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Autore Denti
13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 25-11-2003 15:01  
Può esistere una memoria stomatologica?
I nostri legami, i nostri ricordi del passato, possono essere conservati in un luogo fisico che non sia l'encefalo e risvegliarsi all'improvviso, magari tramite un semplice contatto?

Alla mia seconda visione, questo film diventa per me il migliore girato da Salvatores: intimistico, surreale e decisamente accativante.
Si parla di un viaggio iniziatico, un viaggio non fisico ma psicologico, alla ricerca del proprio motivo d'essere, della propria natura, del proprio Io.
Il difficile rapporto del protagonista con i propri denti non è che una metafora del rifiuto di un uomo nei confronti di se stesso, un bisogno di protesi umane che alleviano i dolori della crescita e della maturazione.
Come dice Rubini ad un certo punto del film, "è strano come il nostro bisogno di essere amati ci porti ad essere violenti e fragili". Il protagonista, infatti, affronta durante lo svolgersi degli eventi i rapporti incompiuti e i propri fantasmi del passato, riuscendo infine a liberarsi dalle paure e a diventare maturo e autonomo.
Le donne, l'altra metà del cielo, seguono la crescita interiore di Antonio: la madre morta prematuramente verso la quale il ragazzo ha un rapporto ossessivo, talmente ossessivo da rivederla ovunque quando, oramai adulto, cerca un appiglio contro la crisi che lo sta sviscerando.
L'ex moglie, troppo razionale e "normale" per fornirgli una vera ancora di salvezza contro il mondo esterno.
Mara, la nuova ragazza, giovane e intollerante, autonoma come lui non è, immagine di desiderio e gelosia, controversa e ideale.
Ma l'uomo non può cercare rifugio unicamente nell'altro sesso, deve invece maturare con le proprie forze, cercare in se stesso la libertà nel mondo e dal mondo, sviluppare "una terza dentizione".

I molti dentisti che il protagonista incontra nella sua avventura non rappresentano altro che il suo desiderio di non essere abbandonato, di non essere lasciato in balia di sè stesso, contro una realtà cinica e solitaria. La paura nei confronti della figura del dentista, l'odio per i propri incisivi esagerati sono simboli dell'odio che Antonio prova per la sua persona, così timorosa e debole.

Tutto si scioglierà con un ballo e l'uomo otterrà finalmente la sua libertà, una nuova natura ed un nuovo presente.

Salvatores affronta onestamente i propri demoni, li scarnifica e li traspone sullo schermo in una forma incostante, surreale si, ma anche grottesca e intima. Utilizza immagini di forte impianto visivo, come le operazioni sui denti di Rubini, o il tuffo nello champagne e porta Rubini direttamente dove vuole che vada.

Gli attori sono tutti perfetti, lo stesso Rubini in primis, così angosciato e indeciso, unico vero protagonista del film.
Brava anche la Caprioli, la madre (con quell'accento francese che la rende così ideale e irreale), il ragazzo (pieno di ingenuità e meraviglia), Bentivoglio (con quell'aria da marinaio esperto e vissuto, nemesi amica e obiettivo spirituale del protagonista).
Anche Villaggio ritrova finalmente un personaggio a lui adatto, demoralizzato e disilluso, cinico e isolato.

In sostanza, un film più completo della "trilogia del viaggio", più sognante di Nirvana, più magnificamente squinternato del successivo Amnèsia (sarà proprio l'assenza di Abatantuono a migliorare il film?).
L'unica altra opera di Salvatores che può competere con Denti è forse l'ultimo "Io non ho Paura", ma è difficile associare due film che trattano di temi così differenti, sebbene certe scene dell'infanzia di Antonio sembrano rievocate tra gli immensi e dorati campi di grano di INHP.

Un film assolutamente da consigliare.
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Rubare in Sardegna è il Male.

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fassbinder

Reg.: 29 Ago 2003
Messaggi: 1335
Da: reggio emilia (RE)
Inviato: 07-12-2003 15:40  
Un film bellissimo, coraggioso e stilisticamente perfetto. Splendida la colonna sonora, specialmente il pezzo (introvabile, ma perchè ?) di Mara Redeghieri degli Ustmamò (Word Back). Un lavoro a se stante, che impone un' auto-riflessione durante la visione. E' certo che è profondamente differente da tutti gli altri lavori di Salvatores. Questo film infatti acquista bellezza e ricchezza di significato visione dopo visione.
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13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 07-12-2003 15:57  
quote:
In data 2003-12-07 15:40, fassbinder scrive:
Un film bellissimo, coraggioso e stilisticamente perfetto. Splendida la colonna sonora, specialmente il pezzo (introvabile, ma perchè ?) di Mara Redeghieri degli Ustmamò (Word Back). Un lavoro a se stante, che impone un' auto-riflessione durante la visione. E' certo che è profondamente differente da tutti gli altri lavori di Salvatores. Questo film infatti acquista bellezza e ricchezza di significato visione dopo visione.



ohhhhhhhhhhhhh...
Stupore.....
Un post a 12 giorni dalla stesura del topico.
Grazie Fass, se non ci fossi tu.
La mia idea sul film l'hai già letta, sottolineo soltanto il tuo azzeccatissimo "il film acquista bellezza e ricchezza di significato visione dopo visione".
Anch'io cercai a suo tempo Word Back sul buon vecchio Audiogalaxy super-fornitissimo, ma niente.
Secondo me è un mistero non svelabile.
Invece Child In Time la ascolto da quando ero un pupo...
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Rubare in Sardegna è il Male.

