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ANGELI PERDUTI - wong kar wai |
NancyKid ex "CarbonKid"
 Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 19-02-2006 22:31 |
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qualche pensiero già pubblicato QUI
ADDIO RAGAZZA POSACENERE
(Olocausti esistenziali) - Interessante che ci occupiamo di Angeli Perduti proprio in questi giorni in cui Enrico Ghezzi – Fuori Orario – sta (oltre)sviscerando proprio un percorso (demon)angelico, di etrAnge(s) scesi dal cielo alla terra o dalla terra al cielo, insomma di angeli perduti o perduti angeli.
Sequel onorario (e indiretto) di quel capolavoro di Hong Kong Express, Angeli Perduti ne delinea precocemente il lato più oscuro e cupo, trasformando di fatto i personaggi del Chungking (i veri angeli, in un certo senso) in assassini, procacciatrici simil-tendenzialmente-puttaniane, ladri ed aggressori. Eppure il contorno è la stessa Hong Kong desolata e desolante, ancora piena delle sue luci al neon e del fumo delle sigarette che come nebbia invadono i sottosuoli e i sottosobborghi, una Hong Kong che questa volta però viene messa a raggi x, creando quei sensi oltre il visivo, suscitando una sporcizia e un sentimento (a pelle) di viscido e di luridamente degradato come sapeva fare quel Cronenberg anni 80’ che invece di incitare ed eccitare (solo) il senso degl’occhi, riusciva anche ad essere Cinema olfattivo e tattile-dermico nello stesso tempo, come se una puzza dilagante di piscia e merda ci sia continuamente messa sotto il naso, come se toccassimo con le nostre mani quella ruvidezza della rottura, con la differenza che le finalità Cronenerghiane erano le viscere psicologiche, mentre in Kar Wai la poesia dark.
Non sappiamo se è grazie alla fotografia oscura (oscurissima) di Christopher Doyle, o se è per merito della scelta azzeccatissima delle location dei quartieri più ghettizzati, o se è ancora una volta per quella macchina da presa così distorta e distorcente con le inquadrature così spazialmente disordinate e apparentemente scelte (quasi) a caso, o se è invece per l’uso dei tempi, così (dei primi) godardiani, in un continuo aggredire la diegesi e frammentare la linearità enunciativa ed ottenere un effetto di frastornamento mentale oltre che visivo.
Saranno tutti questi elementi, a sottolineare che nonostante una diretta immaturità nell’apparente approccio (tutto appare nel Cinema di Kar Wai, e nulla è nel reale), persiste invece nell’autore hongkonghese una gestione totale dei suoi film, lucidissima nella sua illucidità in un intricarsi complementare tra elementi cinematografici ed extracinematografici, tra persone e personaggi, luoghi e spazi, pensieri e allucinazioni, voci e voice off.
Sembra di trovarci in un Tsai Ming Liang ancora più urbano e simil-giovanile, seppur quest’ultimo continua a conservare quell’alienazione del fare Cinema in senso asiatico dai tempi degl’Ozu, mentre l’alienazione KarWaiana diventa simil-videoclip o pittura che non delinea visi-corpi-anime, bensì l’emozione espressionista e repressa manifestatesi nei quadri: in fondo Cinema di silenzi e (pre)meditazioni, non osserviamo questi corpi volteggiare nella loro fantasmagorica (non) esistenza (le inquadrature sono spesso piani totali, e in quelle volte in cui pare avvicinarsi alla fisicità si delinea invece in dettagli, come le abbondanti sigarette – simbolo per eccellenza della solitudine e in fondo, dell’auto-distruzione), bensì l’estetica atmosferica delle malinconie, accompagnate da pensieri quasi sempre in fuori campo, forse un modo per distaccare il materialismo dallo spiritualismo, in fondo parliamo sempre di angeli – luciferi(?) caduti e raccolti.
Ma non per questo dobbiamo prendere i personaggi di quest’opera come semplici manichini sentimentali, in quanto Kar Wai ne mostra una profonda caratterizzazione, seppur pop, seppur rock, seppur con evidenti segni di eccentricità e surrealismo, in particolare il ragazzo muto trasfigurato in Takeshi Kaneshiro, che sembra uscito direttamente da un manga di Ai Yazawa o da un romanzo emo di Banana Yoshimoto. Uno che cambia il colore dei capelli nel momento in cui s’innamora, forse perché l’amore è l’unica forza capace di queste magie in quanto l’amore stesso non è che magia, che poi scopriremo essere utopia. Infatti, al contrario di Hong Kong Express, in Angeli Perduti abbiamo la consapevolezza pessimista del sentimento amoroso come inizio della fine, che però non impedisce (purtroppo o per fortuna) alle persone di innamorarsi, come un branco di masochisti che si buttano in un pozzo pur sapendo che in fondo gli spettano delle spine più taglienti dei coltelli affilati, come a dirci che il futuro in fondo non conta, perché l’importante è il presente, il piacere dell’istante, dell’immediatamente toccabile, sognante.
“So che sarebbe finita presto, ma in quel momento ero felice”. In qualche modo Kar Wai ci condanna alla tristezza come emblema stessa dell’essere umano (gl’angeli sono dunque, esseri umani?), ma non rinuncia al sogno e all’utopia, al provare esperienze, storia e storie, perché questa non è che la vita, un intreccio a forma di puzzle che (dis)unisce ectoplasmi vaganti per puro caso (altra tematica fondamentale dell’autore Kar Wai: il fatalismo).
