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Manderlay di Lars Von Trier |
nicola777
Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 31-10-2005 01:26 |
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Von Trier parte da un discorso innanzitutto teorico sul cinema. Non sarebbe mai potuto essere pratico perché si basa su un cinema creato da un totale distaccamento dalla materia filmata per raggiungere una sorta di anarchia.
Telecamera a spalla e montaggio frammentato, spesso con diverse intenzioni attoriali. Rifiuto della gestione dello spazio secondo una continuità che permetta di definirlo concretamente. Rifiuto di una qualsiasi precisa scelta registica, sia di –come si diceva- narrazione spazio-temporale, sia di sottolineatura delle figure attoriali. Insomma un rifiuto del cinema. Teoria che fece molto clamore nel ’95.
Il Dogma. In realtà una teoria piuttosto sterile e vuota, che rifiuta lo stile ma che facendo questo diventa a sua volta ancora più strumento di retorica, ancora più uno stile. Ma comunque una teoria coerente con le idee da cui era nata e che portava avanti.
Manderlay. Una finzione letteraria che si articola nel visivo attraverso i canoni dogma ormai ridotti solo alla telecamera a spalla e al montaggio frammentato. Una finzione narrativa che articola nel visivo i segni grafici ai simboli essenziali. Parole che diventato linee, simboli invisibili. Ombre e luci.
Von Trier non avrebbe mai cercato delle scelte registiche che comprendessero la descrizione di uno spazio totale non sorretta da una determinata intenzione dello sguardo. Ma ora lo fa. Si abbandona all’incoerenza, si abbandona al semplice mostrare, alla retorica delle immagini.
Il dogma, il rifiuto del cinema, lo trovo piuttosto inutile.
Il cinema bisognerebbe scomporlo dall’interno, non negarlo dall’esterno. Non passare dalla più totale anarchia a scelte semplici e scontate.
A questo punto risulta fondamentale il montaggio. Il montaggio che distrugge la continuità spaziale e strania lo spettatore in modo da rendere quell’opera piena di una coerenza che, pur partendo da basi a mio parere sbagliate come quelle del dogma, riesce a veicolare una sorta di messaggio. Si , perché quello di Von Trier è un messaggio. Se non avesse più messaggi non farebbe più cinema. Ma questo messaggio si perde lungo il cammino. Non porta a termine la sua missione, non realizza ciò per cui era nato. Invece quell’anarchia si perde nel simbolo artificiale, nel linguaggio “a spalla” che si contraddice da solo. In questo caso come ho già detto è essenziale il montaggio per continuare il discorso iniziato. In alcuni punti ciò avviene. In altri no.
E’ come se Von Trier se ne fregasse proprio di tutto, anche del messaggio del suo cinema. Perciò sorge la domanda del perché continui a fare cinema. Sarà che tutte le incoerenze di cui ho appena scritto siano la conferma del messaggio totalmente anti-autoriale che questo regista porta avanti? Un messaggio cioè che ha all’interno di sé un ulteriore messaggio -che definirei- schizoide? Può essere…
(Il saltare tra un’intenzione e l’altra, non solo autoriale ma anche registica con assoluta noncuranza di una coerenza che in realtà non esiste..)
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ermejofico
Reg.: 17 Ago 2005 Messaggi: 662 Da: roma (RM)
| Inviato: 31-10-2005 18:11 |
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mah, più che altro io ho sentito dire che è la copia carbone di DOGVILLE...
_________________ "Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?" |
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nicola777
Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 31-10-2005 20:00 |
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in effetti è così...più che altro...copia carbone...
[ Questo messaggio è stato modificato da: nicola777 il 01-11-2005 alle 00:18 ] |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 01-11-2005 00:18 |
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quote: In data 2005-10-31 01:26, nicola777 scrive:
Sarà che tutte le incoerenze di cui ho appena scritto siano la conferma del messaggio totalmente anti-autoriale che questo regista porta avanti?
