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Autore This is England di S. Meadows
oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 11-09-2011 18:41  
Chi sono gli skinhead? Beh, molti, compreso il sottoscritto, pensa(va)no che parlando delle “teste rasate” si facesse automaticamente riferimento a nazisti, neofascisti, naziskin. Subito l’idea va a qualche aberrante ideologia razzista legata alla presunta superiorità della razza bianca. Niente di più sbagliato.
La cultura skinhead nasce infatti alla fine degli anni 60 in Inghilterra, come reazione al disagio sociale del sottoproletariato di Sua Maestà, con connotazioni addirittura multirazziali, grazie alla contaminazione della cultura rude boy, propria degli immigrati giamaicani. “Skinhead nero” non è un’eresia. Cero, da lì sono nati movimenti correlati e deviazioni razziste dell’originaria subcultura, ma l’atavica scintilla era scaturita da un’aggregazione sociale tutt’altro che xenofoba.
This is England mostra proprio questo. Shaum è un ragazzino di 12 anni, preso di mira, a scuola, dai bulletti più grandi, che ha appena perso il padre, rimasto vittima della guerra delle Falkland. Vive solo con la madre e non ha amici, ma proprio l’ultimo giorno di scuola, dopo esser stato coinvolto in una rissa con l’ennesimo bullo, conosce proprio un gruppo di skinhead. Tutto sembra volgere al meglio, ma l’evento detonante è di lì a poco in arrivo, quando l’ex capo, finito nel frattempo in galera, torna a farsi vivo. Pretende il suo vecchio ruolo, la sua vecchia donna, ma con la nuova causa nazionalista e razzista che spaventa i suo ex compagni: la guerra intestina non tarderà ad arrivare. L’involuzione della cultura skinhead in quella skin88 (ovvero naziskin) arriva proprio con il ritorno di Combo (questo è il nome del vecchio capo sulla via del rientro).
Il film è un piccolo gioiello, che analizza l’ascesa del sentimento di odio xenofobo, scandito da slogan vuoti, ripetitivi, ma efficaci nel circuire giovani e brillanti menti, intorpidite dal più semplicistico sentimento patriottico. In Italia è stato presentato a Roma 2006, poco dopo la sua uscita in patria, ma non è mai stato distribuito, almeno fino al 26 agosto 2011: fortunatamente siamo ancora in tempo per capire la pericolosità della deriva razzista di una generazione perduta nell’odio diffuso, con il regista che ci soffoca in una realtà che non è affatto lontana.
Doc Martins, Fred Perry, bretelle, teste rasate, basettoni, blu jeans e coppola, affascinano lo spettatore e lo rendono partecipe dell’idiozia umana; meglio, dell’ignoranza. La stessa che oggi ci fa credere che gli skinhead sono dei fanatici nazionalisti che inneggiano alla supremazia dell’uomo bianco.

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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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