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Autore Stand by me-Ricordo di un'estate
oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 20-12-2009 16:30  
Stand by me, stai accanto a me. Canzone immortale e film abbagliante. Ricordo imperituro di un’età inebriante, un’età intorpidita e ignota per chi la ricorda oggi con una maturità estranea e inconciliabile. Stand by me è un film, un grande film girato da Rob Reiner (quello di Harry ti presento Sally) nel lontano 1986. Tratto da un racconto del re del brivido, la pellicola racconta molto, pur mostrando poco, nel senso che tutto ciò che transita di fronte alla macchina da presa è letteralmente ridotto all’osso. Un profilmico scarso fa da contraltare ad una sorta di romanzo di formazione: una storia che dura praticamente un giorno si trasforma in un percorso interminabile e onirico, arricchito dal ricordo del narratore che, in un momento di solitudine contemplativa risvegliata da un evento infausto, ricorda la mitica estate a Castle Rock. Il film infatti si sviluppa come un enorme flashback contenete, a sua volta, altri incisi rivelatori della vena fantasy/horror, grottesca come nel caso del racconto della torta, di Stephen King (autore della novella sceneggiata, The Body). I quattro amici partono alla ricerca di un cadavere scomparso qualche giorno prima, un santo Graal falciato da un treno fumante, in corsa sulla vicina ferrovia, che mostrerà nella sua estenuante ricerca la maturità dei dodicenni in marcia, l’amicizia e la forza d’animo di uno sparuto stuolo di sbarbati ragazzini in lotta contro i loro rispettivi microcosmi, materializzati nelle famiglie, e contro il macrocosmo Castle Rock: una cittadina di 1281 anime; immensa e sconfinata prima del viaggio, piccola e bieca al ritorno.
La regia è tecnicamente ridimensionata e morigerata, con pochi, pochissimi, ammennicoli formali. Al contrario, si concentra su una semplicità stilistica che mette al centro di tutto i quattro dodicenni. Tutto la pellicola, o quasi, ruota intorno a loro, con una miriade di mezzi primi piani che alternano le quattro vite in crescente e costante fermento, a causa della fatale scoperta, e al fatto che non tutto è, e sarà, la “immensa” cittadina natale. Un racconto d’altri tempi, un inno all’amicizia e alla ribellione razionale di intelligenti ragazzini di provincia: sono giovani, belli e incazzati... ma questo è un altro film.

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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 20-12-2009 16:52  
bello bello bello e bello,lo rivedrei all'infinito,uno dei miei film del cuore,splendido e perfetto in tutto
ciao!

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Monkey123

Reg.: 08 Gen 2010
Messaggi: 6
Da: Roma (RM)
Inviato: 08-01-2010 21:22  
decisamente bello,forse sa un pò di già visto, ma neanche tanto. e poi per essere tratto da S. King (scrittore che non mi è mai piaciuto) devo die che è riuscito bene!!!:D come poi del resto le ali della libertà (o rita hayworth e la redenzione di shawshank sempre tratto da king)!!!!

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 08-01-2010 23:02  
lo stanno dando ora su sky,sto già con la pelle d'oca,mi rapisce ogni volta di più sto gioiello
ciao!

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Auguste

Reg.: 02 Apr 2010
Messaggi: 48
Da: Torre del Greco (NA)
Inviato: 12-06-2010 09:56  
Visto che se ne parlava nel topic sull'amicizia, mi sentivo di dover rispolverare questo vecchio topic e dire la mia - per quanto possa contare -.
Premesso che l'ho rivisto pochi giorni fa, devo dire che mi ha colpito moltissimo sin dalla prima visione.
E' dei film sull'amicizia quello forse più intrigante, quello in cui l'avventura del viaggio non è fine a se stesso, ma finalizzato alla crescita, alla maturazione del gruppetto di amici, caratteristica questa degna del migliore dei road movies.
Il racconto è focalizzato intorno ad una singola estate, quella in cui i ragazzini, spinti da un desiderio di popolarità, di fama, partono alla ricerca del corpo di un ragazzino scomparso, presumibilmente morto.
Questa ricerca della fama è non semplicemente un desiderio infantile, ma è la volontà di rivalsa, una rivincita su se stessi. All'inizio del film i quattro amici sembrano infatti mossi da un semplice spirito d'avventura, dall'incoscienza della giovinezza, ma con il passare del tempo ci rendiamo conto che la loro è la volontà di fare i conti con il proprio passato e con il proprio destino.
Il protagonista, il più intelligente dei 4, è un ragazzo molto sensibile ed è scisso tra l'amore per il fratello morto(interpretato da un attore a me molto caro, John Cusack)e la paura di sentirsi di troppo, di sentirsi un peso per i propri genitori.
Ed il ragazzo riesce ad esprimere se stesso ed i propri timori soltanto al suo miglior amico.
Quest'ultimo è anch'egli relegato in una falsa cornice, è giudicato male a causa della reputazione dei genitori. Ad impaurirlo è la sensazione di non riuscire a fuggire dal proprio destino, di restare nella mediocrità, di essere sempre disprezzato non per ciò che è, ma per ciò che ritengono che egli sia.
Gli altri due ragazzini rappresentano i margini del gruppo e non a caso i rapporti d'amicizia con gli altri 2 andranno estinguendosi con il passare del tempo.
Il legame d'amicizia più sincero e duraturo sarà quello tra Garie e Chris(si chiamano così?), i due protagonisti, destinato comunque a finire tragicamente.
Ma in quella estate i 4 ragazzini, sperimentando il concetto più puro di viaggio e di amicizia(il film sottolinea come la vera amicizia, quella più disinteressata e sincera, quella destinata a segnarci inevitabilmente, è quella del periodo preadolescenziale), e anche se i 4 saranno costretti a cambiare strada, a non vedersi più, quella esperienza resterà per sempre nel loro cuore.
L'incontro con il cadavere del ragazzino è il risultato dell'essersi confrontati con se stessi: il protagonista non sarà più scosso dai suoi fantasmi, quelli che non avrebbe combattuto se non con l'aiuto del suo miglior amico(anche leader del gruppo, in un certo senso sostituto genitoriale: il papà e la mamma di Garie erano infatti ancora troppo scossi dalla morte del fratello per potersi rendere conto del male che così facevano al più piccolo), avrà infatti il coraggio di puntare la pistola davanti ai gradassi e rinunciare ad una fama fatta sull'altrui disgrazia. La maturazione è completa e non è un caso dunque che lui, da grande, a corto di idee, scriverà di questo episodio della sua infanzia, reduce spirituale di quell'esperienza, resosi finalmente conto dell'importanza di quanto fece e delle decisioni prese quella famosa estate di tanti anni fa.
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"In una sala di specchi non c'è modo di voltare le spalle a se stessi"(H.M.)

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