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Autore La terra
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 24-02-2006 13:12  
Dopo L'amore ritorna, Sergio Rubini torna a parlare della sua terra natale: la Puglia. E lo fa riappropriandosi di luoghi e costumi che, per sua stessa ammissione, non sente più suoi, né come consuetudine di vita né come sentimento d' appartenenza.
Eppure lo fa con un garbo, un'attenzione e una lucidità che dimostrerebbero tutt'altro.
Parla della sua terra, intesa sia come imprescindibile tensione verso la propria casa come unico luogo (fisico e dell'anima) veramente sviscerabile e tracciabile sensibilmente, sia come possesso fisico su una materialità che è descrivibile (e descritta) ancora da casolari, masserie e campi brulli o dorati dal grano.
Due aspetti si rincorrono e si contrastano all'interno del film. Quello legato alla potenza dell'immagine e del rapporto di questa con gli altri ingredienti della messa in scena, e l'aspetto della costruzione narrativa. Indiscutibilmente fascinoso il primo, debole e traballante il secondo.
Rubini costruisce una pellicola di rara capacità visiva ed espressiva, mescolando sapientemente elementi diegetici ed extradiegetici, unendo una capacità di costruire lo spazio dell'inquadratura, con un'azzeccatissima scelta del contrappunto musicale, che contribuisce ad una notevole densità dell'immagine. Anche la composizione etica della messa in scena concorre a soppesare in maniera sempre precisa e funzionale le diverse inquadrature. Una capacità veramente inaspettata per l'attore/regista barese, che supera a pieni voti una prova di maturazione e autorialità non da poco.
Purtroppo, e veniamo al secondo aspetto, l'aspetto della costruzione narrativa lascia molto a desiderare. In un film che si pone (anche) come un giallo, capire chi è l'assassino intorno al ventesimo minuto non contribuisce particolarmente al mantenimento della tensione. Gli indizi che Rubini dissemina lungo tutto il film sono, sia come descrizione delle situazioni, sia come flash visivo/narrativi, piuttosto grezzi e semplicistici. Anche il delinearsi di molti personaggi è approssimato.
La centralità dell'azione verte su quattro fratelli - in particolar modo su Luigi, interpretato da Fabrizio Bentivoglio - che cedono nella propria caratterizzazione alla tentazione di luogocomunismo, del quale, ripercorrendo a mente fredda la storia, c'era serio rischio. Fortunatamente in tutti e quattro i personaggi si calano attori che per bravura personale e per un'ottima direzione, riescono a dare spessore ai rispettivi ruoli. La trama dunque, seppur sviluppata con garbo e attenzione, imprimendo centralità all'aspetto della terra, come elemento di catarsi e di redenzione nel suo (non) possesso, presenta aspetti d'approssimazione che stonano con la coerente e precisa messa in scena.
Passi da gigante, comunque sia, per Rubini - che si ritaglia un ruolo per lui nuovo e gustoso - che dà vita ad un cinema generoso e passionale, soffrendo di un problema, legato allo script, che è comune a buona parte del cinema italiano odierno. Ma la strada intrapresa ci sembra quella giusta. Attendiamo segnali di conferma.

già pubblicata qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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Sandrino

Reg.: 17 Mag 2004
Messaggi: 612
Da: Gavi (AL)
Inviato: 25-02-2006 13:05  

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 25-02-2006 22:40  

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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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joey080

Reg.: 24 Mar 2004
Messaggi: 3595
Da: turi (BA)
Inviato: 26-02-2006 14:45  
mi fa davvero piacere vedere che c'è qualcuno che apprezza questo grande regista che ama e rappresenta in continuazione le situazioni che si vivono nella sua terra!

io lo vivo ancora da più vicino data la vicinanza del mio paese al suo!!!

il film è ben strutturato, basato su un intreccio familiare davvero vicino alla realtà!!!fratelli, prestiti,strozzini, debiti,omicidi, suicidi e amore...un intreccio fatto a regola d'arte senza annoiare!!!

la gerini ha un ruolo marginale...
ma ha ruolo da protagonista il mitico e bravissimo Fabrizio Bentivoglio...bellissimo e bravissimo nell'interpretare il barese/milanese...
solfrizzi noi pugliesi abbiamo avuto il piacere di conoscerlo nell'ambito comico...ma c'è da dire che è ottimo anche nelle partidi genere diverso!
vicino alla realtà si...ma non pensate che in Puglia tutte le famiglie sono così!!!

cmq lo consiglio!!!
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Shadow of the Day
Crawling
Chester

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ines49

Reg.: 15 Mag 2004
Messaggi: 376
Da: PADOVA (PD)
Inviato: 05-03-2006 23:42  
Conosco poco Rubini sia come attore che come regista, nel senso che ben poco ho visto di suo. Per me quindi è stata una piacevole sorpresa vedere oggi questo suo film al cinema. Ho trovato la storia dei quattro fratelli raccontata in modo appassionto anche se il risvolto giallistico (se voleva esserlo)era di troppa facile soluzione. Molto bella la fotografia, bravi gli attori mi è piaciuto che il finale con la sua morale.

