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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > La vita è meravigliosa - di F. Capra   
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Autore La vita è meravigliosa - di F. Capra
lennon

Reg.: 07 Ago 2003
Messaggi: 99
Da: napoli (NA)
Inviato: 29-08-2003 19:01  
It's a wonderful life è un lungometraggio del regista italo-americano Frank Capra, fatto nel 1946.
Oggi ho avuto modo di riapprezzare più da vicino questa autentica prelibatezza cinematografica.
Nonostante, sia stato fatto durante un periodo di decadenza della carriera di Frank Capra, il film rispecchia le verità di una piccola cittadina americana attraverso il racconto della vita di un normale uomo: George Bailey.
Il film inizia con un prologo nell' aldilà tra San Giuseppe ed un angelo. Giuseppe incarica infatti l' angelo, che deve completare la missione per guadagnarsi le ali, di fermare le brusche intenzioni di George, ma prima di farlo partire per il viaggio, gli racconta tutte le più importanti vicende della vita di quell' uomo straziato e disperato.
Inizia così a raccontargli dell' infanzia, e del 1919, anno in cui recuperò il fratello caduto, dopo essere scivolato dalla slitta in un grande bacino d' acqua gelata, formatosi a seguito di una frattura del ghiaccio, impresa che gli costa il danneggiamento quasi totale delle funzioni uditive dell' orecchio destro. Poi gli racconta del giorno in cui il farmacista presso cui lavorava, George, da bambino, per disperazione, dopo aver perso il figlio, quasi uccise un bambino dopo aver spedito a casa sua alcune pillole colme di veleno, tragedia evitata grazie a George che riuscì ad accorgersene. Naturalmente gli racconta dei suoi amici, della crescita.
Della scomparsa del padre e della conseguente rinuncia al viaggio in Europa che lui aveva desiderato tanto intreprndere, poichè si sarebbe dovuto occupare lui dell' azienda, per evitare che il monopolio del signor Harry Potter si espandesse a tutta la città.
Della partenza per la guerra di suo fratello Harry e il salvataggio da parte sua di un 'intero equipaggio di marina, le medaglie e le onoreficenze ricevute da lui dal presidente degli Stati uniti. Infine il matrimonio di George con Mary, una sua amica di infanzia dalla quale avrebbe avuto quattro figli.
Insomma, gli racconta di tutte le azioni umili e grandiose di un' uomo che ha influito enormemente sulla società della cittadina.
Ma purtroppo per George si Profilò, anche una tragedia. Infatti lui affidò ad un suo amico professionale il compito di versare sul suo conto gli 8000 $ della sua ditta, ma qualcosa andò storto e alla fine il suo amico perse tutti i soldi che andarono a finire, in qualche modo, in mano a Harry Potter, che naturalmente non restituì nemmeno un centesimo della somma. Così disperato dopo aver redarguito pesantemente il suo amico distratto, dopo aver fatto una scenata in casa sua sgridando i figli e spaventando a morte la moglie, e infine, dopo aver mandato a quel paese un suo conoscente che lo avrebbe poi preso a pugni nel bar, si incammina verso il ponte e si ferma su questo meditando sul suicidio.
Mentre si sta per buttare vede una persona che, prima di lui decide di commettere la pazzia, e dopo averla salvato, egli gli dice di chiamarsi Clarence, il suo angelo custode, e di doverlo salvare per guadagnarsi le ali. Dopo che George esprime il desiderio di non essere mai esistito, l' angelo ne approfitta.
Gli fa vedere così tutto quello che sarebbe successo se lui non fosse mai nato.
La città sarebbe rimasta nelle mani di Potter, il fratello non avrebbe potuto salvare l' equipaggio della marina nella seconda guerra mondiale perchè morto in quell' incidente che da bambino lo aveva fatto morire congelato, la moglie Mary sarebbe rimasta zitella e tanti altri eventi importanti che non sarebbero mai accaduti senza l' esistenza di George.
George così si rende conto che la vita è il dono ed il desiderio più bello che si possa avere, e che ogni vita è influisce sulle altre. Dopo aver chiesto all' angelo di ritornare in vita, e dopo essere stato accontentato, George torna a casa per festeggiare il natale, e tutti i cittadini della contea gli fanno festa e fanno una colletta per coprire le spese del debito finanziario. E così si conclude uno degli ultimi o forse anche l' ultimo capolavoro del regista Frank Capra che riesce nel migliore dei modi ad unire due generi cinematoigrafici: tragedia e commedia

_________________
John Winston Lennon Ottobre 1940-Dicembre 1980
Fondatore e leader dei beatles (1962-1970) nonchè il più grande cantautore del XXI secolo

