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Decalogo 3 - "Ricordati di santificare le feste" (ovvero il natale secondo Kieslowski) |
Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 24-12-2005 21:49 |
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In pieno clima festivo, tra un discorso sull'ultima opera di Parenti e il ricordo di un Capra proverbialmente natalizio, propongo quello che per me rappresenta il film da vedere durante la vigilia per eccellenza, ricordando che la vita non è poi così meravigliosa. Il terzo capitolo del decalogo, "Ricordati di santificare le feste", è infatti una spietata riflessione su un mondo (metaforicamente incanalato in una cupa notte a varsavia) sorretto da menzogne anche nel giorno ove ognuno è simbolicamente e tradizionalmente più buono d'animo. In questo tassello viene evidenziata oltremodo la solitudine delle persone, messa in risalto dalla contrapposizione con il giorno in cui questo sentimento dovrebbe essere ofuscato dalla gioia collettiva. Non è così. La routine natalizia del protagonista, composta dalla fine del lavoro, ritorno a casa e relativa messa in scena di Babbo Natale alla famiglia, viene letteralmente sconvolta dall'avvento di una ex compagna dell'uomo, che presenta la richiesta di essere aitutata nella ricerca del marito scomparso. Anticipando che questo film sarà essenzialmente basato sulle contrapposizioni, sugli opposti, troviamo subito il primo spunto che avvale questa tesi: solidarietà e "inganno" si fondono nel momento in cui l'uomo decide di aiutare la ex, scegliendo però una scusa per non far insospettire l'attuale moglie. Con questa introduzione ci addentriamo nella cupa notte di una varsavia spenta se pur dominata da toni chiari, come la candida neve che si è posata sulle strade in opposizione all'oscurità che sembra divorare il paese. Ci accorgiamo che l'uomo e la vecchia compagna hanno un rapporto inizialmente freddo, aiutato da diversi rinfacciamenti della donna e da un amore passato stroncato bruscamente dalla comparsa di un altra figura, la persona che i due cercano. Tutto torna quindi, allo spettatore balza all'occhio il cinico spirito di Kieslowski, molto accentuato anche nel suo film più narrativo. I nostri due attraversano luoghi ed edifici le quali pareti sono avvolte e riempite di tristezza anche (e il regista direbbe SPECIALMENTE) nella vigilia di Natale: ospedali, centri di recupero per tossici, stazioni deserte attue a ripararsi dal freddo gelo dello spirito. Proprio nella stazione assisteremo al vertice fotografico del film, in piena sintonia con la trama fissata su elementi di desolazione e solitudine: un grande albero di natale, al centro di una sala enorme, vicino a lui il niente. Il regista qui emoziona, scava nei sentimenti e prosegue con le vicende che ci portano a casa della protagonista femminile. Qui la svolta, il legame tra i due che nella nottata avevamo imparato ad apprezzarsi (probabilmente più in quella notte che durante la durata della loro convivenza) si tramuta in una forte e marcata complicità, un'amicizia speciale, che resta però tale senza spingersi oltre, per ragioni più morali che etiche. Ed ecco sguardi, parole, gesti, che scivolano nel significato della profondità di quelle ore trascorse insieme. Insieme, appunto, è il concetto che usa il regista per scardinare (ancora una volta) le nostre certezze, invitandoci nel finale rappresentante la più chiara e geniale contrapposizione di tutto il film: la donna, allo scorgere delle ore 7:04 sull'orologio della stazione, rivela all'ormai amico che l'uomo di cui si stavano svolgendo le ricerche (che parallelamente interessa sempre meno allo spettatore col susseguirsi delle situazioni filmate) è in realtà scomparso da anni e che tutta la messa in scena non è altro che un disperato tentativo di cancellare almeno per una notte (notte che metaforicamente potrà riportare fiducia futura alla protagonista) la solitudine che la stava disintegrando. L'alternativa, in caso di fallimento, erà a portata di mano: il suicidio. Nel mezzo di questa mia descrizione apparentemente descrittiva ma in realtà drasticamente semplificata, vi è tutto il (e più importante) resto: