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il mestiere dell'attore |
AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 12:47 |
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quote: In data 2007-01-16 05:01, sandrix81 scrive:
comunque questo topic mi ha fatto venire in mente che prendere attori dalla strada per farli recitare in maniera del tutto innaturale, caricando loro e i loro personaggi di drammaticità quasi - appunto - teatrale, è una vera merda.
quindi affanculo un'altra volta a ladri di biciclette.
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E infatti Lamberto Maggiorani recita ugualito a Laurence Oliver ed Enzo Stajola come Shirley Temple..,
E allora fanculo anche a Rossellini, Visconti, Truffaut, Vigo, Bunuel...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 13:12 |
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quote: In data 2007-01-16 12:46, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 12:34, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 04:35, sandrix81 scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:01, AlZayd scrive:
è proprio in quei primi due decenni, esattamente nel 1916, che Griffith, con Nascita di una nazione, fa nascere il cinema come arte, gettando le solide basi anche del cinema moderno.
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infatti, Nascita di una Nazione è del 1915, esattamente 20 anni dopo L'uscita dalle fabbriche Lumiere. avresti dovuto semmai bacchettarmi sul fatto che Griffith ha creato il cinema già parecchio tempo prima di Birth of a Nation (uno dei suoi corti più famosi, The lonely villa, se ben ricordo è de 1909), ma è chiaro che con "i primi due decenni" intendevo "pregriffith".
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Hai ragione, partivo, non so perchè, da un anno zero che facevo coincidere col 1900. In fondo è quella la data in cui si fanno convenzionalmente risalire i primi vagiti del cinema. Vale anche per il corto di Griffith, ma è evidente che nulla nasce da nulla.., così, all'improvviso, come i cavoli.., dunque il vero "manifesto" della nascita del cinema come arte, è Nascita di una nazione. Poi la "paleontologia" potrebbe spiegare molte più cose, ma è una palestra frequentata da pochi...
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Io penso che sia molto importante anche il ruolo di Porter, nello sviluppo del cinema narrativo.
Ci tengo anche a dire che, benché gli americani abbiano sviluppato la sintassi del montaggio e della narratività del cinema, e Griffith l'abbia definitivamente sistematizzata, ai Lumiere e ai loro operatori va comunque riconosciuto il merito di aver creato le immagini più belle, nelle loro bobine a una sola inquadratura.
Se hai una carta di credito con cui fare acquisti internazionali, ti consiglio l'acquisto di questo dvd:
http://www.amazon.com/Lumiere-Brothers-First-Films/dp/B00000F17D
una carrellata di film Lumiere con un commento davvero spassoso di Bertrand Tavernier. Se utilizzassi emule potresti scaricarlo, ma ho letto che non lo fai...
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Ma infatti la "mitologia" non è una scienza esatta.., nel senso che nulla nasce dal nulla, soprattutto nel primo periodo delle febbrili scoperte e sperimentazioni, difficile segnare con esattezza assoluta chi sia stato il primo a codificare quel tale linguaggio, o tecnica, chi abbia la primogenitura su cosa... Anche Pastrone, come già detto, anticipò Griffith (carrellata, panoramica), che a sua volta inventò molto di più di quel che condensando hai detto, ma alla fine vince, se così si può dire, colui che compie una summa/sintesi di tutti questi elementi tecnico-linguistici, espressivi. Nel caso di Griffith abbiamo la fotogenia plastica allo stato pruro dell'arte cinematografica, quando prima, in altri autori, era solo in embrione, in maniera incompiuta com'erà giusto fosse in quella "preistoria" dei primi sacri fuochi creativistici. Il cinema di Griffith nasce prima del formalismo russo, delle scuole orientali ed europee, dell'espressionismo, ecc, che finirà per influenzarle. Aveva ancora una volta ragione Bunuel - un grande artista della critica - che ravvisava la superiorità del cinema americano su quello europeo. Grazie per il link, mi sembra un'opera molto interessante.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 13:36 |
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quote: In data 2007-01-16 05:37, sandrix81 scrive:
non c'è un (più o meno specifico) "modo giusto" di recitare, poiché - per dirlo in breve, che sono anche le 5 passate - ci sono film e film, regie e regie.
