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Autore Eraserhead
penny68

Reg.: 14 Nov 2005
Messaggi: 3100
Da: palermo (PA)
Inviato: 17-01-2006 21:41  
quote:
In data 2006-01-17 16:31, Schizo scrive:
ERASERHEAD (ovvero l’elegia dell’alieno/ato ovvero le possibilità di un’isola)

5 anni di fatiche, lottando con i denti per la sopravvivenza, mandando a monte un matrimonio e una figlia, credendoci fino in fondo, anche se alla prima proiezione al New York Film Festival l’unico spettatore è il proiezionista. Autoproducendosi vendendo giornali e con sovvenzioni di amici e familiari, Lynch non è finito suicida solo perché è riuscito a incanalare i suoi incubi e le sue frustrazioni in questo piccolo capolavoro, che forma un genere a parte, quello dell’incubo metafisico. Qualcuno scomoda il Luis Bunuel, di Un chien andalou (1929) , qualcun altro parla di surrealismo ed espressionismo, ma questa opera non può essere incanalata in schemi classificativi pre costituiti: come si è inventato il termine felliniano, così possiamo affidarci a un neologismo: Lynchiano. Ma mentre in Fellini lo sguardo deformante è grottesco e caricaturale, in Lynch la deformazione assume i caratteri dell’angoscia e della follia spiazzante. Lynch si affida molto allo spettatore e presuppone da lui una capacità di assorbimento e rielaborazione di materiale conscio e inconscio di notevole portata. Chi guarda questo film deve lasciare perdere le normali logiche narrative e lasciarsi trasportare in questo clima angosciante, in questo luogo di altro spazio e altro tempo che è nascosto dietro le segnature delle cose visibili. Chi guarda questo film deve sapere perdersi e domandarsi: Where is my mind? Where is my mind?
Il primum movens è sempre la fuga psicogena (come in Strade Perdute, come in Mullholland Drive) ovvero la necessità di trascendere da un mondo contingente (che piu o meno è assimilabile all’inferno) ed elevarsi verso un Paradiso perduto ancora possibile, nonostante tutto. Il percorso ha come necessità fondamentale la negazione di sé. Nel film l’ambiente circostante è ben caratterizzato: visivamente da paesaggi post industriali accentuati da un bianco e nero sovraesposto e dal punto di vista sonoro da un continuo rumore di fondo terribile, freddo, rimbombante, metallico. A questo si aggiunge un panorama umano altrettanto desolato e desolante, fatto di madri nevrotiche, figlie epilettiche, nonne paralizzate, mariti alle prese con polli sanguinanti. Fantastica la scena dell’incontro di Jack con la famiglia della fidanzata che si conclude con la rivelazione della gravidanza inaspettata.Un figlio prematuro, o meglio arrivato troppo presto. E’ facile l’aggancio autobiografico con le reali vicende del regista, già padre, suo malgrado.Un cielo cupo, insostenibile, un figlio in arrivo, insostenibile.Tutto questo schiaccia Jack, lo costringe alla pausa, lo porta alla fuga verso un'altra dimensione, all’interno di un termosifone, alla ricerca di quel calore che nella realtà gli è negato. La deformità della creatura partorita rappresenta la deformazione della percezione soggettiva di quell’evento. Quel bambino (un coniglio scuoiato per la verità) è la proiezione delle nostre paure, è l’enorme razza della Dolce Vita che emerge e ci guarda, ci giudica ed è capace di determinare una modifica radicale nel percorso della nostra esistenza. Jack si trova ben presto solo a gestire la paternità, cercherà una via di scampo immergendosi nel brodo primordiale dell’annullamento dei sensi (una delle più belle scene del film), ma scoprirà ancora il tradimento e potrà spiare dalla porta, dal buco della serratura, i resti di un sogno che muore.
Bisognerebbe cancellare tutto e ripartire da zero, senza sovrastrutture. Una mente che fa tabula rasa su tutto (come nell’ipnosi di Old Boy) e ci permette di ritornare a vivere.Una mente che cancella quei brutti sgorbi nelle nostre vite. La donna del radiatore canta con il suo viso deforme in un teatrino (che ricorda in piccolo quello di Mullholland Drive) metafisico, un luogo che potremmo assimilare (con le dovute distanze cromatiche) alla stanza demodé (che sembra un quadro di De Chirico)cui si approda nel finale di 2001 odissea nello spazio.
La consapevolezza della propria condizione di ragazzo padre non permette al sogno di manifestarsi ed anche la donna del radiatore che lo invita a condividere il Paradiso (“ci sono delle cose buone in te e in me”) non può che osservare con orrore, il figlio che divora il padre, facendogli perdere la testa.
Un Dio dalle mille cicatrici muove le leve per proiettarci dentro e fuori la vita.
Una possibile soluzione è sbendare il figlio e colpirlo al cuore.
Non c’è più nulla di reale, tutto assume i contorni dell’incubo metafisico. Nascere e morire sono
in rapporto al buio che precede e che sta dopo la vita. E dietro un mondo reale orribile e cattivo, ci sono due mostri, due emarginati, due alienati, che in un altro luogo e in un altro tempo, nella terra di nessuno delle possibilità, si vogliono ancora bene. Due mostri che hanno anche loro, come Elephant Man, il diritto di amare e di essere amati.


