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Manhunter-Frammenti di un omicidio |
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 18-05-2003 21:08 |
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perchè tu hai cercato il romanzo nel film...
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 18-05-2003 21:12 |
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esatto..e che altro?
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 18-05-2003 21:18 |
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Che vedi il film solo per la storia che tratta e non per quello che è...e quindi la delusione se hai letto il libro da cui è tratto il film è sempre cocente.
Ti consiglio allora di leggerti "conversazioni in sicilia" di un certo Elio Vittorini e poi vedere un film che si chiama "Sicilia!" di un certo Straub e di una certa Hulliet... Vedrai che il trattamento fatto al testo letterario e poi a quello filmico è assolutamente impressionante...
Non ne rimarrai deluso. E' un consiglio da amico!
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
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McMurphy
 Reg.: 27 Dic 2002 Messaggi: 7223 Da: Verano Brianza (MI)
| Inviato: 18-05-2003 21:41 |
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mi ritrovo perfettamente daccordo con seanma (non capita molte volte).
mi ricordo che lessi "i delitti della terza luna" titolo della prima edizione italiana di "red dragon" praticamente subito dopo aver letto "il silenzio degli innocenti". poco dopo vidi il film di demme che rese bene il legame simbiotico tra hannibal e clarice. quando poco dopo seppi del precedente film di mann con le notevoli critiche positive e lo vidi ne rimasi anch'io profondamente deluso ... il film non lo ricordo bene ma i personaggi li trovai miseramente rappresentati ... non dico un pessimo film ma sicuramente non aveva niente del capolavoro (e il romanzo per me e' meglio del silenzio degli innocenti)
_________________ Lo stupido è insidiosissimo. L'imbecille lo riconosci subito, mentre lo stupido ragiona come te, salvo uno scarto infinitesimale. Il matto lo riconosci subito. E' uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi sbilenca cerca di dimostrarla. |
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 18-05-2003 21:44 |
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quote: In data 2003-05-18 21:41, McMurphy scrive:
i personaggi li trovai miseramente rappresentati ...
| ecco!è proprio questo il punto.
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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DemonSeth ex "Phibes"
 Reg.: 27 Feb 2002 Messaggi: 2048 Da: Catania (CT)
| Inviato: 19-05-2003 10:20 |
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Io sarò "particolare"...mah??!!
Credo che la figura di "dente di fata" sia una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del serial killer (insieme ad "henry pioggia di sangue") . Un banale Thriller?? Personaggi miseramente rappresentati?? Non capisco, sinceramente!
Tornando indietro e riprendendo il tema della fedeltà letteraria...io ho letto prima il libro di king e poi visto il film di Kubrick...il romanzo di King è davvero notevole, appassionante scritto davvero bene, l'ho amato...il film di kubrick lo prende solo come spunto, solo come spunto...tutto è diverso. Nel romanzo il processo che porta il sig. torrance alla follia si porta via più di metà libro...la fine è totalmente diversa...nel film la figura di Dick Hallorann viene "estirpata". E allora??? Ho amato anche il film.
Kubrick non volle assolutamente King tra i piedi (che in origine avrebbe dovuto scrivere la sceneggiatura), e vedendo i risultati della versione Tv scritta dal genio del Maine...lode a Kubrick...cinema e letteratura sono due cose distinte e separate...
_________________ "Capable du meilleur comme du pire, mais pour le pire je suis le meilleur" |
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 19-05-2003 14:43 |
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quote: In data 2003-05-19 10:20, DemonSeth scrive:
Io sarò "particolare"...mah??!!
Credo che la figura di "dente di fata" sia una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del serial killer (insieme ad "henry pioggia di sangue") . Un banale Thriller?? Personaggi miseramente rappresentati?? Non capisco, sinceramente!
Tornando indietro e riprendendo il tema della fedeltà letteraria...io ho letto prima il libro di king e poi visto il film di Kubrick...il romanzo di King è davvero notevole, appassionante scritto davvero bene, l'ho amato...il film di kubrick lo prende solo come spunto, solo come spunto...tutto è diverso. Nel romanzo il processo che porta il sig. torrance alla follia si porta via più di metà libro...la fine è totalmente diversa...nel film la figura di Dick Hallorann viene "estirpata". E allora??? Ho amato anche il film.
Kubrick non volle assolutamente King tra i piedi (che in origine avrebbe dovuto scrivere la sceneggiatura), e vedendo i risultati della versione Tv scritta dal genio del Maine...lode a Kubrick...cinema e letteratura sono due cose distinte e separate...
| sì ma Kubrick è Kubrick....
e cmq rispetto allibro,i personaggi sono davvero scarsamente approfonditi.
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 20-05-2003 01:42 |
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e allora rifugiamoci nella tautologiaaaaaa!
