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Autore Sussurri e grida, meravigliosa lezione di Bergman
Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 14-11-2005 23:57  
Film dalla profondità quasi spiazzante, che si tratti della prima o della n-esima visione. Ulteriore prova grandiosa di Bergman. Importante lezione psicologico-emotiva sull'incomprensiblità dell'essere umano nelle sue relazioni con i propri simili. Chiamatelo un po' come vi pare, il risultato che otterrete sarà sempre e comunque l'insieme di tutti questi punti.
Sussurri e grida è uno di quei film che per forza implica lo spettatore a riflettere anche dopo averlo esaminato (pochi prodotti al giorno d'oggi sono in grado di offrirci spunti per far lavorare il cervello..) e studiato attentamente.
L'analisi porta a uno schema semplicissimo, osserviamo infatti una casa, diverse camere, alcune vedute esterne del giardino (le più toccanti dell'opera) e personaggi che si contano sulle dita: tre sorelle, di cui una malata gravemente di cancro sul punto di morire (Agnese) e due che badano ad essa più per ragioni formali che per sentimenti veritieri. E' la vera badante, Anna, a provare davvero qualcosa per la povera donna morente, emozioni determinate da molti anni di servizievole sostegno, nei quali il legame emotivo ha superato la barriera del lavoro. Le altre figure minori sono maschili e rappresentano una sorta di condimento allo scenario che si avvicenda nella magione, la quale tra sussurri e grida, appunto, conosce il lento affievolirsi della fiamma di Agnese, la cui vita sarà spezzata inesorabilmente e riallacciata solo in sogno.
Tutti questi tasselli hanno la propria storia e la propria evoluzione nel corso del lungometraggio: Maria (Liv Ullman), sorella che spicca per la bellezza sorprende il medico in un tentativo di suicidio e viene criticata fortemente dall'amante in uno dei pochi dialoghi consistenti, metricamente parlando. D'altro canto, Karin,l'altra donna interpretata da una rigidissima, forte e fredda Ingrid Thulin, evidenzia l'idea di non percepire e trasmettere sentimenti positivi verso le restanti figure, spesso giudicate da lei false. Anna, la "custode" degli ultimi momenti di vita di Agnes, ha già conosciuto l'esperienza del distaccamento definitivo, avendo perso la piccola figlia, il ricordo della quale viene rimpiazzato metaforicamente con l'amore e l'assistenza che dona alla malata. Nello sviluppo di questa simbolica metafora vedremo infatti scene molto toccanti di amore incondizionato all'interno dell'unica vera relazione sentimentale negli ultimi anni della vita di Anna.
Le complesse sagome psicologiche di queste tre persone ruotanti intorno alla metaforicità dell'inesorabile seguono il loro cammino composto da stati d'animo varianti (saranno prima sussurri poi grida, poi ancora sussurri..) a seconda del momento: vedremo Karin rifiutare addirittura di farsi toccare da Maria e successivamente ristabilire una sorta di rapporto, la scorgeremo dichiarare la sorella falsa ma chiederle di potere mantenere i contatti, per poi rimangiarsi ancora il tutto e ritrovarsi nello sconforto della solitudine. Vedremo inoltre Maria che in sogno rinnega la possibilità, ancora una volta metaforica, di un'ulteriore possibilità per Agnese (la quale dichiara di non potere lasciare le due sorelle, che le faranno capire di non amarla a sufficienza), defunta in cerca di amore in un'altra dimensione metafisica;
L'opera, inoltre, presenta due particolari estetici fondamentali nella sequenza delle immagini: il primo di essi è l'uso dei flashback come separatori e introduttori di nuove situazioni. Notiamo infatti quattro flashback (in realtà sono tre più la riflessione finale che però va letta come tale),avuti a intervalli regolari da ogni personaggio; quello iniziale, di Agnese, riporta il tempo a una delle prime feste di compleanno delle sorelle, con la madre spettatrice di una recita mentre bisbiglia complice con la piccolissima Maria, già la preferita al tempo. Il secondo è di Maria, nell'occasione in cui il medico David tenta di uccidersi. Il terzo e teoricamente ultimo flashback vede Karin a cena con il marito (il rapporto tra i due è visibilmente freddo, senza speranza) e la successiva scelta di farsi sanguinare la vagina con del vetro. Per l'ultimo flashback andrà fatto un discorso a parte.
L'altro, essenziale, particolare registico è l'uso del rosso quale colore determinante: è il rosso il colore spietato che tappeggia sulle pareti e assorbe simbolescamente le tre donne nei cambi di scena, in cui tutto lo schermo viene inondato da quel rigido impatto nel quale le sensazioni confluiscono nella successiva inquadratura, un cupo primo piano di un personaggio coperto da una lieve luminescenza.
La visione avanza, ed avanza parallelamente la conscia verità che Bergman rappresenta perfettamente: la perenne sospensione tra la vita e il mistero, più che la morte vera e propria. A sostegno di questa tesi ci sono quei sussurri talmente irreali, ma allo stesso tempo ricchi di amore per le persone più importanti secondo Agnese.
Visione che sfocia nel meraviglioso finale, in cui Anna, dopo aver ricevuto un compenso in denaro, si reca nella camera della defunta (l'unica cosa che per lei avesse ancora importanza) per leggere un passo dal diario della moribonda, che fa scattare automaticamente l'ultimo flashback: partono le immagini, ci troviamo nel giardino della villa con le tre sorelle giovanissime che corrono insieme ad Anna per la distesa (in questo caso la fotografia raggiunge livelli indescrivibili) ed, arrivati a una specie di panchina a dondolo, non si nota nient'altro che amore smisurato per quelle che definisce (cito la frase scritta nel diario) le persone più importanti della sua vita. Scena che provoca una commozione smisurata, accentuata dalla consapevolezza che proprio quelle due persone hanno dedicato la loro vita a tutto meno che prendersi cura della difficile situazione creatasi con il cancro.
Il quadro descritto dalle mie parole può apparire stilizzato e sintetico, cosa che non traspare invece dalle stupende e, sarò ripetitivo, toccanti sequenze portate sul piano visivo dal maestro svedese. Ottima sceneggiatura, che riprende totalmente il titolo del film: scene molto silenziose, apparente assenza di colonna sonora (su questo va fatto un discorso a parte, perchè i suoni più frequenti sono quelli degli orologi, simboleggianti il tempo che viaggia inesorabile sulle esistenze umane) interrotte da dialoghi acuti e perfettamente interattivi con l'immagine e la superba fotografia di Sven Nykvist, che ci presenta sublimi ritratti visivi delle donne, evidenziandone le particolarità, come la bellezza di Maria, esaltata dal raggio di sole che va a posarsi sulla sua figura, o la freddezza e l'intransigenza di Karin , dipinte di colori gelidi emanati nel triste rapportarsi con un qualsiasi interlocutore. Il montaggio è azzeccato e detta il ritmo del film che viene rallentato dalle esigenze narrative e dalla ricchezza di metafore e simbolismi. Lento si, ma mai pesante o noioso, paradossalmente troppo veloce per permettere allo spettatore di assimilare a pieno tutti i concetti, particolarmente durante le prime visioni che necessitano l'analisi dei meccanismi psicologici delle protagoniste contemporaneamente alla loro proiezione nelle scene.
Le parole scorrono dolci e forti (continua la contrapposizione propostaci dall'autore, tra sentimenti dissimili, come i sussurri e le grida) sull'immagine, lo spettatore rimane sconvolto, attonito. La felicità del resto, si trova quasi sempre solo nel ricordo..questo è il cinema unico di un regista unico.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 15-11-2005 alle 00:03 ]

