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Autore Bastardi senza gloria - Inglorious Basterds
TheSpirit

Reg.: 21 Set 2008
Messaggi: 3605
Da: Napoli (NA)
Inviato: 16-10-2009 15:17  
quote:
In data 2009-10-16 15:07, oronzocana scrive:
quote:
In data 2009-10-16 00:05, Marienbad scrive:
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In data 2009-10-16 00:03, sandrix81 scrive:
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In data 2009-10-15 23:59, Marienbad scrive:
E non lo è nella misura di un'imperfezionismo tipico e voluto, alla Tarantino insomma,

e a questo proposito, anche Death proof per me gli è una spanna superiore.




Ho detto la stessa cosa ad Abyss che mi bestemmiava dietro. L'ultimo lavoro più riuscito di Tarantino è senza dubbio Death Proof.




Strano che sia bistrattato da molti (DP) quando in realtà è il miglior Tarantino. E' passato qualche giorno fa su italia1 in seconda serata e me lo sono rivisto con grandissimo piacere.




Anch'io l'ho rivisto tutto sommato con piacere, strutturalmente ha più di qualche problema, ma c'è poco da fare, ormai tutto quello che gira questo regista ha un di più, quella "gloria gioiosa" o "gioia gloriosa" del cinema di cui giustamente parlava Ghezzi...
Ciononostante quando ci si limita a fare il gioioso dj cinematografico come in Kill Bill, le cose credo siano un po' più facili, quando invece, come in IB, si racconta una storia, con gli aspetti anche dolorosi che una storia comporta, magari si diverte meno, ma credo che sia lì che un regista dimostri davvero la sua maturità.

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HaroldKid

Reg.: 11 Gen 2009
Messaggi: 4589
Da: milano (MI)
Inviato: 16-10-2009 15:24  
ma scusate,

ma a casa mia è proprio DP a mancare di una struttura narrativa di base convincente, a essere per dirla con oxfordismo, una sborrata di cinefilia incontrollabile.
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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 16-10-2009 16:25  
quote:
In data 2009-10-15 23:25, Marienbad scrive:
Alla fine l'ho visto e devo dire che dopo i vostri entusiastici interventi mi aspettavo di trovarmi di fronte ad un capolavoro. In realtà non è quel gran film che si dice in giro. Molta autoreferenzialità (questa volta più abusiva che comunicante nella logica del meccanismo linguistico tarantiniano), troppe chiacchere, mancante fluidità e montaggio, a tratti, sottotono.
Bello è bello, non fraintendiamoci, ma sostenere che sia meglio di un Kill Bill o di un Pulp Fiction, che rasentano la perfezione, mi pare addirittura esagerato.
Godibile a al contempo trascurabile.
Ho detto.


pure io son d'accordo

rimane una goduria come tutti i suoi film
ma nella nobilissima cinematografia di T. non sarebbe ai primi posti per me

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 16-10-2009 18:21  
kill bill lo rivedo spesso persino io che lo trovo un film irritante e artefatto...
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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 16-10-2009 18:42  
quote:
In data 2009-10-16 18:21, vietcong scrive:
kill bill lo rivedo spesso persino io che lo trovo un film irritante e artefatto...




Esatto. Poichè per quanto possa non piacere, resta assolutamente fedele a se stesso, compatto e solido fino alla fine.

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 16-10-2009 19:04  
in realtà il mio caso è che si adatta alla perfezione a una modalità di visione seriale, frammentata, da zapping
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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 16-10-2009 21:31  
Che è la modalità predominante, da un po' di tempo a questa parte, perfettamente in linea con la costruzione tarantiniana nella quale il tempo e il luogo dello "zap" sono ben calibrati, tanto da rendere il patchwork solido e compatto. E' per questo che lo spettatore, per quanto non apprezzi il genere, lo stile e la materia, finisce comunque per rimanere incantato.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Marienbad il 16-10-2009 alle 21:32 ]

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quentin84

Reg.: 20 Lug 2006
Messaggi: 3011
Da: agliana (PT)
Inviato: 18-10-2009 09:12  
Battuta memorabile: "Sono francese. Noi li rispettiamo i registi"

L'ho visto ieri sera e ho già una gran voglia di rivederlo per poterlo giudicare meglio.

Direi che nel complesso mi è piaciuto, Tarantino si conferma un grande narratore: diverse sequenze mi sono parse ottime per come creano tensione attraverso dialoghi, montaggio e movimenti di macchina: la prima, la sequenza della taverna e,ovviamente, l' "esplosiva" premiere di Orgoglio della Nazione.