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RICHMOND

Reg.: 03 Mag 2003
Messaggi: 13089
Da: genova (GE)
Inviato: 29-08-2003 19:34  
è bellissimo questo film e come semre james stweart è un grandeee!!!!!
Lo vedo sempre volentieri sotto Natale
_________________
L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 29-08-2003 19:45  
Uno dei miei film preferiti in assoluto.Un Capolavoro con la C maiuscola.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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leonessa

Reg.: 09 Ago 2002
Messaggi: 5315
Da: Abbiategrasso (MI)
Inviato: 30-08-2003 00:10  
quote:
In data 2003-08-29 19:45, gatsby scrive:
Uno dei miei film preferiti in assoluto.Un Capolavoro con la C maiuscola.




concordo in pieno! E' bellissimo! E ogni volta che lo vedo mi commuovo sempre...

1bix8
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I'm impossible to forget but hard to remember

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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 30-08-2003 01:06  
Bellissimo... vorrei citare anche ARSENICO E VECCHI MERLETTI...
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No hay banda,non c'è una banda
è tutto..tutto registrato
No hay banda...eppure
Noi sentiamo una banda

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ZoraDomina
ex "Dalila"

Reg.: 30 Lug 2002
Messaggi: 4182
Da: vico equense (NA)
Inviato: 30-08-2003 01:07  
sèèèèè la vita è meravigliosa....quando se ne vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!
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RICHMOND

Reg.: 03 Mag 2003
Messaggi: 13089
Da: genova (GE)
Inviato: 19-12-2005 13:10  
Frank Capra ha saputo rendere alla perfezione lo spirito natalizio nel suo capolavoro indiscusso del 1946: La vita è meravigliosa (It's a wanderful life ), nella quale un sublime James Stewart ha impersonato con indescrivibile umanità quel personaggio che tutti siamo o che vorremmo essere. In fondo questo film non fa altro che metterci di fronte a noi stessi, come a sviscerare la nostra inclinazione a credere nel caso, ma anche ad avere un punto di riferimento, sia esso Dio o qualunque altra entità, anche lo sgabello della cucina.

Capra inventa il valore ipotetico del Cinema, e la sua concezione di mdp rende la stessa, qui, una vera sostituta della ragione, della preveggenza, dei cinque sensi ma, eventualmente, anche di un sesto elemento percettivo. Il suo Cinema diviene espressione dell'atmosfera, ricreazione degli ambienti idealizzati, pura materializzazione del pensiero inteso come sogno irrealizzato. Ma il suo è anche un obiettivo che, nel coprire di patine argentate i suoi tratti grafici, si porta all'esterno del segno filmico per mettere a confronto i due emisferi esistenti sul pianeta: il materiale e l'ipotetico; il sicuro e l'incerto. Il prefisso e l'inaspettato.

E allora i suoi movimenti, le sue continue ricerche del volto disperato di George Baily (James Stewart) vogliono indugiare con sofferto masochismo sulle lacrime versate. Però aprono la mente ad orizzonti positivi, seppur con velate reminescenze di realismo pessimista. Infatti, pur nel finale piacevolmente riconciliatorio, perfettamente natalizio (e riconosciamogli il merito, a questo Frank Capra, di aver ridato un senso al Natale nel dopoguerra), il "cattivo" (uno strepitoso Lionel Barrymore, reso ancor più cinico dal suo aspetto invecchiato, fisicamente limitato ma potenzialmente infinito nelle mire spietate e crudeli, indubbiamente ispirato allo Scrooge Dickensiano) continuerà a sedere sulla sua poltrona, al caldo della sua ricca dimora, con le tasche ben ben rimpiguate del denaro della discordia.

Ma in fondo, pur nell'amarezza della punizione che non arriverà mai, La vita è meravigliosa rappresenta quel bivio cui ci troviamo di fronte nella nostra vita: la scelta fra il bene e il male. Probabilmente Capra ha rinunciato ad un castigo (divino o terreno) di Potter (L. Barrymore), proprio per dimostrare come si possa arrivare alla ricchezza seguendo due differenti strade: da una parte quella disonesta, inquinata dal cinismo, ma anche dall'avidità, dall'egoismo.Qualcosa che porterà probabilmente a scoprire minire strabordanti d'oro. Dall'altra parte il sentiero impervio dell'onestà, della generosità, del sacrificio, della dedizione, dell'idealismo, fosse anche scompagnato dal senso pratico (per citare le parole di Barrymore, proprio in quest'opera). E Capra lascia allo spettatiore l'autonomia di comprendere quale sia la strada giusta da percorrere.