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Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 15-11-2005 00:39  
solo... ecc... ecc... ecc...




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Nightflier

Reg.: 31 Ott 2005
Messaggi: 454
Da: Milano (MI)
Inviato: 15-11-2005 00:49  
Ci vorrebbe un'altra vita per cogliere una parte di quanto Bergman dice nei suoi film,un clone come quel film con Michael Keaton.
Questo ad esempio non sono mai riuscito a vederlo,maledizione.
Bellissima recensione comunque,ho ancora più voglia di cercarlo e vedermelo.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-11-2005 01:50  
Tra l'altro Sussurri e Grida è uno dei film più "spaventosi" della storia del cinema. Terrificante la scena in cui Agnese, immobile tra le braccia della morte, invoca la sorelle che fuggono... Ad ogni visione mi si accappona la pelle, quando rarissimamente mi capita con i film di genere. Tra i miei preferiti del grande maestro.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 15-11-2005 11:30  
quote:
In data 2005-11-15 01:50, AlZayd scrive:
Tra l'altro Sussurri e Grida è uno dei film più "spaventosi" della storia del cinema. Terrificante la scena in cui Agnese, immobile tra le braccia della morte, invoca la sorelle che fuggono... Ad ogni visione mi si accappona la pelle, quando rarissimamente mi capita con i film di genere. Tra i miei preferiti del grande maestro.




