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Arancia meccanica |
vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 14:53 |
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quote: In data 2006-03-03 13:49, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-03-03 12:40, 8ghtBall scrive:
Però si può parlare di Kubrick come un autore o come uno che ha un modo fisso di girare?
| si può parlare di kubrick come di un pessimo narratore. perché ha (quasi)sempre sacrificato l'economia narrativa ad una sorta di bellezza plastico-figurativa, che non appartiene più al sistema-arte (neanche riguardo alla fotografia, figuriamoci al cinema) almeno da 150 anni.
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beh, questo è vero sì e no. Le scelte registiche di Kubrick intralciano la narrazione? Forse, ma non per questo Shining smette di farmi paura a ogni visione, o le gesta violente di Alex di suscitarmi abiezione; e pietà, quando è lui a subirle.
Nè ho certo difficoltà a tornarmene a casa col senso drammaturgico del film, sempre piuttosto lineare, 2001 a parte.
Ma il discorso è senz'altro più sottile. E' vero, Kubrick ha una tendenza a "monumentalizzare" le sue stesse immagini, e questo può infastidire. Può far venire voglia di vedersi una regia di Hawk al volo: montaggio veloce, funzionalità narrativa, sottigliezza. Può instillare un sospetto di kitsch (l'accusa di Pauline Kael a 2001), e di sopravvalutazione di massa, perchè questo stile plastico monumentale in fondo è di facile presa.
Ma non mi basta per buttare via la sua opera, a meno di non stabilire in modo dogmatico che è valido solo un approccio attillatamente funzionale alla narrazione. Preferisco le estetiche larghe, capaci di includere anche certe anomalie e malattie (giustamente Marien parlava di schizofrenia di K.). E questo mi spinge quasi ad appoggiare i deliri paraghezzistici di Nancy, il quale giustamente rivendica uno statuto autonomo per il nostro.
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 15:07 |
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ma infatti il punto è proprio questo
la presa di posizione per cui la messa in scena debba essere totalmente al servizio della fluidità narrativa è fuorviante.
Non si può generalizzare, ma ci sono registi che usano la tecnica in modo parallelo alla narrazione, e altri che ne fanno un uso funzionale alla stessa. Il problema non è se lo fanno, ma è il come lo fanno.
E' innegabile che Kubrick (del quale io non sono di certo un fan devoto, anzi) costruisca un'estetica del film che va al di là della semplice fruibilità narrativa, e che lo faccia in modo forse anche ripetuto da film a film. Ma il porsi in questo modo nei confronti del soggetto della pellicola non ne va a minare in un rapporto causa/effetto la solidità narrativa.
Contribuisce, questo sì, a creare una cifra visiva che, come ha già ricordato Viet, può risultare sgradevole, ma non per questo non mantiene intatta una potenza narrativa che rimane inalterata (ove più ove meno) in ogni pellicola. Altro segno questo, se vogliamo, di un'indiscutibile poliedria nell'affrontare temi e situazioni enormemente diversi, connotandoli di una stessa propria carica stilistica che non ne pregiudica la linearità d'intento narrativo
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2006 15:12 |
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quote: In data 2006-03-03 14:25, NancyKid scrive:
Ma infatti Kubrick non intende narrare. Non fa Cinema narrativo, così come non faceva Cinema narrativo Delluc o Dulac. Il suo è un Cinema di sensi visivi, di sensazioni emotive radicali e precise nel creare (o distruggere, o entrambi) un Cinema isolato e isolante, che vive in una dimensione propria che non ha spazio e tempo (così come nell'esplicitazione abbiamo l'antitesi: spazio e tempo calcolato con meticoloso estetismo), ed è per questo che non è collocabile al sistema Cinema in senso stretto, perchè proiettato fuori da questo Cinema stesso, spiritico e meta-fisico nella ricerca dell'assoluto. Ed è anche il perchè nessuno equivale ad un Kubrick, regista più unico che raro. Il Cinema assoluto che vive della propria dimensione, come una meteorite vagante nell'iper spazio classico-moderno-postmoderno, odissea dei sensi e delle percezioni. Cinema percettivo, si.
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il cinema è narrativo.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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BadSandrix
 Reg.: 03 Mar 2006 Messaggi: 23 Da: Orgosolo (NU)
| Inviato: 03-03-2006 15:18 |
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quote: In data 2006-03-03 14:53, vietcong scrive:
quote: In data 2006-03-03 13:49, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-03-03 12:40, 8ghtBall scrive:
Però si può parlare di Kubrick come un autore o come uno che ha un modo fisso di girare?
| si può parlare di kubrick come di un pessimo narratore. perché ha (quasi)sempre sacrificato l'economia narrativa ad una sorta di bellezza plastico-figurativa, che non appartiene più al sistema-arte (neanche riguardo alla fotografia, figuriamoci al cinema) almeno da 150 anni.
