gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 05-05-2005 20:32 |
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“Buonasera signori. Presumo che non siate con le vostre mogli perché il solo titolo del nostro spettacolo è sufficiente a seminare il terrore nei loro cuori e a farle restare a casa in cucina, che è quello il loro posto. Comunque signori, voi siete venuti qui per imparare e imparerete, imparerete.
Cominceremo col considerare il caos del signore Stanley Ford. Diversamente da voi, povere anime, il signor Ford ha avuto la saggezza di non sposarsi mai; egi è pertanto un uomo completamente felice.
Questa è la città del signor Ford (titoli), questa è la casa di città del signor Ford…”
Si apre proprio così il manifesto maschilista che Richard Quine volle dare nel 1965. E non a caso che a scriverne soggetto e sceneggiatura fosse quel George Axelroad che giusto 10 anni prima aveva scritto assieme a Billy Wilder un altro titolo che fece scalpore, quel “Quando la moglie è in vacanza” che consacrò all’immaginario collettivo Marylin Monroe come sogno proibito dell’uomo perbene e nemico numero uno delle casalinghe degli anni 50.
Non si offenderà di certo il comunque ottimo Quine, se affermiamo che il suo sia un Wilder mancato. Non a caso il protagonista è quel Jack Lemmon compagno di tanti altri lavori del regista austriaco.
Siamo nel 965 e Stanley Ford vive una vita “perfetta”, o almeno così ce la descrive il suo misogino maggiordomo. Perfetto è tutto ciò che non è femminile, questa la definizione. Il film di Quine è senz’altro grottesco, come già le prime sequenze di Stanley versione pistolero(in realtà fumetto) ci laciano intuire, ma la sostanza non cambia. Il film ha uno scopo dichiarato, ovvero cercare di trovare una soluzione ad un problema. Si propone come manuale (l'eliminazione della moglie dalla vita di un uomo) e in quanto tale spiega come fare attraverso l' esempio. Partendo dalla città identifichiamo la casa, successivamente il nostro Mister x, ovvero Stanley. Abbiamo un prima, ovvero la vita piena di agi da single di Stanley e un dopo, ovvero quando sposato si trova a dover affrontare tutte le “rotture” di un matrimonio. Tra le due situazioni non un buco temporale quanto l’improvvisa e sconsiderata decisione di sposarsi dopo una sbronza del nostro protagonista. Come sia successo non è importante, tant’è che non ci viene neanche mostrato il matrimonio che vive, invece, solo nelle parole del nostro protagonista quando si sveglia e si rende conto di ciò che ha fatto da ubriaco.
La donna ipnotizza, non comunica, ammalia grazie le sue forme l’uomo boccalone. Una volta fatto suo, la donna lo divora, gli mangia la vita, lo adatta alle sue esigenze e soffoca le sue aspirazioni, il tutto subdolamente, quasi che ce ne si possa render conto. Il matrimonio vien visto subito come un errore, e non a caso ci si riferisce a questo come ad uno status quo, una condizione apparentemnete necessaria nella vita di ciascuno, ma proprio in virtù di questa ovvietà, un’azione che uccide la felicità dell’uomo. Non può che esserci un senso di ribellione al tutto, e Stanley da fumettista di successo, lo fa prima attraverso le armi mediatiche (ovvero utilizza gli stessi organi informativi che all’epoca cavalcano il movimneto femminista, ma che poi gli si rivoltano contro creando un senso di impotenza al tutto) poi attravero il processo che lo vede imputato per il delitto della moglie.
Tutto è metaforico nel film di Quine, tutto ha il chiaro intento di far aprire gli occhi a quegli uomini troppo schiavi ormai delle loro mogli. Che si stia scherzando o meno, nonstante il finale consolatorio e riconosciliante non è dato sapere. Il messaggio, nonostante tanti se e tanti ma, arriva comunque a destinazione...
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Quell'avido, cupido, pavido, stupido, zotico, lepido, stolido, trepido, ladro, rapace ed incapace d'un re fasullo d'Inghilterra!Yeah!
[ Questo messaggio è stato modificato da: gatsby il 05-05-2005 alle 20:43 ] |
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