall’ombra del modello paterno. Figure maschili completamente disintegrate come in un film di Almodovar (ma senza la sensibilità dello spagnolo). Piccoli segnali positivi in questo film scialbo, l’inizio con il punto di vista dell’altalena e lo shopping ossessivo compulsivo di Greta (le immancabili scarpe falliche) che tradisce il bisogno disperato di autostima. Fellini diceva che bisognerebbe parlare nei film di cose che si conoscono: Rebecca Miller, figlia dell’upper class newyorkese, è lontana mille miglia dalle storie di Paula e di Delia, e sembra narrarle per sentito dire. “Ognuno ha il suo momento, la sua personal velocity” forse per Rebecca Miller deve ancora arrivare questo momento.
Da segnalare una fastidiosissima voce narrante e una altrettanto fastidiosa pubblicità di una nota marca di catena di ristorazione americana (con tanto di primo piano sulla scritta).
Alla faccia del cinema indipendente.

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