La seconda strada è quella indubbiamente più insidiosa, ripida e scoscesa. George Baily deciderà di percorrere quella, incappando in disavventure che lo porteranno a perdere la fiducia in se stesso, fino al punto di credere che la sua vita non sia valsa la pena di avere corso. E allora, proprio in questo punto (una significativa notte di Natale, fredda e nevosa, come solo l'immaginario cinematgografico sa materializzare) Capra mette in scena lo sgangherato, quanto buono d'animo, angelo senza ali, Clarence (Henry Travers), il cui compito terreno è quello di salvare George dal suicidio e di reimmtterlo sui binari giusti, facendogli capire l'incommensurabile valore della vita. Non sarà compito facile.

E quale mezzo migliore del Cinema, per risollevare le speranze perdute? Ricordate le parole di Truffaut, nelle quali si esprimeva una concezione di Cinema come "vita senza pauese, interruzioni e punti morti"? Bene, Capra non fa altro che questo: inserire un film nel film. Egli intravede nel linguaggio cinematografico una vera àncora di salvezza, una possibilità di fuga, un nuovo orizzonte di speranza. Rende la mdp come una sfera di cristallo, pone il suo protagonista di fronte al che cosa sarebbe successo se... , con l'angelo Clarence che gli mostra che cosa sarebbe accaduto, nella sua piccola cittadina, Bedford Falls, se egli non fosse mai nato. Così divengono memorabili le sequenze girate nella Potter'sville (così si sarebbe chiamata Bedford, se George non fosse mai nato, dal momento che sarebbe finita nelle mani del perfido Potter), resa quasi come una moderna parodia del biblico evento di Sodoma e Gomorra , con le familiari vetrine e gli uffici dei lavoratori che si trasformano in night club e luoghi ambigui all'insegna del vizio e della corruzione.

E' tutto questo che rende magica l'opera di Capra. Questo trasformare il Cinema in elemento al contempo esterno ed interno alla vita, come alternativa, come principio supremo, come valore ipotetico, ma anche come puntio fermo e sicuro per trovare una soluzione alla propria esistenza tormentata .Una concezione che verrà ripresa da Zemeckis, diversi anni dopo.



Pubblicato anche qui


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Prrrrrrrrrr......

[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 02-01-2008 alle 22:55 ]

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 19-12-2005 18:47  
io penso che è la prima volta che sono in totale accordo con te.probabilmente c'era già un topic al riguardo,ma fa nulla.è tra i 3 migliori film di sempre.gli altri due possono essere qualsiasi.non mi stancherò mai di vederlo.
ciao!

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 20-12-2005 21:01  
penso che se dovessi essere torturato a suon di film legato a una sedia vorrei che a essere proiettato fosse dopo arancia meccanica questo del grande frank capra "ehi ragazza bionda o bruna,vuoi la luna, vuoi la luna "

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 24-12-2005 00:47  
presa dalla foga natalizia, spendo anch'io qualche parola per questo film

La vita è meravigliosa è uno di quei film che con l’andare del tempo, invece di riempirsi di muffa, diventa sempre più affascinante e coinvolgente, quasi come un atto di magia (tecnicamente) inanalizzabile in quanto tutto basato su una poetica emotiva.
E’ innanzitutto l’atmosfera retrò, che con il passare degl’anni, annegando nel post-moderno, diventa sempre più ricercato, proprio perché qualcosa di solamente sognabile per chi in quegl’anni gloriosi del Cinema ancora non era nato, e che si deve perciò solamente accontentare di una (ri)riproduzione, in cerca di quei sentimenti battuti e ribattuti ma sempre funzionali.
E La vita è meravigliosa, nella sua (non) apparente semplicità, entra nel cerchio del tipico schema narrativo di Capra: una prima difficoltà superata che ci mostra la bontà del protagonista (in questo caso, George Bailey che di fatto salva il suo datore di lavoro), l’ascesa verso la gloria (George Bailey che si sposa, facendo figli su figli, e divenendo celebre in città per la sua estrema gentilezza), il picco improvviso (la società del protagonista in fallimento economico), e poi, la happy ending che mette il cuore in pace a tutti, magari strappando qualche lacrimuccia qua e là.
In più, abbiamo il Natale, quello ancora incontaminato dagl’aggeggi commerciali e che solo la vecchia Hollywood riusciva a renderci così magico, in piena tradizione di “fabbrica dei sogni”, ed effettivamente, è proprio ciò che fa (grandiosamente) Capra: produrre sogni a confetti.
Il buonismo di Capra, così come il futuro Spielberg, non è affatto la convenzionalità di scaldare il cuore degli spettatori o imboccar loro a tutti i costi l’happy ending, bensì solamente trasmettere un sogno utopico. Capra è un grande sognatore, e crede che la vita possa veramente essere meravigliosa. Il suo George Bailey, dunque, rappresenta tutti gli uomini, e in qualche modo cerca di delineare un modello d’esistenza, che sta appunto nell’amare la vita ed apprezzarne ogni singolo momento. In questo senso, l’alter-ego del regista diventa Dio in persona (o meglio: quella specie di stelletta che vediamo all’inizio del film), che per ricordarci la bellezza della vita, manda in terra Clarence, un angelo un po’ goffo dal volto di Henry Travers che è invece la metafora del film stesso e del suo livello di significazione.

