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Autore il caimano
Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-04-2006 18:45  
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In data 2006-04-01 17:36, pkdick scrive:
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In data 2006-04-01 17:26, sandrix81 scrive:
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In data 2006-04-01 17:17, pkdick scrive:
beh, magari moretti non sta facendo un film politico, ma la trinca si.
(oddio, magari nel frattempo ti avevano già risposto e pure meglio)


sì su questo sono d'accordo. ma se avesse tagliato un po', mostrando solo due secondi ogni volta, invece di mostrare per intero l'intervento (di volta in volta) di Berlusconi o di un altro europarlamentare?
ecco, in quel caso l'avrei trovato perfetto. così, mi resta una piccola punta di dissapore che mi mette il film un gradino sotto altri di Moretti (La messa è finita, Bianca, Sogni d'oro) che ho amato per intero.



a me continua a sembrare funzionale...
mi sembra che quella sequenza in particolare caratterizzi, nella sua interezza, molti aspetti fondamentali del fenomeno berlusconi, dal suo modo di intendere la politica alle reazioni internazionali...
e questo concorre a caratterizzare favorevolmente anche il film, secondo me.


anche secondo me.
perchè i momenti scelti su pirliscone non hanno nessun sapore politico, sono innocui, fanno quasi ridere, soprattutto il secondo dove il pirluscon si fa aiutare dal computer per scegliere i regali. Cioè, macchisenefrega di questa cose...
Eppoi mostrarli per due secondi sarebbe proprio la via di mezzo meno utile, e ai ritmi del film e ad una possibile discussione.
Cioè, non ci avete fatto caso che la scelta stessa di quello che viene mostrato del premier è in perfetta linea con il possibile "messaggio" (che qualcuno potrebbe vedere, ma io no!) del film? Non aggiunge nulla, non dice nulla, eppure indica, ammicca, ma si nega. Perchè allora non scegliere qualcosa di più grosso e grave?
Il film non scade mai nella parodia, nemmeno offrendo quache stralcio "innocuo" (ma avete visto la reazione di Fini invece? quella si molto esplicita) e si inserisce perfettamente tra gli altri piani narrativi ispessendo il film ulteriormente....
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 01-04-2006 18:54  
quote:
In data 2006-04-01 18:45, Tristam scrive:
il secondo dove il pirluscon si fa aiutare dal computer per scegliere i regali.


ahahahah cazzarola, me l'ero dimenticato

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JerichoOne

Reg.: 06 Mar 2006
Messaggi: 3171
Da: Frittole (FI)
Inviato: 01-04-2006 18:55  
quote:
In data 2006-04-01 18:45, Tristam scrive:
soprattutto il secondo dove il pirluscon si fa aiutare dal computer per scegliere i regali.


Hahaha e dire che l'ho visto due volte...

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-04-2006 19:00  
minchia mi fa ridere troppo anche a me. ma non si trova la sceneggiatura da qualche parte?
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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JerichoOne

Reg.: 06 Mar 2006
Messaggi: 3171
Da: Frittole (FI)
Inviato: 01-04-2006 19:11  
quote:
In data 2006-04-01 17:54, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2006-04-01 17:44, JerichoOne scrive:
Lì Moretti si è concesso il lusso di fare un po' di informazione,


ecco, è proprio quello che intendevo, poteva farne benissimo a meno.



Beh però è l'elemento instant-movie del film, che a mio parere non va a detrimento della qualità, uno dei film migliori che abbia visto è Le mani sulla città di Rosi, che è tutto centrato sull'attualità del momento, sulla speculazione urbanistica che venivea denunciata...
D'altra parte non sono novità nemmeno per Moretti queste, si tratta solo del proseguimento di un discorso, altrimenti non avrebbe nemmeno dovuto girare Caro Diario, Palombella Rossa, Aprile...
Beh, in effetti di Aprile avrebbe potuto farne a meno.
Insomma io ho trovato molto forti gli inserti berlusconiani, mentre più ci ripenso più trovo debole e ridondante la parte di Sturowski (rispetto al resto del film, che se non è un capolavoro poco ci manca), per quanto si tratti di una ottima caratterizzazione.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-04-2006 19:27  
anche io concordo con le considerazioni sulla scena di Jerzy che mi pare scontata e inutile. In verità però a ripensarci bene, non è tanto quello che dice, nè come. Il problema infatti non è lui, ma il suo contorno.
E' l'esempio del classico "dolore riferito" a livello narrativo/registico. Se Moretti avesse eliminato le persone che in piscina rivolgono lo sguardo alla coppia che discute, come se fossero infastidite e disturbate da quello che sentono (e difatti lo sono), il peso di quanto detto sarebbe stato inferiore e più liscio. L'accento sugli sguardi è ingenuo.

