misaki84
 Reg.: 29 Lug 2003 Messaggi: 2189 Da: Montecchio Maggiore (VI)
| Inviato: 13-03-2004 17:49 |
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Il cinema ha investito il '900 con una forza immane, tanto da essere definito da Hauser l'arte guida del xx secolo.
Il cinema appariva come una forma d'arte che metteva a contatto le moltitudini, scalzava il privilegio (tutti potevano permettersi di andare al cinema, lo stesso non valeva per il teatro).
Un evento così importante non poteva lasciare indifferenti i grandi narratori del secolo appena trascorso e, forse, una delle posizioni più interessanti fu quella di Pirandello.
Il GRANDISSIMO autore siciliano ebbe un atteggiamento ambivalente verso la settima arte.Inizialmente fu molto critico: secondo lui il cinema rappresentava una riproduzione morta di immagini, una rappresentazione meccanica dell'opera d'arte.Cosa gravissima per Pirandello, basti pensare alla sua concezione di vita come movimento e della tecnologia come alienazione: "la vita ingoiata dalle macchine [...] questa vita,che non è più vita" (a proposito leggere 'Quaderni di Serafino Gubbio operatore').
Questo fino al 1929 quando Pirandello scrive che il cinema non doveva 'gareggiare' con il teatro (immagini morte contro immagini vive): "Per questa via la perfezione non potrà condurre il cinematografo ad abolire il teatro, ma se mai ad abolire sé stesso"; ma doveva trovare un'altra strada ovvero la cinomelografia :il linguaggio visibile della musica.A questo proposito le sue bellissime righe: "Gli occhi che vedono, l'orecchio che ascolta, e il cuore che sente tutta la bellezza e la varietà dei sentimenti che i suoni esprimono, rappresenta nelle immagini quel che quei sentimenti suscitano ed evocano".
Non credo che Pirandello sarebbe stato contento del cinema oggi, visto che,inevitabilmente, ha soppiantato il teatro proprio sul suo campo.
A questo punto vi e mi domando:esiste o è esistita la cinomelografia?
Agli esperti la risposta...
[ Questo messaggio è stato modificato da: misaki84 il 13-03-2004 alle 18:05 ] |
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