E’ facile connotare una retorica caduta nel patetismo, eh si, definiamo pure quest’opera come patetica, eppure non è altro che il Cinema nella sua trascendenza più viva e pulsante, quel mondo dei sogni dove più di ogni virtuosismo con la macchina da presa, più di ogni idilliaca sovrimpressione sperimentale, conta la poetica personale/personalizzata che si trasmette anche con la più banale semplicità. Tutto ciò ha dell’inspiegabile, del magico, e Capra va amato proprio per questo, per il suo essere tutto e niente, proprio come l’essenza stessa del Cinema, tra essere e non essere. E perdio, grazie al cielo esiste un pacco-dono (di Capra) a ricordarci tutto ciò, prima della grande depressione e dei futuri noir spezza-speranze. In fondo abbiamo bisogno di film come La vita è meravigliosa, così come abbiamo bisogno di sperare in un qualcosa dal domani per poter continuare a campare.
E per quanto la messa in scena sia impeccabile (in particolare la contiguità tra i quadri, precisissima e studiata da manuale), ciò che conta in questo film è l’espressione emotiva/sentimentale, motivo per cui Capra si concentra soprattutto sulla direzione d’attori, in particolare James Stewart, mai così caloroso sugli schermi.
Tantissimi i momenti che più volte strappano un sorriso e una lacrima, in particolare ricordiamo uno dei finali più forti della Storia del Cinema: il protagonista che corre per le strade urlando Buon Natale con euforica gioia, sprizzando allegria da tutti i pori mentre la neve addobba il contorno. E’ il trionfo dei vecchi sentimenti, dell’icona hollywoodiana che viveva regalando immagini di vissuto alle persone senza vita.
Si, è patetico tutto ciò. Ma contro il cinismo (incarnato dal signor Potter), ammettiamo che un pezzo del nostro cuore è davvero in quella strada con George Bailey, e che in verità, sotto sotto, siamo tutti sognatori. Anche perché se non lo fossimo, significherebbe semplicemente che non abbiamo mai amato il Cinema.



[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 24-12-2005 alle 15:48 ]

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 24-12-2005 01:11  
quote:
In data 2005-12-19 13:10, RICHMOND scrive:
E' un film che adoro guardare a Natale.
E' unnfilm dai valori che ora non usano più.
E' un film magistralmente recitato dal grande Jim Stweart. Lui, il migliore di tutti.
Che ne pensate?




Che è meglio Capra.
_________________
Inland Empire non l'ho visto e non mi piace

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 24-12-2005 12:51  
come dimenticare la scena finale quando il paese si riunisce a dare aiuto a george ?
"buon natale emporio!"

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RICHMOND

Reg.: 03 Mag 2003
Messaggi: 13089
Da: genova (GE)
Inviato: 27-12-2005 21:51  
"Ah ah ah...Mi sanguina la bocca, Bert! Mi sanguina la bocca! I petali...di zuzu...eccoli qua! Ah! Bert, mi hai ridato la vita, Buon natale!"


oppure


-"signor baily c'è un deficit"

-"lo so, ottomila dollari!"

-"ho qui un foglio che..."

-"lo so, certamente è un mandato d'arresto per me, e non è meraviglioso?"

Per me james rimane uno dei migliori attori di hollywood. Ma questa interpretazione batte tutte le altre.
Un monumento andrebbe fatto anche a Frank capra e, se permettete, anche ai doppiatori italiani che, come al solit, impreziosiscono l'opera (infatti il difetto principale di stewart, secondo me, è proprio la voce. Il suo doppiatore italiano lo aiuta nella magistrale interprtazione).
_________________
L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

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RICHMOND

Reg.: 03 Mag 2003
Messaggi: 13089
Da: genova (GE)
Inviato: 27-12-2005 22:00  
quote:
In data 2005-12-24 00:47, NancyKid scrive:
presa dalla foga natalizia, spendo anch'io qualche parola per questo film