Sparisce il casino globalizzato di Hong Kong Express, le città si svuotano ancora di più per evidenziare al massimo l’alienazione di questi angeli. Persino McDonalds è svuotato. Kar Wai ci prende per mano e ci porta in questo viaggio simil-onirico, non più caleidoscopico come ChungKing ma un vero acido insonne e sonnambulo, ossigenante, insettico e semi-divino. Angelico, appunto. Tra ragazze posacenere, cupidi anti-proiettili, regine burgher, occhineri, guardoni e narcolettici, in un continuo andare tra angoscia e dolcezza, poesia e paralisi, arte post-moderna e arte dei sensi e dei sentimenti.
Insieme a Hong Kong Express, Angeli Perduti è la miglior opera di Wong Kar Wai, nonché tra le più belle di tutti gl’anni 90’ e della storia del Cinema. Irrimediabilmente prima di uccidersi (suicidarsi) lentamente, inizialmente con In the mood for love, e successivamente con 2046. Per questo la ragazza posacenere e i suoi fiocchi proibiti continuano a mancarci, ora più che mai.
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Zhang Yimou è il teatro. Kim Ki Duk la pittura. Wong Kar Wai il videoclip.
Takashi Miike è il CINEMA.
[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 19-02-2006 alle 22:34 ] |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 20-02-2006 09:03 |
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grande recensione.
Non sono d'accordo sulla conclusione che sarebbe l'opera più bella di KAr Way insieme ad hong kong express ma applausi a tutto il resto |
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NancyKid ex "CarbonKid"
 Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 20-02-2006 12:46 |
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quote: In data 2006-02-20 09:03, kagemusha scrive:
grande recensione.
Non sono d'accordo sulla conclusione che sarebbe l'opera più bella di KAr Way insieme ad hong kong express ma applausi a tutto il resto
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ahah, ma se è solo una serie (il)limitata di trip.. comunque azie
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royearle ex "meskal"
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 6294 Da: napoli (NA)
| Inviato: 20-02-2006 13:04 |
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amo molto questo film, ma in particolare tutta la parte col padre e la videocamera è una delle cose più belle che abbia visto in vita mia. |
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NancyKid ex "CarbonKid"
 Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 20-02-2006 13:09 |
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quote: In data 2006-02-20 13:04, royearle scrive:
amo molto questo film, ma in particolare tutta la parte col padre e la videocamera è una delle cose più belle che abbia visto in vita mia.
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Lì mi viene spontaneo piangere.
_________________ eh? |
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Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 02-07-2007 00:08 |
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ANGELI PERDUTI
Bastano pochi minuti di questo film per riconoscere la mano di Wong Kar Wai, le scene al rallentatore, le musiche inconfondibili, le deformazioni del grandangolo, la fotografia allucinata di Cristopher Doyle. Il regista di Hong Kong Express e Happy Together, di In the Mood for Love e di 2046, è uno dei pochi che riesce a trasmettere un senso di decadenza e solitudine esistenziale, facendo immergere le sue anime dannate nello Stige del flusso metropolitano (Hong Kong City) che travolge emozioni e sentimenti. Questa megalopoli Babilonica sembra minacciare più che proteggere gli angeli caduti perché hanno osato volare troppo in alto. Le luci artificiali, il rumore di aerei treni navi, i simboli delle multinazionali e persino lo stadio di calcio con i suoi riflettori sembrano disperdere per sempre queste anime in pena, bloccarne ogni possibilità comunicativa (più che parole al massimo qualche video, la musica, un gelato, un alone di profumo), ipertrofizzarne i tratti cinici e disillusi, spezzare l’atroce inganno di amori senza amore, a senso unico. Tra sparatorie in cui Killer rimane miracolosamente illeso e canzoni al juke box che mettono la parola fine a rapporti ambigui non c’è spazio per fermarsi a piangere, la vita continua, il flusso inarrestabile sembra essere infinito. Wong Kar Wai alterna momenti di comicità da comica muta (avvicinandosi alla pantomima di Takeshi Kitano) con disperati atti di autoerotismo in cui il corpo in primo piano sembra dibattersi tra il piacere e il dolore. E nella solitudine delle camere d’albergo o negli angusti spazi di ricoveri di fortuna, si compie il rito di espiazione di questi poveri Cristi che provano ad andare avanti nonostante tutto, vivendo giorno per giorno. Una corsa in moto, un po’ di calore umano, una canzone anni 60: sapendo che non è niente, non è per sempre.
LA RAGAZZA POSACENERE (in onore a Nancykid)
hold an image of the ashtray girl
As the cigarette burns on my chest
I wrote a poem that described her world
That put my friendship to the test
And late at night
Whilst on all fours
She used to watch me kiss the floor
What's wrong with this picture?
What's wrong with this picture?
Farewell the ashtray girl
Forbidden snowflake
Beware this troubled world
Watch out for earthquakes
Goodbye to open sores
To broken centre floor
We know we miss her
We miss her picture
Sometimes it's faded
Disintegrated
For fear of growing old
Sometimes it's faded
Assassinated
For fear of growing old
Farewell the ashtray girl
Angelic fruitcake
Beware this troubled world
Control your intake
Goodbye to open sores
Goodbye and furthermore
We know we miss her
We miss her picture
Sometimes it's faded
Disintegrated
For fear of growing old
Sometimes it's faded
Assassinated
For fear of growing old
Hang on
Though we try
It's gone
Hang on
Though we try
It's gone
Sometimes it's faded
Disintegrated
For fear of growing old
Sometimes it's faded
Assassinated
For fear of growing old
Can't stop growing old...
_________________ True love waits... |
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