sloberi
Reg.: 05 Feb 2003 Messaggi: 15093 Da: San Polo d'Enza (RE)
| Inviato: 19-12-2005 18:32 |
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Ho visto stanotte per puro caso questo film del grande Jacques Tourneur.
"Le catene della colpa" è indubbiamente uno dei classici del cinema noir sebbene, cosa assai inusuale per il genere, si apra con delle luminose immagini di una cittadina di campagna. E' in questa cittadina che Jeff, aprendo una distributore, si è rifatto una vita dopo essere stato invischiato in faccende ben poco edificanti. Ma il passato è pronto a ritornare, nella persona del boss per cui lavorava e al quale deve un ultimo favore.
"Le catene della colpa" è quasi un manifesto del cinema noir riprendendo un'infinità dei suoi elementi tematici dominanti. In primo luogo l'opposizione campagna/città, tanto cara al cinema americano successivo ai film americani di Murnau. Come al solito la città è il luogo della perdizione, della corruzione, che sporca ed opprime le volontà delle persone, al contrario di una campagna che invece, sembra, in grado di redimere le persone. Le scene girate in città sono caratterizzate da un montaggio serrato che da l'idea di un continuo pericolo incombente sui protagonisti e da una fotografia fortemente contrastata, nettamente differente da quella solare di un po' tutte quelle girate in campagna. Queste ultime sono spesso campi lunghi o totali, che lasciano ai personaggi la libertà di scegliere le proprie azioni; al contrario dei primi piani che enfatizzano lo spazio angusto e chiuso in cui ci si piò muovere nella metropoli. Esemplare l'utilizzo di un certo tipo di inquadratura con un'angolazione particolarissima che si fa in occasione di un momento topico ed emotivamente decisivo come quello relativo alla morte di Fisher, il collega di Jeff.
E' un mondo che non lascia via di scampo e in cui al fato angoscioso ed incombente non si può in alcun modo sfuggire. E Tourneur usa il più classico dei metodi preferiti dal noir per esplicitare questa narrazione, ovvero il flashback e la narrazione in voce over del protagonista. Al fato dunque non si sfugge e questo senso di ricorsività è enfatizzato dalle ultime inquadrature del film, che vedono nuovamente in scena la pompa di benzina che troviamo nel prologo del film.
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