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 28-09-2004 21:12  
Antonio è un uomo che, sin da piccolo, fa convergere la maggior parte dei suoi problemi sui suoi denti. Incisivi troppo pronunciati che lo inducono a tentare, senza buon fine, di romperli contro una pietra sotto gli occhi della bella madre, che morirà all’inizio della sua adolescenza.
Ritroviamo un Antonio adulto, laureato in filosofia, con Mara, una bella fidanzata con cui vive ma della quale è morbosamente geloso. Questa gelosia fa si che un giorno, durante una lite tra i due, Mara, per reazione, scagli un portacenere contro Antonio, rompendogli gli incisivi.
Antonio decide quindi di cercare un dentista in grado di aggiustare i suoi denti che, rompendosi, sembrano aver rotto a loro volta una sottile membrana che si era creata con il tempo, facendo tornare alla memoria attimi e parole passate.
Come al solito, non vado avanti per quanto riguarda la trama.
Salvatores è, e lo dimostra nonostante i gusti personali e la riuscita o no dei suoi film, un regista creativo. In questo “Denti” riesce a creare situazioni allucinate, visionarie, che rimangono, in ogni modo, a stretto contatto con la realtà dei personaggi. Cerca di creare un stretto contatto tra le persone e il proprio corpo, passando tra memoria e ricordi reali o presunti. Il nostro corpo può ricordare ciò che la nostra mente ha tentato per anni di rimuovere? Può esistere una memoria diversa da quella che conosciamo?
Salvatores cerca di narrare una storia mescolando stili diversi, molto spesso poco utilizzati nel nostro paese e, in questo, bisogna ammettere che riesce abbastanza a creare le atmosfere giuste per ciò che vuole raccontare.
L’idea in sé, infatti, non è male ma, a mio avviso, si perde in alcune piccole “pecche”.
Sia chiaro, il film rimane sempre sopra la media rispetto a molte altre pellicole italiane che cadono nell’imbarazzo, da quanto mancano di creatività, interpretazione e novità stilistica. Per questo, come Abyss, mi permetto di consigliarlo.
Ma ecco cosa non mi ha totalmente convinta.
Prima di tutto la credibilità dei personaggi in alcune scene. Per quanto io credo che potenzialmente gli attori utilizzati in questo film siano buoni attori, mi sono ritrovata, in alcune scene, davanti ad espressioni poco credibili o frasi pronunciate senza troppa plausibilità.
Sergio Rubini ha dovuto interpretare un pesonaggio particolare, Antonio, non in grado di accettarsi e in bilico tra visioni e realtà, nessuna delle due chiara abbastanza per crearsi certezze. E' stato di certo bravo, questo è da dire, ma in alcuni momenti mi sembrava non credere lui stesso a ciò che faceva o diceva. In questo modo non solo Antonio si trovava in crisi, ma anche Sergio, e questo dava ad alcune sequenze, una sorta di groviglio da cui difficilmente l'attore riusciva a districarsi convincentemente.
Paolo Villaggio, che io ammiro tantissimo, sembrava quasi ritornare a Fantozzi, e mi chiedo… perché?
Se l’idea era buona, Salvatores è un buon regista e ha le capacità di creare, come ci ha già dimostrato in passato, ottimi film, e se gli attori sono capaci di interpretare il ruolo assegnato… cosa non funziona, realmente?
Perché mi trovo davanti ad un Villaggio fantozziano che leva un dente ad un Rubini che non riesce ad esprimere una vera smorfia di dolore?
Questa scena, soprattutto, mi sembra troppo irreale, interpretativamente parlando.
Era una scena tortuosa, me ne rendo conto, tra l'altro con l'aggiunta del buio non si può apprezzare al meglio il risultato... però... non sò... quella scena in particolare, in aggiunta a quella di Antonio e Luca (si chiamava così, il dentista amico di Mara?) nel bagno durante la festa, mi convincono poco. Ma forse è solo una mia impressione.
Ma ciò che soprattutto mi lascia perplessa… perché c’era bisogno della nascita di denti nuovi? Posso capire che sia simbolo di “rinascita” anche per Antonio ma… a mio avviso è un tirata, come conclusione.
Se durante tutto il film si parla di una memoria “corporea” e se Antonio riesce a ricordare determinati avvenimenti… che motivo c’è, poi, di fargli sorgere dal nulla una nuova dentatura, piccina ed immediata?
Lo spettatore può iniziare a chiedersi se il vero fulcro della storia fosse la dentatura non amata di Antonio, e che il lieto fine si riconducesse solo al cambiamento in meglio di questa…


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Dimentico sempre dimentico, che non ho ali per volare, e ogni notte sfioro nei miei sogni i gradini della scala della vita...che importa se non ho ali per volare...

[ Questo messaggio è stato modificato da: denisuccia il 28-09-2004 alle 21:13 ]

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