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
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DemonSeth ex "Phibes"
 Reg.: 27 Feb 2002 Messaggi: 2048 Da: Catania (CT)
| Inviato: 20-05-2003 09:49 |
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quote: In data 2003-05-19 14:43, seanma scrive:
quote: In data 2003-05-19 10:20, DemonSeth scrive:
Io sarò "particolare"...mah??!!
Credo che la figura di "dente di fata" sia una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del serial killer (insieme ad "henry pioggia di sangue") . Un banale Thriller?? Personaggi miseramente rappresentati?? Non capisco, sinceramente!
Tornando indietro e riprendendo il tema della fedeltà letteraria...io ho letto prima il libro di king e poi visto il film di Kubrick...il romanzo di King è davvero notevole, appassionante scritto davvero bene, l'ho amato...il film di kubrick lo prende solo come spunto, solo come spunto...tutto è diverso. Nel romanzo il processo che porta il sig. torrance alla follia si porta via più di metà libro...la fine è totalmente diversa...nel film la figura di Dick Hallorann viene "estirpata". E allora??? Ho amato anche il film.
Kubrick non volle assolutamente King tra i piedi (che in origine avrebbe dovuto scrivere la sceneggiatura), e vedendo i risultati della versione Tv scritta dal genio del Maine...lode a Kubrick...cinema e letteratura sono due cose distinte e separate...
| sì ma Kubrick è Kubrick....
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Ma che vuol dire?? |
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 20-05-2003 15:51 |
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quote: In data 2003-05-20 09:49, DemonSeth scrive:
quote: In data 2003-05-19 14:43, seanma scrive:
quote: In data 2003-05-19 10:20, DemonSeth scrive:
Io sarò "particolare"...mah??!!
Credo che la figura di "dente di fata" sia una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del serial killer (insieme ad "henry pioggia di sangue") . Un banale Thriller?? Personaggi miseramente rappresentati?? Non capisco, sinceramente!
Tornando indietro e riprendendo il tema della fedeltà letteraria...io ho letto prima il libro di king e poi visto il film di Kubrick...il romanzo di King è davvero notevole, appassionante scritto davvero bene, l'ho amato...il film di kubrick lo prende solo come spunto, solo come spunto...tutto è diverso. Nel romanzo il processo che porta il sig. torrance alla follia si porta via più di metà libro...la fine è totalmente diversa...nel film la figura di Dick Hallorann viene "estirpata". E allora??? Ho amato anche il film.
Kubrick non volle assolutamente King tra i piedi (che in origine avrebbe dovuto scrivere la sceneggiatura), e vedendo i risultati della versione Tv scritta dal genio del Maine...lode a Kubrick...cinema e letteratura sono due cose distinte e separate...
| sì ma Kubrick è Kubrick....
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Ma che vuol dire??
| Riesce a rendere ottimo qualsiasi materiale da cui parta,pur tradendolo...
la mia,caro Tristam,non è affatto tautologia:Manhunter prende a prestito entità letterarie svestendole del loro significato iniziale e veritiero.
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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hpdagon
 Reg.: 12 Lug 2002 Messaggi: 150 Da: Cerreto Guidi (FI)
| Inviato: 20-05-2003 20:17 |
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...m'intrometto nella discussione con una domanda "alternativa", legata soltanto ai film presi in esami...
sapete il titolo dell'opera di William Blake cui s'ispira il libro?
è molto importante...
_________________ "..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito" |
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Skizotrois
 Reg.: 12 Nov 2007 Messaggi: 275 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 20-11-2007 16:59 |
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LA METAMORFOSI DEL SERIAL KILLER (ovvero il regista come assassino e il critico come detective)
Manhunter è uno di quei film che hanno accelerato la trasformazione in senso post moderno della figura del serial killer, sia dal punto di vista della rappresentazione figurativa, sia dal punto di vista delle sfumature psicologiche. Possiamo definirlo un film seminale perché darà origine a tutto il filone di Hannibal (dal fortunato Il Silenzio degli Innocenti di Demme del 1993 fino al recente rifacimento Red Dragon, alquanto maldestro) e in più introduce una serie impressionante di elementi innovativi che verranno ripresi da altri autori in maniera più o meno riuscita (Lynch e Fincher su tutti).