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 06-03-2006 19:55  
un film non riuscitissimo onestamente, con rubini che torna nella sua amata puglia raccontando una storia di usurai e fratelli in disaccordo.Il film pecca sopratutto quando cerca una direzione thriller che poi non sa sostenere, quando vira nel " chi e' stato?" ( belle le musiche a tema comunque ) .Rubini dopo aver fatto salire da Milano il personaggio di bentivoglio ( sempre bravo )lo coinvolge in una storia che prima ci parla di usura, poi di amore perduto cercato disperatamente ( la scena sulla spiaggia con bugie e falsita' e bagno topless sembra slegata da tutto il resto ) dei vari protagonisti nelle loro sfaccettature , e poi nel thriller.
Troppa roba da gestire e probabilmente rubini non lo sa ancora fare al meglio ( anche se il suo personaggio dell'usuraio crudele e' strepitoso ) ,il film dopo un po' si incarta senza riuscire a coinvolgere pienamente e si perde per strada , fino ad arrivare a un finale fallace nella spiegazione e poco convincente nella costruzione.
hanno scomodato il padrino e rocco e i suoi fratelli per questo film , lasciamoli dove sono sui loro meravigliosi altari.Solo di presenza ( inutile ) la gerini.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-03-2006 19:22  
La mia opinione

Eccezione fatta per alcune coraggiose opere di autori in controtendenza, indipendenti e non, senza dimenticare le vecchie “glorie” ancora in grado di stupire con il loro collaudato mestiere, non c’è miracolo che giunga a scuotere il cinema “mainstream-istituzionale” italiano dallo stato di crisi cui versa da alcuni lustri. Votato alla rappresentazione di realtà “nostrane”, nella storia “impegnata”, sentimentale, rural-popolare o radical-chic borghese, nel dramma e nel comico, negli inamovibili ed ostentati luoghi comuni dell’approccio psico-socio-politicistico di castrante provincialismo, alla nostra cinematografia manca quell’ampio respiro che trasfigura e universalizza contenuti e messaggi. Per ri-tentare la scalata verso il cinema dei maggiori fasti che un tempo ci apparteneva (allo stato, sarebbe illusorio attendersi il ritorno dei vari Fellini, Visconti, Ferrei, Pasolini…) occorrerebbe forse recuperare il piacere per il film di genere, magari “minore”, in cui si era maestri, e che, nonostante alcune ingenuità e il basso costo (che aguzzava l’ingegno), si riscattava sul piano dell’invenzione, spesso alta, con storie che spaziavano tra gli ambiti più disparati, senza l’ansia del “messaggio” univoco e della piccola morale, ad ogni costo, come una cambiale da pagare a fine mese. In affanno in patria, il cinema italiano vende poco all’estero.



Il film di Sergio Rubini, non è un sasso lanciato nello stagno, bensì un’esigua scorta d’ossigeno, del tutto insufficiente per rianimare un panorama cinematografico così asfittico, che basta appena allo spettatore pagante per assolvere la visione senza troppo annoiarsi. LA TERRA (non quella promessa), ben lungi dal rappresentare l’agognato miracolo, nonostante qualche buona invenzione, non si discosta dagli stanchi cliché del cinema nostrano. Non vi è traccia - se non negli archetipi involuti ereditati da quel cinema - delle opere di Germi, di Pietrangeli, di Damiani, di Petri, di Rosi, autori che raccontarono la Nazione, la politica, la criminalità, il dramma sociale ed esistenziale, individuale e collettivo, tutto questo ed altro ancora, in maniera vibrante, potendo contare su soggetti di strettissima attualità e di primissima mano, su solide sceneggiature, su interpreti straordinari e su realizzazioni memorabili entrate a far parte del miglior immaginario filmico comune. LA TERRA è un rimescolamento di “generi”, articolati su piani narrativi distinti e nelle intenzioni complementari, ispirati a molteplici fonti letterarie e filmiche. I toni urlati della tragedia classica, le ruvidezze incidentali da “spaghetti western”, le grossolane suggestioni del verismo rural-verghiano, quello della “roba”, il rituale religioso folclorico-funerario, e - si dice in giro - l’immaginario pirandelliano, dostoevskijano, coppoliano (Il Padrino), si fondono con il noir “sociale”. A fronte di una scrittura poco coesa ed amalgamante (alcune forzature narrative diventano ridondanti pretesti per inscenare lo stucchevole siparietto sentimentale sulla spiaggia e - cosa che non ci ha per nulla contrariato - mostrare l’immancabile nudità al femminile), lo scollamento tra le ragioni del cinema dell’impegno e quelle del cinema di genere, appare in tutta evidenza. Ve ne sarebbe per tutti i gusti, ma, nell’approssimazione dei tracciati narrativi, nella messinscena zoppicante e trasandata che usa ed abusa del flashback, il risultato è il solito ibrido all’italiana. Il dramma è di grana grossa, da fiction televisiva, al pari dei dialoghi pieni di retorica e a tratti grotteschi, in una rappresentazione urlata e priva di mezzi toni; il thriller perde quota, nel debole gioco della suspense, per lo scarso appeal, nell’incredulità che pervade lo spettatore nel momento in cui intuisce con largo anticipo l’identità dell’”assassino”. Si fa presto a dire Hitchcock, e si vuol dirlo a tutti i costi, allorchè il fantasma di Bernard Herrmann quasi si materializza nelle musiche di Pino Donaggio, fin dai titoli di testa e nella scena iniziale in cui risuonano, con smisurata enfasi, le parossistiche note ad eccessiva imitazione del tema di Psycho. Le intriganti ed infiammate premesse di una vicenda in nero, che promette laceranti contrasti tra “fratelli” (mancava all’appello Ferrara), in una famiglia allo sbando che cerca di ritrovare la perduta concordia, superando gli egoismi, il senso del possesso e le pressioni della malavita, si spengono nel finale accomodante e stucchevole, apertamente, prevedibilmente morale, come spesso accade nel cinema italiano. Sergio Rubini (a suo dire ancora legato alla nativa Puglia non per questioni materiali o per specifici interessi, ma come luogo della memoria) si ritaglia il ruolo di un torvo ed inquietante “boss” malavitoso locale che interpreta con sorprendente e misurata bravura (peccato: braccia rubate all’agricoltura, avrebbe detto il nonno). Stucchevole il resto del cast – “caratteristi” nel senso riduttivo del termine -, alle prese con personaggi tratteggiati in modo rigido, schematico, ai limiti della caricatura.

