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Autore Capitalism - A Love Story di M. Moore
oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 23-02-2010 10:51  
Una piccola avvertenza iniziale: se avete perso un po’ di pecunia in qualche investimento più o meno recente, fermate la vostra avida lettura esattamente qui. Se state leggendo significa che siete passati oltre e non voglio sapere il perché.
Capitalism - A Love Story è un atto d’accusa, condito in salsa pop, contro il capitalismo e contro il free market. Vedere un paffuto omone che scorrazza per Wall Street con un furgone portavalori alla ricerca dei denari perduti, è divertente quanto orribile perché mette semplicemente a nudo l’arroganza di un sistema politico diabolico; un cancro che ha devastato gli Stati Uniti d’America (ma anche noi sudditi dei Savoia) e che ha portato ai vertici della nazione i delfini delle maggiori banche mondiali. E’ curioso e umoristico il modo di operare di Michael Moore che si diverte, come una Iena nostrana, a demolire la Linea Maginot del libero mercato, del profitto e dell’individualismo ipertrofico. Il fallimento della logica pocanzi citata e mostrato in tutta la sua banalità con pedestri immagini provenienti dalle periferie delle metropoli statunitensi dove la serie infinita di sfratti messi in moto dalle banche porta alla (auto)rovina interi patrimoni immobiliari, come una parafrasi della fallacia di un sillogismo dalle premesse vere, ma con una conclusione aberrante. Il film è pieno zeppo di trovate grottesche e caustiche che mostrano l’idiozia diffusa che ha ormai invaso ogni piega, ogni anfratto, ogni singola insenatura della società del benessere che permette ad un gruppo immobiliare di operare nel libero mercato con il nome di Avvoltoi. Com’è possibile? Il regista di Flint prova a darci qualche coordinata in una terra ormai in pieno delirio, con il suo stile esagerato, partigiano, frammentato. Un modo di operare che shakera di tutto; dalle immagini di repertorio (compreso un rarissimo filmato - socialista? - di Roosevelt) a segmenti dell’America da consumare, con gli immortali spot da middle class: steccato bianco, villetta, forno a microonde e zuppa in scatola Campbell’s, oggetto della celebre serigrafia di Warhol. Come sempre, il montaggio è l’elemento principe che permette alla materia filmica di acquistare un significato compiuto che deve orientarsi anche alle costituzioni dei vinti. Italia, Germania e Giappone sono infatti citate come esempi da seguire nelle loro rispettive carte costituzionali. Solo in quelle, aggiungo io.
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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