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La più grande opera d'arte cinematografica |
Marienbad
Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 07-09-2005 10:04 |
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Fottuto Alo che mi linka sempre thread merdosi. |
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karmapaolo
Reg.: 14 Mar 2005 Messaggi: 1607 Da: Rovato (BS)
| Inviato: 07-09-2005 12:04 |
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quote: In data 2005-09-06 23:22, Petrus scrive:
quote: In data 2005-08-30 17:19, joelcoen scrive:
Qual è la pellicola che, secondo voi, corrisponde di più ai canoni "artistici" del cinema.La settima arte, l'arte della messa in scena, dove trova il suo esempio massimo, il suo vertice.Non il vostro preferito, nè il film migliore, ma la più grande opera d'arte cinematografica.
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Dicevo che questo topic non ha senso
In realtà un senso ce l'ha. L'unica risposta possibile è che una perfezione etica ed estetica nel cinema non esiste. Essendo ogni opera cinematografica un sostanziale perseguimento di una determinata etica descritta da una determinata estetica, si può semplicemente dire che è impossibile rispondere, se non viziati da un umanissimo e comprensibilissimo personale gusto o affinità.
Di qui la mancanza di senso di cui sopra
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devo quotare petrus; io ho risposto alla domanda ma è logico che ho seguito in parte anche i miei gusti, uno non può prescindere da essi per cui, in un modo assoluto, non c'è una risposta alla domanda ma ce n'è una per ognuno di noi...
_________________ there is not way to happiness
happiness is the way
Paolo |
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sloberi
Reg.: 05 Feb 2003 Messaggi: 15093 Da: San Polo d'Enza (RE)
| Inviato: 08-09-2005 02:48 |
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quote: In data 2005-09-07 01:28, sandrix81 scrive:
diciamocelo pure, Bazin è fondamentale, ma era anche un po' pirla.
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Non toccarmi Bazin o ti uccido.
Comunque dico "bingo" al discorso di Meskal.
_________________ E' ok per me! |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 08-09-2005 09:58 |
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quote: In data 2005-09-08 02:48, sloberi scrive:
Non toccarmi Bazin o ti uccido.
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ripeto, è fondamentale. va letto, perché è una guida straordinariamente efficace alla riflessione teorica sulla disciplina, ma per molti concetti non è assolutamente condivisibile.
primo fra tutti, quello della riproduzione del reale.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Marienbad
Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 08-09-2005 15:15 |
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Sandrix, ciai un botto di raggione.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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vietcong
Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 08-09-2005 15:21 |
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quote: In data 2005-09-07 00:08, meskal scrive:
Ecco, il punto è questo. la domanda posta da joelcoen presuppone che esista un cinema che è "più cinema" di altri, che si pone come realizzazione più pura delle caratteritteristiche fondamentali e della vera vocazione del mezzo cinematografico. In passato ci sono state correnti teoriche che hanno identificato questa vocazione in una certa caratteristica del cinema: ad esempio Bazin riteneva che la natura del cinema fosse fondamentalmente quella di portare alla realizzazione più compiuta la riproduzione fotografica del reale, aggiungendo la capacità di riprodurre lo scorrere del tempo. Ciò lo portava aa auspicare un cinema realista, con riflessioni per certi versi affini a quelle di Zavattini e dei neorealisti in Italia. L'accento in questo cinema cade sul momento della ripresa, la figura stilistica che meglio lo incarna è quella del piano-sequenza.
Altri posero l'accento sul cinema come linguaggio delle immagini, ad esempio i formalisti russi, ed identificarono l'operazione fondamentale che distingueva il cinema da ogni altro mezzo espressivo nel montaggio.Per Ejzenstein ad esempio due immagini poste in sequenza generavano un significato che era altro da ciò che entrambe rappresentavano. Per il cinema americano il cinema era il mezo ideale per narrare delle storie, e il linguaggio cimeatografico non aveva altra funzione che quella di illustrare al meglio al pubblico più vasto possibile delle storie aderenti ad un ventaglio di generi dalle caratteristiche facilmente riconoscibili.
Si potrebbe dire forzando che in questo cinema la sceneggiatura assumesse il ruolo centrale.
Oggi mi pare che la tendenza a teorizzare concetti come "natura profonda del cinema" sia un po' desueta, anche se in fondo vi sono delle tendenze che implicitamente forniscono questa risposta. Abbiamo registi che pongono la rappresentazione fedele di certi aspetti della realtà al centro del loro cinema, in genere portando avanti un certo tipo di impegno politico, altri fanno un cinema più legato all'immaginario...
