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BELLA DI GIORNO |
Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 29-05-2006 15:07 |
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BELLA DI GIORNO di Luis Bunuel 1967 (la crocefissione indiscreta della borghesia)
“Cosa ti viene in mente quando fai sesso?
…La Crocefissione….” W Allen
Nel 1966 Luis Bunuel adatta per il grande schermo il romanzo omonimo di Joseph Kessel e naturalmente lo fa a modo suo. Preso a pomodorate a Cannes (dove viene scartato per scarso valore artistico! Sic!) nel 1967 vince il Leone d’oro a Venezia.
L’inizio è un leit motiv riccorente per tutto il film: uno scampanellio e la visione di una carrozza ci avverte che siamo dentro un sogno, il sogno di Severine che immagina di essere con il marito Pierre e due cocchieri all’interno di un bosco non meglio identificato. Il buon Pierre in una escalation di insulti verbali consegnerà la moglie Severine alla frusta e allo stupro dei due cocchieri. La bella e fredda Severine gode nell’immaginare questa scena: ha una sessualità immatura, pietrificata da una violenza subita da bambina (da un parente?), perversa nella vocazione masochistica all’essere insultata e picchiata. Severine ha bisogno di ricreare un rapporto sessuale con una figura d’autorità che la domini e la schiavizzi, ma che, anche nel male, anche se con modi bruschi e violenti, la fa sentire l’oggetto privilegiato dell’attenzione. Direi fondamentale e coerente (dal punto di vista psicologico) la scena in cui Severine corre dal marito per un ultima possibilità di salvezza (prima di abbracciare definitivamente la strada della prostituzione diurna, fatta non per soldi ma per puro godimento sessuale) e il distratto Pierre concentrato su sé stesso e sul suo lavoro, respinge questa disperata richiesta d’aiuto e di attenzioni. L’immaginario castrante religioso (Severine bambina rifiuta la comunione forse perché si sente macchiata e responsabile della molestia sessuale) ingigantisce il senso di colpa fino a diventare frigidità. Severine gode solo fuori dal matrimonio, forse perche non riesce a fare coincidere il sentimento di sincero affetto per il marito con una pulsione sensuale che le ricorda il peccato originale. E non sorprende il fatto che la miglior intesa sessuale, l’algida Severine la raggiunga con il bullo Marcel, figura violenta e torbida in cui coincidono passione estrema e voglia di annullamento. Finale doppio ma lo scampanellio e la visione della carrozza non ci lasciano dubbi sulla consistenza del sogno: solo con Pierre ridotto ad un automa Severine si riappropria della identità sessuale e da oggetto del desiderio (non oscuro) diventa soggetto dominante. Perfetta la Denevue in un ruolo che le sembra ritagliato addosso. Meno compiuta la figura torbida di Michel Piccoli.Uno dei pochi film di Bunuel con discreto successo di pubblico.Il regista è riconoscibile come avventore del bar dove si incontrano la Denevue e il pervertito Duca.
_________________ True love waits... |
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Leon308
Reg.: 22 Feb 2006 Messaggi: 5416 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 29-05-2006 15:52 |
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Preso in dvd questo mese con Ciak e rivisto a distanza di un anno.
Tematica interessante, costruita su un'atmosfera in cui serpeggiano al contempo un frigido erotismo perverso per l'epoca (a suo tempo il film fece scandalo) misto al distacco qualunquistico tipico della classe borghese contorniata dagli agi della propria ipocrisia. Colpisce (su tutti) in maniera particolare la Deneuve: sensuale, fugace, perfetto emblema dell'effimera e marcia essenza del suo ambiente, interprete sopraffina di una storia che si dipana tra veglia e sogno.
_________________ Quando su un solo fatto tutti la pensano allo stesso modo, vuol dire che nessuno pensa molto (Walt Withman) |
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RICHMOND
Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 08-10-2007 11:38 |
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Magnificamente in bilico fra sogno e realtà, Belle de jour (1968) di L. Bunuel interpone il suo personaggio fra l'inquietudine onirica e l'allucinata e smarrita dimensione reale, come a voler sottolineare che non v'è più deformazione che laddove è la realtà stessa ad essere deformata e a superare il sogno nella sua stravagante impotenza nei confronti della vita.
Infatti l'opera di Bunuel trova la formula vincente proprio nel continuo mescolarsi del sogno con la realtà, qualcosa che spodesta il tempo, lo annienta, lo rende il non padrone della scena.
Solo la potenza delle immagini, unita agli sguardi dispersi di un'ottima Cathrine De Neuve, saranno il filo conduttore di un film che dimostra come Bunuel abbia ancora molto da dare.