_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 01-04-2006 alle 19:28 ]

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-04-2006 20:16  
torno un attimo sul film perchè mi fa pensare sempre come tutti gli ottimi film... e ogni tanto è giusto scrivere un pò.
Dovrei in effetti rivederlo ancora una volta...

Insisto ancora sulla similitudine con Sogni d'Oro (il mio preferito, lo vedo ogni mese) che secondo me rappresenta un buonissimo esempio dell'idea morettiana di film/cinema.
In Sogni d'Oro i piani del reale di azione erano tre:
- la vita del regista Michele Apicella
- il film nel film (Freud)
- il sogno del professore che si innamora della studentessa

In Il Caimano sono:
- La vita del produttore Bonomo
- la visualizzazione della sceneggiatura
- il film nel film (tribunale)
+ il reale che entra nel contenitore finzionale più ampio attraverso la televisione.

Per ogni livello che compone il film c'è un Berlusconi che lo regge:
- Marco Pulic / Bonomo
- Elio de capitani / Sceneggiatura
- Nanni Moretti / Film nel film
- Berlusconi itself / Realtà-tv

Ma soprattutto e ancora di più, il contenitore finzionale più ampio, ossia quello che aderisce e racconta la vita dei protagonisti, si fa carico di un'aspra, quanto cinica, essenziale, semplicizzata, riflessione sulla vita.
Come in "Ecce Bombo" e "Io sono un Autarchico" si parlava dei 'gggiovani' quando già non si era più giovani, come in "palombella rossa" e "la messa è finita" si viveva un passaggio ambiguo del tempo, con "Caro Diario-Aprile-Stanza del figlio" si entra in una nuova dimensione dell'età che per forza di cose coinvolge anche il processo realizzativo.

Eppure le modalità espressive restano simili. E nei dialoghi, nelle idee... e nella messa in scena che si 'ammorbidisce', si articola e si concede a movimenti e montaggi più fluidi (vedi la scena sotto il portico dove la macchina da presa non stacca e racchiude dentro l'inquadratura un'unità spaziotemporale ben precisa che non necessitava di tagli -qualsiasi siano le posizioni dei due attori in movimento uno accanto all'altro, fermi uno di fronte all'altro ; oppure vedi la scena in macchina dove compare la prima volta moretti), ma anche più narrativi (la scena dei sorpassi che è di estremo lirismo nonchè simbolismo costruita per dire precisamente qualcosa, ma anche e più semplicemente quella dove Bonomo scappa dal ristorane - dopo aver visto la moglie con il pianista dell'orchestra- che è costruita su 3 stacchi in movimento per raccordare piani prospettici sempre più ravvicinati).
In ogni autore il linguaggio-stile, si modifica... e attraverso una crisi si ricollega a quello che era. Non sarà più lo stesso, ma è già qualcosa di più, ma dietro un film resta un autore e questo si riconosce.

Le linee secondarie che invece si innestano, hanno altrettanta importanza e fanno da supporto e recinto ai movimenti convulsivi della principale.
In Sogni d'Oro sono anche guida simbolica. Il film nel film va a rotoli (freud lascia la scena assieme ad Anna, la troupe se disgrega) il sogno peggiora (aumenta l'ossesione nei confronti della studentessa) fino a concludere il film stesso con un Moretti trasformatosi in uomo lupo che urla "non voglio morire".
Non è un caso che il film coincida con il sogno e non è un caso che questi passaggi da un reale all'altro siano così profondamente legati alla struttura narrativa del film.
Su qualsiasi piano Moretti si sposta la linea musicale continua ininterotta.