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beh, questo è vero sì e no. Le scelte registiche di Kubrick intralciano la narrazione? Forse, ma non per questo Shining smette di farmi paura a ogni visione, o le gesta violente di Alex di suscitarmi abiezione; e pietà, quando è lui a subirle.
Nè ho certo difficoltà a tornarmene a casa col senso drammaturgico del film, sempre piuttosto lineare, 2001 a parte.
Ma il discorso è senz'altro più sottile. E' vero, Kubrick ha una tendenza a "monumentalizzare" le sue stesse immagini, e questo può infastidire. Può far venire voglia di vedersi una regia di Hawk al volo: montaggio veloce, funzionalità narrativa, sottigliezza. Può instillare un sospetto di kitsch (l'accusa di Pauline Kael a 2001), e di sopravvalutazione di massa, perchè questo stile plastico monumentale in fondo è di facile presa.
Ma non mi basta per buttare via la sua opera, a meno di non stabilire in modo dogmatico che è valido solo un approccio attillatamente funzionale alla narrazione. Preferisco le estetiche larghe, capaci di includere anche certe anomalie e malattie (giustamente Marien parlava di schizofrenia di K.). E questo mi spinge quasi ad appoggiare i deliri paraghezzistici di Nancy, il quale giustamente rivendica uno statuto autonomo per il nostro.
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Ottimo intervento. |
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vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 15:18 |
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quote: In data 2006-03-03 15:12, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-03-03 14:25, NancyKid scrive:
Ma infatti Kubrick non intende narrare. Non fa Cinema narrativo, così come non faceva Cinema narrativo Delluc o Dulac. Il suo è un Cinema di sensi visivi, di sensazioni emotive radicali e precise nel creare (o distruggere, o entrambi) un Cinema isolato e isolante, che vive in una dimensione propria che non ha spazio e tempo (così come nell'esplicitazione abbiamo l'antitesi: spazio e tempo calcolato con meticoloso estetismo), ed è per questo che non è collocabile al sistema Cinema in senso stretto, perchè proiettato fuori da questo Cinema stesso, spiritico e meta-fisico nella ricerca dell'assoluto. Ed è anche il perchè nessuno equivale ad un Kubrick, regista più unico che raro. Il Cinema assoluto che vive della propria dimensione, come una meteorite vagante nell'iper spazio classico-moderno-postmoderno, odissea dei sensi e delle percezioni. Cinema percettivo, si.
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il cinema è narrativo.
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hai vinto. Shining non fa più paura.
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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coriander
 Reg.: 23 Ott 2003 Messaggi: 98 Da: napoli (NA)
| Inviato: 03-03-2006 15:23 |
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quote: In data 2006-03-02 17:57, sandrix81 scrive:
il film pronuncia il suo discorso solo attraverso il montaggio - o meglio, il decoupage - e questo, al cinema di kubrick, manca . essenzialmente, proprio perché era più attento alla bella immagine che non all'enunciazione.
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_________________ SlowFilm
...i'll tell you all my secrets but i lie about my past... |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2006 15:44 |
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stiamo parlando di nulla.
nessuno impone a nessuno un regime di scrittura classico vietando di conseguenza un regime barocco.
non ho mai parlato di linearità, nè di trasparenza, di scelte neutre, di scelte coerenti; non ho mai detto che Kubrick dovesse fare lo stesso cinema di Hawks (se anche l'avesse fatto avrebbe sbagliato, poiché il cinema di Hawks può essere fatto solo da Hawks); non ho mai parlato di raccontare storie.
il cinema è narrativa.
narrativa è l'insieme di storia e discorso. o meglio, la presentazione di una storia in forma di discorso. "Detto semplicemente, la storia è il cosa che viene presentata in una narrazione, il discorso è il come" (S. Chatman).
Se la storia (o contenuto) è composta da tutti gli elementi contenuti nella narrazione (il cosa), il discorso (o espressione) è il modo in cui quei contenuti sono organizzati secondo un ordine, logico o illogico.
non scendo oltre nel dettaglio dello schema di Chatman (che è solo un riferimento, non il vangelo) e nella distinzione tra forma e sostanza all'interno di ognuno dei due ambiti.