La vita è meravigliosa è uno di quei film che con l’andare del tempo, invece di riempirsi di muffa, diventa sempre più affascinante e coinvolgente, quasi come un atto di magia (tecnicamente) inanalizzabile in quanto tutto basato su una poetica emotiva.
E’ innanzitutto l’atmosfera retrò, che con il passare degl’anni, annegando nel post-moderno, diventa sempre più ricercato, proprio perché qualcosa di solamente sognabile per chi in quegl’anni gloriosi del Cinema ancora non era nato, e che si deve perciò solamente accontentare di una (ri)riproduzione, in cerca di quei sentimenti battuti e ribattuti ma sempre funzionali.
E La vita è meravigliosa, nella sua (non) apparente semplicità, entra nel cerchio del tipico schema narrativo di Capra: una prima difficoltà superata che ci mostra la bontà del protagonista (in questo caso, George Bailey che di fatto salva il suo datore di lavoro), l’ascesa verso la gloria (George Bailey che si sposa, facendo figli su figli, e divenendo celebre in città per la sua estrema gentilezza), il picco improvviso (la società del protagonista in fallimento economico), e poi, la happy ending che mette il cuore in pace a tutti, magari strappando qualche lacrimuccia qua e là.
In più, abbiamo il Natale, quello ancora incontaminato dagl’aggeggi commerciali e che solo la vecchia Hollywood riusciva a renderci così magico, in piena tradizione di “fabbrica dei sogni”, ed effettivamente, è proprio ciò che fa (grandiosamente) Capra: produrre sogni a confetti.
Il buonismo di Capra, così come il futuro Spielberg, non è affatto la convenzionalità di scaldare il cuore degli spettatori o imboccar loro a tutti i costi l’happy ending, bensì solamente trasmettere un sogno utopico. Capra è un grande sognatore, e crede che la vita possa veramente essere meravigliosa. Il suo George Bailey, dunque, rappresenta tutti gli uomini, e in qualche modo cerca di delineare un modello d’esistenza, che sta appunto nell’amare la vita ed apprezzarne ogni singolo momento. In questo senso, l’alter-ego del regista diventa Dio in persona (o meglio: quella specie di stelletta che vediamo all’inizio del film), che per ricordarci la bellezza della vita, manda in terra Clarence, un angelo un po’ goffo dal volto di Henry Travers che è invece la metafora del film stesso e del suo livello di significazione.

E’ facile connotare una retorica caduta nel patetismo, eh si, definiamo pure quest’opera come patetica, eppure non è altro che il Cinema nella sua trascendenza più viva e pulsante, quel mondo dei sogni dove più di ogni virtuosismo con la macchina da presa, più di ogni idilliaca sovrimpressione sperimentale, conta la poetica personale/personalizzata che si trasmette anche con la più banale semplicità. Tutto ciò ha dell’inspiegabile, del magico, e Capra va amato proprio per questo, per il suo essere tutto e niente, proprio come l’essenza stessa del Cinema, tra essere e non essere. E perdio, grazie al cielo esiste un pacco-dono (di Capra) a ricordarci tutto ciò, prima della grande depressione e dei futuri noir spezza-speranze. In fondo abbiamo bisogno di film come La vita è meravigliosa, così come abbiamo bisogno di sperare in un qualcosa dal domani per poter continuare a campare.
E per quanto la messa in scena sia impeccabile (in particolare la contiguità tra i quadri, precisissima e studiata da manuale), ciò che conta in questo film è l’espressione emotiva/sentimentale, motivo per cui Capra si concentra soprattutto sulla direzione d’attori, in particolare James Stewart, mai così caloroso sugli schermi.
Tantissimi i momenti che più volte strappano un sorriso e una lacrima, in particolare ricordiamo uno dei finali più forti della Storia del Cinema: il protagonista che corre per le strade urlando Buon Natale con euforica gioia, sprizzando allegria da tutti i pori mentre la neve addobba il contorno. E’ il trionfo dei vecchi sentimenti, dell’icona hollywoodiana che viveva regalando immagini di vissuto alle persone senza vita.
Si, è patetico tutto ciò. Ma contro il cinismo (incarnato dal signor Potter), ammettiamo che un pezzo del nostro cuore è davvero in quella strada con George Bailey, e che in verità, sotto sotto, siamo tutti sognatori. Anche perché se non lo fossimo, significherebbe semplicemente che non abbiamo mai amato il Cinema.



[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 24-12-2005 alle 15:48 ]



bella disamina la tua. Complimenti.