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a dire il vero hai detto che questo e quello sono incoerenti, ma non hai detto perché lo sarebbero.
il dogma non è affatto una negazione del cinema, è molto semplicemente la messa per iscritto di quelle regole che tutti i registi del mondo si auto-impongono. è il porsi dei limiti per superarli, andare oltre, scomporre il cinema, appunto, come dicevi tu.
quindi nel Dogma non ci sono affatto contraddizioni, tutt'altro.
a meno che non lo si prenda completamente sul serio, ma sarebbe una pazzia, neanche von Trier e Vinterberg arriverebbero a tanto.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 01-11-2005 00:19 |
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tutto ciò per dire che l'uscita di questo film mi arrazza parecchio.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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nicola777
Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 01-11-2005 00:29 |
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Si ma infatti in quella frase che hai quotato io mi ponevo la domanda se fosse possibile che tutti i presupposti non fossero stati rispettati non per incoerenza ma per anarchia. Cioè ho intuito anch'io alla fine che in un cinema totalmente anarchico non esistono contraddizioni perchè non esistono presupposti. Però ho visto che certe scelte registiche si distaccavano totalmente dai linguaggi prima utilizzati per creare una sorta di retorica che pensavo questi registi si negassero. Comunque il discorso sul film si conclude appunto nel dire che a Von Trier si lascia passare tutto perchè Von Trier non si impone nulla. Invece continuo a ritenere il movimento dogma inutile. Quali sono i limiti da superare? Com'è che sono stati superati? In che modo questi registi sono andati oltre? Credo che un discorso del genere volgia solo negare la possibilità dell'autorialità e rifugiarsi in una retorica anarchica vuota e sterile. |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 01-11-2005 01:19 |
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Von Trier sa benissimo che le regole del Dogma non portano di per sè a dire il vero. Ai manifesti e ai proclami non crede più nessuno. Il Dogma serve solo per farci capire una cosa: siamo in una situazione (cinematografica, e non solo) senza regole, senza sponde e senza fondamenti, in una situazione in cui regole di messinscena sono solo finzioni da attraversare per arrivare, forse, ad un briciolo di confusa verità. Solo al termine di un viaggio dentro la menzogna può capitare a qualche fortunato di arrivare a scorgere o a rivelare (e quindi a mettere in scena), senza illusioni, una parvenza di verità dietro l'incerto occhio di una macchina da presa.
estratto da qui, che poi sarebbe il mio blog.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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nicola777
Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 01-11-2005 08:54 |
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Si ok siamo in una situazione senza regole, dove ogni atto è finzione. Mi sembra però che questo più che un discorso diretto al cinema sia invece un discorso che Von Trier faccia a se stesso. La sua ipocondria l’ha portato a vedere la sua autorialità distrutta dalla sottomissione della mdp al movimento attoriale. Von Trier cercava di dare un’estetica ai suoi primi film, cercava di veicolare un messaggio che desse potenza alle immagini. Questo messaggio cercava un’estetica per essere trasmesso. Ma quest’estetica si annullava quando l’autore si rendeva conto che era succube della presenza degli attori sullo spazio filmato. Così avveniva lo scontro tra teoria dell’immagine e messa in pratica (o in scena) della stessa. Nella teoria l’autore si riempie di se stesso e della sua etica cinematografica, mentre nella messa in pratica di quest’etica ci si rende conto che è solo una semplice mostra di figure in movimento. La mdp perde la sua autorialità, è intrappolata in uno spazio. Per farla uscire da quello spazio Von Trier ha la brillante idea di negare ogni regola e negare allo stesso tempo l’autorialità. Una soluzione piuttosto di comodo secondo me. Ci sono numerosissimi registi che si sono resi conto di questo ma che continuano a far valere la propria etica registica senza negare le regole del cinema, senza annullarlo e annullarsi. Semplicemente ricorrendo alla propria sensibilità personale per rendersi indipendenti dalle regole che la messa in pratica di una teoria impone, ma continuando a fare cinema. E’ un po’ come la metafora della colomba di Kant. Von Trier pensa come sarebbe bello se non ci fossero regole nel cinema, in modo tale da poter raggiungere la verità nella finzione. Ma sono proprio quelle regole che rendono il cinema quello che è, che permettono di portare avanti il proprio pensiero. Il cinema di Von Trier ha rotto le regole per cercare di raggiungere la verità. Ma ha solo raggiunto il cinema del non-pensiero. |
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badlands
Reg.: 01 Mag 2002 Messaggi: 14498 Da: urbania (PS)
| Inviato: 02-11-2005 20:48 |
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quote: In data 2005-11-01 08:54, nicola777 scrive:
Il cinema di Von Trier ha rotto .
