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l'ora di religione |
riddler
Reg.: 11 Set 2003 Messaggi: 380 Da: Milano (AL)
| Inviato: 30-09-2003 21:22 |
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Senza offesa, sarà pure stato un capolavoro ma io dopo il primo tempo (dove mi sono addormentato), mi sono svegliato e me ne sono andato, per fortuna ero in un'arena e ho appizzato (rovinato) solo 2 euri...
Ripeto, sarà anche un capolavoro, ma il capolavoro italiano + noioso che abbia mai visto (parzialmente visto)...
Cosa ne pensate di questo film?
Mi è stato consigliato vivamente da mia zia, considerato da lei un capolavoro in assoluto, con un Castellito strepitoso...
Dite la vostra
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Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 29-03-2007 13:44 |
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L'ora di religione di Marco Bellocchio
Omissis
...trattandosi d Bellocchio non potevamo non accorgerci di qualche reminescenza psicoanalitica, più evidente nelle prime opere dell’artista piacentino. Se guardate attentamente il bassorilievo che il nostro pittore tormentato si porta a casa e che viene riprodotto al computer in una simulazione di movimento (falso movimento) attorno al Vittoriano, non potrete non accorgervi che la figura rappresentata è la famosa Gradiva (letteralmente “l’avanzante”) protagonista di un breve racconto di Jensen del 1903 e poi ripresa e psicanalizzata da Freud in un suo saggio del 1907. Riportiamo la storia in breve: Norbert Hanold un archeologo, visitando un museo di Roma, scopre un basso rilievo in cui è rappresentata una figura femminile nell’atto di camminare, a piedi nudi, “con una grazia cosi naturale che sembrava dar vita all’immagine di pietra”. Questa figura misteriosa, che verrà chiamata appunto Gradiva, in realtà affascina in maniera esagerata l’archeologo che si rende conto di esserne quasi ossessionato. Dopo un sogno in cui la Gradiva gli appare immobile sotto l’eruzione del Vesuvio che la sommerge, ed un altro sogno in cui vede l’Apollo del Belvedere sollevare in braccio la Venere Capitolina , l’archeologo decide di recarsi a Pompei, alla scoperta delle origini del bassorilievo. Qui incontra la Gradiva in carne e ossa, che lui crede un fantasma, e in bilico tra realtà e fantasia comincia a frequentare la ragazza, attratto ma spaventato. Un terzo sogno vede la Gradiva sempre protagonista mentre cerca con un filo d’erba di catturare una lucertola. Dopo un primo momento iniziale in cui la ragazza non si rivela e lascia credere a Norbert Hanold di essere una creatura dell’aldilà, abbiamo lo svelamento del mistero: la Gradiva si chiama Zoe, figlia di un professore di zoologia, amica di infanzia di Norbert e vicina di casa. Norbert Hanold comprende il senso di quell’innamoramento per il bassorilievo e chiede a Zoe di sposarlo. Sembra una storiella facile, facile, ma in realtà l’analisi spietata di Freud rivela un meccanismo di rimozione (quello dell’amore infantile per una bambina) che innesca una identificazione tra figura scultorea e rimosso, in una rappresentazione in cui i sogni sono desideri raffigurati nel loro appagamento. Ma cosa c’entra la Gradiva con Ernesto Picciafuoco? Proviamo a dare una nostra interpretazione: il figlio ha rimosso l’amore di bambino per la madre; non essendo mai stato veramente amato, non è stato mai capace di amare veramente. Come l’archeologo tedesco, Ernesto ha riversato nella sua professione tutte le energie e le pulsioni sessuali, è un sognatore, a volte delirante, a volte paranoico. Il rapporto con la moglie è inesistente, lui ha una seconda vita, in un'altra casa, altrove. Ecco che improvvisamente gli appare Diana, l’insegnante di religione (che in realtà Leonardo ci descrive orrenda) e lui trasfigura la realtà decadente e mediocre in una rappresentazione artistica che cammina e avanza verso di lui, a piedi nudi. Diana non esiste, è semplicemente un sogno, o meglio come direbbe Freud, è un desiderio raffigurato nel suo appagamento. E non è un caso che Diana venga rappresentata priva di talento. Il delirio di Ernesto si nutre di questa allucinazione dolcissima che però ha il potere di renderlo consapevole del grande sentimento rimosso dalla sua vita, l’amore.
Bellocchio è davvero bravo perché pur partendo da un discorso di parte (il regista è notoriamente ateo) sposta le critiche e le considerazioni filosofiche su un piano dialettico condivisibile anche per un credente. Qui non si vuole mettere in discussione la fede religiosa di milioni di persone, si vuole solo affermare la coerenza intellettuale di chi, professando il proprio ateismo, percorre la sua strada fino in fondo, senza scendere a compromessi, senza concessioni di fronte alla solitudine della morte, ma affermando la propria dignità di essere pensante. Esemplare la scena a tavola dove il padre ateo corregge il figlio che sbaglia il segno della croce (“si inizia con la destra, con la destra”) cercando di non influenzarlo con le proprie convinzioni. E in effetti la scelta di iscriverlo all’ora di religione è comunque sofferta ed è lo spunto per affermare che l’educazione scolastica dovrebbe essere comunque scevra da monopoli religiosi, cercando di non emarginare chi la pensa diversamente o relegarlo in una sorta di isolamento che è molto vicino alla intolleranza. Se a un bambino che comincia a mostrare qualche perplessità sui dogmi della Fede (“Come fa Dio a controllare sei miliardi di persone contemporaneamente?”) si risponde affermando che se non si crede si morirà soli e non si rivedranno più i propri cari oppure si cerca il compromesso della assicurazione sulla vita (la scommessa di Blaise Pascal) o peggio ancora si elude la importanza della domanda banalizzandola con un “noi non moriremo mai”, allora diventa legittimo porre in discussione le impostazioni pedagogiche dell’ora di religione.
Omissis
ULTERIORE APPROFONDIMENTO QUI
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 29-03-2007 alle 13:44 ] |
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Skizotrois
Reg.: 12 Nov 2007 Messaggi: 275 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 28-11-2007 18:22 |
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È fuggita l'estate, più nulla rimane.
Si sta bene al sole,
eppure questo non basta.
Una foglia dalle cinque punte
mi si è posata su una mano,
eppure questo non basta.
Né il bene né il male sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso,
eppure questo non basta.
La vita mi prendeva sotto l'ala,
mi proteggeva, mi salvava: ero davvero fortunato,
eppure questo non basta.
Non sono bruciate le foglie, non si sono spezzati i rami,
il giorno è terso come il cristallo,
eppure questo non basta.
Arsenij Tarkovskij
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