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DOLLS! |
HistoryX
Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 28-11-2007 17:49 |
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quote: In data 2004-09-18 12:28, Tristam scrive:
Interessante quanto appena detto sulla questione di una bellezza impossibile da vivere. Il film sta proprio qui: nel contrasto tra la perfezione della narrazione, della fotografia, del lirismo della regia e la follia delle storie, costruite come un elemento impazzito e "sporco" all'interno di questo contorno.
Il film parla delle inesorabilita' del destino, di un percorso di sofferenza che diventa reiterazione senza speranza di gesti
al limite della disperazione e dell'autismo. E tutto il film nella sua durata totale, nella suia costruzione, nell'incastro delle sequenze e' proprio un continua variazione di un tema. Dove, quando e come la follia di un amore perduto conduce.
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L'amore perduto o l'amore stesso?
L'elemento impazzito, le storie folli e imperfette sembrano però non contrastare lo scorrere delle stagioni ma seguirle e viverle sino in fondo, quasi che la bellezza non stia solo nella fotografia o nella narrazione ma negli eventi stessi, eventi in cui l'uomo non è altro che una foglia trascinata dal vento.
Il gioiello che sawako mostra alla fine del film è la "scelta" o il ricordo di una promessa, l'intenzione di procedere insieme sino alla fine delle stagioni, qualcosa di sacro che la scuote dall'apatia, ma anche il minimo fuoco di speranza è presto spento dal freddo mondo intorno.
Non so come interpretare i due innamorati legati sull'orlo dell'abisso. Il forte legame tra loro li ha salvati? Se non in terra, almeno in cielo? Non son riuscito a rispondere. |
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HistoryX
Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 28-11-2007 18:08 |
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quote: In data 2006-08-02 13:58, Schizobis scrive:
DOLLS di Takeshi Kitano 2002 (questo disperato mondo di burattini)
“We are one
but not the same
we have to carry each other
to carry each other…”
U2 One
Kitano ha sempre fatto un cinema molto originale caratterizzato da una comicità muta e muscolare alla Buster Keaton, dalla decontestualizzazione della violenza che spesso scoppia improvvisa e inaspettata, da una forte componente figurativa molto lirica, a volte pittorica, a volte silenziosamente ermetica. Dagli esordi hard boiled di Violent Cop e Boiling Point in cui l’esteriorizzazione della violenza era la componente predominante si è passati al versante lirico e post esistenziale di Sonatine e Hana Bi dove lo stesso Beat Takeshi incarna le contraddizioni dell’eroe Kitaniano, sempre travolto dalla tragicità degli eventi, disperato nel suo lucido auto annullamento (come nel magico finale marino di Hana Bi), incapace di instaurare un rapporto tra sé e il mondo, la cui bellezza è sempre coperta da una coltre invisibile. Mi sono sempre chiesto qual’era l’ostacolo che impediva a Kitano la perfezione, perché i suoi film, pur di livello eccelso e assolutamente fuori categoria, mi lasciavano una sensazione di incompiutezza e di impotenza.
Mi era venuto il sospetto che l’errore risiedeva nell’insistita e testarda tendenza di Takeshi Kitano a fare il protagonista “Beat” dei suoi film, ipertrofizzando la sua figura (l’esempio più calzante è in Brother che è un maldestro ritorno al passato senza più l’elemento della sorpresa e della novità).
Dolls è la conferma che Kitano aveva tra le mani, da sempre, il suo capolavoro cinematografico, ma non era riuscito ancora ad esprimerlo perché non aveva saputo fare quel passo indietro, quella dichiarazione di umiltà, che solo i geni possono fare. Ogni immagine di questo film è un piccolo quadro pieno di colori (rosso, giallo, bianco) un inno lirico alla bellezza inespugnabile del mondo visibile così in contrasto con le tragedie di amori interrotti. Kitano narra per flashback ma lo fa con una armonia narrativa e una leggerezza poetica che non aveva mai raggiunto nei precedenti film, molto più vicino al Kim di Primavera estate e Ferro 3 che al delirio estetizzante di un John Woo o di un Park Chan Wook. La stessa rappresentazione della violenza è trattata a colpi di fioretto, a volte solo suggerita come nella scena dell’assassinio al parco. Amori spezzati come le 500 catenelle d’oro che dovrebbero legare due cuori, regressioni infantili alla ricerca della lingua perduta dei sentimenti, due angeli caduti in volo riannodati da una corda rosso fuoco (fortunatamente resistente) e che vagano in maniera peripatetica tra paesaggi marini e nevosi. Se uno cade, l’altro lo accompagna nella discesa e in fondo il senso stesso dell’amore è questo “to carry each other” nella malattia e nella cattiva sorte. Il senso della bellezza del mondo, offuscato dalle bugie, (quella del medico che non osa dire la diagnosi al vecchio capo yakuza), deturpato dai falsi miti adolescenziali (una pop star sfigurata che si trova accanto solo un irriducibile fan), costretto da matrimoni di comodo. Kitano raggiunge la sua vetta nel sogno della giovane aspirante suicida Sawako, in cui tante immagini colorate si spengono improvvisamente in una violenza sessuale mostrata come in una rappresentazione teatrale di spiriti mascherati. O ancora nella scena dei due amanti (perduti) alla panchina del parco risolta narrativamente da Kitano con la frase “Forse non è più il caso di aspettarlo…”
La storia principale si annoda alle due storie minori e se ne nutre. Il tono elegiaco prende il sopravvento e Kitano finalmente disegna un abbozzo di sorriso sincero sul viso di Sawako. Se il peso della vita si divide in due, forse è più leggero e quella corda rossa, nella stupenda immagine finale dei due amanti sospesi nell’abisso, forse non si spezzerà. Le scene di marionette al Teatro Nazionale di Tokio (teatro bunraku del 1600) aprono e chiudono il film in maniera simbolica, lasciandoci negli occhi frammenti di polvere di stelle. Questo film si avvicina moltissimo alla mia idea di Cinema.
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Ottimo... Condivido quasi tutto, anche se non ho ben inteso cosa hai visto nella scena della violenza.
Non c'è che dire... Kitano mi ha stupito, questo film è il cinema.
_________________ [ Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. (Johann Wolfgang Göethe) ] |
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Skizotrois
Reg.: 12 Nov 2007 Messaggi: 275 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 29-11-2007 15:51 |
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Se non ricordo male nella scena del sogno la ragazza vede materiallizzarsi tre spiriti (in maschera) che la rapiscono e la portano via. Intuisco che non la portino via per una passeggiata.
Non è mostrata alcuna violenza ma suggerita.
_________________ "Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta" |
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HistoryX
Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 29-11-2007 16:15 |
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Sawako sogna però questa violenza. É come se fossero le sue paure a violentarla. Nella realtà vede lo spirito per un attimo nel parco vicino ad una panchina, era un richiamo, forse alla storia del boss, dovrei rivedere. |
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Hias84
Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 07-12-2007 15:01 |
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quote: In data 2007-11-09 09:45, hollyday77 scrive:
Kitano mi sembra un regista sopravvalutato
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Certo che questa qui era veramente forte... per ora ribatto solo su questa frase del "trittico" di affermazioni (?) sparate da questo utente qualche pagina fa, perchè come ho già avuto modo di dire non sono ancora riuscito a vederlo, questo film. Ma ho il forte sospetto che anche il resto del post di 'sta tipa sia ampiamente discutibile...
_________________ Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta... (F.W.Nietzsche) |
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