Tratto da Positif
e
F 4 Fake

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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 08-03-2006 22:16  
bon. io vi ho letti, e devo dire che sposo la tesi Petrussiana piuttosto che quella Alzaydiana. Intanto, per quanto riguarda le interpretazioni: i personaggi, è vero, erano abbastanza "squadrati" dalla sceneggiatura, e bravi sono stati i quattro protagonisti ad evitare che diventassero vere e proprie "maschere" senza identità.
poi, è vero, come dice Alzayd, che il nostro cinema negli ultimi anni è provinciale e medio borghese, incapace di assurgere a quella universalità che rende l'arte tale, e quindi confinato nel limbo della mediocrità; ma se non si può dire che questo film si sottragga a tale impietosa sorte, credo sia tuttavia che si sollevi un poco dalla melma muccinoveronesiana in cui affonda il nostro cinema.
La trama, lo riconosco, è un punto debole: non si chiariscono bene neppure i rapporti familiari fino a metà del film, mentre è invece subito chiaro che SPOILER l'assassino non è nessuno dei due sospettati e che si prepara il colpo di scena finale.
La regia invece (per quanto ne capisca io molto poco in realtà) mi è sembrata vivace e interessante, con primi piani frequenti ma essenziali e un buon uso dei campi lunghi. (prendete questa cosa con le pinze, magari ho detto una grossa cazzata)
In conclusione sì, non è certo un film da annuario del cinema, ma se consideriamo che agli Oscar siamo stati rappresentati da La Bestia nel Cuore...beh...qui mi pare che andiamo un pochino meglio.

Promosso con riserva!
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...You could be the next.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 09-03-2006 01:22  
Si Lilian, capisco ed apprezzo il tuo e il pietresco ragionamento, ma io me so stufato delle mezze misure... di questi film da prendere con riserva. E' un mio liminte, natural_mente!

Vabbè che non ho pagato, ma li soldi nostri so tutti boni e tutti interi!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Granvia


Reg.: 24 Nov 2002
Messaggi: 203
Da: Salamanca Spagna (es)
Inviato: 14-03-2006 15:14  
Ma quanto e' cagna nel recitare la Gerini Claudia?? Maddò che schiff!
_________________
Cià,Dav.

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quentin84

Reg.: 20 Lug 2006
Messaggi: 3011
Da: agliana (PT)
Inviato: 18-03-2007 18:16  
E' un buon film. Non è il nuovo miracolo del cinema italiano, ma è un buon film.
La parte thriller era quella che chiaramente interessava meno a Rubini.
Quello che voleva era raccontare la storia di Luigi, quest'uomo che torna nella sua Puglia controvoglia e finisce per sistemare gli "affari di famiglia", quella famiglia piena di meschinità,segreti, violenza, di cui non voleva sapere più niente, ma a cui, volente o nolente, è legato.
Certo, quanto a drammi familiari, il Visconti di Rocco e i suoi fratelli aveva un respiro più ampio, ma Rubini si conferma un autore originale e interessante, buon regista oltre che ottimo attore.

La scena di Angela e Luigi sulla spiaggia non mi è parsa inutile poichè serviva a presentare il personaggio di Angela.

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