Sceneggiatura, visualizzazione della sceneggiatura, messa in pratica del copione, regia, finiscono per unirsi per costruire un continuum coerente e a ribaltare verso l'esterno il processo stesso del fare cinema che in moretti non si è mai negato e che agisce similmente a quel Buster Keaton in "Sherlock Jr" che unisce il vero con la finzione, che gioca con gli stacchi del cinema e del film che stava guardando e di cui ora è parte.
Ne "Il Caimano" non c'è un'unione forzata o visivamente indicata (al massimo c'è divergenza e i salti), c'è però lo stesso tratto che relaziona un mondo con l'altro e gli altri: Moretti che ci sia o che manchi rappresenta l’elemento stabile in contrasto con i vari livelli narrativi e che nel finale torni proprio a recitare una parte che ricalca precisamente le parole dette da mr Berlusconi - con uno stile di recitazione ancora più estremo e asciutto, proprio come se leggesse, proprio come se non si potesse fare altro che leggere per interpretare Berlusconi - è un pò come l'urlo finale di "Sogni d'oro". In fondo Moretti fa parte dei suoi film indelebilmente.. e attraversa ogni piano anche quando non si fa vedere.

(continua... c'ho fame ora)



_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 01-04-2006 alle 20:28 ]

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 02-04-2006 12:54  
quote:
In data 2006-04-01 19:27, Tristam scrive:
anche io concordo con le considerazioni sulla scena di Jerzy che mi pare scontata e inutile. In verità però a ripensarci bene, non è tanto quello che dice, nè come. Il problema infatti non è lui, ma il suo contorno.

_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 01-04-2006 alle 19:28 ]



esatto
ed è il contorno a non renderla inutile
la maniera in cui con naturalezza i protagonisti (escluso il povero Fini) assistono a quelle scene di puro orrore (altro che i film spazzatura tipo "cataratte")che da un senso a tutto

si potrebbe interpretare forse così:il trash della realtà ha superato il trash del cinema, della finzione?

[ Questo messaggio è stato modificato da: kagemusha il 02-04-2006 alle 12:58 ]

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 02-04-2006 12:56  
a

[ Questo messaggio è stato modificato da: kagemusha il 02-04-2006 alle 12:57 ]

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 02-04-2006 16:03  
b
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 02-04-2006 20:24  
oltre ogni più rosea aspettativa.meglio anche di caro diario,più cattivo e sconsolato.capolavoro.
ciao!

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 02-04-2006 21:21  

eccovi un bel papiello: perdonate le numerose ridondanze ma siate pure spietati nel ribattere.


Mi dispiace, ma è stata una discreta delusione. Ritengo che la principale carenza del film sia l’estremo scollamento dei tre filoni narrativi, che a loro volta sono spesso frammentati in microcellule (di cui la parte finale del processo rappresenta l’esempio più appariscente) che sono ben lungi dal rappresentare un affresco dell’Italia o del berlusconismo (o ben che meno di una qualche archetipica dimensione di “crisi”). Ossia, il risultato non è superiore alla somma delle parti, che non si richiamano, non si sostengono l’un l’altra. Trovo soprattutto un’insanabile dicotomia fra il politico (il film nel film, la – blanda – presa di coscienza di Orlando e per certi versi le vicende produttive) e il privato (il subplot della separazione Orlando-Buy). Per certi versi ho avuto l’impressione che in questo film riviva lo spirito di fondo di Aprile, in cui Moretti scopre quanto gli importi di più del figlio appena nato che non della vittoria della sinistra (un grande passo per lui, un piccolo passo per l’umanità). Ma un’impostazione del genere, in un film che affronta il tema Berlusconi, è chiaramente paradossale.