PS: qualcuno sa dirmi se Potterville...ehm...Bedford falls esiste davvero? e se si, in che stato degli Usa si trova di preciso? Grazie.
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L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

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RICHMOND

Reg.: 03 Mag 2003
Messaggi: 13089
Da: genova (GE)
Inviato: 02-01-2006 12:16  
In realtà questo fil nascode forse un po' di ambiguità nel suo mssaggio: il Mreghetti, che personalmente reputo uno dei migliori dizionri ul inema esistenti, interpreta il messaggio di "It's a wanderful life" come complesso e pessimista: in effetti Potter, il "cattivo", rimane impunito. Io, però, credo ci sianoda spendere du parole al riguardo.
Leggendo ciò che Capra ie rigudo a questo film mi resi conto che la cosa non è così semplice. Egli disse: "Voglio che questo fil serva a dire ai reietti, ai barboni, alle prostitute, ai poveracci....che la vita è meravigliosa. Che non si è dei falliti, ed anche se accadono cose ch ci sembrano irreparabili e che ci spingoo al suicidio...in reatà qualcosa di buono l'abbimo tutti dentro e qualcosa di buono anche per gli ltri l'abbiamo fatta tutti in vita". Ma allora sorg spontanea una domnda: come mai Potter è così crudele e finisce la toria con un Potter così cattivo e, soprattutto, allora perchè rimane impunito.
Quello che penso io è che George sia un uomo qualunque, una brava persona, un protagonista, così com lo ono tutti gli altri personaggi del film, ognuno on la ua storia alle spalle. ma non Potter.Potter è si rappresentat come un avido vecchio e ricco, ma in realtà, secondo me, è la personificazione del male, dell'avidittà e dell'aridità d'animo, del capitalismo incazante. pr questo rimane impunito.il messaggio del film sta nella dedica che l'angelo Clarnce lasca critta a George all'intrno della coprtina del libro "le avventure di tom sawyer": "Remember george, no man is a failed who has friends. thanks for the wings, Clarence". tutto è bene quel che finisce bene, anche se quel Potter che la passa liscia....ma in reatà Potter la sua punizione l'ha avuta, la ua confitta l'h avuta. Perchè la mancata sodifaione di vedere george dietro alle sbarre è già una sconfitta enorme...e non importa quanti altri soldi potrà aver fagocitato in seguito. egli non ha amici, quindi non è ricco.
per questo penso che Potter, in realtà, non sia un vero e proprio protagonista, ma semplicemente un incarnazione del male...perchè, stando a ciò che dise frak Capra, qualcosa di buono anche il cattivo avrebbe dovuto averla, e invece non è così. Perciò penso che sia per queso che il messaggio dickensiano sfumi leggermente, lasciando spazio ad un ateoria capriana, tutta nuova. E' il male il nemico, Il cattivo è quell'uomo che è toccato, è allettato dal male, ma ha pur sempr qualcoa i buono. Ma potter non è un cattivo, otter è la cattiveria, è il male. Anche questo contribuisce a rnder questo film (che secondo me non è pessimista, ma ottismista ed estremamente positivo) unico, anche dopo cinquantanove anni. E questo grazie anche alle magistrali interprtazioni di Donna Reeds, di james Stewart e di Lionl Barrymore.


E, a proposito, visto che il prosimo anno sarà il sesanteimo anniversario dell'ucita nelle sale di questo capolavoro (e quando sarà il momento rispolvereremo questo topic per ceebrare quella data sentire il parere dei nuovi iscritti... ) vorrei proporvi un'intervista che il mitico jimmy Stewart rilasciò ad un settimanale americano in occasione del cinquantesimo anniversario del film, parlando proprio di "itìs a wandrful life"...pensate...due mesi prima di morire.
Eccola qua:





"Recentementealcuni amici mi hanno detto che rivedere un film a cui ho partecipato più di 50 anni fa è ormai una tradizione delle feste di Natale, proprio come "fare l'albero" assieme alla famiglia.
Questo film è La vita è meravigliosa, che fra tutti gli 80 film in cui ho recitato è il mio preferito. Quest'opera però ebbe una storia bizzarra.

Quando finì la guerra, nel 1945, me ne tornai in California dopo tre anni di servizio nell' Air Force. Ero fuori dal mondo del cinema, il mio contratto con la MGM era scaduto e francamente non sapevo come ricominciare. Ero un pò preoccupato. Henry Fonda era sulla mia stessa barca e ce andavamo in giro insieme parlando, facendo aeroplanini di carta e roba del genere, ma di fatto non succedeva un granché.

Un giorno mi telefona Frank Capra. Il grande regista era stato anch'egli in servizio nell'esercito, per il quale aveva realizzato "Perché combattiamo", una serie di documentari bellici. Anch'egli ammise di essere preoccupato per la situazione, però aveva in mente un film, così ci incontrammo per parlarne.

