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Lo scafandro e la farfalla, di Julian Schnabel |
kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 18-02-2008 14:05 |
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bello davvero
un tema così difficile e ricco di insidie trattato con una libertà di stile e di invetiva cinematografica che solo un autore di scuola francese può avere. Commovente senza essere ricattatatorio, agghiacciante ma allo stesso tempo solare, fantasioso, persino sensuale, metacinematografico in maniera geniale, un film sfaccettato e ricchissimo di spunti, girato e montato in maniera fantastica, ben recitato e con una colonna sonora bella e usata in maniera folgorante.
Insomma siamo nei pressi del capolavoro. |
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Hegel77
 Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 23-02-2008 00:05 |
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Film importante ma non un capolavoro.
Punti di forza:la visione in soggettiva che da claustrofobica diventa piano piano densa di spazi e di significati, nutrendosi di ricordi e immaginazione. Le sequenze oniriche quella finale con il buco nero il posto del corpo è davvero geniale e i momenti di atoironia del monologo interiore.
Punti di Debolezza: una certa fretta nella caratterizzazione dei personaggi familiari che ruotano attorno al protagonista.
La scena del padre Max Von Sydow al telefono, il bambino che piange il relitto del padre sulla spiaggia e la telefonata della amante di fronte alla ex moglie sono un pò troppo settate sul versante emozionale.
C'è molta più autoironia e lucida consapevolezza intellettuale nel protagonista di Mare Dentro: nel film di Amenabar la richiesta di morte è molto più motivata e comprensibile della scelta di continuare a resistere del protagonista del film di Schnaabel. In effetti la scelta di restare fedele allo spirito del libro stronca sul nascere ogni altra possibile interpretazione.
Il film è comunque uno dei più originali degli ultimi anni.
Corragioso anche nell'evidenziare quasi distrattamente le incongruenze e le ipocrisie della vita di tutti i giorni.
La scena di Lourdes è davvero esplicativa in tal senso.
Grande messa in scena e stupendo commento musicale
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 23-02-2008 00:32 |
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quote: In data 2008-02-23 00:05, Hegel77 scrive:
C'è molta più autoironia e lucida consapevolezza intellettuale nel protagonista di Mare Dentro: nel film di Amenabar la richiesta di morte è molto più motivata e comprensibile della scelta di continuare a resistere del protagonista del film di Schnaabel.
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Non direi, in quanto ad autoironia e misura nel mettere in scena la richiesta di morte da una parte, e di vita dall'altra, entrambi i film mi sono sembrati molto equilibrati.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Mayapan
 Reg.: 17 Nov 2006 Messaggi: 932 Da: milano (MI)
| Inviato: 24-02-2008 02:02 |
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L’ho appena visto ma dovrò rivederlo un’altra volta e poi ancora e ancora....emozionante, commovente, straziante ma anche solare, vitale. e questa è la cosa incredibile (o una delle cose incredibili).
L’immedesimazione di chi guarda nel protagonista è davvero totale e riguarda sia il corpo che la mente con i suoi pensieri e la sua immaginazione.
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Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto.
[ e...com'è blu il tuo mare ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: Mayapan il 24-02-2008 alle 02:03 ] |
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TomThom
 Reg.: 07 Giu 2007 Messaggi: 2099 Da: Mogliano Veneto (TV)
| Inviato: 24-02-2008 11:07 |
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Leggendo i post di Sandrix e di Alz mi aspettavo di trovarmi di fronte ad un vero e proprio capolavoro.
E invece...
Non nego che Schnabel abbia un buon occhio pittorico, e ci mancherebbe...
Le parti più intense del film sono quelle nelle quali il protagonista si lascia andare ai ricordi e alla fantasie.
Ma il presente triste del protagonista è a tratti banalotto, con qualche caduta di stile nei dialoghi.
Di momenti toccanti e poetici disegnati con una tavolozza di colori tenui ma penetranti e con delle scelte registiche non banali, ce ne sono.
Qualche simbolismo interessante (bello il ghiacciaio che si scioglie e che nei titoli di coda ritorna ad essere ciò che era, splendida la metafora dello lo scafandro) e la voce off del protagonista mai invadente.
Però la pellicola nella sua totalità non mi ha convinto totalmente, lasciandomi un senso di parziale delusione, forse per qualche scelta di script non al passo con la profondità del tema trattato e qualche buchetto nella sceneggiatura.
Un plauso alla colonna sonora, decisamente azzeccata ed interessante per varietà ed emotività.
Nel complesso quindi un film da vedere, ma che personalmente mi ha lasciato un senso di leggera insoddisfazione.
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Nietzsche
 Reg.: 03 Ago 2007 Messaggi: 2264 Da: smaramaust (BZ)
| Inviato: 05-03-2008 13:42 |
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non so chi quotare per primo perchè tutti avete detto ottime cose su questo fim, e le condivido tutte.
l ho visto ieri sera ed ho pianto come una fontana, come non mi capitava più da tempo vedendo un film.
