> > Tutto Cinema - Mean Streets-Domenica in chiesa,lunedì all'inferno |
Autore |
Mean Streets-Domenica in chiesa,lunedì all'inferno |
Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 31-01-2007 23:56 |
|
Lo scenario di St Elizabeth Street (Little Italy) è conosciuto a memoria da Martin Scorsese riproposto nella sua follia e deriva esistenziale. Memore della lezione del Cinema indipendente di Cassavetes e citando in maniera compulsiva i grandi del cinema europeo (Fellini, Rossellini, Godard, Bergman) il regista distrugge tutti i miti del grande sogno americano (con l’happy ending finale alla Frank Capra) e lo trasforma in incubo schizofrenico di un uomo che non ha una Storia, né un passato e soprattutto un futuro. Il destino che attende l’antieroe scorsesiano è segnato dal qualunquismo disfattista e dalla aspecificità del bersaglio: sparando a casaccio, ad un certo punto si finisce per colpire sé stessi, con un certo grado di voluttuoso masochismo (pensate alla faccia gonfia di pugni di Jack La Motta o alla pistola rivolta contro sé stesso di Travis). Come dicono i Sacri Testi (ma anche Andy Warhol ripropone in maniera seriale questa massima) il Paradiso e l’Inferno sono separati appena da un soffio ed è difficile pentirsi e non peccare più (Repent! And Sin no more!). Ma i peccati non si scontano in Chiesa, ma nelle strade squallide spesso lastricate di buone intenzioni.
Macchina da presa agile e guizzante, montaggio vertiginoso e continui cambi di prospettiva che tolgono punti di riferimento, corpi nudi mostrati integralmente in un ritratto interiore senza più riservatezze ma brutale nella sua sincerità, nella sua violenta grammatica corporea (c’è anche la citazione di un film di Corman, La Tomba di Ligeia).
La mamma di Scorsese parla in dialetto siciliano stretto e il figlio è il braccio armato (ma corto, shorty) del boss. La fotografia è cupa, l’atmosfera della little Italy (o Italy too little)dei primi anni settanta resa con rapide pennellate, senza alcun eccesso caricaturale ma con calligrafismo autobiografico. Johnny Boy ha un conto salato da pagare, ma il peccato che lo inchioderà alla croce è quello di superbia, Lui che continua a credersi il Re dei Giudei: ma il suo Regno non è di questo mondo…
La resa dei conti è una citazione dotta, una scena del Grande Caldo di Fritz Lang riproposta pari pari mentre si alternano protagonisti e comparse della sceneggiata italo americana colore deep purple: e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Guidate piano e Buonanotte. Amen
ULTERIORE APPROFONDIMENTO QUI |
|
Sarita
Reg.: 27 Gen 2007 Messaggi: 39 Da: Mantova (MN)
| Inviato: 01-02-2007 11:22 |
|
Che bella questa tua recensione, Schizobis!
Rende proprio l'idea precisa di come è il film, mi è sembrato di rivederlo, di essere nuovamente immersa in quelle ambientazioni un pò cupe.
_________________ C'è il silenzio del cielo prima del temporale,
delle foreste prima che si levi il vento,
del mare calmo della sera, della nostra anima.
E c'è il silenzio che chiede soltanto
di essere ascoltato.
|
|
|
0.003846 seconds.
|