[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 18-10-2009 alle 17:19 ]

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 18-10-2009 09:56  
Da tempo Quentin Tarantino aveva imboccato una strada di ricerca personale, in cui il divertimento dell'autore prevaleva sulle altre esigenze. L'omaggio al cinema Noir di Jackie Brown, i debiti con il Western Leoniano e la filmografia orientale in Kill Bill Vol 1 e 2, la sperimentazione godardiana sulla serie Z americana con Grindhouse-Death Proof. Soprattutto l'ultima opera aveva fatto sorgere qualche dubbio sul narcisimo e sull'autoreferenzialità del regista del Tennessee. Ma bastano i primi minuti di Bastardi Senza Gloria per dissipare ogni dubbio: un campo lungo prelevato direttamente dagli Spietati di Eastwood, un faccia a faccia dilatato nel tempo alla maniera di Sergio Leone, un movimento di macchina improvviso accelerato dall'alto verso il basso che crea nello spettatore onnisciente una suspence di chiara matrice Hitchcockiana: ecco basterebbe solo questo incipit per giustificare la visione del film. Tarantino è abilissimo nell'intrecciare le storie, arricchirle di particolari, dissseminando qua e là citazioni indirette e omaggi ai suoi miti cinematografici. Pur dilatando situazioni e personaggi collaterali in molti rivoli, riesce a mantenere la nave in rotta per fare collidere tutte le storie verso il pirotecnico finale. La sua è una cultura tipicamente cinefila, onnivora ed eclettica, che non ha niente a che vedere con matrici letterarie o influenze politico sociali.

A Tarantino non interessa dare troppo spessore ai suoi caratteri anche perche tende a disegnarli come fumetti ,in funzione della storia che ha da raccontare: eppure per la prima volta vediamo un certo sussulto in Frederick Zoller e in Shosanna Dreyfus (una stupenda Melanie Laurent) mentre guardano scorrere la pellicola di propaganda nazista L'Onore della Nazione. Il primo abbandona la sala gremita riconoscendo la assoluta equivalenza cinema-vita: rivedendosi nell'atto di sparare da una torre facendo fuori un po' di francesi, il cecchino nazista si sveste dei panni dell'eroe e prova a contrastare la violenza della morte con la continuità dell'amore. La stessa Shosanna riconosce in quei fotogrammi di sangue e spari, emblema di tutta l'assurdità della guerra, il tragico circolo vizioso di un gesto (sparare alle spalle) che non può che richiamare altro sangue, senza alcuna ombra di assoluzione e redenzione. Tarantino regala al Cinema il potere di ribaltare la Storia in un percorso di vendetta e giustizia che vorrebbe fare un falò di tutti gli errori commessi dall'uomo nel corso del tempo. La comparsa di Shosanna sullo schermo sembra proprio il fantasma dell'Olocausto che si rivolta contro i propri carnefici. Davvero la Morte al lavoro che prova a ribaltare i ruoli. Non c'è morale, non ci sono i buoni, non ci sono gli onesti: ci sono personaggi grotteschi che provano a investigare la realtà con il loro pipone da Sherlock Holmes, ebrei americani (“l'orso” Eli Roth) che fracassano crani con mazza da baseball, traditori tedeschi che fanno collezione di scalpi, spie inglesi scoperte dalla scarpetta di Cenerentola, ebrei erranti che trovano rifugio in una sala cinematografica. Tutto materiale che sembra uscito da un romanzo di Wallace o da un fumetto di Miller. Gli attori assecondano questa deformazione della realtà calandosi nei loro ruoli con una precisione millimetrica: su tutti il cacciatore di ebrei Cristophe Waltz (giustamente premiato con la palma d'oro a Cannes) che ricorda molto da vicino i killer filosofeggianti di Pulp Fiction, grandioso nella sua placida crudeltà, coerente con la propria megalomania. Un' altra scena richiama alla memoria quella della sparatoria finale di Reservoir Dogs, quella della taverna: qui il colpo di teatro è determinato da un gesto (indicare con la mano il numero 3) che genera il tutti contro tutti rapidissimo e raggelante che contrasta in maniera geniale con l'andamento fino ad allora sonnolento e statico di tutta la scena. Nella confusionaria Babele delle innumerevoli lingue citate (tedesco, francese, inglese, americano, italiano, siciliano) è difficile trovare un barlume di verità: l'unico senso sembra risiedere all'interno di quei fotogrammi che si susseguono velocemente sullo schermo. Che riportano in vita i morti.

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"Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Skizotrois il 18-10-2009 alle 09:58 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 18-10-2009 10:33  
Essendo io un fan di Tarantino non posso far altro che rivelare la mia delusione di fronte a una pellicola del genere.
Inglourious è un film che manca totalmente di suspence e di quella verve narrativa (ovviamente cinematografica) a cui Quentin ci aveva abituati. Nemmeno il montaggio, uno dei punti forti del regista, questa volta riesce ad animare questo polpettone prevedibile che stancamente si trascina dall'inizio fino alla fine.
Diciamoci la verità: di Cinema qui c'è poco. Molta chiacchiera e poco arrosto.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 18-10-2009 10:50  
quote:
In data 2009-10-18 09:56, Skizotrois scrive:
Un' altra scena richiama alla memoria quella della sparatoria finale di Reservoir Dogs, quella della taverna: qui il colpo di teatro è determinato da un gesto (indicare con la mano il numero 3) che genera il tutti contro tutti rapidissimo e raggelante che contrasta in maniera geniale con l'andamento fino ad allora sonnolento e statico di tutta la scena.