Non ho parole se non per dirti che il tuo commento fa venir voglia di rivedere il film con il solo scopo di guardarlo negli occhi...

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 18-01-2006 17:29  
Grazie penny....
Qualcuno ha visto questo capolavoro?
Mi piacerebbe discuterne.
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kornnet

Reg.: 27 Nov 2004
Messaggi: 156
Da: Salerno (SA)
Inviato: 18-01-2006 21:01  
la + bella recensione di eraserhead che abbia letto fino ad adesso
io faccio schifo a scrivere quindi discutere con me è solo tempo perso, il film è un capolavoro
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"Ridi, ed il mondo riderà con te. Piangi, e piangerai da solo" - Old Boy
"Lo so che sei un bravo ragazzo. Ma tu lo sai perchè io devo ucciderti? Lo capisci? Huh? Lo sai?" - Sympathy for Mr.Vengeance

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 18-01-2006 23:23  
quote:
In data 2006-01-18 17:29, Schizo scrive:
Grazie penny....
Qualcuno ha visto questo capolavoro?
Mi piacerebbe discuterne.




Prometto reply da appassionato a appassionato entro breve breve
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DottorDio

Reg.: 12 Lug 2004
Messaggi: 7645
Da: Abbadia S.S. (SI)
Inviato: 18-01-2006 23:29  
quote:
In data 2006-01-18 23:23, Kieslowski scrive:
quote:
In data 2006-01-18 17:29, Schizo scrive:
Grazie penny....
Qualcuno ha visto questo capolavoro?
Mi piacerebbe discuterne.




Prometto reply da appassionato a appassionato entro breve breve



anch'io magari tra qualche giorno...(se mi fa voglia e mi ricordo, eh!)
_________________
Geppetto è stato l'unico uomo ad aver fatto un figlio con una sega

Attention: Dieu est dans cette boite comme ailleurs et partout!

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 20-01-2006 20:38  
"..In heaven everything is fine.."