Prendiamo il subplot: Orlando e la Buy si stanno separando, hanno due figli che vorrebbero proteggere dalla loro decisione ecc. In che modo tutto ciò comunica con il resto del film? Molti hanno detto: la crisi della coppia rappresenta la crisi dell’Italia di oggi. Va bene, ma in che modo? Ossia: la natura della crisi di coppia ha qualcosa di analogo alla crisi della nostra società, per come la conosciamo nell’esperienza reale o per come viene rappresenta nel film? Direi di no: quella che ci viene raccontata è una crisi di coppia piuttosto generica, non è una specifica interpretazione del concetto di crisi, non c’è un punto di vista unificante.
Quando abbiamo una narrazione con più linee, l’unico modo di unificare i materiali narrativi disomogenei è attraverso un’unità tematica, cosa che qui manca. Anzi, oserei dire che tutta il piano relazionale fra Orlando e Buy è quasi totalmente sprovvisto di tema, come nelle soap opera. Infatti, ci troviamo di fronte a degli eventi nudi e crudi (i due si lasciano, lei forse ha un altro, lui ci sta male) senza indicazioni psicologiche: perché si stanno lasciando? Per quanto gli attori siano davvero bravi e i personaggi deliziosi, non si sfugge a una sensazione di genericità.
Non si può dunque pretendere che la mera giustapposizione di due concetti produca significato, come una specie di allegoria. Devo dire che ho avuto l’impressione che una parte del pubblico voglia vedere ne Il Caimano più significato di quanto ce ne sia, perché tradizionalmente Moretti è sferzante, lungimirante, profetico ecc. Ma bisognerebbe anche saper ammettere quando non ha nulla di davvero importante da dire.

Ma torniamo al punto. Per dimostrare il modo in cui non c’è un tema unificante che percorra il film, che dia quel senso di andamento sostenuto e di montare dell’emozione che ci aspettiamo in un film del genere, basta fare un semplice esercizio. Supponiamo che Orlando decida di non produrre il film sul Berlusca ma che si barcameni per andare avanti con la storia su Colombo. Praticamente un altro film: niente conversione politica, ma solo un cineasta sull’orlo del fallimento. Eppure: quanti dei siparietti familiari dovrebbero cambiare in seguito a questa impostazione? Pur non ricordando il film a memoria, mi sento di poter dire che la maggior parte di questa linea narrativa rimarrebbe intatta. Almeno ci fosse una competizione amorosa fra la giovane cineasta idealista e l’ex attrice che ha rifiutato il cinema e si è rifugiata nella musica classica! Ma niente, lo scenario-gelosia viene rifiutato subito e non c’è aggancio fra i due mondi.

Persino il lato politico sembra mancare di un’interpretazione forte: di che stiamo parlando: della corruzione, del rincoglionimento televisivo, dell’intoccabilità del Caimano, della paura di raccontare la realtà? Non mi è troppo chiaro. Di sicuro, del fenomeno B. vengono toccati (con indiscutibile abilità registica e “leggerezza morettina”) gli aspetti più risaputi: non si sa da dove vengano i suoi soldi, è corrotto, fa delle figure da pagliaccio… Ma si tratta di aspetti molto prosaici, materiali da film inchiesta o da documentario, cosa che giustamente il Caimano non vuole essere. Cioè che può essere è una ricognizione nell’Italia di Berlusconi, che è proprio quello che manca al film. Del resto, nel momento in cui il passante dice “ha votato Berlusconi? E lo ammette pure?”, siamo già pienamente in un clima post-berlusconiano (in molti punti del film si ha l’impressione di assistere al funerale del dittatore inscenato dalla sinistra italiana, incarnata dai molti camei di attori e registi. Speriamo solo che non sia di cattivo augurio).

Ciò che era più importante mostrare, ossia il mutamento antropologico degli italiani sotto un regime politico arrogante, irresponsabile e privo di rispetto per le istituzioni, viene semplicemente detto, esposto: “B. ha già vinto perché ha cambiato la testa degli italiani”. Questa è l’affermazione giustamente più citata, la più rilevante. Ma nel film la testa degli italiani non c’è, il mutamento antropologico non c’è, come non c’è il disagio di vivere in un paese privo di coordinate morali: l’Italia rappresentata ne Il Caimano è tanto anodina e irreale quanto quella rappresentata ne La stanza del Figlio, fatta di location generiche ed esangui. Senz’altro più concreta la rappresentazione del baraccone-del-cinema-romano, davvero molto efficace. Ma che finisce però per vampirizzare quello che dovrebbe essere il nucleo fondamentale dell’opera. Tant’è che si parla pochissimo di questa parte del film, anche se occuperà quasi un terzo della durata complessiva: di nuovo una conferma dell’estremo scollamento e indipendenza dei diversi blocchi narrativi, non sostenuti da un’unità tematica.