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Concordo in buona sostanza col tuo dire (poi magari ti rileggo meglio), ma a scanso d'equivoci, qui nessuno, mi sembra, ha sotenuto la tesi di un modo unico, o giusto più di un altro, d'intendere la recitazione. Fin qui abbiamo solo cercato di inquadrare scenari diversi, tutti possibili, tutti legati alla concezione specifica che il dato autore ha del cinema, del suo cinema.
Personalmente trovo meravigliosa l'antirecitazione di Bresson nella stessa misura in cui mi esalta Bette Davis in Ombre Malesi.
Il paradosso lo hai semmai introdotto tu parlando inopinatamente, ancora una volta, di Ladri di biciclette. Ben venga l'idiosincrasia privata, ma non diamola come dato oggettivo/teorico, inargomentato...
Insomma, riesci ad afferrare l'olivetta dal piattino quand'essa è ormai stanca...
Potrei argomentare il mio punto di vista su Dogville che tu definisci antiteatrale contro l'evidenza.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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13Abyss
 Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 16-01-2007 14:05 |
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ma ascoltate ancora Marien?
parla di manichini, ma in realtà impazzisce non solo per le prove attoriali di Vivien Leigh nel Tram, ma anche per quelle di Molly Ringwald nei film del brat pack.
(così s'impara a fare l'estremista...)
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 14:17 |
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Opporc...
Ma sei un bastardo, mi hai anticipato il prossimpo post in risposta a Viet.
Però prima datemi un momento che leggo il tutto.
Ma quanto scrivete, mannaggia. |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 14:22 |
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quote: In data 2007-01-16 01:46, vietcong scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:05, Marienbad scrive:
Non condivido Giuse. Quando parlo di linguaggio mi riferisco all'organizzazione di codici organizzati, a loro volta, dai segni che il teatro non possiede. Il teatro non può essere considerato un linguaggio in quanto non possiede una sintassi propria.
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mi pare un problema più per i semiologi che per chi il teatro lo vive.
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E ma infatti non dico che il teatro sia oggettivamente inferiore al cinema, dico semplicemente che io lo preferisco. E da analista patologica si capisce pure perchè...
Come dici tu è una questione semiotica, poi l'arte in se la si ritrova in entrambe le forme di rappresentazione, a prescindere dal fatto che una possieda un linguaggio e l'altra no.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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roccomedia
 Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 16-01-2007 14:29 |
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quote: In data 2007-01-15 23:49, AlZayd scrive:
Ah.., hi dimenticato poi l'aspetto che più di tutti differenzia il cinema dal teatro (e che lo avvicina forse di più alla musica): il montaggio. Che forse, e anche senza forse, è il cuore del cinema.
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Il montaggio si tira irrimediabilmente dietro a livello filosofico la categoria del "Tempo". Se il Teatro vive ed esaurisce la sua rappresentazione sul "qui ed ora", il Cinema vive di un'infinità di tempi asincronici che corrispondono alla durata di ogni singola inquadratura. Il piano sequenza diverrebbe il momento in cui, sotto un punto di vista squisitamente filosofico, Cinema e Teatro tornano a condividere lo stesso tempo (ma Hitchcock ci ha dimostrato come anche questo può diventare puro arteficio). |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 14:45 |
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quote: In data 2007-01-16 02:12, vietcong scrive:
boh. benchè marienbad abbia scritto delle cose interessanti e che la sua impostazione, il primato dello sguardo, sia sostanzialmente giusta, c'è qualcosa di ideologico e dogmatico nella sua impostazione.
mi sembri esasperare i toni di una specie di crociata a favore della regia contro la recitazione, come per controbbattere a una concezione di uso corrente che però nessuno ha espresso. La prova di ciò è che a un certo punto hai sentito il bisogno di darti della più fica e di darti la ragione, ma in realtà nessuno qui ha detto che avevi torto...