Così quello che diverrà, negli anni a venire, un tema banalmente abusato e richiesto dalle platee (specialmente italiane), è con Bunuel sapientemente utilizzato per spingersi ben oltre la crisi coniugale: un surrealismo piacevolmente retrò e dai colori autunnali ci trasporta attraverso scenografie profonde e geometricamente ben costruite (bello il viale alberato che ci viene proposto nella prima sequenza, così come le strade francesi, su cui scorrono buone carrellate a sostegno di un accoppiamento visivo-musicale che contribuisce a rendere l'opera un dipinto d'epoca non poco nostalgico), mentre la narrazione - che evade dal canonico iter cronologico, sovvertendone l'ordine e coninvolgendo maggiormente lo spettatore - è retta dal viaggio fra sogno e(d) (ir)realtà, il quale si srotola come su di un percorso ellittico capace di aprirsi e concludersi nello stesso luogo, solamente cambiando qualche particolare. Tutto questo è funzionale ad un viaggio nella psiche femminile, che prende a pretesto il rapporto di coppia, che sviscera desideri, (s)passioni, mette a nudo l'aridità attraverso un torrido distacco fra maschio e femmina, con la mente della donna che rilegge la realtà a modo suo: i modi affabili, le carezze, le attenzioni possono facilmente trasformarsi in violente frustate o vessazioni nella dimensione onirica. Già, ma fino a che punto è solo un sogno?
E Bunuel non si scorda, in tutto ciò, di ispezionare anche la psiche maschile, riducendola sarcasticamente all'esasperazione di qualche egoistico e di per sè semplice sentimento: il possesso, la violenza, l'interesse personale. Ed anche nei rapporti sessuali, l'uomo - disposto a pagare per godere - vuole al suo servizio non una donna, ma una bambola erotica che sostenga qualche complessa fantasia che, tuttavia, non si rivelerà particolarmente azzeccata nel trovare i consensi dell'altra parte. E forse è nel freddo egoismo del rapporto di coppia, così come viene inteso dall'uomo, che deve trovarsi la frigidità della donna?
Bunuel ci lascia con questo dubbio, concedendoci tuttavia di riflettere su un'opera davvero acuta e che gioca appunto sull'ambiguità per ergersi ad attenta analisi dell'essere umano.
Così, mischiando sogno e realtà, gravità ed ilarità, Belle de Jour riesce ad eludere gran parte della censura severissima che facilmente avrebbe potuto denaturalizzarlo maggiorente, se soltanto la sua carica espressiva fosse nata più ridimensionata.
E invece, sì, ci è rimasto un altro capolavoro.
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Prrrrrrrrrr......
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 08-10-2007 alle 11:41 ] |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 09-10-2007 02:47 |
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Caro Richmond, Bella di Giorno è giusto qualcosina di quel scrivi tu, e molto, ma molto di più, o di meno... Di sicuro non è un film sulla coppia, sulle relazioni interpersonali sulle incomunicabilità sessuali, o affettive, in questo caso "perverse". Nemmeno sull'essere umano, tematica troppo generalizzata e generalizzante. Forse mistificante. Bunuel non ha mai girato film su soggetti e dinamiche per così dire "privatistici". Il suo non è un viaggio nella psiche femminile, nè in quella maschile, nè ll'interno dellessere umano, ma è un'autopsia (più mirata) dell'intero corpo marcio di un intero sistema sociale, esistenziale e psichico fatto di morti viventi. Non posso dilungarmi ora per meglio precisare, spero di trovare presto il tempo per qualche osservazione più approfondita. Sarebbe interessante ripartite - e perfezionare - da ciò che scrive Schizo, poichè a mio avviso è la questione centrale del film:
"E non sorprende il fatto che la miglior intesa sessuale, l’algida Severine la raggiunga con il bullo Marcel, figura violenta e torbida in cui coincidono passione estrema e voglia di annullamento."
Bullo, violento, ricattatatorio, omicida, però Marcel è l'unica persona "vera" l'unica capace di provare [EDIT: che Severin non prova invece affatto, lei resta sul piano della mera curiosità sessuale fintamente trasgressiva e sicuramente masochistica tipica delle borghesi frustrate e insoddisfatte] un sentimento erotico e/o amoroso autentico, benchè "arrogante", in quel fitto e perverso campionario di borghesi "putrefactos". Lo stesso asino in decomposizione di Un Chien Andalou, o di Las Hurdes... Non conta la persona singola, fisica, ma "il gruppo" di singoli che formano un insieme. Non conta l'essere umano, ma l'essere sociale, la categoria sociale e culturale. E' questo che interessa a Bunuel. Severine e il marito, e il loro rapporto, sono solo due esemplari "insetti" da studiare con il consueto ma mordace distacco.., presi solo a pretesto per dirigere i suoi strali verso ben più vasti ed impegnativi obiettivi. La prostituta è invero la stessa "società" borghese....
