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Autore Sogni d'oro
paolo14

Reg.: 16 Giu 2004
Messaggi: 778
Da: Ferrara (FE)
Inviato: 24-11-2004 15:32  
Il film di Moretti ci pone subito, senza esitare, due questioni imminenti della società di allora (siamo nel 1981) da valutare attentamente: i giovani e il cinema - tematiche distaccate, ma anche simbiotiche o abiotiche, come poi vedremo, in quest'opera.
"Sogni d'oro" fa parte del primo cinema morettiano e, nell'analisi che fa di un mezzo e talvolta di un'arte come il cinema, si preoccupa soprattutto di visionarlo dall'interno, dal set, dai produttori e dagli attrezzisti, anche allo scopo di permeare i contenuti dell'opera di un realismo inequivocabile, materiale. Ed eccoci che troviamo la descrizione del rapporto - ora grottesco, ora amareggiante, talvolta quasi surreale per chi non ha mai vissuto il cinema dall'interno - tra il regista e la sua opera; ed ecco che vediamo il mondo delle produzioni cinematografiche ridotte allo sfascio, senza dignità nè, pare, senza speranza di futuro dignitoso (e in questo Moretti si dimostrò un profeta, dal momento che avvertì la palese e vergognosa ricaduta del cinema italiano); ritroviamo in quest'opera la poca attenzione in un set - se si esclude il regista - per l'opera che si sta girando, la mancanza di ocncentrazione; ma soprattutto, ritroviamo il rapporto cinema-massa, cinema-popolo: i grandi film, le opere importanti sono state sempre incomprese dal volgo e soprattutto, la massa altro non intende(va) che il cinema in quanto divertimento, in quanto mezzo commerciale: il cinema, dunque, è diventato (in quest'apocalittico film come nella realtà) un mezzo bistrattato del quale tutti si permettono di parlare ("Tutti parlano di cinema, tutti!") senza un minimo cultura nè un minimo rispetto nei confronti di quest'arte (da questo punto di vista, il film può anche rappresentare lo sfogo di un intellettuale ai tempi che corr(eva)ono)
Il tema dei giovani, invece, è da considerarsi ancor più politico. I movimenti delle rimpiante masse sessattontine si sono trasformati in clowneschi e volgari travestimenti senza nessun etica nè ideologia: la rimossa "culturale" dei giovani degli anni '80 altro non rappresentava che lo sfascio ideologico dei movimenti giovanili di sinistra, avvertito e denunciato in toni grottesco-apocalittici dal saggio Moretti.
Il contesto psicologico è inoltre approfondito: lo sfogo dell'intellettualità accompagnato da abbandono e solitudine rappresenta l'abbandono nei confronti della cultura che avveniva così in passato come, ahimè, oggi.
E' indubbio: contenuti, soggetto e sceneggiatura sono perfetti e studiati al millimetro (come poi nell'etica morettiana), e rappresentano le carte migliori di quest'opera - geniale poi la trovata di girare un film nel film e di sottolinearne i momenti e la fatica della lavorazione.
E se ci fermassimo qua, la mia valutazione sarebbe più che positiva.
Ma il problema sorge quando andiamo ad analizzare l'aspetto tecnico (anch'esso presidiato da Nanni Moretti): un regia per molti tratti poco ricercata, teatrale, pessimo l'abuso continuo del pianosequenza privo di ogni significato grafico, così come le carrellate in gran spiano e l'utilizzo quasi didattico - in molti casi - del campo e controcampo.
Fortunatamente, le carenze tecnico-registiche sono avvallate da ottime interpretazioni: oltre a quella di Moretti, da sottolineare una giovane e bravissima Laura Morante alle prese con un ruolo a lei congeniale e la follia nevrotico-infantile raggiunta alla perfezione dall'attore che intepreta Freud nell'ipotetico film.
In conclusione, "Sogni d'oro" rappresenta il film "classico" del Moretti prima maniera: ne conserva pregi e difetti.
Nuovamente, da ribadire il valore etico e sociale dei contenuti.
Voto: 7


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Petrus

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Inviato: 24-11-2004 15:33  

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