Su queste parole una mostruosa cantante intona la melodia di Lynch, la melodia della malattia psichica applicata all'immagine, nella scena che è il cuore di questo capolavoro e l'incipit, se vogliamo, di tutti i film del maestro che seguiranno. Scorgiamo infatti, dal basso di quella luce viva ma inesistente (per come vediamo noi la realtà), tutti gli elementi che hanno contraddistinto il regista nell'assecondarsi della sua filmografia. Primo fra tutti l'estetica del disgusto, di cui il film è pervaso ed è il punto di forza, il pugno nello stomaco inflittoci senza possibilità di rialzarci. Vediamo personaggi deformi (tematica sviluppata nel bellissimo Elephant Man) di diverse sfere organiche, esseri viscidi che si infiltrano nel nostro cervello come il più indebellabile dei mali, individui disgustosi per noi abituati a una società apparentemente normale che in realtà è più ripugnante di ogni elemento del film. Secondariamente troviamo un altro punto di forza su cui reggerà il cammino di Lynch: l'eterno confronto, costantemente privo di nitidezza e mai chiaramente demarcato, tra sogno e realtà, l'onirico che entra prepotentemente nelle nostre abitudini sconvolgendo qualsiasi trama vitale privandoci della ragione per come la conosciamo. La terza ma non meno importante chiave di lettura dell'opera è sul piano surrealistico. Linguaggio amato dall'autore, che ne darà prova in quasi tutti i restanti lavori, sempre scelto a discapito dell'abituarci a film di semplice interpretazione. Si può quindi facilmente intuire che questo "Eraserhead" sia fondamentale per capire tutte le future produzioni del genio creativo di David Lynch. Il film si apre su una sequenza illogica nella sua bellezza, ove il regista precisa subito a cosa andiamo in contro, proponendoci il viso turbato di Henry capovolto ed accostato ad un inidentificabile oggetto che pare roccioso ed inscalfibile per come lo analizza la macchina da presa. Un particolare veramente interessante da osservare riguarda in questo caso l'occhio del protagonista girato di 90° come il viso stesso,che ci obbliga a una torsione della stessa ampiezza per poterne decifrare l'angoscia e la disperazione. Le suggestive ed inquietanti immagini ci trasportano inesorabili nel proseguire della trama, sempre subdola come le creature che la abitano, come la falsità di quell'impianto industriale (ripreso in maniera sublime evidenziandone la plasticità e la totale assenza di un'anima) dove ha sede l'occupazione del nostro Henry. Lo strato narrativo vero e proprio ha poca importanza, è molto più importante perdersi nello spietato bianco e nero, negli sguardi rassegnati del protagonista, nel montaggio di alcune immagini come quadri visivi, ricordanti il flusso creativo dei grandi artisti dada, della ribellione artistica contro i canoni che la imprigionano. Ho sempre avuto la sensazione, scrutando questo film, di ripercorrere il filo surrealistico tesoci molti anni prima da Bunuel e Dalì in "Un Chien Andalou", dove, allora come adesso, l'autore ci impone libero arbitrio: lasciarsi andare, inermi, alla magnifica visione di un capolavoro senza provare a decifrarlo togliendone parte di significato, oppure cercare significati, interpretazioni, alla ricerca di una verità che non è mai stata concepita.
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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 20-01-2006 23:32  
Tra l'altro facciamo gli auguri a Lynch che oggi fa 60 anni!
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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 26-01-2006 16:30  
Concordo quasi totalmente sul tuo punto di vista. Il problema della matrice surrealista-impressionista però è solo un punto di partenza, Lynch fa in modo di spiazzare lo spettatore togliendogli i punti di riferimento della logica narrativa e scivolando in un trattato di psichiatria a cranio aperto. La bella immagine iniziale che ricordavi è stilisticamente una sorta di dichiarazione bellicosa d'intenti.
O vi capovolgete anche voi o il film vi passerà ai lati, disturbandovi.
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donnie84

Reg.: 27 Ago 2004
Messaggi: 781
Da: Marsala (TP)
Inviato: 07-04-2006 12:59  
Una persona mentalmente e fisicamente disturbata; una mente a parte, rappresentata da un pianeta. Un entità antropomorfa che muove un piccolo cosmo con delle leve. Un embrione mostruoso che entra in un cratere del pianeta. Inizia così l’opera prima di un autore che chi scrive considera forse l’unico vero genio vivente. Un’opera surreale che in quanto a innovazioni registiche e visive può essere assimilata per certi versi a Il Gabinetto del Dottor Caligari e per altri a Un Chien Andalou di Bunuel.