E' una delle parti peggiori di tutto il film. Il "colpo di scena" è in realtà una trovata per nulla cinematografica, come invece lo era il movimento di macchina nel primo capitolo del film, laddove scivolando la cinepresa lungo il corpo del contadino interrogato dall'ufficiale nazista, andava a rivelare allo spettatore il nascondiglio degli ebrei sotto terra e creava appunto suspence.
La scena dello scantinato è invece piatta e il "colpo di scena" è del tutto teatrale e privo di qualsiasi applicazione cinematografica, tant'è vero che lo spettatore non intenditore della differenza gestuale e della sua semantica imparerà a conti fatti perchè l'infiltrato si era tradito,vanificando quindi l'effetto narrativo e riducendolo puramente a visione di immagini prive di reale pregnanza, il che produce noia e inconsistenza. Invece di risolvere le situazioni con lo strumento cinema (vedi l'esempio del primo capitolo) ci si basa, su buona parte del film, su tutta una serie di altri elementi che bombardano lo spettatore con effetti che vorrebbero pretendere alla fine di colmare quel vuoto strutturale di linguaggio della regia. Invano.
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 18-10-2009 11:30  
Non scendo nella solita polemica su cosa tu intenda per Cinema. Posso solo constatare che la scena della taverna è sicuramente troppo dilatata nel tempo in confronto all economia dell'intero film. Ma non riesco a capire come non riusciate a notare lo stacco di Quentin Tarantino rispetto alla produzione precedente. Inglorious Basterds lascia intravedere, tra le citazioni cinefile e le variazioni grottesche, un piccolo spiraglio di autoconsapevolezza dell'autore rispetto al passato (storico e cinematografico). Una meditazione sulla funzione del proprio cinema colto nel preciso passaggio da puro divertimento a consapevolezza di potere formare una sorta di inconscio collettivo. Quello stesso inconscio che cercheebbe di rimuovere gli errori e le colpe del passato come se non fossero state commesse. E invece Quentin fa una operazione più sottile: se il cinema rappresenta i nostri sogni, il nostro inconscio collettivo, allora forse si può cambiare il corso degli eventi storici.
Io la vedo così.
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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
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Da: milano (MI)
Inviato: 18-10-2009 11:37  
Probabilmente hai ragione, ma stai argomentando una tesi concettuale che, all'interno del film, non è prodotta cinematograficamente. Poteva Q. scrivere Inglourious su libro allora, avresti commentato ugualmente. Per me può produrre tutte le riflessioni che vuole, purchè lo faccia con il Cinema e mi spiace molto che ciò non avvenga qui. Mi dovrò riverere kill bill per consolarmi stasera...
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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HaroldKid

Reg.: 11 Gen 2009
Messaggi: 4589
Da: milano (MI)
Inviato: 18-10-2009 12:33  
quote:
In data 2009-10-18 11:37, Quilty scrive:
Probabilmente hai ragione, ma stai argomentando una tesi concettuale che, all'interno del film, non è prodotta cinematograficamente. Poteva Q. scrivere Inglourious su libro allora, avresti commentato ugualmente. Per me può produrre tutte le riflessioni che vuole, purchè lo faccia con il Cinema e mi spiace molto che ciò non avvenga qui. Mi dovrò riverere kill bill per consolarmi stasera...




passano gli anni, eh, ma le tue cazzate da regista fallito non muoiono mai....

hodaffare magari argomento dopo.
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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
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Da: milano (MI)
Inviato: 18-10-2009 13:17  
Ma per me puoi anche morire.
E comunque se lo analizzamo per il parametro più insignificante e che va tuttavia per la maggiore , cioè la "storia" intesa come narrazione puramente scenografica, letteraria e teatrale, è un film di una povertà assoluta e totalmente privo di spessore. In Kill Bill perlomeno si sapeva chi, cosa, quando e perchè, alternati da un montaggio magistrale. I personaggi avevano un'anima, che poteva creare pathos anche per un dilettante allo sbaraglio che non sa nulla di cinema, proprio perchè il personaggio e il suo background venivano elaborati. Qui al contrario abbiamo qualche figurina appiattita che è come se fosse stata estratta dal suo contesto: non si sa nè chi è, chi era, quali motivazioni la spingono ad agire. Non è necessariamente un difetto , lo diventa semplicemente quando la sostanza è tutta lì. Non basta certo far chiacchierare demenzialmente quattro personaggi e farcire il tutto con lo splatter; funzionava in Pulp Fiction per effetto di un geniale montaggio,ma in una storia che va da A fino a B occorre costruire una pellicola su un asse portante e qui manca proprio l'architrave del tutto, la sovrastruttura connettiva.
La noia profonda che ne risulta è il risultato di una sceneggiatura che non è supportata minimamente dal linguaggio filmico e che tenta di coprire le sue lacune con effetti diversamente speciali.

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