Certo, il personaggio di Placido è un buon esempio di malcostume caimanesco, ma fra adorabili lesbiche, simpatici gelatai, critici folcloristici (un grande Tatti Sanguinetti), è ridotto a predicare il male nel deserto. Deserto che all’improvviso si ripopola nel lodatissimo finale, dove una folla feroce lancia le molotov ai magistrati. Ammetto di provare un certo imbarazzo: chi sono costoro? Suppongo i sudditi del Caimano abituati a disprezzare le istituzioni dall’esempio nefasto del loro leader. Ma la strategia del Caimano non era di rincoglionirci a suon di culi e tette? Da dove trae un popolo sfibrato tanto istinto combattivo? Naturalmente, dalla necessità di dare una rappresentazione di un paese allo sfacelo, in una forma quasi allegorica. A parte che significare per allegoria è già discutibile in sé, l’immagine scelta è poi quanto di più lontano dalla psicologia degli italiani, che sono risaputi voltagabbana, da piazzale Loreto alle monetine tirate in testa a Craxi. Ma il vero problema è che si tratta di un momento (e di un giudizio storico) non preparato, non anticipato nel corpo di un film che ha preferito seguire lo sfaldarsi di una coppia, le legittime incertezze di una regista esordiente, ecc. Un finale che vorrebbe essere apocalittico, ma un’apocalisse deve essere prima annunciata. Ma tutto il lato politico del film sembra vivere più di quello che sappiamo già che della coerenza interna del testo, e il finale ci trasmette un senso di appiccicaticcio.

Certo, molti hanno giustamente rilevato come la scrittura sia estremamente lavorata, con il suo complesso oscillare fra diversi piani, sia narrativi che di realtà; ma non per questo si può dire raffinata. C’è nella sceneggiatura de Il Caimano una complessità che non è sinonimo di ricchezza, perché come abbiamo visto tutti questi piani non si riecheggiano, non si riflettono l’un l’altro creando risonanze di senso. Si ha così l’impressione di un film senza una forte necessità espressiva dietro, un’operazione di cui sfugge lo spirito di fondo.

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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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McMurphy

Reg.: 27 Dic 2002
Messaggi: 7223
Da: Verano Brianza (MI)
Inviato: 02-04-2006 22:12  
applausi viet


quoto tutto e in particolar modo

quote:
In data 2006-04-02 21:21, vietcong scrive:
Prendiamo il subplot: Orlando e la Buy si stanno separando, ...quella che ci viene raccontata è una crisi di coppia piuttosto generica, non è una specifica interpretazione del concetto di crisi, non c’è un punto di vista unificante.



quote:
In data 2006-04-02 21:21, vietcong scrive:
Devo dire che ho avuto l’impressione che una parte del pubblico voglia vedere ne Il Caimano più significato di quanto ce ne sia, perché tradizionalmente Moretti è sferzante, lungimirante, profetico ecc. Ma bisognerebbe anche saper ammettere quando non ha nulla di davvero importante da dire.



quote:
In data 2006-04-02 21:21, vietcong scrive:
Persino il lato politico sembra mancare di un’interpretazione forte... Di sicuro, del fenomeno B. vengono toccati gli aspetti più risaputi: non si sa da dove vengano i suoi soldi, è corrotto, fa delle figure da pagliaccio… Ma si tratta di aspetti molto prosaici, materiali da film inchiesta o da documentario, cosa che giustamente il Caimano non vuole essere.



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JerichoOne

Reg.: 06 Mar 2006
Messaggi: 3171
Da: Frittole (FI)
Inviato: 02-04-2006 22:35  
se posso ci torno, ma credo che il valore metaforico della vicenda privata di Orlando sia dimostrato tra le altre cose proprio dal fatto che nulla viene spiegato della crisi della coppia, nel caso opposto si sarebbe trattato sì di soap opera...
Si vede che Viet con le soap non ha grande familiarità.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 02-04-2006 22:37  
uh, dopodomani c'è Moretti qui a Bologna, spero di trovare un biglietto!
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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