Continua (?)
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 09-10-2007 alle 03:02 ] |
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RICHMOND
Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 09-10-2007 09:01 |
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Certo, ho tralasciato l'ampio discorso sulla tematica borghese. E fondamentalmente Bella di giorno è propio questo.
Ma ho voluto approfondire qualche aspetto apparentemente secondario, di cornice, diciamo. Che però in realtà non è secondario.
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Prrrrrrrrrr......
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 09-10-2007 alle 11:05 ] |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 09-10-2007 14:54 |
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quote: In data 2007-10-09 09:01, RICHMOND scrive:
Certo, ho tralasciato l'ampio discorso sulla tematica borghese. E fondamentalmente Bella di giorno è propio questo.
Ma ho voluto approfondire qualche aspetto apparentemente secondario, di cornice, diciamo. Che però in realtà non è secondario.
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[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 09-10-2007 alle 11:05 ]
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Nè secondario, nè di cornice, non c'è proprio nulla di tutto questo. Si rischia di fare solo confusione... Anche con la facile e scontata metafora anti-borghese. Che pure questa, quantunque vi sia, è in fondo un pretesto a cui Bunuel ricorre per poter parlare di Bunuel ... e del suo incomparabile ed esclusivo mondo.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 09-10-2007 alle 14:57 ] |
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RICHMOND
Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 09-10-2007 16:16 |
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quote: In data 2007-10-09 14:54, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-10-09 09:01, RICHMOND scrive:
Certo, ho tralasciato l'ampio discorso sulla tematica borghese. E fondamentalmente Bella di giorno è propio questo.
Ma ho voluto approfondire qualche aspetto apparentemente secondario, di cornice, diciamo. Che però in realtà non è secondario.
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[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 09-10-2007 alle 11:05 ]
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Nè secondario, nè di cornice, non c'è proprio nulla di tutto questo. Si rischia di fare solo confusione... Anche con la facile e scontata metafora anti-borghese. Che pure questa, quantunque vi sia, è in fondo un pretesto a cui Bunuel ricorre per poter parlare di Bunuel ... e del suo incomparabile ed esclusivo mondo.
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Ok. Non mi butto a parlare di Bunuel con te: c'ho solo da rimetterci.
_________________ L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post. |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 09-10-2007 16:28 |
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quote: In data 2007-10-09 16:16, RICHMOND scrive:
quote: In data 2007-10-09 14:54, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-10-09 09:01, RICHMOND scrive:
Certo, ho tralasciato l'ampio discorso sulla tematica borghese. E fondamentalmente Bella di giorno è propio questo.
Ma ho voluto approfondire qualche aspetto apparentemente secondario, di cornice, diciamo. Che però in realtà non è secondario.
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Prrrrrrrrrr......
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 09-10-2007 alle 11:05 ]
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Nè secondario, nè di cornice, non c'è proprio nulla di tutto questo. Si rischia di fare solo confusione... Anche con la facile e scontata metafora anti-borghese. Che pure questa, quantunque vi sia, è in fondo un pretesto a cui Bunuel ricorre per poter parlare di Bunuel ... e del suo incomparabile ed esclusivo mondo.
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Ok. Non mi butto a parlare di Bunuel con te: c'ho solo da rimetterci.
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E che ce devi rimettere? anzi, potresti imparare qualcosa...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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andrea70
Reg.: 10 Mar 2007 Messaggi: 565 Da: frosinone (FR)
| Inviato: 09-10-2007 19:50 |
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Di questo film ricordo principalmente una Catherine Deneuve bella e bravissima.
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 11-10-2007 23:53 |
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quote: In data 2007-10-09 19:50, andrea70 scrive:
Di questo film ricordo principalmente una Catherine Deneuve bella e bravissima.
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Innegabile, fatastica, perfettamente in parte! La Belle de juor è lei! Bunuel la scelse proprio per via di quell'aria così dolce, così perversa.., come spesso si rivelano le "gatte morte"...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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roccomedia
Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 12-10-2007 00:23 |
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quote: In data 2007-10-11 23:53, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-10-09 19:50, andrea70 scrive:
Di questo film ricordo principalmente una Catherine Deneuve bella e bravissima.
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Innegabile, fatastica, perfettamente in parte! La Belle de juor è lei! Bunuel la scelse proprio per via di quell'aria così dolce, così perversa.., come spesso si rivelano le "gatte morte"...
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Troppo ghiacciolo però. Preferisco quella bella e incazzosa di "Tristana". |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-10-2007 02:15 |
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quote: In data 2007-10-12 00:23, roccomedia scrive:
quote: In data 2007-10-11 23:53, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-10-09 19:50, andrea70 scrive:
Di questo film ricordo principalmente una Catherine Deneuve bella e bravissima.