Tanti modi di fare cinema che naturalmente rispondono ognuno a determinate premesse estetiche (preferisco non tirare in ballo l'etica, che vorrebbe dire già fare una scelta di campo per una di queste linee estetiche), che determinano i propri canoni estetici di riferimento che magari non hanno la stessa validità a contatto con altre idee di cinema. Tutto questo avendo alle spalle un secolo di cinema, che ha creato un linguaggio delle immagini, arricchito ormai anche da altri medium, ormai di complessità estrema, a cui si può attingere in modi sempre nuovi, e forse il citazionismo ad oltranza è proprio il più banale e sterile di questi.
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ottima analisi-
per altro non so se l'hai fatto apposta, ma da Bazin al cinema americano, passando per neorealismo e russi, sei andato sempre più dall'astratto-teorico al pragmatico.
In effetti, quella del cinema americano classico è proprio una prassi, che è un approccio che preferisco di gran lunga alla creazione astratta di estetiche prescrittive, che alla fine risultano essere ideologia.
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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royearle ex "meskal"
Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 6294 Da: napoli (NA)
| Inviato: 08-09-2005 15:40 |
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quote: In data 2005-09-08 15:21, vietcong scrive:
quote: In data 2005-09-07 00:08, meskal scrive:
Ecco, il punto è questo. la domanda posta da joelcoen presuppone che esista un cinema che è "più cinema" di altri, che si pone come realizzazione più pura delle caratteritteristiche fondamentali e della vera vocazione del mezzo cinematografico. In passato ci sono state correnti teoriche che hanno identificato questa vocazione in una certa caratteristica del cinema: ad esempio Bazin riteneva che la natura del cinema fosse fondamentalmente quella di portare alla realizzazione più compiuta la riproduzione fotografica del reale, aggiungendo la capacità di riprodurre lo scorrere del tempo. Ciò lo portava aa auspicare un cinema realista, con riflessioni per certi versi affini a quelle di Zavattini e dei neorealisti in Italia. L'accento in questo cinema cade sul momento della ripresa, la figura stilistica che meglio lo incarna è quella del piano-sequenza.
Altri posero l'accento sul cinema come linguaggio delle immagini, ad esempio i formalisti russi, ed identificarono l'operazione fondamentale che distingueva il cinema da ogni altro mezzo espressivo nel montaggio.Per Ejzenstein ad esempio due immagini poste in sequenza generavano un significato che era altro da ciò che entrambe rappresentavano. Per il cinema americano il cinema era il mezo ideale per narrare delle storie, e il linguaggio cimeatografico non aveva altra funzione che quella di illustrare al meglio al pubblico più vasto possibile delle storie aderenti ad un ventaglio di generi dalle caratteristiche facilmente riconoscibili.
Si potrebbe dire forzando che in questo cinema la sceneggiatura assumesse il ruolo centrale.
Oggi mi pare che la tendenza a teorizzare concetti come "natura profonda del cinema" sia un po' desueta, anche se in fondo vi sono delle tendenze che implicitamente forniscono questa risposta. Abbiamo registi che pongono la rappresentazione fedele di certi aspetti della realtà al centro del loro cinema, in genere portando avanti un certo tipo di impegno politico, altri fanno un cinema più legato all'immaginario...
Tanti modi di fare cinema che naturalmente rispondono ognuno a determinate premesse estetiche (preferisco non tirare in ballo l'etica, che vorrebbe dire già fare una scelta di campo per una di queste linee estetiche), che determinano i propri canoni estetici di riferimento che magari non hanno la stessa validità a contatto con altre idee di cinema. Tutto questo avendo alle spalle un secolo di cinema, che ha creato un linguaggio delle immagini, arricchito ormai anche da altri medium, ormai di complessità estrema, a cui si può attingere in modi sempre nuovi, e forse il citazionismo ad oltranza è proprio il più banale e sterile di questi.
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ottima analisi-
per altro non so se l'hai fatto apposta, ma da Bazin al cinema americano, passando per neorealismo e russi, sei andato sempre più dall'astratto-teorico al pragmatico.
In effetti, quella del cinema americano classico è proprio una prassi, che è un approccio che preferisco di gran lunga alla creazione astratta di estetiche prescrittive, che alla fine risultano essere ideologia.
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Ma anche la prassi del cinema americano è ideologia, credo che sia ciò che ha dimostrato Fino all'ultimo respiro, anche se alla fine risulta l'ideologia vincente, per cui riesce ad occultare il proprio aspetto ideologico. L'unica possibile verità che riesco a vedere, come se si guarda bene Bazin riconosceva, è che l'immagine cinematografica assomma più valenze, quella diciamo "documentaria",quella di "segno", e quella di frammento di un senso che viene creato dal montaggio. |
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