Per come la vedo io, la tua impostazione (non mi viene un sinonimo più acconcio, ma si è anche fatta una certa) è sì condivisibilissima, ma anche piuttosto accademica, e rappresenta più un punto di partenza che un punto di arrivo. "ecco, questo è lo specifico cinematografico, questa la gerarchia": bene, l'abbiamo detto, ma andiamo avanti.
Anche perchè poi si arriva a boutade come quella dei manichini e io invece credo che il cinema si componga di una somma di performance tutte importanti, dal soggettista all'attrezzista. Poichè non può essere un uomo senza qualità, chiedo di nuovo quale debba essere la qualità dell'attore, al di là dell'aquiescenza allo sguardo registica in cui tu fai scolorare tutta la sua personalità, come se tutti potessero (potessimo) interpretare tutti i ruoli, meri segnaposto, coordinate spaziali sacrificate al magistero dell'immagine.
Non credo che a parlare di bravura dell'attore si faccia un passo indietro-
Un altra cosa. Tu auspichi un cinema antidivistico di facce sconosciute, ma questo non va bene per tutti i tipi di cinema. Quello americano in particolare è mitologico, è un cinema di supereroi: Batman o Butch Cassidy non vengono "indagati", ma troneggiano sullo schermo, sono icone (e qui quoto indirettamente tutto mescal). è la pesante eredità di Omero.
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Ma concordo assolutamente Viet.
Poco sopra infatti ne ho spiegato a grandi linee il perchè semplicemente contestualizzandolo nella panoramica del gusto. E' quindi ovvio che il mio intervento sia definibile come dogmatico...
Il bisogno di darmi della più figa era dato solo dalla necessità di chiudere sdrammatizzando i toni e anche perchè so, come dici tu, che il mio rappresenta più un approccio che una teoria, quindi si, un punto di partenza più che di approdo.
Quindi se parlo dell'attore in questi termini, lo faccio coinvolgendone la sua identità all'interno di un cinema che mi piace e che condivido. Da qui tutte le fregnacce sulla speranza di ritrovare nel cinema volti sconosciuti, proprio nell'interesse di valorizzare un cinema privato delle sue velleità extracinematografice: una su tutte l'identità divistica dell'attore...
Ma c'è un ma.
Benjamin parlava di "aura ricostruita al di fuori degli studios" dal momento che, a differenza del teatro, questa non è più riscontrabile nella prestazione attoriale cinematografica.
Io dico di più, dico che quell'aura nel cinema viene usata, citata, nel momento in cui il fenomeno del divismo ci obbliga a vedere sullo schermo icone che si portano dietro il bagaglio delle loro mille identità.
Questa cosa è geniale e si inserisce a pieno titolo nel linguaggio del cinema, ma non è una condizione voluta dall'attore, è sempre il regista che ne sfrutta la potenzialità. Fa parte dell'iconografia, non dell'abilità attoriale.
Come diceva Sandro, io non sostengo affatto che ci sia un modo più o meno valido di recitare, me ne disinteresso in realtà, credo piuttosto che ci sia un modo di farlo più funzionale al cinema e allo stesso tempo che esista un modo più redditizio, per il regista, di utilizzare gli attori. Non solo attraverso la loro iconicità, ma anche attraverso la loro simbolicità.
Per questi motivi amo vedere Bogart sullo schermo, non lo vedo come un buon attore, lo vedo come una delle scatole di Brillo di Warhol...
Tutto chiaro?
_________________
Ma levati!