Già..è una scena tra l'altro di uno spessore visivo non indifferente...ci sono inquadrature molto particolari che sottolineano ulteriormente il distacco emotivo delle sorelle.
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DottorDio

Reg.: 12 Lug 2004
Messaggi: 7645
Da: Abbadia S.S. (SI)
Inviato: 15-11-2005 15:10  
Io purtroppo l'ho visto solo una volta un annetto fa...ma m'è rimasto nel cuore.
La fotografia sublime, la cura maniacale dei suoni tra sussurri e grida, emozioni infinite.
Sicuramente uno dei film più riusciti del Maestro e che dopo questa recensione mi viene voglia di rivedere il prima possibile.

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Geppetto è stato l'unico uomo ad aver fatto un figlio con una sega

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-11-2005 16:39  
quote:
In data 2005-11-15 11:30, Kieslowski scrive:
quote:
In data 2005-11-15 01:50, AlZayd scrive:
Tra l'altro Sussurri e Grida è uno dei film più "spaventosi" della storia del cinema. Terrificante la scena in cui Agnese, immobile tra le braccia della morte, invoca la sorelle che fuggono... Ad ogni visione mi si accappona la pelle, quando rarissimamente mi capita con i film di genere. Tra i miei preferiti del grande maestro.




Già..è una scena tra l'altro di uno spessore visivo non indifferente...ci sono inquadrature molto particolari che sottolineano ulteriormente il distacco emotivo delle sorelle.




Non si finirebbe mai di analizzarlo. Ma l'incoscio sa come assorbire, anche senza concettualizzare troppo. In fondo il cinema di Bergman e un cinema dell'"es". Lo vidi quando ero ragazzetto, senza sapere nulla di tecniche e di messinscene, e mi sconvolse, mi colpì profondamente. Come Senso di Visconti. La bellezza la si riconosce e possiamo godercela anche senza misurarne i parametri. Cosa importa sapere quali siano le misure di una bella donna? Spalle, seni, fianchi; è lì.., la vediamo, l'ammiriamo. Varrebbe la pena fare anche un accenno alle musiche di Bach e Chopin che si alternano ai silenzi franti dai rumori "domestici", eco di remote nostalgie.., dai sussurri e dalle grida, e che, come i colori, quel rosso predominante che emerge cupo e minaccioso anche nelle tante dissolvenze (altro artificio "tecnico" che sottende alla "permeabilità" dell'inconscio), sono in funzione puramente psichica, psicanalitica.Oltre al fatto che sono di per se belle ed espressive. Bergam affermò che "non so perchè [...] fin dall'infanzia mi sono sempre immaginato l'interno dell'anima come un'umida membrana tinta di rosso".


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AnnieHall

Reg.: 04 Nov 2005
Messaggi: 2375
Da: Firenze (FI)
Inviato: 15-11-2005 16:50  
Io adoro la scena in cui il Dottore descrive il decadimento di Anna contemplando il suo viso..
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-11-2005 16:54  
quote:
In data 2005-11-14 23:57, Kieslowski scrive:
La felicità del resto, si trova quasi sempre solo nel ricordo..questo è il cinema unico di un regista unico.




Bello questo scritto, interessante questa chiosa. Mi ricorda la frase di uno scrittore inglese, Gerald Brenan, che fanculizzato lo spocchosissimo circolo Bloomsbury, si recò in Spagna, tra monti e somari, per cantare la poesia di quella terra: "In quasi ogni tipo di felicità c'è un elemento di añoranza (ricordo nostalgico), perchè la mente si concentra meglio sulle cose di cui viene privata". C'entrerà con Sussurru e Grida?
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-11-2005 17:01  
quote:
In data 2005-11-15 16:50, AnnieHall scrive:
Io adoro la scena in cui il Dottore descrive il decadimento di Anna contemplando il suo viso..