Fare un film è narrare (ossia selezionare delle informazioni ed esporle organizzandole in un ordine), indipendentemente dal registro e dal tipo di scelte che si ha intenzione di adottare.
continua (forse...)
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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BadSandrix
 Reg.: 03 Mar 2006 Messaggi: 23 Da: Orgosolo (NU)
| Inviato: 03-03-2006 15:48 |
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Cioè, lo schema di Chatman descriverebbe dei film in particolare, quelli di Hawks piuttosto che quelli di Kubrick?
Bah.
Adieu.
[ Questo messaggio è stato modificato da: BadSandrix il 03-03-2006 alle 15:49 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2006 15:50 |
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quote: In data 2006-03-03 15:48, BadSandrix scrive:
Cioè, lo schema di Chatman descriverebbe dei film in particolare, quelli di Hawks piuttosto che quelli di Kubrick?
Bah.
Adieu.
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come badsandrix è ottimo, visto che non ha capito un cazzo di quello che ho scritto...
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 16:25 |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2006 16:28 |
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Assodato quanto sopra, bisognerebbe cercare di capire dove si colloca Kubrick, se in regime di scrittura classico o barocco, se seguendo un registro narrativo mimetico o diegetico.
Indubbiamente quello di Kubrick non è cinema dell'assorbimento diegetico, e questo nessuno sano di mente glielo può contestare.
E' probabile che nei suoi film si abbia, per citare Metz, un'enunciazione mista. è quello che avviene nella narrazione letteraria con il discorso indiretto libero: i sentimenti del personaggio sono narrati in terza persona, ma il narratario si fa carico dello stile che userebbe il personaggio stesso per esprimere cosa prova. Una narrazione oggettiva, ma con stile imitativo del soggetto.
Un regime di scrittura, dunque, eterogeneo, una scrittura moderna che compone elementi neutri ed elementi marcati, a metà strada tra scrittura classica e scrittura barocca.
Tuttavia, non siamo mai in presenza di marche dell'enunciazione evidenti, dove per tali si intendono elementi che fanno riferimento esplicito al loro appartenere a un linguaggio, squarciando l'illusione della trasparenza. Non rompe mai il patto mimetico, Kubrick, pertanto siamo ancora nell'ambito della trasparenza.
Fin qui nulla da obiettare, ognuno fa le sue scelte tra le tante strade a disposizione.
continua, se prima non mi scimunisco o scopro di star scrivendo roba incomprensibile.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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BadSandrix
 Reg.: 03 Mar 2006 Messaggi: 23 Da: Orgosolo (NU)
| Inviato: 03-03-2006 16:35 |
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quote: In data 2006-03-03 15:50, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-03-03 15:48, BadSandrix scrive:
Cioè, lo schema di Chatman descriverebbe dei film in particolare, quelli di Hawks piuttosto che quelli di Kubrick?
Bah.
Adieu.
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come badsandrix è ottimo, visto che non ha capito un cazzo di quello che ho scritto...
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O forse quello che hai scritto non c'entava un cazzo con la discussione. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 16:40 |
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quote: In data 2006-03-02 16:53, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-03-02 16:36, Schizo scrive:
quote: In data 2006-03-02 15:58, sandrix81 scrive:
Arancia meccanica è un perfetto esempio di pessima narrazione cinematografica.
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Sono d'accordo.
Ma il pessimo narrativo si traduce in sublime figurativo.
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ma il cinema non è pittura, ha i suoi codici, i suoi segni, le sue materie dell'espressione. "il film è una successione di parti di tempo e parti di spazio" (N. Burch). il decoupage lega il discorso alla storia (per riprendere la distinzione di Chatman), e per questo un film "figurativamente sublime" non vale nulla in sè.
ha ragione allora chi dice che disprezza Kubrick per gli stessi motivi per cui a molti piace.
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Ma K. non è come lo state descrivendo qui. Oltre, sopra, nel mezzo e sotto la scorza della narrazione e la "figurazione", c'è un mondo di tracce e sottotracce, narrative e figurative, che rendono oltremodo stratificato e complesso il cinema kubrickiano. Bisogna avere "occhio". Occhio finalmente dilatato, maligno-acuto, icono e clastico, partecipe-distaccato, dopo che appena qualche lustro prima, aveva subito una rasoiata. L'occio di K. è un organo "spaventato". Chi conosce la paura crea.
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 03-03-2006 alle 16:53 ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2006 16:52 |
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Rispolvero una cosa scritta tempo fa, su Arancia Meccanica. La postai altrove, forse anche qui, ma non la ritrovo. Voso che l'ho conservata in word, lancio e se si tratta di un doppione, cicca.