[ Questo messaggio è stato modificato da: Marienbad il 16-01-2007 alle 14:52 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 14:56 |
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quote: In data 2007-01-16 12:47, AlZayd scrive:
E infatti Lamberto Maggiorani recita ugualito a Laurence Oliver ed Enzo Stajola come Shirley Temple..,
E allora fanculo anche a Rossellini, Visconti, Truffaut, Vigo, Bunuel...
| ma invece no, ognuno di questi è un caso diverso (al limite si potrebbero accostare truffaut e vigo, ma proprio per sommi capi) ma è evidente che nessuno di questi è riconducibile a quanto dicevo. in ognuno le intenzioni attoriali sono strettamente funzionali al tono del film e al dispiegarsi della poetica portata avanti.
cosa che inevitabilmente non può accadere con la coppia desica-zavattini, un discreto regista di genere e un teorico non solo in ritardo di decenni, ma anche un po' ottuso.
il bambinetto poi (il paragone con la temple non è mica del tutto campato in aria) è assolutamente inguardabile. ma non è certo colpa sua...
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 15:01 |
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quote: In data 2007-01-16 13:36, AlZayd scrive:
Concordo in buona sostanza col tuo dire (poi magari ti rileggo meglio), ma a scanso d'equivoci, qui nessuno, mi sembra, ha sotenuto la tesi di un modo unico, o giusto più di un altro, d'intendere la recitazione. Fin qui abbiamo solo cercato di inquadrare scenari diversi, tutti possibili, tutti legati alla concezione specifica che il dato autore ha del cinema, del suo cinema.
| buono, allora sono d'accordo con tutti. probabilmente si è espressa male, o probabilmente ho travisato quello che ha scritto, ma mi sembrava che marien avesse indicato un idealtipo di recitazione come "quella giusta". e in linea di massima sono anche d'accordo, ma non in maniera assoluta, non in termini di legge, per questo il mio post.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 15:05 |
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quote: In data 2007-01-16 15:01, sandrix81 scrive:
ma mi sembrava che marien avesse indicato un idealtipo di recitazione come "quella giusta". e in linea di massima sono anche d'accordo, ma non in maniera assoluta, non in termini di legge, per questo il mio post.
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No no, davvero, l'ho piegato anche poco sopra.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 15:08 |
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sì infatti. era l'ora tarda, e avevo appena finito di vedere lo speciale di sky su Bogart
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 15:10 |
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Io ho visto quello su Allen.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 15:53 |
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in pratica marien, ho fatto delle puntualizzazioni ovvie e quindi inutili..
però rilancio: una buona interpretazione è dunque sempre merito del regista? Dove sta la creatività dell'attore, in quali margine di manovra può compiere delle vere e prorpie scelte di interpretazione? Oppure le due performance sono indistinguibili, e solo tramite l'aneddotica del set si può capire quanto l'attore ci ha messo del suo, orientando il processo creativo?
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 16:33 |
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Così.., tanto per non provare le sensaione di essere invisibile, qualche messaggio fa avevo accennato al fatto che: "vale la pena di aprire anche questo fronte in cui è l'attore a "guidare" il regista. Si contemplano casi.., credo che quello si Brando in A.N., e non solo (basti pensare che salva - il salvabile... - U.T.A.P. di Bertolucci), sia esemplare."
In fin dei conti, ciò che diceva Marien, sperando di non travisare, su Bogard come icona/simbolo, ecc, vale anche per Marilyn Monroe, direi per tutto il buon cinema che abbia saputo estrarre, e trasformare, dagli stilemi canonici di derivazione teatrale (non c'è solo la recitazione, ma anche il variety, balli, canti, musical!) un'energia puramente filmica, in termini per l'appunto di iconografia e simbolo, dove la possibilità dei vari piani di ripresa - di punti di vista -, di assemblaggio post prodizione, a-temporale, non è cosa del teatro. Il merito di ciò va ugualmente, dove riscontabile, anche all'interprete che abbia saputo ispirare il regista che gira in funzione del personaggio.
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