Mi disse che l'idea era tratta da una novella natalizia scritta da Philip Van Doren Stern, il quale non era mai riuscito a pubblicarla e si quindi era rassegnato, (era un testo di 224 pagine che aveva stampato a proprie spese) ad inviarla agli amici come biglietto d'auguri.

"Dunque ascolta" cominciò Frank esitando. Pareva un pò imbarazzato per quello che stava per dire. "La vicenda comincia in inverno, quando il Signore incarica qualcuno di scendere sulla terra perché c'è un tipo nei guai, e questo messaggero divino va in una piccola città, e..."

Frank inghiottì e fece un sospirone "...beh, riassumendo, questo personaggio convintosi di aver fallito nella vita, si getta da un ponte. Dio manda un angelo chiamato Clarence, il quale non ha ancora guadagnato le sue ali, e questo Clarence si butta in acqua per salvare il tizio. Ma l'angelo non sa nuotare, così è il tizio a doverlo salvare, così..."

Saltai in piedi: "Frank, se vuoi fare un film dove un tizio si butta da un ponte ed un angelo chiamato Clarence, il quale non ha ancora guadagnato le sue ali, scende a salvarlo, bene, io sono il tuo uomo!"

La produzione cominciò il 15 aprile 1946, e fin dall'inizio si percepì che qualcosa di speciale stava accadendo. Anche il set era speciale. Due mesi erano occorsi per creare la città di Bedford Falls, New York. Per le scene invernali, il dipartimento degli effetti speciali aveva inventato un nuovo tipo di neve più realistica, da sostituire ai "tradizionali" corn-flakes bianchi. Con i suoi settantacinque negozi, i palazzi estesi su quattro acri, con i tre isolati della "main street", bordeggiata da 20 querce adulte, il set di questo film era uno dei più grandi costruiti in America fino a quel momento.

La mattina in cui ho cominciato il mio lavoro, camminando in questa strada ombreggiata, mi sono ricordato di Indiana, la città della mia infanzia, in Pennsylvania. Mi aspettavo quasi di sentire le campane della chiesa presbiteriana, dove mia madre suonava l'organo e mio padre cantava nel coro.

Mi scappò una risatina, ricordando quando si sentì l'allarme antincendio e papà , che era pompiere volontario, scivolò giù dal ballatoio della corale. Era un falso allarme e mio padre tornò indietro gesticolando per rassicurare i presenti che nessuna casa era in pericolo.

Mi ricordavo quando papà, dopo che avevo debuttato nel cinema, era venuto a trovarmi in California, e mi chiese: «Dov'è che vai a messa, qui?»

«Bè - farfugliai - non ci vado da... Non ci sono chiese, da queste parti.»

Papà sparì e tornò con quattro uomini. «Non devi aver cercato molto bene, Jim - disse - perché c'è una chiesa presbiteriana solo a tre isolati da qui, e questi sono gli Anziani. Ora ne stanno costruendo una nuova, e gli ho detto che tu sei una stella del cinema e che morivi dalla voglia di aiutarli.» E così la chiesa presbiteriana di Brentwood fu la prima comunità cui appartenni in California. La stessa chiesa dove, tempo dopo, Gloria ed io ci sposammo. La stessa dove, qualche anno più tardi, mi recai quando Gloria era in fin di vita dopo aver dato alla luce le gemelle. Poi, quando ci trasferimmo, ci unimmo alla comunità presbiteriana di Beverly Hills, a pochi passi da casa nostra.

Ciò che ha reso «La vita è meravigliosa» così particolare non era la complessità del set, ma soprattutto la storia.

Il mio personaggio era George Bailey, un tizio come ce ne sono tanti, che pensa di non aver combinato niente nella vita. Dei suoi sogni - diventare un grande architetto, girare il mondo, vivere una vita avventurosa - non ne ha realizzato neanche uno, e si sente intrappolato in un lavoro poco gratificante in una piccola città. E quando precipita in una brutta crisi che gli fa credere di aver deluso tutti quanti, va giù di testa e sta per buttarsi giù dal ponte. Ma proprio in quel momento, il suo angelo custode, Clarence, scende dal cielo - è la vigilia di Natale - e gli fa vedere cosa sarebbe stata la sua città senza di lui. L'angelo gli fa ripercorrere la sua vita, e gli mostra che i piccoli sforzi quotidiani sono vittorie grandi e importanti. Clarence spiega a George che la sua onestà nel lavoro all'ufficio prestiti ha consentito a intere famiglie di avere una casa, i suoi piccoli atti di gentilezza hanno cambiato delle vite, e che gli impulsi positivi emanati dalla sua bontà si diffonderanno per il mondo, rendendolo migliore.

