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Autore l' arpa birmana
ea1987

Reg.: 17 Dic 2003
Messaggi: 419
Da: settala (MI)
Inviato: 30-05-2004 17:44  
Chi ha mai visto questo film?per chi non lo conoscesse(saranno in tanti!)è un film gaipponese anni '50 in bianco e nero...l'ha proposto a scuola il nostro prof. di italiano ed è risultato a tutta la classe una palla assurda..vorrei sapere i vostri pareri.a me non è così dispiaciuto

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Chenoa

Reg.: 16 Mag 2004
Messaggi: 11104
Da: Vittorio Veneto (TV)
Inviato: 30-05-2004 17:51  
Sono sconvolta... ,pensavo di essere l'unica ad aver visto questo film!!!Mi ha costretto mio padre a vederlo,dicendomi che era un film meraviglioso...
ehm...diciamo che è particolare...molto psicologico e anche molto molto trsite !!!Concordo nell'affermare che è un po' pesantino... ma alla fine penso che mostri un volto insolito della guerra,un volto assai lontano dal nostro usuale modo di pensare!

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Hellboy

Reg.: 22 Ago 2003
Messaggi: 4287
Da: Rio Bo (es)
Inviato: 30-05-2004 20:04  
intanto bisogna dire che il film è del 1956...quasi mezzo secolo fa.
la guerra era finita da tempo, ma il ricordo dell'atomica resta indelebile nel popolo giapponese.
un cinema che , salvo Kurosawa, era misconosciuto agli occidentali.
bhe...io un film che dimostra in modo talmente semplice (agli occhi di un elucubrato occidentale) e accorato l'Orrore della Guerra (di tutte le Guerre)non l'ho piu' visto.



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..no..no..aspettate: apriamo un dibattito!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 30-05-2004 21:00  
L'Arpa Birmana è un'opera meravigliosa, un capolavoro assoluto, una pietra miliare del cinema mondiale e di tutti i tempi.
Come tutte le opere d'arte, di tutte le arti, non teme le ingiurie del tempo.

Per quanto riguarda la "lentezza" filmica che diventa immediatamente sinonimo di pesantezza, pallosaggine e noia, varrebbe la pena ricordare - parafrasando E. Ghezzi - che non è il tempo a mancare a noi(quindi non è quel film del '56 a mancare alle nostre inadeguatezze di spettatori troppo "frettolosi"), ma siamo noi a mancare al tempo (quindi a mancare a quel meraviglioso film del '56 che non ha la pretesa di fare concorrenza al più che veloce cinema "blockbuster").



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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Bunuel

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 31-05-2004 01:52  
E' uno di quei film che ritengo assolutamente inaffrontabili in modo degno attraverso una recensione per la sua straordinarietà. Nessun autore è mai più stato in grado di toccare il tema della guerra e del rapporto dell'uomo con essa e col dolore come è stato in grado di fare Ichikawa in questa pellicola.
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E' ok per me!

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ea1987

Reg.: 17 Dic 2003
Messaggi: 419
Da: settala (MI)
Inviato: 31-05-2004 17:20  
sinceramente non vedo un così grande rapporto dell' uomo con la guerra...alla fine la guerra non sembra manco presente..c'è questo contingente di soldati che se ne va in giro cantando spensierati come se fossero ad una scampagnata,per nulla preoccupati del fatto che ci sia un nemico in giro e cantano a voce altissima...se mi parli del fatto che il protagonista diventa poi un bonzo per prendersi cura dei morti di entrambi gli eserciti riguardo al rapporto uomo-guerra,ok c'è..ma non puoi (secondo me)presentare un rapporto del genere tralasciando praticamente tutti gli orrori della guerra nella prima parte per poi presentarli nella seconda in cui il protagonista si converte a bonzo birmano...se doveva essere un rapporto coerente la guerra doveva essere presentata nel film in primo piano rispetto alla vita del contingente.
spero di essere stato chiaro!

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Richmondo

Reg.: 04 Feb 2008
Messaggi: 2533
Da: Genova (GE)
Inviato: 28-04-2008 10:52  
Considerare L'arpa birmana solo come un film sulla guerra sarebbe riduttivo. Come lo sarebbe anche reputarlo il miglior film di guerra. Lo sfondo bellico, in effetti, rimane sfalsato rispetto alla magnifica evoluzione che la psicologia umana intraprende nello scorrere inesorabile di questa meravigliosa pellicola.