è vero, i primi 30 minuti sono pesanti, ma in senso positivo per l immedesimazione totale tra lo sguardo dello spettatore e quello di jean-do, a tal punto da sentire quasi in noi la sofferenza fisica dell impotenza. poi come ha detto sandrix il film, e il protagonista (!) si aprono "ho solo due strumenti per evadere dal mio scafandro: l immaginazione e la memoria", ed è in esse che il film si tramuta, diventando farfalla e iniziando una riflessione sul cinema stesso.
secondo me i momenti commoventi rientrano di diritto nella storia narrata, senza mai esser furbi o strappalacrime, ed anzi arricchiscono di sfaccettature la figura di jean-do : il rapporto col padre (splendido von sidow) con figlio con la moglie e con l amante, vissuti da un uomo il cui corpo si è annichilito ma il cui spirito si è rafforzato.
splendida anche la parte su lourdes, ironica come autoironico (e per questo non pietistico il film) è il commento del protagonista al film.
un altra perla come lo fu mare dentro, tematiche speculari: voglia di morire, voglia di vivere, trattate in entrambi i casi con schiettezza ma allo stesso tempo con eleganza pur nella crudeltà narrata.
un film decisamente sottovalutato, nonostante la palma d oro a cannes.
l oscar come film straniero?? vabbeh d altra parte non han nominato nemmeno lussuria.
però, la maestosità del cinema americano, e degli stessi trionfatori degli oscar 2008, i coen su tutti, viene ridimensionata da questo film che non ha nulla da invidiare ad altri più acclamati.
ha ragione sandrix: che lo guardino tutti, che lo facciano vedere nelle scuole, che si educhi il pubblico a quello che il cinema sa fare e a dove sa arrivare.
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TomThom
 Reg.: 07 Giu 2007 Messaggi: 2099 Da: Mogliano Veneto (TV)
| Inviato: 05-03-2008 13:52 |
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Una recensione di Gianluigi Ceccarelli, da Zabriskie Point.net, che mi trova quasi totalmente d'accordo.
" Nel 1995, a 43 anni, Jean-Dominique "Jeando" Bauby, carismatico direttore di ELLE Francia, rimase colpito da un ictus devastante che ne rese inattivo il sistema cerebrale. Vittima di una sindrome locked-in - mentalmente vigile ma in grado di comunicare col mondo esterno solo attraverso il battito della palpebra dell'occhio sinistro, Bauby fu costretto a confrontarsi con quest'unica prospettiva di vita, imparando un alfabeto completamente nuovo, riuscendo con esso nell'ultima, titanica esperienza della propria vita: un libro sulla sua storia.
Una storia vera, e recente: Bauby, personaggio tragico e sfortunato, venne a mancare pochi giorni dopo la pubblicazione de Lo scafandro e la farfalla, il libro da cui Schnabel ha tratto questo film che aspira a raggiungere la poesia che per lo scrittore era diventato quasi impossibile far uscire fuori da un corpo inerte e contratto. L'operazione, ricattatoria come il 99% delle opere "basate su una storia vera", è già di per sé programmatica; affrancatisi per necessità obiettiva da ogni riferimento a quel che veramente è stato, in questo lavoro emergono di colpo tanti, troppi limiti. Che, poi, sono quelli ricorrenti in ogni titolo della sopravvalutata filmografia di Schnabel: una sceneggiatura stanca e ripetitiva che dopo un'ora già ha esaurito i colpi (il film dura 112'), una commozione pretesa e mai suscitata, fotografia e riprese estetizzanti e "facili". Spicca, a proposito di quest'ultimo aspetto, l'estenuante soggettiva del protagonista appena uscito dal coma, fuori fuoco in alcuni punti, utilizzata per la prima mezz'ora e poi abbandonata inopinatamente (salvo qualche eccezione, quando serve): Schnabel non ha alcun interesse a mostrarsi "estremo" o a mettersi in gioco, vuole solo mietere più consensi possibile, succhiando all'osso la valida idea di partenza e alternando la lacrimuccia al predicozzo fintamente antiborghese (il flashback risibilmente anticlericale, con Jeando e la compagna in giro per Lourdes). E che il malcapitato protagonista si ritrovi per contrappasso, lui donnaiolo impenitente, circondato in totale immobilità da belle donne che si prendono cura di lui, è la conferma della grana grossa alla base di ogni trovata del regista.
A giudicare dalla pioggia di premi e nominations per la messa in scena (da Schnabel, peraltro, pretesi), sono in molti a pensarla come lui: la regia, ormai, non è più un riconoscimento alla coerenza e alla forza di un linguaggio filmico utilizzato, ma allo sfoggio di inquadrature bizzarre o estetizzanti, e di una tecnica fine a se stessa che mette in secondo piano anche la performance del bravo Almaric.
Sopravvalutato, e non poco. "
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