Il primo elemento di novità sta proprio nella messa in scena: Mann predilige un’atmosfera cupa, luci notturne fotografate in maniera magistrale da Dante Spinotti (un blu elettrico nella camera da letto sul mare), macchina da presa molto mobile che a volte parte rapidamente in soggettiva (come nelle scene nel bosco o come quando ci precipitiamo contro una porta a velocità lynchiana), a volte si placa in scene al rallentatore (l’inizio alla luce della torcia elettrica, la scena del bacio traditore, il duello finale) che ben sottolineano l’importanza del particolare. |
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Skizotrois
 Reg.: 12 Nov 2007 Messaggi: 275 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 20-11-2007 17:00 |
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Mann è talmente vicino accanto ai suoi personaggi che a volte li inquadra di sbieco, solo in parte, un pezzo del corpo. A volte sembra che la soggettiva del regista prevalga sull’azione e Mann in maniera geniale ci (si) distrae seguendo le onde del mare (uno dei soggetti paesaggistici sempre presente nei suoi film), o le nuvole nell’azzurro del cielo,o i riflessi della luce sull’acqua. Ci si accorge subito che è un film di Michael Mann proprio da questa apparente prevalenza del particolare collaterale (apparentemente insignificante, The Collateral) come quando nella scena d’amore tra il serial killer “Dente di Fata” e la ragazza cieca, la macchina da presa si sofferma su un poster astronomico appeso alla parete, lasciandosi sfuggire i due protagonisti (un modo elegante di suggerire senza mostrare). Questa maniacale tendenza al collaterale e alla distrazione in realtà sottende una ben più profonda presa di coscienza sul materiale trattato e un tentativo di spostare la narrazione in via indiretta, per analogie e traslocazioni. Quando Mann si mette a riprendere i protagonisti di spalle, entrambi fissanti punti in direzioni opposte, mentre sullo sfondo la distesa d’acqua sembra placare ogni esagerazione stilistica, vuole proprio evidenziare la totale lontananza tra due punti di vista differenti. Che ci siano il detective Will Graham o la moglie o il collega della polizia questo non importa, Mann non fa che porre un segmento non comprimibile tra i due soggetti. La distanza viene annullata solo nell’ultima immagine del film, con la ricompattazione familiare benedetta dalla spada di luce del sole sul mare. Mann è davvero un grande innovatore e manipolatore dell’immagine e nel corso della sua carriera ha in fondo dimostrato il potere primitivo dell’immagine sulla parola. Un esempio concreto è Miami Vice dove una serie Tv si trasforma in trionfo della visione del doppio. Chi si avvicina a Mann deve lasciare perdere la coerenza narrativa o certi simbolismi manierati: si deve lasciare conquistare dalla modernità della sua messa in scena, la sua ambientazione notturna, il gioco del chiaroscuro, la profondità del suo campo di sguardo.
Ma per tornare alla modernità di Manhunter, altro elemento innovativo è la metamorfosi della figura del serial killer che acquista uno spessore e qualche barlume di umanità davvero impensabile visto che le azioni efferate sono frutto di una complicata manifestazione psichiatrica . E’ sorprendente vedere un assassino psicopatico che stermina famiglie felici (senza risparmiare cani gatti e bambini), disintegrando i cadaveri a morsi, impacciato davanti alla televisione e travolto dal sentimento dell’amore come un adolescente inesperto. La nostra sorpresa è raffigurata da quella mano (non sua) portata davanti alla bocca e da quelle lacrime di felicità incredula, quella di chi si sorprende di potere essere ancora amato (“e anche se sono un mostro, non ho anche io il diritto di vivere?” per citare Old Boy) e accettato nonostante delle fattezze orripilanti.
Il mostro si ribella alla natura divina che lo ha creato e prova a prendere il posto di Dio, diventando il padrone della vita di vittime innocenti. Il piacere che prova uccidendo è quello del creatore che dispone delle sue creature a piacimento, quello del padrone del destino che sceglie l’ora della fine, rispettando naturalmente i cicli lunari (infatti viene chiamato nel libro di Harris il killer della terza luna). Quando Dente di Fata dispone i cadaveri per il macabro spettacolo in realtà sta allestendo una messa in scena che gli consente di avere l’illusione di essere finalmente amato e accettato. Insomma il serial killer visto come un regista cinematografico che ha in mano non solo specchi e riflessi filmati, ma anche l’ultima parola sul final cut. Un vero Dio, insomma, riverito, adorato, glorificato come un idolo. Un Dio vede tutto e non è visto: ed è quello che fa Dente di Fata appollaiato sull’albero imitato poco più tardi dall’altro potenziale serial killer, il detective Will Graham, che si immedesima talmente bene nella testa dell’assassino da dover andare in analisi ogni volta che risolve un caso.