Il tutto è un delirio composto da incubi negli incubi, da strani personaggi e strane creature ognuna rappresentante qualcosa di estremamente “potente”.
Il marchio del regista è impresso in ogni scena e i particolari sopraccitati rappresentano il vero Lynch, con tutti i suoi freaks e le sue delusioni.

Cercando un interpretazione (che assolutamente c’è stando a quanto dice il regista), Henry è una persona con una qualche malattia non bene identificata (probabilmente un tumore) ed è provato psicologicamente. Parla raramente e dice di essere in ferie. Probabilmente ha lasciato il lavoro o è stato licenziato. Il delirio (ad occhi aperti) comincia coi titoli di testa. Ed è proprio dalla testa del protagonista che si scinde uno strano pianetino, deserto con la sola eccezione di una stanza in cui staziona uno strano uomo con la pelle malandata e piena di pustole. Ad Henry esce uno strano essere dalla bocca, o meglio la proiezione di un essere, che viene trasposta nel pianeta e che l’uomo nella stanza guida tramite delle leve che probabilmente sono collegate agli ingranaggi della mente.
Lo strano embrione cade in un laghetto biancastro che si è creato in un cratere e subito dopo vediamo Henry alle prese con la vita quotidiana, o almeno quella che appare tale. Viene invitato a cena a casa della sua ragazza, che non vede da molto tempo e di cui ha strappato la foto. Si susseguono avvenimenti surreali finchè la madre della ragazza gli dice che sua figlia ha avuto un bambino, che il padre è lui e che si devono sposare al più presto. Il bambino in questione non è proprio un essere umano ma ha la testa che sembra quella di un agnello senza pelle e non ha arti. Mentre Henry accetta la strana situazione che la vita gli ha prospettato, la ragazza fa la spola tra la casa coniugale e quella dei genitori. Il ragazzo comincia a vedere una cantante con guance posticce e sinistre al di là del termosifone e all’interno di questo delirio ha anche un sogno: è su un palco e la testa gli si stacca e al suo posto cresce una piccola testa identica a quella della creatura. In questa terribile situazione la vecchia testa cade in strada e viene raccolta da un bambino che la porta in una fabbrica di matite in cui dal cervello ricavano le gommine che andranno inserite sulle matite (ed ecco una delle sfaccettature della “testa che cancella”).
A questo punto il pianeta va in frantumi, così come la mente di Henry che si riunirà con la cantante in un chiarissimo e ipotetico aldilà in cui “Everything is Fine”.

Alla prima opera Lynch mostra tutto il suo carattere e tutta la sua esperienza, maturata a suon di arte e allucinati cortometraggi, inserendo stereotipi di personaggi che diventeranno delle presenze fisse nella sua filmografia. Come succede in Fuoco Cammina con Me, gli esseri misteriosi sono legati indissolubilmente all’energia elettrica (la cantante appare dopo l’accensione di tutte le lampadine ai piedi del palco e la morte del bambino provoca un corto circuito di dimensioni non indifferenti, tanto che arriva anche al pianeta e coinvolge anche l’uomo che lo abita) e ognuno non è quello che sembra. L’ambiente in cui vive il protagonista è talmente surreale da risultare credibile e quanto più atterrente. Ottimo come sempre l’uso del sonoro (qui pervaso costantemente da un oppressivo e perenne rumore di fondo) e spaventosamente perfetta e senza sbavature la regia, cosa strana in un’opera prima.

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la mia collezione:

http://www.intervocative.com/DVDCollection.aspx/donniedarko84

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trelkowski

Reg.: 09 Mar 2006
Messaggi: 107
Da: palermo (PA)
Inviato: 07-04-2006 16:16  
VOTO 10
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Dick Laurant è morto

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