Per dirla in volgare, la lascia completamente in mutande.
Con poche parole. Tutti i dialoghi di questo film sono di una bellezza ineguagliabile.
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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 15-11-2005 18:06  
quote:
In data 2005-11-15 16:39, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-11-15 11:30, Kieslowski scrive:
quote:
In data 2005-11-15 01:50, AlZayd scrive:
Tra l'altro Sussurri e Grida è uno dei film più "spaventosi" della storia del cinema. Terrificante la scena in cui Agnese, immobile tra le braccia della morte, invoca la sorelle che fuggono... Ad ogni visione mi si accappona la pelle, quando rarissimamente mi capita con i film di genere. Tra i miei preferiti del grande maestro.




Già..è una scena tra l'altro di uno spessore visivo non indifferente...ci sono inquadrature molto particolari che sottolineano ulteriormente il distacco emotivo delle sorelle.




Non si finirebbe mai di analizzarlo. Ma l'incoscio sa come assorbire, anche senza concettualizzare troppo. In fondo il cinema di Bergman e un cinema dell'"es". Lo vidi quando ero ragazzetto, senza sapere nulla di tecniche e di messinscene, e mi sconvolse, mi colpì profondamente. Come Senso di Visconti. La bellezza la si riconosce e possiamo godercela anche senza misurarne i parametri. Cosa importa sapere quali siano le misure di una bella donna? Spalle, seni, fianchi; è lì.., la vediamo, l'ammiriamo. Varrebbe la pena fare anche un accenno alle musiche di Bach e Chopin che si alternano ai silenzi franti dai rumori "domestici", eco di remote nostalgie.., dai sussurri e dalle grida, e che, come i colori, quel rosso predominante che emerge cupo e minaccioso anche nelle tante dissolvenze (altro artificio "tecnico" che sottende alla "permeabilità" dell'inconscio), sono in funzione puramente psichica, psicanalitica.Oltre al fatto che sono di per se belle ed espressive. Bergam affermò che "non so perchè [...] fin dall'infanzia mi sono sempre immaginato l'interno dell'anima come un'umida membrana tinta di rosso".






Niente di più vero: continue visioni del film sopracitato portano a riflessioni praticamente infinite. Il film ha un potere visivo sconvolgente, ed è giusto quando affermi che opere del genere vanno ben oltre l'analisi tecnica (che comunque è importante), aprendo la strada a una serie di domande alla cui maggior parte non avremo mai risposta.
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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 15-11-2005 18:09  
quote:
In data 2005-11-15 17:01, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-11-15 16:50, AnnieHall scrive:
Io adoro la scena in cui il Dottore descrive il decadimento di Anna contemplando il suo viso..




Per dirla in volgare, la lascia completamente in mutande.
Con poche parole. Tutti i dialoghi di questo film sono di una bellezza ineguagliabile.




Si, tutti i dialoghi hanno queste caratteristiche ma sono della stessa idea di Annie Hall, quello è uno dei più significativi, è di uno spessore rarissimo, e le immagini che accompagnano le parole sono ricamate perfettamente.

quote:
In data 2005-11-15 16:54, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-11-14 23:57, Kieslowski scrive:
La felicità del resto, si trova quasi sempre solo nel ricordo..questo è il cinema unico di un regista unico.




Bello questo scritto, interessante questa chiosa. Mi ricorda la frase di uno scrittore inglese, Gerald Brenan, che fanculizzato lo spocchosissimo circolo Bloomsbury, si recò in Spagna, tra monti e somari, per cantare la poesia di quella terra: "In quasi ogni tipo di felicità c'è un elemento di añoranza (ricordo nostalgico), perchè la mente si concentra meglio sulle cose di cui viene privata". C'entrerà con Sussurru e Grida?




Sinceramente è la frase che mi è schizzata al cervello subito dopo aver spento lo schermo in seguito all'ultima visione, qualche giorno fa. E' stata come si dice "la primissima reazione".

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"Copulare è una faccenda molto seria, i risultati sono pochi a parte le malattie e la tristezza"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 15-11-2005 alle 18:11 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-11-2005 18:51  
quote:
In data 2005-11-15 18:09, Kieslowski scrive:

Si, tutti i dialoghi hanno queste caratteristiche ma sono della stessa idea di Annie Hall, quello è uno dei più significativi, è di uno spessore rarissimo, e le immagini che accompagnano le parole sono ricamate perfettamente.




Bergman è sensibile al linguaggio dei corpi e dei volti, come specchi del'anima.
Ho scritto qualcosa al riguardo nel mio blog http://f4fake.splinder.com/post/5917132
a proposito di Sinfonia d'autunno.