Ecco un altro motivo di innovazione di questo film: la destrutturazione della figura del classico detective, senza macchia e senza paura, moralmente inattaccabile e paladino della lotta del bene contro il male (modello “Tu sei il Male, io la Cura”). Qui siamo da tutt’altra parte, lontani anche dalla Jodie Foster del Silenzio degli Innocenti o dai detective confusi e in crisi esistenziale di Seven, dalle ossessioni investigative e filosofiche di Zodiac o alla violenza come modo d’essere di Assassini Nati di Oliver Stone. Il bel tenebroso William L Pedersen (purtroppo non completamente in parte e questa è l’unico punto debole del film) con il suo bel registratore appresso (antesignano di Diane di Dale Cooper di Twin Peaks per confermare la seminalità di Manhunter) si mette a perlustrare la scena del delitto (Scene Crime Investigation altro raccordo seminale) immaginando di essere il seral killer e pensando con la sua mente deviata e perversa. Questo processo di identificazione, sollecitato dallo psichiatra Hannibal che mantiene dalla cella in cui è rinchiuso una sorta di consulenza professionale sia con l’investigatore che con l’assassino, ci fa sospettare che, nonostante ricoveri n ospedali psichiatrici e proclami di ritorno al bozzolo di seta familiare, il bel Detective Graham si diverta “come un matto” al gioco dello scambio di identità, trasformandosi da crisalide in farfalla nera della morte. E se ci pensiamo bene il povero giornalista che lo tampina continuamente, subisce una vendetta impressionante e viene immolato volontariamente dall’astuto detective come esca per “Dente di Fata”. “Apri gli occhi, sei un cronista no?” è lo sberleffo definitivo al mondo cinico e corrotto della stampa, dove il soffio della notizia sembra trasformarsi nel vento tempestoso della calunnia e della delazione.
Manhunter è anche il film dove Michael Mann mostra gran parte della sua poetica autoriale: sempre due antagonisti che si fronteggiano (The Heat, Miami Vice), le luci blu della notte e le ambientazioni crepuscolari (The Collateral), il travaglio interiore dei protagonisti (Insider,The Collateral), una certa distanza dai personaggi femminili (forse solo in Miami Vice il personaggio di Gong Li è un po’ più tratteggiato) e uno sguardo di ombre liquide che sembrano donare alle immagini la consistenza del sogno. L’unica sequenza onirica di Manhunter è una sorta di proiezione del detective Graham nella sensualità di un’isola felice rappresentata dall’amore della moglie, presto interrotta dalle urla dei passeggeri dell’aereo che gettano l’occhio sulle efferatezze fotografate sulla scena dei delitti, sparse a terra nel dormiveglia agitato.
Tra l’High Museum of Art di Atlanta progettato da Renzo Piano e una citazione di Willliam Blake, Michael Mann porta avanti il suo discorso spiazzando continuamente lo spettatore: in una piazza buia attendiamo l’aggressore che fa Jogging e nella casa del serial killer siamo pronti a vedere la povera cieca disarticolata e smembrata. Invece Mann ci fa accelerare il battito del cuore (heartbeat), ci porta sulla soglia dell’udibile e del visibile per poi sorprenderci con un bacio improvviso e una carrozzina in fiamme che sembra provenire dritta dritta dall’inferno.
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Skizotrois
 Reg.: 12 Nov 2007 Messaggi: 275 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 20-11-2007 17:01 |
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La metamorfosi, la trasformazione, il percorso di evoluzione che presuppone il cambiamento di stato: dal solido al liquido, dal liquido al gassoso, dal terreno all’etereo, dal vitale al funereo. La musica dark al sintetizzatore rende il quadro sempre più cangiante e mobile fino all’acme dell’hard rock della scena finale nella quale tutta la bravura del regista si concentra in poche sequenze sconquassate dagli spari e dai vetri frantumati in milioni di pezzi, specchi dove ricostruire il proprio io avviluppato dalle spire asfissianti della follia.
Abbiamo parlato di cinema, abbiamo analizzato qualche sequenza, ricostruito qualche percorso tematico, immaginato i pensieri del regista. Ci fermiamo un attimo, sorpresi dalla analogia. Il serial killer che mette in scena la sua imitazione della vita non è forse proprio il regista, che monta rimonta a pezzi il suo film fino a farne uscire fuori la luce dell’emozione? E il detective che prova a ricostruire i frammenti di un omicidio vestendone i panni, interpretando e scartando indizi, facendo affiorare tracce nascoste non è forse il critico cinematografico, che a volte smette i panni dello spettatore e diventa attore? Truffaut è uno dei più fulgidi esempi di critici detectives passati dall’altra parte della barricata a mietere vittime in serie. Ma la lista è lunga e contiene nomi eccelenti (Antonioni, Godard, Resnais, Bogdanovic) di plurimi pregiudicati, ricercati dai critici di tutto il mondo,dopo averne abbandonato la eletta schiera. Manhunter come metafora di due mestieri intercambiabili e accomunati da un unico folle desiderio: quello di ricomporre il puzzle del visibile, scoprire l’essenziale dell’ invisibile e ristabilire un patto di non belligeranza con sé stessi. A ventiquattro immagini al secondo.
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_________________ "Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta" |
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