Non leggo "metafore" nel cinema di Kubrick, ma situazioni, accadimenti e implicazioni di carattere narrativo, figurativo e stilistico perfettamente lineari e piane, ben definite ed esplicitate. Fermi restanti, ovviamente, alcuni nodi formali e contenutistici – paradigmi unitari della sua poetica e non simbolismi astrusi o pacchiani, a seconda dei punti i vista - ricorrenti in tutte le sue opere e che concorrono a rendere riconoscibilissimo il suo stile unico e irripetibile, allo stato puro dell’arte. Insomma, le storie del maestro a me appaiono di una semplicità davvero disarmante, dove il significato “oggettivo”, alla portata dei più, appare esemplificato al massimo grado. Eccezione fatta, forse, per 2001 Odissea nello Spazio. Dieci film in uno!
Posso comprendere le ragioni che spingono alcuni a cercare significati metaforici e simbolici, "naturalistici", nelle opere di Kubrick, ma non dimentico che tali significati rappresentano un dato soggettivo ed ipotetico, un'opinone, forse azzardata. Kubrick asserì, a proposito di Arancia Meccanca, ma ritengo che tale frase valga per tutte le sue opere: "ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio"
[Questa cosa dei simboli e metafore e dei livelli multipli dei significati vale, anzi valeva ancor prima di K., per Bunuel, ma magari lo dirò meglio durante "el camino de Santiago"...]
In quella frase ci leggo che Kubrick, libero lo spettatore di cogliere i significati filosofici, allegorici, simbolici o metaforici che dir si voglia, intendeva riaffermare una “verità” artistica ben più profonda e sostanziale, nel parlare del suo cinema in termini di esperienza essenzialmente visiva destinata all’inconscio, quindi dei metasignificati e degli elementi onirici e visionari, delle implicazioni metafisiche. Cinema dell'es". Azzarderei un’ipotesi. Il cinema di K. riesce a lacerare gli strati più segreti del nostro animo - scardinando i punti fermi e le sovrastrutture su cui la coscienza “vigile” con tanta fatica cerca di puntellarsi pur di non vacillare.. - a tal punto che finiamo per temerlo. Soprattutto con Arancia Meccanica, suppongo che il “rifiuto” non abbia origine dalla non condivisione della metafora sociale con la quale l’intelletto probabilmente si annoia (sotto sotto se ne frega.., è talmente scontata in effetti che capita anche a me di trovarla “accessoria”…), bensì dall'impermeabilità dell’inconscio resistente che rifiuta di riconoscersi nei metasignificati e nelle valenze surreali, nei contenuti eversivi, iconoclastici e destabilizzanti che rappresentano l’essenza non “dichiarata” del sogno filmico kubricciano, ma anche bunueliano, scorsesiano, lynciano… La violenza mostrata in A.M., terribile, vera e tutt’altro che gratuita o spettacolare, appartiene al sogno e di sogno si nutre e nel sogno si trasfigura. Che resti pure messaggio socio-politico, male non fa.., ma attenzione ai ricatti moralistici nemici dell’arte.., non dimentichiamo che quella rappresentazione della violenza, che è cinema allo stato puro, possiede una sua magnifica valenza “estetica” e poetica, oserei dire sacrale. Oltre l’ipocrisia e la vuotezza di un certo cinema dei registi "dinosauro", per citare Samuel Fuller.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2006 17:14 |
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ohibò, se ho ben capito l'intervento (e non è assolutamente detto che sia così), è proprio lì dove stavo cercando di arrivare. il registro narrativo di kubrick è classico, ma nascosto sotto un regime di scrittura che indossa abiti barocchi per speculare sulle possibili vie psico-filosofiche che questi aprono.
il cinema di kubrick è una truffa, un tradimento (o meglio, un raggiro) del patto narrativo. manipola la figura del narratario, riuscendo a imporre al pubblico reale un autore implicito del pubblico implicito.
Il pubblico implicito è un'astrazione del pubblico reale, è ciò che l'autore reale immagina essere il suo pubblico ideale, o il gusto dominante; ciò, insomma, a cui si rivolge. L'autore implicito è ciò che chi va al cinema ha come aspettative verso l'autore (reale).
Kubrick manipola il patto narrativo, mutandolo da: autore reale - autore implicito - narratore - narratario - pubblico implicito - pubblico reale
in: autore reale - autore implicito - narratore (=narratario) - pubblico reale (- pubblico implicito).
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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