L'amabile e toccante sensibilità lirica di Ichikawa - il Frank Capra giapponese, ma in verità meno legato ai segni che l'uomo lascia nel Mondo, per soffermarsi maggiormente con sofferta ed empatica partecipazione su quelli che il Mondo esterno incide nell'uomo- ci regala un'opera dall'incommensurabile valore, forse uno dei dieci migliori film nella storia del Cinema. Sebbene anche Coppola, Malick o Kubrick siano riusciti, ciascuno a suo modo, ad elevarsi ben al di sopra del mero racconto di battaglie, bombardamenti ed eserciti, portandosi su indagini introspettive, muovendo proprio dalla guerra come "condizione umana", talvolta ho ravvisato in loro anche troppa volontà di "spiegare", di giustificare il loro pretesto, attraverso una parola eccessivamente invadente, secca, urlata (Full Metal Jacket , comunque, a suo modo, un ottimo film) o fastidiosamente sussurrata, come a sviscerare il pensiero, proprio attraverso la sua esternazione verbale (Apocalypse now o La sottile linea rossa che, comunque, non per questo, scadono nella loro valutazione complessiva, che rimane indiscutibilmente alta per altrettante buone ragioni).

L'arpa birmana , invece, non soffre per nulla della - forse voluta - diluizione dei tempi filmici, della dilatazione quasi spossante di un film giocato sull'attesa. Amo sempre citare, quando possibile, Truffaut: Nei film non ci sono intasamenti, né vuoti, né tempi morti. I film avanzano come treni nella notte . L'opera di Ichikawa, invece, sembra proprio porsi in eterno "procinto di", senza mai giungere ad un traguardo ultimo. E la sua capacità di spalmarsi omogeneamente nel tempo, viaggia di pari passo con le sublimi note di un'arpa che simboleggia proprio la vita e la collocazione dell'uomo nel tempo e nella memoria. Così le impressioni ed il punto di vista del regista si allargano, a macchia d'olio, spostandosi dalla focalizzazione particolare dell'evento bellico, alla considerazione più generale chre ha di esso, fino a giungere alle riflessioni psicologiche, ad interrogativi posti e mai risolti. La musica rende magico questo film e ne fa amare proprio la sua logorante lentezza. La melodia rimane, nella selva di pensieri mai confessati, l'unico tramite per legare ancora le esistenze umane, addirittura si pone come l'unico linguaggio, sostituendosi piacevolmente alla parola.
E proprio la musica riempie quegli spazi di vuoto, della memoria, in cui il ricordo cancellato da un presente fin troppo invadente rischia di svanire nell'evanescenza della vita. La musica rievoca il ricordo del protagonista Mizuscima ai suoi compagni. La musica unisce le vite dei soldati. La musica viaggia nel tempo e rimane sospesa. Quando la morte sopraggiunge ad esiccare ogni germoglio di speranza, la melodia cessa di fluttuare sulle corde del tempo, e le desolanti immagini di deserti, montagne o mari lancinantemente vuoti si susseguono al ritmo incessante di un montaggio che pare proprio mancare del sincronismo musicale. L'assenza di musica, qui, equivale all'assenza di vita, al silenzio di Dio (Bergman).
Ma le note riprendono a librarsi in aria, perché la speranza è sempre l'ultima a morire. Questo sottolinea Ichikawa, mentre un'ipnotica ripresa da una nave ci mostra il mare che scorre. Allora, qui, le parole scritte sulla carta dal soldato Mizuscima sono davvero una chiosa perfetta sulla riflessione della vita, sulla sua insulsaggine, sulla sua disarmante e patita inconsistenza. La verbosità repressa di questo film, esplode in tutta la sua essenza solamente dopo che il Cinema vero ed autentico si è fatto strada fra gli alberi, retrocedendo nelle foreste, carrellando all'indietro come a sottolineare che ci siamo posti al di fuori, in un mondo esterno che non ci permette di percepire del tutto i misteri di un'esistenza così incomprensibile. Ma le parole suonano qui non come una didascalia superflua, bensì come un'elegiaco completamento di quanto proprio il Cinema che risiede in questo film ha finora espresso nelle immagini. Spesso, in quest'opera, la mdp rimane nascosta tra le fronde, filtra le visioni attraverso una natura sapida di linfa, di presente, di istantaneo....ma altrettanto priva della dimensione spirituale del ricordo, desolata ed abbandonata, in questo senso, nel suo compito di preservare, rammentare, rievocare.

E la missione del soldato Mizuscima dovrà prtire proprio da qui, da un deserto di tombe, di suoni spezzati, di ricordi interrati. Ho visto l'erba bruciata, i campi riarsi , confessa Mizuscima in una lettera ai suoi commilitoni.
Starà al suono speranzoso e dolce della sua arpa far sì che la musica non rimanga più, al pari del ricordo, sospesa nel tempo in un inesorabile cammino verso l'oblio, ma ridoni dignità ed identità all'uomo e alla sua esistenza, perché la morte fisica non corrisponda anche ad un capolinea della memoria.


Già pubblicato qui
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E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti.

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