Ma nemmeno nella sceneggiatura, per quanto buona, sta il segreto del film. È difficile da spiegare. Per dire, a me, mentre facevo «La vita è meravigliosa», sono successe cose che non mi sono mai capitate su nessun altro set.

In una scena, ad esempio, George Bailey è accusato ingiustamente di un crimine, e, in preda alla confusione, finisce in una trattoria lungo la strada. Non sa che quasi tutti i suoi concittadini stanno pregando per lui. In questa scena, il momento più terribile della vita di George Bailey, Frank Capra stava girando una mia lunga, disperata inquadratura. Ero a un passo dalla morte, e, alzando gli occhi al cielo, come da copione, supplicai: «Dio... Dio... caro Padre che sei nei Cieli, io non Ti ho mai pregato molto, ma se Tu ci sei e di lassù puoi sentirmi, mostrami la strada. Non ce la faccio più. Mostrami la strada, Dio...».

Mentre pronunciavo queste parole, provai tutta la solitudine, la disperazione di chi si sente con le spalle al muro, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Questo non era previsto, ma il potere di quella preghiera, la consapevolezza che il nostro Padre celeste è lì per consolare gli afflitti, mi aveva portato sull'orlo del pianto. Frank, che amava la spontaneità nei suoi film, era incantato. Avrebbe voluto farmi un primissimo piano mentre pregavo, ma era abbastanza sensibile da capire che la mia commozione era spontanea, e farmela ripetere sarebbe stato impossibile. Ma ebbe il suo primo piano. La settimana successiva lavorò moltissimo sul girato, allargando e allargando l'inquadratura fino a farla sembrare sullo schermo un primo piano. Credo che una cosa simile non fosse mai stata fatta prima. Furono necessari migliaia di successivi ingrandimenti, con grande dispendio di tempo e denaro. Ma lui pensava che ne valesse la pena.

Tutti noi lavorammo con entusiasmo crescente, giorno e notte, e si arrivò all'inizio dell'estate del 1946. Mettemmo tutto nel nostro lavoro.

Alla fine, dopo tre mesi e dopo aver girato 68 miglia di pellicola in 35mm, completammo le riprese e ci fu una grande festa conclusiva per tutti. Fu una festa all'aperto con picnic, gare di corsa-a-tre-gambe, corsa nei sacchi, proprio come nelle feste campestri a casa mia, in Pennsylvania.

Prima dell'uscita del film, Frank era su di giri. Sentiva che il film e gli attori erano degni dell'Academy Award. Tutti e due volevamo questa vittoria, non solo perché credevamo nel messaggio del film, ma anche perché avevamo bisogno di incoraggiamento in un momento in cui bisognava «ricominciare». Ma la vita non va sempre come vogliamo noi.

«La vita è meravigliosa» uscì, nel dicembre 1946, e ci accorgemmo subito che non sarebbe stato il successo che noi speravamo. Le critiche furono contrastanti. Alcune positive («un dramma umano, essenziale e vero»), altre lo trovarono «troppo sentimentale, un collage di trito buonsenso stile Pollyanna». Ogni nuova recensione era una doccia fredda per il nostro entusiasmo. All'inizio del febbraio 1947 ben otto titoli, fra cui «Sindbad il marinaio» e «L'incredibile miss Pilgrim» con Betty Grable lo superavano al box-office. Il pubblico del dopoguerra sembrava preferire temi più disimpegnati. Alla fine del '47« La vita è meravigliosa» risultò 27esimo nella classifica degli incassi. E nonostante avesse collezionato parecchie nomination all'Oscar, malgrado le nostre speranze, non vinse nulla. «Miglior film del 1946» fu «I migliori anni della nostra vita». Alla fine dell'anno, il nostro film venne silenziosamente fatto sparire.

Ma successe una cosa curiosa. Il film, semplicemente, si rifiutò di sparire. Quelli a cui era piaciuto se n'erano proprio innamorati, e l'avevano detto a molti altri. Non l'avrebbero lasciato morire, proprio come Clarence non avrebbe mai lasciato morire George Bailey. E quando il film cominciò a passare in televisione, altre generazioni se ne innamorarono. Oggi, dopo cinquant'anni, so che viene chiamato «un fenomeno culturale americano. Bè, può darsi, ma credo che non ci sia nulla di fenomenale nel film in se stesso. Semplicemente, parla di un uomo comune che scopre che vivere ogni giorno con dignità, con fede in Dio e generosa disponibilità verso gli altri, può rendere la vita davvero meravigliosa".

James Steweart


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