anche se come detto, l'uso di metafore e spunti riflessivi è ridotto rispetto ad altri film meno narrativi del maestro, questi ultimi, ovviamente, non mancano e si fanno largo nel contesto generale. L'intensità della fotografia/scenografia (i pochi, freddi, ma mai spenti colori, prediletti dal regista, sono usati con maestria e si posano ora sugli inanimati palazzi ora sui sentimenti dei volti attoniti dei due esseri umani) e della sceneggiatura, con brevi e fitti dialoghi celati sotto le bugie dei protagonisti, sono i punti di forza del film e la porta che si spalanca all'avvento delle nostre riflessioni. I protagonisti non lasciano trapelare un sorriso per tutta la durata del film, si scorge un'insoddisfazione generale nelle loro vite, si percepisce la totale incontentezza anche conseguente al momento in cui le loro strade, un tempo unite, si sono disgiunte. Contro ogni pronostico da parte dello spettatore, le due figure che dapprima comunicano a monosillabi e si lanciano alcuni sguardi intuitivi, sono, una volta giunti al capolinea, quasi inseparabili. E' la triste realtà del tutto, il rapportarsi con quelli che sono i problemi quotidiani (in un certo senso esistenziali) a favorire una metaforica rinascita della loro unione, anche se in veste più formale ma non per questo meno profonda. I loro occhi, figli della stessa sofferenza, si incrociano nella più solidale delle notti (diventata tale solo grazie susseguirsi di determinati fatti che hanno il potere di cambiare, in sostanza, l'intero senso dell'opera). All'interno di quelle ore c'è spazio per follia, tensione narrativa, nel momento in cui la fermezza di lei costringe l'uomo a una pericolosa manovra in cui la macchina si danneggia, come attendeva impazientemente la donna, che in ospedale rivela al compagno il costante sogno di incidenti automobilistici, punizioni inflitte alle persone che in realtà le stanno più care. Ulteriore prova grandiosa di un regista (o meglio dire inscenatore di sentimenti) grandioso, che tramite il fondersi delle due personalità dipinte nel film, ci insegna a non sottovalutare un elemento tetro come la solitudine, tetro come gli spigolosi e oscuri angoli di varsavia, tetro come le "feste non santificate", metaforicamente, ovvio.
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"Copulare è una faccenda molto seria, i risultati sono pochi a parte le malattie e la tristezza"
[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 24-12-2005 alle 22:01 ] |
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Shaka1978
 Reg.: 11 Dic 2002 Messaggi: 379 Da: PsE (AP)
| Inviato: 24-12-2005 23:34 |
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Complimenti, le tue riflessioni intorno a questo film mi hanno fatto venire voglia di vederlo. Auguri, appunto...
_________________ "Se tu dovessi incontrare Dio, lo trapasserai"(KillBill) "It's water, that's all"(Dancer in the dark) "La rivoluzione non passa per il buco del culo"(Fragola&Cioccolato) "Come si fa ad essere maschilisti con2tette di quella portata?"(Tutto su mia madre) |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 25-12-2005 10:16 |
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un gran film!
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kornnet
 Reg.: 27 Nov 2004 Messaggi: 156 Da: Salerno (SA)
| Inviato: 30-12-2005 21:35 |
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bellissima recensione complimenti, ma l'hai forse copiata da qualche libro??? il film (mediometraggio) è bellissimo come tutto il decalogo d'altronde
_________________ "Ridi, ed il mondo riderà con te. Piangi, e piangerai da solo" - Old Boy
"Lo so che sei un bravo ragazzo. Ma tu lo sai perchè io devo ucciderti? Lo capisci? Huh? Lo sai?" - Sympathy for Mr.Vengeance |
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Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 30-12-2005 21:36 |
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quote: In data 2005-12-30 21:35, kornnet scrive:
bellissima recensione complimenti, ma l'hai forse copiata da qualche libro???
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No.
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