Fanciullo
Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 21 Da: Bologna (BO)
| Inviato: 20-01-2005 23:46 |
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E' difficile avere un'idea precisa del cinema di Clint Eastwood come regista. Infatti, più che un "inquadratore", è più un'analista.
Le inquadrature, i piani, le carrellate delle sue pellicole sono standarizzate e non brillano sicuramente di una vera e propria impronta d'autore, ma in compenso, Eastwood ha dimostrato più volte di saper indagare anche profondamente nella solitudine umana, nel proprio passato che inevitabilmente arriva a frastornare il presente. Con estrema sicurezza Eastwood ha saputo trasportarci in un mondo tutto suo fatto di anti-eroi, di depressione puramente noir. E questo è il caso di Gli Spietati e Mystic River. Ma non il caso di questo Bird. Non so a quante biopic si è già imbattuto Eastwood in passato (scusate l'ignoranza, se avrò modo mi rifarò), ma almeno in questo Bird, non riesce mai ad indagare in modo approfondito sulla vita del protagonista, Charlie Parker, definito il "sassofonista jazz più grande di tutti i tempi".
Clint non segue una linea temporale precisa e ordinata, va avanti ed indietro nel tempo senza precisazione, così da un Charlie alle stelle passiamo ad un Charlie alle stalle, poi di nuovo alle stelle, e di nuovo alle stalle e così via.
Solo le primissime 3 scene, brevissime, seguono l'ordine temporale:
- Scenografia campagnola, niggers, e un bebè.
- Scenografia campagnola, niggers, e un bambino che cammina suonando il suo sassofono.
- Club di un locale, spettatori, e un Forest Whitaker alias Charlie Parker ormai professionista e di successo.
Sono forse le 3 scene migliori del film, in quanto descrivono perfettamente in meno di 5 minuti 30 anni di vita del protagonista. Da qui in poi, sarà tutto un susseguirsi di scene di poco valore.
Forse bisognerebbe essere degli amanti di jazz per godere al massimo di questa pellicola, in quanto più e più volte Eastwood dedica la sua cinepresa a concerti jazz, sicuramente scene abbondanti, troppo lunghe, e anche poco inerenti al soggetto filmico (il regista doveva raccontare la vita e la morte di un uomo, non fare un film sulla professione del jazzista).
Così il film raggiunge l'epica durata dei 160 minuti, 160 minuti di scene vuote per quanto poco analizzate: Parker è un depresso, e fin qua ci siamo arrivati tutti, ma la sceneggiatura di Clint non riesce mai a farci percepire la sua anima, nonostante la buona interpretazione di Whitaker, che ha subito senza esagerare certi tic nervosi di alcoolizzati e drogati.
E' come se il regista si sia limitato a raccontare i fatti (per di più raccontando male), senza dare un vero cervello e cuore ai personaggi. Bird sono solo scene concatenate di un uomo che ogni tanto si ritrova a suonare il jazz su un palco, che ogni tanto tende a drogarsi, che ogni tanto piange.
Oltre alla regia e alla sceneggiatura disfunzionale, è anche e soprattuto il montaggio che toglie un minimo di coinvolgimento all'opera: gli stacchi da una scena all'altra privano il film di un qualsiasi rigore temporale, senza contare le tantissime scene inutili che non hanno nulla di pertinente, e che quindi andavano volentiermente tagliate.
Eastwood, in Bird, sembra aver perso ogni minima concezione di luogo temporale, facendo risultare il tutto tanto inutile quanto noioso.
Meno male, e lo sappiamo bene, che Clint dimostrerà di saper fare molto più di questo. |
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