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Innegabile, fatastica, perfettamente in parte! La Belle de juor è lei! Bunuel la scelse proprio per via di quell'aria così dolce, così perversa.., come spesso si rivelano le "gatte morte"...
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Troppo ghiacciolo però. Preferisco quella bella e incazzosa di "Tristana".
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Lì ci stava bene il ghiacciolo.., in Tristana.., "ah, quella gamba" - cit. Sir Alfred Hitchcock
E mi viene in mente una storia divertente, una bella pagina sul grande cinema che fu:
"Sono tornato a Los Angeles solo nel 1972 per la presentazione al festival del Fascino Discreto della Borghesia. Ho ritrovato con gioia i viali tranquilli di Beverly Hills, la sensazione d’ordine e di sicurezza, la cortesia Americana. Un giorno Georg Cukor m’invitò a colazione, invito imprevisto perché non lo conoscevo. {…} Avremmo trovato, ci diceva, “un po’ di amici”. In realtà fu una colazione memorabile. Arrivati per primi nella bellissima casa di Cukor, che ci accolse calorosamente, vedemmo poi entrare, semiportato da una specie di schiavo nero tutto muscoli, un vecchio spettro tentennante, con l’occhio bendato, che riconobbi come John Ford. Non lo avevo mai visto. Con mia grande sorpresa – pensavo che ignorasse tutto di me – mi si avvicinò, sedette sul divano e disse che era felice del mio ritorno a Hollywood. Mi annunciò perfino che stava preparando un film – “a big western” -. Pochi mesi dopo, era già morto. In quel momento udimmo dei passettini strascicati sul pavimento. Mi voltai. Era Hitchcock, bello, roseo e rotondo, che mi veniva incontro a braccia tese. Non avevo mai visto neanche lui ma sapevo che mi aveva spesso lodato pubblicamente. Mi sedette accanto, poi pretese di stare alla mia sinistra durante la colazione. Con una mano intorno al mio collo, semisdraiato su di me, continuava a parlarmi della sua cantina, della sua dieta (mangiava pochissimo) e soprattutto della gamba tagliata di Tristana: “Ah, quella gamba…”. Poi arrivarono William Wiler, Billy Wilder, Georg Stevens, Ruben Mamoulian, Robert Wise e un regista molto più giovane, Robert Mulligan. Dopo gli aperitivi andammo a tavola, nella penombra di una grande sala da pranzo illuminata da candelabri. In mio onore, si teneva una strana riunione di fantasmi che non si erano mai trovati tutti insieme e che parlavano dei “good old days”, dei bei tempi andati. Da […], quanti film intorno a quella tavola…. Dopopranzo, qualcuno ebbe l’idea di far venire un fotoreporter per scattare il ritratto di famiglia. La fotografia doveva essere uno dei “collector’s items” dell’anno. Sfortunatamente John Ford non c’è. Il suo schiavo nero era tornato a prenderlo a metà colazione. Ci aveva salutati fiaccamente e se ne era andato per non rivederci mai più, sbattendo contro i tavoli. Brindammo tutti parecchie volte. Georg Stevens alzò il bicchiere in omaggio “a quello che, malgrado le nostre differenze d’origine e di credenze, ci riunisce intorno a questa tavola”. Mi alzai e accettai di brindare con lui, ma sempre diffidente nei confronti della solidarietà culturale, sulla quale si conta sempre un po’ troppo, “bevo”, gli dissi “ ma ho i miei dubbi”.
Il giorno dopo, Fritz Lang mi invitò a casa sua. Troppo stanco, non aveva potuto venire a colazione da Cukor. Quell’anno, di anni, io ne avevo settantadue, e Fritz Lang più di ottanta. Ci vedevamo per la prima volta. Chiacchierammo per un’ora ed ebbi il tempo di dirgli quanto fossero stato decisivi, i suoi film, nella scelta della mia vita. Poi, prima di lasciarlo – cosa che non faccio mai – gli chiesi una foto con dedica. Alquanto sorpreso, ne cercò una e me la dedicò. Ma era una foto della vecchiaia. Gli domandai se per caso non ne avesse anche una degli anni venti, l’epoca di Destino e di Metropolis. Lo trovò e mi scrisse una bellissima dedica. Poi lo lasciai e tornai in albergo. Non so bene che fine abbiano fatto quelle fotografie. Una l’ho data a un cineasta messicano, Arturo Ripstein.- L’altra dev’essere da qualche parte. "
Luis Bunuel da "Dei Miei Sospiri Estremi" - SE editore.
EDIT - Il "ritratto di famiglia" e Hitch e Bunuel conversando
Non so cosa avrei dato pur di poter ascoltare, invisibile, la loro chiacchierata!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 14-10-2007 alle 00:29 ] |
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