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ecco,direi che questo riassume al meglio l'idea che ho di questo tizio.
ciao! |
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sghicchi
Reg.: 23 Ago 2005 Messaggi: 20 Da: ancona (AN)
| Inviato: 04-11-2005 19:03 |
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von trier ha trovato un modo intelligente di fare soldi...
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badlands
Reg.: 01 Mag 2002 Messaggi: 14498 Da: urbania (PS)
| Inviato: 04-11-2005 20:51 |
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vabbeh,è una merda,ma non credo sia il regista più commerciale del mondo...
ciao! |
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GionUein
Reg.: 20 Mag 2003 Messaggi: 4779 Da: taranto (TA)
| Inviato: 08-11-2005 18:47 |
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Ho letto nella sfera di mia cugina , maga e veggente in un famoso circo di cui non posso fare il nome per non incorrere in sanzioni dell'antitrust, che tra un po arriverà un regista dall'Afganistan che rivoluzionerà la settima arte grazie alle sue innovative tecniche di ripresa : il burqua sulla mdp.
Naturalmente per sviluppare nuovi precorsi della creatività.
Naturalmente sarà osannanto come un grande innovatore.
Sarà famoso, ricco e puro di spirito.
Ben venga allora.
_________________ U N I T A C I N E F I L A |
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Davide85
Reg.: 19 Nov 2005 Messaggi: 7 Da: Milano (MI)
| Inviato: 19-11-2005 18:00 |
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Sinceramente non comprendo queste critiche ad un film che ancora non si è visto.
Comunque 'Manderlay' l'ho trovato piacevolmente diverso da 'Dogville', sia nella tematica di base che nella trama. E' anche inutile stare a criticare la scelta della scenografia teatrale, perchè, facendo parte di una trilogia, il film in questione necessita di una certa coerenza.
Registicamente è anche più raffinato di 'Dogville', chi ha visto il film ha sicuramente capito quello che intendo. Ha anche molti movimenti di macchina 'a spirale' che sono una sorta di marchio nei suoi film (cfr. scena iniziale di 'Medea') e che, personalmente, mi piacciono molto.
_________________ Il forum italiano di Lars von Trier: http://www.larsvontrier.tk |
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trentinara
Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 65 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 06-03-2006 23:35 |
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visto, simpatico sembra la brutta copia di the village + un documentario sugl'animali. ma è sicuro che sia un film sul razzismo? a me è sembrato più un film su viva il comunismo e abbasso la democrazia.
_________________ Le donne sono come le mosche: o si posano sul miele o sulla merda. |
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liliangish
Reg.: 23 Giu 2002 Messaggi: 10879 Da: Matera (MT)
| Inviato: 07-03-2006 11:14 |
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davvero mi sto chiedendo che film abbiate visto...
Manderlay è chiaramente parte di una trilogia che parte con Dogville... una trilogia in cui Von Trier ha scelto un approccio scenografico essenziale che ha lo scopo, tra gli altri, di enfatizzare l'aspetto favolistico del film stesso. Favola intesa nel senso specifico del termine e non come sinonimo di fiaba, come racconto allegorico portatore di una morale.
Questo è l'elemento fondamentale comune a Dogville, in cui i rapporti di forza erano puramente invertiti per subire il ribaltamento finale che costituisce lo status quo invece dell'inizio di Manderlay.
Non parlerei pertanto di film brutta copia. La stessa scelta di un'attrice decisamente più giovane della Kidman e dallo sguardo puramente innocente sottolinea la scelta del regista di voler parlare di un'altra Grace, di una Grace che sembra, anziché cresciuta a seguito della delusione subita a Dogville, al contrario involuta, rinchiusa ancora di più nella sua assurda, irrealizzabile utopia. Cambia i mezzi per la persecuzione del suo scopo ma non lo scopo stesso di insegnare la civiltà agli uomini, di tirar fuori da loro l'aspetto migliore.
Tentativo nuovamente frustrato dalle sue percezioni errate, che le derivano esclusivamente dalla falsa educazione morale, quella che ognuno di noi riceve da bambino e che è costretto a rigettare a seguito della vera educazione che viene impartita dagli eventi della vita.
In questo Manderlay è decisamente più esplicito di Dogville, e nei discorsi preliminari di Grace con suo padre, e nell'amara conclusione degli abomini cui può portare il potere democratico.
Vi si legge ancora una volta una critica agli Stati Uniti, ma si tratta, in realtà, di una critica all'intera società civile così quale è concepita dai greci in poi.
_________________ ...You could be the next. |
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