Questa discussione mi ha spinto a rivedere il film. Ho ancora la videocassetta nell'apparato riproduttore...
Ascolto e copio, con qualche pausa... Vale la pena dedicare un po' di tempo alla "causa"

Il dottore all'amante:

*Sai dove ti vengono le rughe? Dalla tua indifferenza. E questa lieve curva che va dall'orecchio alla punta del mento non è nitida come un tempo. Questo significa che sei superficiale e indolente. E lì alla radice del naso ora c'è troppo sarcasmo, c'è troppo scherno. E sotto i tuoi occhi inquieti mille rughe impietose , secche, quasi inavvertibili di noia e d'impazienza".

Poi si tratterebbe, per chi non lo abbia ancora visto, di guardarsi comè realizzata la "messinscena".

La tecnica è importante. Però, quasi non dovremmo accorgercene. Come diceva don Luis: " (...la tecnica) si trova così indissolubilmente unita agli altri elementi del film che non riusciamo neppure a notarla, proprio come quando, vivendo in una casa, non ci rendiamo conto del calcolo di resistenza dei materiali che la compongono".



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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 15-11-2005 20:51  
quote:
In data 2005-11-15 18:51, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-11-15 18:09, Kieslowski scrive:

Si, tutti i dialoghi hanno queste caratteristiche ma sono della stessa idea di Annie Hall, quello è uno dei più significativi, è di uno spessore rarissimo, e le immagini che accompagnano le parole sono ricamate perfettamente.




Bergman è sensibile al linguaggio dei corpi e dei volti, come specchi del'anima.
Ho scritto qualcosa al riguardo nel mio blog http://f4fake.splinder.com/post/5917132
a proposito di Sinfonia d'autunno.

Questa discussione mi ha spinto a rivedere il film. Ho ancora la videocassetta nell'apparato riproduttore...
Ascolto e copio, con qualche pausa... Vale la pena dedicare un po' di tempo alla "causa"

Il dottore all'amante:

*Sai dove ti vengono le rughe? Dalla tua indifferenza. E questa lieve curva che va dall'orecchio alla punta del mento non è nitida come un tempo. Questo significa che sei superficiale e indolente. E lì alla radice del naso ora c'è troppo sarcasmo, c'è troppo scherno. E sotto i tuoi occhi inquieti mille rughe impietose , secche, quasi inavvertibili di noia e d'impazienza".

Poi si tratterebbe, per chi non lo abbia ancora visto, di guardarsi comè realizzata la "messinscena".

La tecnica è importante. Però, quasi non dovremmo accorgercene. Come diceva don Luis: " (...la tecnica) si trova così indissolubilmente unita agli altri elementi del film che non riusciamo neppure a notarla, proprio come quando, vivendo in una casa, non ci rendiamo conto del calcolo di resistenza dei materiali che la compongono".



Vale la pena isolare questa scena (come da te già fatto con il dialogo) e provare a ricomporla analizzandola nella sua struttura:

Maria entra in scena dopo il segnale del dottore. Si reca in un punto oscuro della camera, illuminato dal tenue bagliore della lampada che permette all'uomo di leggere. "Perchè sei così gelido?" domanda Maria; da questa frase parte il meccanismo che si avvale dello specchio per sovrapporre il dialogo e concatenarlo alla sequenza.:

1) il dottore controlla la situazione, ci viene sottolineato dal primo piano dell'espressione rigida dell'uomo dopo le parole "guardati,sei bella. Sei ancora più bella di una volta".

2) entra in gioco "lo specchio", il contrasto, con il cambio di inquadratura verso il volto di Maria, accompagnato dalla frase "ma sei tanto cambiata", mentre il dottore si toglie gli occhiali (particolare importante)

3) gli occhi della donna stanno contemplando la sua immagine riflessa nello specchio, ma il dottore continua sui toni del cambio di scena: "vorrei che vedessi quanto sei cambiata..i tuoi occhi hanno sguardi rapidi e sfuggenti.."

4) breve pausa, Maria sembra aprire la bocca per parlare ma viene interrotta dall'uomo, i suoi occhi sono ancora catturati dallo specchio, "..un tempo guardavi tutto e tutti apertamente.."

5) sorriso, lieve, visibilmente forzato, di Maria. Il dottore continua con il suo discorso e aggiunge "senza crearti una maschera" per proseguire con "la tua bocca ha assunto un'espressione insoddisfatta, famelica, prima era così dolce.."; l'inquadratura è ancora stazionaria sul sorriso della donna, indicato dagli occhiali del dottore per illustrare al meglio le parole

6) il sorriso svanisce man mano che il dottore continua il monologo :"il tuo viso è pallido, la pelle incolore. Sei costretta a truccarti, la tua fronte bella e spaziosa ha quattro rughe sopra ogni sopracciglio". Ora gli occhi di Maria assumono un'espressione di evidente preoccupazione che cancella quella precedente orgogliosa della risaputa bellezza, fissano lo specchio unicamente per constatare le parole che escono dall'uomo

7) le parole continuano a danzare sul viso squadrato di Maria "non riesci neanche a vederle con questa luce", accenno di sorriso, "ma sono ben visibili di giorno..lo sai da dove ti vengono queste rughe?", la donna risponde per la prima volta ,"no", con il sorriso apparecchiato sul suo volto

8 ) la sentenza del dottore : "dalla tua indifferenza Maria". La donna presenta visibile insicurezza dagli occhi e non riesce a mantenere la falsità del sorriso.

9) cambio di inquadratura fondamentale: il dottore, che era fuori dal campo visivo alla destra della donna, cambia posizione e si posa dalla parte opposta, nell'angolo alto della ripresa. Questo delinea ancora di più il ruolo dell'uomo nella sequenza visiva.
Ne viene inquadrata la bocca coperta dai baffi che lascia fuoriuscire le parole "E questa lieve curva che va dall'orecchio alla punta del mento non è nitida come un tempo" seguite da "questo significa che sei superficiale e indolente"

10) "E li alla radice del naso, perchè c'è tanto sarcasmo Maria?" la donna ritenta la strada del sorriso, stroncato dalla frase "riesci a vederlo? C'è troppo sarcasmo (rafforzatura), troppo scherno"

11) l'ultimo sforzo di sorriso muore in partenza, sormontato dalla freddezza dell'uomo:"E sotto i tuoi occhi inquieti mille rughe impietose , secche, quasi inavvertibili di noia e d'impazienza".

12) infine la donna chiede "Sul serio vedi queste cose sul mio viso?".."No, ma le vedo ogni volta che mi baci" è la secca risposta del dottore, seguita dalle consapevoli parole "e ogni volta che mi baci, so dove le vedi" di Maria.

13) il dialogo si chiude con il dottore che replica "Si, e le vedo su di te" mentre l'inquadratura si allontana lasciando spazio al volto dell'uomo mentre la donna conclude con "e le vedi in te stesso..perchè noi siamo uguali, tu e io.." con la conseguente risposta da parte dell'altro protagonista:"sarei anch'io egocentrico, cinico, indifferente?"; viene soffiata via la luce della candela, lo schermo è pervaso dall'oscurità, fine del primo piano.

14) ultima inquadratura delle due sagome abbracciate, frase conclusiva della donna, spiazzante:"Io...non ho bisogno di essere perdonata".

Sequenza visiva di circa 3 minuti, di cui si potrebbe discutere per ore.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 15-11-2005 alle 22:49 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-11-2005 02:15  
Ottimo!

Solo 3 minuti di film.., hai voglia ad analizzare i restanti 87 circa!

Vorrei tornare sulle musiche, elemento molto importante. Dicevo che i brani musicali sono due: la Mazurka in la minore di Chopin e la Sarabanda da una suite per violoncello solo di Bach, in do minore. La tonalità in minore, più sensibile, più "femminile" (soprattutto se è in "la"), non è per caso. Con la Mazurka (non pensiamo a quella della nonna.., è un brano di indicibile poesia), Bergman fa da eco all'elegiaco momento in cui Agnese ricorda, evoca,la figura della madre: "le volevo bene perchè era dolce, bella, viva, perchè faceva sentire la sua presenza". Qui riaffiora il tema della "añoranza", della nostalgia di ciò di cui la mente viene privata (Brenan). Con le note profonde ed avvolgenti del violoncello il regista esprime invece il silenzio colmo di affetti che si instaura tra Maria e Karin dopo il temporaneo riappacificamento/chiarimento. La musica è dunque usata a fini espressivi, in due scene fondamentali, e si fa carico mettere a nudo le emozioni più profonde ed istintive. E'il potere catartico della musica (ve n'è più di uno di momenti catartici in Sussurri e Grida), la più astratta ed immateriale delle arti, e per questo capace di evocare meglio delle altre arti gli affetti, il sentimento, la pietas.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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